Capitolo 40 - Velo dell'alcol

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Chiara

Alissa ci sta seguendo con la sua macchina, mentre io sono accanto a Jane dal lato del passeggero. Lei non proferisce parola per tutto il viaggio in macchina, tiene lo sguardo fisso sulla strada, come se si sentisse in colpa per qualche motivo.

«Va tutto bene?» provo a chiedere, forse per la terza volta. Diversamente da prima, i suoi occhi si spostano per un attimo su di me.

Ti comporti così perché ti senti in colpa per aver bevuto, Jane? So che non è da te, ma non sono io la persona con la quale dovresti comportarti così. A dirla tutta, per nessuna ragione al mondo dovresti provare vergogna a tal punto. A tutti è capitato di esagerare un po' con l'alcol, non è la fine del mondo. Quello che mi interessa è: stai bene Jane? Sembri parecchio scossa. Cosa non va?

«Jane, è successo qualcosa alla festa ieri?»

Lei annuisce appena, o almeno questo è quello che riesco a scorgere con la coda dell'occhio mentre la mia attenzione si focalizza sulla strada oltre il parabrezza. So che ha smaltito l'alcol a questo punto, ma sono anni che non mi fido più della strada o di qualsiasi guidatore che non sia Alissa, me stessa compresa.

«Non mi ricordo molto» ammette in un mormorio spento e colmo di rimorso. A stento trattengo una lieve risata: ho visto questa situazione molte volte, ma non sarebbe particolarmente rispettoso nei suoi confronti se la mia prima reazione fosse scoppiare a riderle in faccia. Crederebbe che io mi stia prendendo gioco di lei ed è l'ultima cosa di cui vorrei mai convincerla.

«Può capitare, quando si alza un po' troppo il gomito. Non è nulla di cui preoccuparsi, Jane.»

Alzare troppo il gomito, già. A volte mi chiedo se tu lo faccia davvero o se tu ti limiti a comportarti come se ti fossi ubriacata per ricevere le mie attenzioni. Non sarebbe così assurda come possibilità, dati i precedenti. Non è questione di non crederti sulla parola, ma hai sempre questa aria così... lucida, ferma. Sei una di quelle persone che ha sempre tutto sotto il proprio controllo, maniaca di tenere tutto e tutti in pugno dove possa monitorare ogni loro movimento. E le persone così, Jane, non bevono mai abbastanza da essere anche solo moderatamente brilli. Sono troppo profondamente legati ai loro freni inibitori per farlo, in quanto il loro impero al completo dipende dalla loro pura capacità di non perdere o allentare mai il controllo.

Non credo che le mie rassicurazioni vadano in porto, perché la sua espressione rimane preoccupata. Trattengo un sospiro.

«Scommetto che non è successo nulla di grave. Al massimo dopo possiamo chiedere al tuo amico, Riccardo.»

La reazione della bionda è alquanto prevedibile: confusione, sorpresa, ansia e agitazione. Questa volta un piccolo sorriso mi sfugge. Alla fine l'alcol è una di quelle cose che rende tutti gli umani uguali, almeno nel momento del post-sbronza.

«Come conosci Riccardo?!»

«Mi pare sia il gentiluomo che si è preso cura di te ieri sera. Ci siamo scambiati due parole per telefono. Ho il sospetto che non fossi l'unica ad essere ridotta così.»

Lascio che il suono della mia risata riempia l'abitacolo, già in parte occupato dal silenzio riflessivo della ragazza alla mia sinistra.

Non serve che cerchi di ricordare, Jane. Se hai davvero bevuto oltre i tuoi limiti, non ci riuscirai. Ma come mai ti è così impellente sapere cosa sia successo? Alissa si è preoccupata tanto una sola volta ed è stata l'unica in cui ha rischiato di portarsi a letto qualcuno. Non credo di dover dubitare di una cosa simile. Sono certa che tu non mi abbia tradita, non avrebbe senso dopo che hai fatto anche l'improbabile e l'impensabile per fare in modo che io stessi con te. Ma perché qualche parte della tua memoria, tanto persistente, crede che tu lo abbia fatto?

«Che succede Jane? Sembri fin troppo preoccupata per qualche drink di troppo» le faccio notare con un piccolo sorriso.

«Non mi è mai successo prima, tutto qui.»

Non me la bevo Jane. Non è solo questo. Solo, spero il tuo non sia timore che, al contrario, qualcuno abbia fatto qualcosa a te. Spero che sia solo per la paura delle figuracce che puoi aver fatto, o magari delle strane cose che sai di poter aver detto. Altrimenti, sono onesta, non saprei come prenderla Jane. Cosa posso fare perché tu parli onestamente con me?

«Sai, conosco un ottimo rimedio per il dopo sbornia» affermo, nel vano tentativo di distrarre sia la mia sia la sua mente dai pensieri che ci attanagliano.

«Tagliarmi la testa? Mi sembra un'ottima soluzione al momento.»

Rido apertamente, scuotendo appena la testa.

«Si tratta di un miscuglio che si prepara sempre Alissa» confesso, facendole segno di accostare l'auto sul ciglio della strada. «Saliamo, così ti mostra la sua magia.»

Jane mia affianca sulle scale, sorreggendosi a me per un attimo come se avesse preso una storta. L'altra sua mano tortura una tempia, come se questo fosse di qualche effetto benefico. Un sorriso vago resta sulle mie labbra senza accennare a sparire. Di tutte le cose che credevo avrei visto nella mia vita, una Jane Craigh affetta dai postumi di un abuso di alcolici non è mai stata fra queste.

Mi siedo al tavolo di fronte alla bionda, appena in tempo per godermi la sua faccia estremamente disgustata mentre Alissa la incoraggia a bere quell'intruglio tutto d'un fiato. Non credo di aver mai assistito a scena più comica di questa prima. Entrambe mi fulminano con lo sguardo, ma credo che siano piuttosto consapevoli del fatto che è solo colpa loro se sono costrette a bere certe cose.

«Bene» sospiro, alzandomi. «Io adesso devo andare a lavorare. Ci pensi tu a Jane?» domando, rivolgendomi alla corvina. Un solo cenno del capo mi è sufficiente come risposta. «E tu riposati» raccomando alla bionda, poggiandole la mano sul braccio per qualche secondo.

Mentre esco di casa, sento Jane domandare sottovoce ad Alissa come fare per ricordarsi gli eventi accaduti ieri.

Jane, sii onesta, si nasconde qualcosa dietro il tuo "è la prima volta che mi succede"? Nel tuo atteggiamento si percepisce questa forte urgenza, quasi smania, di riottenere il controllo sui tuoi stessi ricordi. Perché temi così tanto ciò che si cela dietro il tuo vuoto di memoria? C'è forse qualcuno al quale vuoi tenere tutto nascosto? E quel qualcuno sono forse io?

I Frutti dell'IgnotoWhere stories live. Discover now