Capitolo 6 - Capelli biondi, occhi blu

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Ci sono momenti che richiedono tempo per essere vissuti davvero e altri che invece emozionano prima ancora d'essere vissuti. Scegli il tuo momento.
- Francesco Coratti -

Sconosciuto

Osservo i miei coetanei presenti nella caffetteria di fronte all'università, in attesa che qualcuno mi porti il mio frullato di frutta. "Qualcuno", come se non sapessi che a portarmelo sarà la stessa persona che lavora al mio fianco dietro il bancone ogni giorno. Tuttavia, nessuno può davvero biasimarmi perché ogni tanto mi diletto immaginando di vivere in una realtà diversa, almeno nei momenti vuoti, nei quali perdermi nei miei stessi pensieri può essere un atto innocuo.

In particolare mi colpisce una ragazza, al centro del locale. Se ne sta seduta a quello stesso tavolino rotondo e vuoto da prima che io entrassi, ma non sembra accennare né ad ordinare qualcosa, né ad andarsene. Forse aspetta un amico, magari il suo ragazzo. O forse aspetta qualcuno che ancora non conosce, qualcuno che si sieda al suo tavolo e la faccia ridere, cancellando dal suo volto quell'espressione leggermente irritata.

«Ecco a te.»

Sollevo gli occhi appena in tempo per notare il sorriso del mio migliore amico mentre appoggia un bicchiere pieno di fronte a me. Ricambio, a mo' di ringraziamento, ma i miei occhi sono subito attirati di nuovo dalla ragazza con gli occhi chiari non troppo lontano da me. Forse potrei alzarmi e sedermi su quella sedia ancora accostata al tavolo, di fronte alla sua. Potrei lanciare qualche battuta, forse riuscirei a farla sorridere almeno una volta.

Osservo attentamente i suoi movimenti nervosi mentre risponde al cellulare. Noto il modo buffo ma carino con cui aggrotta le sopracciglia.

«Si può sapere dove diavolo sei?!»

Le sue parole giungono appena comprensibili alle mie orecchie, probabilmente anche il suo labiale mi aiuta nella decifrazione del messaggio. Eppure sembra un tipo molto paziente, mi chiedo chi sia riuscito a farla infastidire fino a questo punto. In questi due anni non l'ho mai vista perdere il suo aplomb, nemmeno una volta. Tendenzialmente è sempre sola, sebbene abbia frequenti conversazioni telefoniche. Solo un pomeriggio è capitato che l'abbia vista con un altro ragazzo, ma sembrava che stessero discutendo qualcosa relativo ai corsi universitari e nulla di più: è stato un incontro breve, conciso, diretto. Possibile che una ragazza così bella e apparentemente gentile non abbia nessuno con cui passare queste lunghe e noiose ore al bar?

La sua espressione passa dal fastidio massimo alla sorpresa più grande. Ha proprio la faccia di chi abbia ricevuto una brutta notizia e ne sia rimasto del tutto spiazzato. Anche questa è una novità: a quanto ho potuto osservare è sempre molto mite, quasi impassibile. Per un attimo vorrei quasi chiederle cosa abbia causato in lei un simile cambio d'umore.

Il suo tono di voce si abbassa drasticamente, adesso non riesco più a sentire nulla della sua conversazione con quell'interlocutore misterioso. Per un attimo sembra voglia alzarsi, ma si siede di nuovo. Possibile che sia stata la persona dall'altra parte del cellulare a dirle di farlo? Davvero qualcuno la conosce tanto bene da sapere che cosa lei stia facendo anche magari a chilometri di distanza?

Noto che annuisce alle parole dell'interlocutore, che ancora non so chi sia. Come se l'individuo all'altro capo potesse vedere i suoi movimenti. Se prima era infastidita, il suo modo di parlare con fare dispiaciuto adesso non coincide precisamente con il velo di noncuranza che riesco appena a scorgere nei suoi occhi, un po' come se le sue parole e quello che pensa fossero su due linee del tutto diverse. Questo dettaglio insolito, tuttavia, non fa altro che alimentare la mia curiosità nei suoi confronti.

Tutt'a un tratto chiude gli occhi di scatto e allontana il dispositivo dall'orecchio. Rimane immobile per un po', poi con molta cautela si riavvicina. Adesso pare stia cercando di calmare quella persona, ma senza successo, perché ancora una volta l'espressione sul suo volto cambia drasticamente. Ora il suo viso mostra un'infinita sconsolatezza, tipica delle madri quando cercano di convincere i figli di cosa sia meglio per loro, ma questi non le ascoltano. Lei sembra davvero troppo giovane per portare già i segni dell'esasperazione sul suo volto.

Con un sospiro pesante, allontana il cellulare dalla propria testa e lo lascia ricadere pesantemente sul tavolino in legno, passandosi le mani tra i capelli in un gesto di profonda disperazione. A guardarla pare profondamente e inesorabilmente stressata.

Ho conosciuto quella stanchezza in passato, quella che solo qualcuno o qualcosa a cui tieni ti può portare a provare. Tuttavia, resto convinta che lei sia troppo giovane per sentirla sulle proprie spalle. O sarebbe più corretto dire che questo è quello che mi piace pensare.

In un certo senso, vorrei essere nella posizione di poterle dire tutto questo. Di certo potrei sempre alzarmi, ma chi non sarebbe spaventato da una sconosciuta che vada a dirle cose simili? Chi non la prenderebbe per una completa pazza? Chiunque crederebbe che una simile persona dovrebbe essere rinchiusa in manicomio e sicuramente non voglio che lei pensi questo di me. Vorrei riuscire a conoscerla ed esserle amica, forse.

Sono una ragazza – o più probabilmente dovrei dire donna ormai – alquanto socievole, generalmente gli altri mi apprezzano. Ma come posso sapere che lei, invece, magari, non mi odierà a morte? Quello che so è che farle domande troppo personali di certo non mi metterebbe in buona luce, mi pare piuttosto riservata. Dopotutto, però, provare a parlarle è la sola mossa che mi permetterebbe di conoscerla: direi che dopo due anni di tentennamenti fare un tentativo non sarebbe poi così male.

Convinta dai miei stessi ragionamenti, mi alzo e mi dirigo verso il suo tavolo. Sembra essere l'occasione perfetta, dato che ha gli occhi fissi sul cellulare e non può vedermi mentre mi avvicino. Proprio quando mi trovo accanto a lei, tuttavia, si alza in piedi e raccoglie la sua borsa da terra.

«Hey.»

Le mie labbra si muovono oltre il mio controllo, prima che io possa cambiare idea. La ragazza mi rivolge un'occhiata confusa, che per un attimo sembra celare un briciolo di frustrazione.

«Scusa, devo andare» mormora, dopodiché lascia il locale in tutta fretta, mentre io rimango a fissare l'ingresso vuoto. Forse avrò perso questa occasione, ma di certo non mi lascerò sfuggire la prossima.

I Frutti dell'IgnotoWhere stories live. Discover now