Capitolo 41 - Nascondino

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Chiara

Quando rientro a casa, dopo nove lunghe ore, finalmente ritrovo una Jane molto più serena e tranquilla di questa mattina.

«Hey, ti senti meglio?» domando, avvicinandomi a lei per abbracciarla alla svelta prima di togliermi scarpe e giacca. Jane annuisce con un sorriso, al quale segue un bacio alquanto inaspettato.

«Sei tornata più tardi oggi» nota, mettendo su un finto broncio.

«Be', sono anche entrata più tardi.»

La sua matura risposta è una linguaccia, alla quale non rispondo, almeno non ad alta voce.

Quante cose dovrò ancora sacrificare per te, Jane Craigh? Prima i miei ideali, poi me stessa. Adesso quello che fai della tua vita si riflette anche sul mio lavoro e questo io non posso assolutamente permettermelo.

I soldi del mio stipendio sono gli stessi che mi permettono di avere ancora un tetto sopra la testa e che mettono il cibo sulla nostra tavola. Dopotutto, non ho mai chiesto a Jane di contribuire, come lei non si è mai offerta di farlo.

data«p«id=1e0bfa05b6b72fc3adda1e5ae84eaa73,Mentre lascio che i miei pensieri mi guidino in cucina a preparare la cena, Jane mi ferma per un braccio con fare timido, tenendo lo sguardo basso.

«I miei sono di nuovo in città. Ci hanno chiesto di cenare con loro, per scusarsi del comportamento dell'ultima volta» ammette in tono mite. Mi sembra palese come l'idea non le piaccia affatto. Questa sarebbe la famosa "prossima volta" e posso leggerle in faccia come lei non solo se lo ricordi perfettamente, ma sperasse anche che non sarebbe mai arrivata.

Trattengo un respiro profondo, il quale paleserebbe anche ai suoi occhi la mia delusa rassegnazione di fronte ad una lei evidentemente non pronta a scoprire le carte in tavola di fronte ai propri familiari.

«Non preoccuparti. Se preferisci puoi dire loro che non sono riuscita a venire.»

La conosco bene abbastanza perché la sua prima reazione, sollevata, non passi inosservata al mio occhio attento.

«No, voglio che ci sia anche tu.»

Cosa vuoi Jane? Non pensi di esserti dimostrata fin troppe volte di non averne la minima idea? Credo che la tua unica certezza sia l'esatto opposto di quello che hai appena detto. Tu non mi vuoi lì. Non vuoi vedere la delusione che pensi ci sarà sul volto di tuo padre, né il disgusto che anche io sono certa si impossesserà della voce di tuo fratello Richard. Vuoi evitare l'aria di superiorità caratteristica della zia Ophelia e neppure con le domande di tua madre vuoi avere a che fare. Allo stesso tempo, sai bene che per me, dopo tutto quello che mi hai fatto passare per definirmi "la tua ragazza", ogni volta in cui devo fingermi tua amica è un pugno nello stomaco, uno schiaffo che mi ricorda quanto io sia stata stupida a rinunciare a tutto per qualcuno che in cambio non sa darmi nemmeno un misero riconoscimento reale. Ogni mese, fino ad oggi, ogni volta hai continuato a rimandare, ad evitare le loro cene, a farmi parlare con loro al posto tuo. Quando arriverà il vero momento cruciale, quello in cui davvero sarai pronta, Jane? Non dire "mai", non potrei sopportarlo. Fatico a tollerare l'idea di aver mandato a monte tutto quello in cui credevo per te, non potrei mai accettare di averlo dovuto fare solo per vivere confinata nell'ombra e nella menzogna per il resto dei miei giorni. E tu?

«Jane...»

«Dico sul serio! Voglio che tu venga Chiara. Sei la mia ragazza.»

Già, ma lì chi sarò Jane? Chi sarò questa volta? Una tutor-amica? Alzerai di un gradino l'asticella? Migliore amica? Sai che non è giusto. Non lo è per niente.

«Questo lo so io, lo sai tu. Ma per loro sono solo la tua tutor di lunga data la cui presenza sembra fin troppo ingiustificata. Non puoi continuare a mentire loro per sempre Jane. Io non voglio farlo. Hai fatto di tutto per trattenermi in questa... cosa che tu chiami "relazione", credo che sarebbe corretto nei tuoi, nei miei e nei loro confronti avere almeno il fegato di essere sincera a riguardo.»

Mi appoggio stancamente al bancone della cucina; è stata una lunga giornata e questo discorso mi rende ogni volta più esausta. Mi sento come se stessi vivendo una scena di un film scadente che ho visto e rivisto centinaia di volte. Lei ripete le stesse cose, io obbietto sempre con le medesime parole.

Mi sento in trappola, è come se mi stessi chiudendo in un tunnel Jane. Tu la vivi come una scelta fra me o la tua famiglia, ma non è questa la soluzione. Non puoi costringermi ad essere parte di una tua selezione che porterà comunque a sacrificare la presenza di qualcuno che ami nella tua vita. Non voglio fare parte dell'ennesimo ciclo nel quale l'altra persona è la vittima ed io sono il cattivo. Non voglio più essere il mostro nella storia di nessuno.

«Chiara. Chiara guardami, per favore.»

Non sono mai riuscita a resistere al suo tono supplichevole e oggi, come ogni altro giorno, cedo e sollevo gli occhi su di lei, trovandola incredibilmente più vicina di quello che credessi.

«Io ti amo Chiara, lo sai da anni. Te lo prometto, un giorno sarò pronta. Solo, non oggi. Per favore.»

Il suo sguardo chiaro è puntato dritto nel mio, nero come la pece. Vorrei dirle che no, non le accetto più queste scuse. Vorrei arrabbiarmi, chiederle quando arriverà questo presunto giorno, quando sarà il giusto "oggi". Vorrei scansare le sue mani dal mio volto, allontanare il suo corpo dal mio e chiederle quanto può amarmi qualcuno che dopo tre anni non è nemmeno pronto a dire alla sua famiglia chi sono davvero, nonostante viva già con me e sappia che qualsiasi cosa succedesse tra me e lei non ci sarebbero cambiamenti e la mia porta resterebbe aperta.

Invece annuisco, lasciando che il silenzio mi permetta di ingoiare questi pensieri e seppellirli nella mia mente, abbastanza in superficie perché io li senta urlare nella mia testa, troppo in profondità perché Jane possa scorgerli attraverso i miei occhi.

Ignara di tutto, lei, sorride.

I Frutti dell'IgnotoOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz