Capitolo 29 - Esasperazione

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Chiara

Chiamo il suo nome un paio di volte, senza ricevere risposta, prima di raggiungerla in camera da letto e bussare, forse con troppa energia, alla sua porta.

«Jane, vuoi rispondere alla mia semplice domanda?»

Il battente si spalanca con vigore ed i suoi occhi mi fissano, arroganti.

«Non sono affari tuoi» sputa fuori dai denti.

«Fino a che vuoi stare e vivere con me, certo che lo sono!»

Le mie proteste non vengono degnate delle sue attenzioni. Ignorandomi completamente comincia a cambiarsi, stimolando in me un ancora maggior nervosismo. E questo non è affatto un bene.

Tento di farle un altro paio di domande, controllando il mio tono, ma ricevono solo risposte altezzose. Suo fratello mi avrà dato della serva, lei avrà pur detto che le dà fastidio che lui mi chiami così, eppure è questo il trattamento che mi sta riservando.

«Jane!» tuono, tanto forte da farla spaventare abbastanza da sobbalzare e fare un piccolo scatto involontario per allontanarsi da me. Quando si volta so bene cosa vede. La mia mandibola tesa, i miei pugni serrati, la rabbia nei miei occhi. Ora ha paura.

«C-Cosa vuoi?»

«Voglio sapere se stai bene, voglio sapere dove cazzo eri, voglio sapere perché cazzo non hai risposto e voglio sapere per quale fottuto motivo ti comporti come se io fossi solo una casa in cui vivere e una figa da scopare per te, dannazione!»

Lo so, è piuttosto irrispettoso che io strilli in questo modo alle due e mezza di mattina, ma in questo momento ho una rabbia tale in corpo che questo è l'unico modo che ho per non fare qualcosa di stupido.

«Come?» domanda con la faccia di chi ha ricevuto uno schiaffo. «Che cosa hai detto?»

«Hai sentito! Non sono io quella innamorata, non sono io quella che vuole una relazione con te eppure sono io la sola che sembra rispettare l'altra e il rapporto stesso, cazzo! Sono più coerente io con le tue scelte di te.»

Sussulta di nuovo. Non credo realizzi veramente quanto mi stia mandando fuori dalle rotaie al momento, sebbene il mio stato avrebbe dovuto suggerirglielo.

«Non-Non penso queste cose di te.»

Davvero è il meglio che sa dire?

Forse con un pugno sul muro riuscirei a smuoverla di più, magari allora parlerebbe. Forse le serve solo un piccolo stimolo, come ai dannatissimi muli da soma.

«Allora comincia a dirmi cosa cazzo pensi, prima che io lanci te e tutte le tue cose fuori dalla porta e ti rispedisca a casa tua.»

Come avrei dovuto fare tempo fa, ignorando il fatto che tenessi a te come a un'amica.

Non ho un chiaro controllo su quello che sto dicendo, sono sicura che domani me ne pentirò. Al momento, tuttavia, posso solo che concentrarmi sul non perdere ulteriormente le staffe.

Al contrario, Jane sembra alterarsi molto.

«Penso che sono stufa che tu finga di voler stare con me. Lo vuoi tanto che ti è difficile per fino scoparmi!»

«Sai bene che non è quello il problema, ma soprattutto sai benissimo che quella che vuole questa fottuta relazione non sono io Jane, sei tu, non io! Sono anni che ti dico di rompere e tu non me lo lascia fare, porca puttana!» la interrompo bruscamente.

«E allora qual è il problema, Shark, illuminami!»

Vedo qualche lacrima accumularsi nei suoi occhi e la cosa mi fa sentire parecchio amareggiata.

Non hai motivo di piangere, sto solo dicendo la verità e lo sai, ma anche adesso per l'ennesima volta ignori quello che è realmente importante, sposti il discorso, lo limiti alle sole cose che vuoi affrontare fingendo che il resto della realtà nemmeno esista.

Traggo un sospiro e, seppur con tono duro, provo ad essere gentile con lei.

«Se pensi che il problema sia tu, il tuo corpo, ti sbagli. E non è nemmeno strettamente perché per te provo l'affettività di un'amica e non ti guardo in quel modo. Andare a letto con te significherebbe lasciarmi andare, perdere il controllo, e io non sono pronta a fare questo Jane. E so cosa stai pensando, tu credi che con Giulia fosse diverso. Lo era, ero innamorata di lei, eppure le ho comunque sempre detto di no. A lei, però, è bastata una, una cazzo di volta. Un "no" e non mi ha più fatto pressioni. Tu non fai altro che spingere e spingere, quante altre volte deve venirmi un attacco di panico prima che tu lo capisca?!»

I miei propositi sono sfumati nelle ennesime urla, che sembrano finalmente risvegliare una reazione in lei.

«Ogni volta mi sento come se tu volessi prendere qualcosa contro la mia volontà, ma questo è perché tu lo vuoi al di sopra della mia volontà, vero? Allora avanti, fallo. Fammi del male, prendi quel cazzo che vuoi, avanti!»

Mi avvicino pericolosamente a lei, ma non la sfioro nemmeno.

«Suvvia. Diventa un mostro anche tu, così finalmente la smetterai di odiarmi solo perché cerco di essere un briciolo normale per te!»

Mi rendo conto di essere sempre meno me stessa e sempre più simile alla persona che sto lavorando tanto duramente per non essere, quindi mi obbligo a chiudere la bocca; questo è il massimo dell'autocontrollo che al momento riesco ad esercitare.

I suoi occhi si sbarrano e contro ogni aspettativa o logica Jane cerca di abbracciarmi. Dapprima la allontano, ma lei insiste tanto che mi è impossibile fermarla prima che le sue braccia mi avvolgano.

«Levati di dosso Jane!»

«Stai zitta cazzo» mormora, strappandomi un sospiro esasperato.

Non te la puoi cavare così facilmente Jane, non tutte le dannate volte.

«Jane, sono seria, devi allontanarti da me, adesso.»

Il mio è un diretto ordine. Sono stanca delle sue scuse e delle sue parole che non hanno un minimo di valore. Sono stanca delle mille promesse, che alla fine non mantiene mai. Stufa marcia delle sue moine, dei suoi modi infantili di sfuggire alle discussioni.

Interpongo con la forza una certa distanza fra di noi.

«Vorrei che smettessimo di vederci per un po'. Tu puoi tornare a casa tua, se preferisci restare io vado da Alissa. Credo che tu debba capire cosa vuoi veramente Jane. Sai che ho i miei limiti. Sta a te capire se sei in grado o meno di rispettarli. Per ora io ho bisogno di stare in un posto in cui non devo aver paura tutte le sere che la ragazza che vive con me mi salti addosso nonostante sappia quanta ansia questo mi crei. E, al momento, quel posto è ovunque non ci sia tu. Io ti voglio bene, Jane. Non ti amo, ma ti considero un'amica, abbastanza da aver deciso di cambiare me stessa. Sta a te capire se riesci ad accettarmi così ed essermi amica, oppure sono solo quello che resta di una vecchia ossessione.»

I Frutti dell'IgnotoWhere stories live. Discover now