Capitolo 10 - Pesce nel Sahara

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Penso che mi sentirò fuori luogo dovunque andrò sulla Terra. Ma va bene. Devo fare pace con questo.
- Laura Marling -

Chiara

Appena la porta si apre, percepisco delle voci indistinte conversare all'interno. Ovviamente, dialogano in inglese, per quale motivo non dovrebbero? Anche mentre ci avviciniamo, fatico un po' a comprendere la loro parlata stretta. La classica da "woho boho", per chi ha presente a cosa io mi riferisca.

«Evenin' family!» saluta Jane con un entusiasmo che non le è appartenuto fino a che non è entrata nella grande sala. Questo mi spinge a chiedermi quale delle sue tante personalità, sempre che così possano essere definite, sia reale o quanto meno se tra di esse una vera ci sia. Ha dei momenti di totale distacco affiancati ad altri in cui sembra non essere altro che una bambina emotiva. Eppure non sembra mai che questo sia dovuto a uno sbalzo d'umore improvviso, come potrebbe essere per una persona bipolare. Sembra piuttosto che, magari inconsapevolmente, lei adatti il suo modo di essere a quello che la circonda. Mi piacerebbe però scoprire se la persona che si nasconde sotto questa pelle da camaleonte è realmente la Jane Craigh che ho conosciuto, oppure se anche quella non sia altro che un'altra sfumatura di colore.

Il suo breve intervento è sufficiente per attirare l'attenzione di tutti prima su di lei, poi su di me e così cala il silenzio. Saluto educatamente, sentendomi molto in soggezione. Ogni membro di questa famiglia è così... inglese. Rigidi, silenziosi, dalle labbra sottili e strette in una sorta di disapprovazione insita verso qualsiasi cosa li circondi, i vestiti eleganti che li rendono più simili a una di quelle famiglie nobili della TV che a un gruppo di persone reali.

«Jane, dear, who's your friend

Immaginavo che ci sarebbe stata una reazione simile. Il disprezzo è evidente sul volto della donna che interroga la bionda riguardo a chi io possa mai essere. In effetti, però, la risposta che Jane potrebbe dare incuriosisce anche me.

Cosa dirai Jane? La verità? Ti posso leggere negli occhi la convinzione che non mi accetterebbero. Io per te lotterei, anche se non è questo quello che avrei voluto: lo farei per correttezza, per coerenza; se non so essere abbastanza forte da scappare non posso nemmeno decidere di deresponsabilizzarmi. Ma tu combatteresti contro di loro per il "noi" in onore del quale hai calpestato tutto, anche le mie richieste di resa? Lotterai con loro tanto duramente quanto hai fatto e continui a fare contro di me? O provi troppa paura e vergogna per uscire allo scoperto?

Il silenzio si fa pensante mentre tutti gli occhi sono puntati sulla ragazza a pochi passi da me.

«Mother, this is Chiara, my uh... my old school tutor, I told you about her years ago, remember?»

Il mio sguardo si abbatte sul pavimento, vinto dalla realtà dei fatti. Jane non sarebbe mai pronta a combattere la sua famiglia o nessun altro per noi, nonostante abbia condotto una guerra molto egoistica contro di me pur di ottenerlo. Alla prima minaccia, si ritirerebbe come una piccola chioccia nel suo guscio, lasciando me in balia delle intemperie della vita. Ovviamente l'idea di presentarmi come una vecchia tutor scolastica è una scelta infelice e molto poco credibile, lo sguardo confuso dell'altra donna, suppongo la famigerata zia Ophelia, lo conferma.

«Oh, of course I remember!» esclama la signora Craigh, avvicinandosi di qualche passo.

«It's really nice to meet you all, I've heard such good things about you, from Jane. I am deeply sorry for showing up here all of a sudden, I hope this won't be an inconvenient for you.»

So che dire di aver sentito grandi cose della famiglia di Jane è un azzardo, soprattutto considerato il fatto che non so nemmeno i loro nomi. Tranne quello di Ophelia, naturalmente, la quale si distingue da tutti gli altri; ha proprio il classico aspetto che si attribuirebbe alla zia single e ricca.

«Oh, ma che delizia, parli anche inglese, such a sweetheart!» esclama il padre di Jane, avvicinandosi a me. Il suo accento britannico è particolarmente marcato, ma non posso negare che il suo italiano sia a dir poco perfetto. Mi stringe la mano con grande energia, regalandomi un sorriso ampio e tanto luminoso da oscurare di certo il mio, molto più incerto e nervoso. «Puoi chiamarmi Robert, è un tale piacere fare la tua conoscenza! Devi aver aiutato molto la nostra Jane, data la lode!»

Tutto questo entusiasmo mi destabilizza. So essere estremamente euforica, ma al momento mi sento un pesce in mezzo al Sahara.

«Oh be', Jane è molto intelligente, è stato più l'aiuto che ha dato lei a me di quello che ho potuto offrirle» rispondo imbarazzata.

«Oh ma quanta modestia! Ma, prego, lascia che ti presenti la mia famiglia. Questa è Melanie, mia moglie, e lui è Richard, il fratello maggiore di Jane, ma sono certo te ne abbia parlato. E di sicuro avrai sentito parlare molto anche di Ophelia, la prozia di Jane!»

Cerco di mantenere un'espressione neutra, impostata sul classico sorriso educato. La verità è che temo di cominciare a sudare freddo da un momento all'altro. Robert sembra il solo membro di questa famiglia ad apprezzarmi.

«Va bene papà, basta così, lasciala respirare» interviene Jane, con una leggera risatina isterica.

«I'm sorry, I'm afraid I didn't quite catch who you are, young lady.»

Naturalmente, questa affermazione appartiene a niente meno che la mitologica zia Ophelia. Con una lentezza innecessaria mi volto nella sua direzione, non senza lanciare un grido di aiuto con lo sguardo a Jane.

«My apologies, I'm Chiara, Chiara Shark. I am just a friend of Jane's» dico con molta più sicurezza di quella che abbia usato prima la bionda, nella vaga speranza che questo possa convincere la donna dai capelli scuri. A mo' di rafforzativo, aggiungo il tocco di un rilassato mezzo sorriso. Ophelia continua a guardarmi di storto; fingo di non farci troppo caso sebbene io mi senta molto intimidita da lei. Per un attimo temo quasi mi rivolga qualche domanda sul mio cognome straniero, dato che non saprei dirle assolutamente nulla a riguardo.

«Andiamo tutti a mangiare, che ne dite?» propone Robert, accompagnandomi personalmente in cucina e facendomi sedere di fianco a Jane. Mi sento gli occhi di tutti addosso, compresi quelli di Jane, la quale continua a lanciarmi delle occhiatine nervose.

«Allora, cosa puoi dirci di te, Chiara Shark? Hai detto di aver sentito parlare molto di noi, ma noi non sappiamo assolutamente nulla sul tuo conto.»

Queste parole appartengono invece alla madre di Jane. Tutti mi osservano attentamente, solo il padre della bionda, però, ha qualcosa di benevolo negli occhi. Richard, invece, pare alquanto annoiato e scocciato, non saprei dire se dalla cena o dalla mia presenza. Non credo di avere molta scelta, se non quella di arrendermi e sottopormi a questo interrogatorio.

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