48.

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Sto respirando pesantemente; gli occhi ancora bagnati dalle lacrime.
Neymar è seduto accanto a me, ha indosso un camice monouso completo di cuffia blu in testa.
In braccio sta reggendo un fagotto avvolto in una coperta di cotone color panna.
I suoi occhi sono solo per lui.
Lo tiene in braccio mentre continua a singhiozzare. Non riesce ad arrestare il pianto mentre lo guarda.
Vorrebbe baciarlo, lo so, ma ha prima promesso di tagliarsi la barba.
Alza appena il suo sguardo e lo rivolge a me. I suoi occhi sono la cosa più incantevole che io abbia mai visto.
Sono arrossati e lucidi. Ma la cosa più bella sono le sue ciglia lunghe e raccolte in piccoli ciuffetti bagnati dalle lacrime.
Prende un fazzoletto dal tavolino accanto il mio letto e si pulisce il naso.
Poi fa un gran respiro, e mi sorride.
"È...bellissimo." Riesce a dire. Sono le prime parole che pronuncia da quando siamo entrati in questa stanza quattro ore fa.
Annuisco sorridendo.
Mi sento stanca, sfinita, ma vedere loro due così è la mia pace.
Allungo una mano verso di loro, cercando una manina del mio bimbo. La trovo e la sfioro delicatamente; è stretta in un pugno delicato.
Le sue unghiette lunghe a contornarne le dita.
"Solo un attimo!" Sentiamo dire all'infermiera.
Poi sentiamo dei passi venire verso di noi.
Ci guardiamo confusi.
"I signori fuori vorrebbero vedere il bambino. Posso farli entrare al massimo qualche minuto se volete.." ci dice.
Annuisco subito.
L'infermiera sparisce, e dopo qualche secondo dalla porta sbuca la testa di Alex.
Poi Mike.
Entrano quasi intimoriti di distruggere la bolla che si è creata attorno a noi.
Si avvicinano con passo incerto, a non voler disturbare.
Neymar si gira a guardarli, stretto ancora a suo figlio.
Quando sono abbastanza vicini per vedere bene, entrambi hanno l'aria commossa.
"Dorme?" Chiede Alex.
Neymar annuisce, cullandolo appena.
"È.. bellissimo." Dice Mike.
Rido. Ho sempre pensato che i bambini appena nati fossero brutti. Una volta raggiunta qualche settimana di vita, quando i lineamenti iniziano a distendersi, incominciano ad essere incantevoli.
Ma lui è mio figlio. E l'ho trovato mozzafiato dal primo secondo in cui l'ho visto.
"Come stai?" Mi chiede subito Alex.
Sorrido beata. Le palpebre le sento pesanti, e sono un po' stordita.
"Bene. Sto bene". Dico.
Ed è vero.
Sono in pace, con me stessa e con la vita.
"Tutti i ragazzi vi fanno gli auguri. Volevano venire, ma avrebbero sicuramente scatenato l'interesse dei giornalisti." Dice Mike.
"Avremo modo di festeggiare." Rispondo sorridendo.
"Signori.. adesso devo farvi uscire." Arriva la voce dell'infermiera prima ancora che la sua figura sbuchi dall'ingresso.
Loro annuiscono semplicemente. Gli occhi di Alex ancora attaccati al bambino.
Entrambi poggiano una mano sulla spalla a Neymar. Mike lo bacia in testa e poi vanno via.
Delle urla all'improvviso arrivano dal corridoio, o meglio un parlare a voce molto alta.
Io e Neymar ci guardiamo negli occhi e scoppiamo a ridere.
Maya è qui.
La sentiamo parlottare con qualcuno, non è venuta da sola.
"Dovrai essere paziente con tutte queste donne piccolo mio.." sussurra Neymar al fagotto.
"Prima ero solo, ma adesso siamo in due a sopportarle". Gli dice.
Credo che Neymar fosse tra i due quello più pronto a diventare padre. È come se fosse naturalmente portato. D'altra parte era comunque un desiderio per la sua vita futura. Ha sempre detto di volere una famiglia e dei figli. Ed ora ha entrambi.
Sorrido dolcemente, mentre lui inspira il profumo del suo bambino.
"Ti amo.. Thomas." Dice vicino all'orecchio di nostro figlio.
"Ci sono.. due donne, impazzite." Entra l'infermiera con fare agitato.
Entrambi ridiamo.
"Le faccia entrare pure!" Dice Neymar.
Quando Maya e Nadine fanno il loro ingresso, sono già in un mare di lacrime. Non hanno ancora nemmeno visto il bambino, che già piangono.
Neymar si alza e si avvicina a loro con orgoglio, senza mai staccare gli occhi da quella creaturina che con sguardo curioso si scruta intorno.
Mi alzo appena con la schiena per guardare meglio. È troppo lontano da me..riportatemi il mio bambino.
Maya e Nadine si congratulano con noi, elogiano il bambino e piangono ancora, e ancora.
Alla fine l'infermiera le accompagna fuori, e rimaniamo soltanto io e Neymar.
Lui non accenna a volermi ridare tra le braccia il bambino.
"Posso tenerlo un po'?" Chiedo.
Lui alza subito lo sguardo.
"Di già?" Mi chiede accigliandosi.
Inspiro.
"Ancora un po' ti prego." Mi supplica.
Annuisco sorridendo, e subito la voglia di separarli mi passa all'istante.

Abbasso la coppa del reggiseno e lascio che Thomas trovi spontaneamente la posizione giusta.
Si attacca al seno non solo con la bocca, ma anche con le manine. Io lo osservo ogni volta come se fosse la prima. Questo esserino mangia attraverso me. Mi fa sempre strano.
Gli occhi di Thomas sono sempre aperti e vigili; le ciglia lunghe e morbide esattamente come il papà. Per il colore dovremmo ancora aspettare perché non è ben definito.
I capelli sono folti, e morbidi come i miei.
Lo bacio delicatamente in testa, inspirando il suo profumo talcato.
La porta dell'ingresso si apre all'improvviso e dei passi veloci ci raggiungono.
Neymar ha ancora addosso la tuta dell'allenamento, entra trafelato e ci guarda.
"Ciao." Lo saluto.
I suoi occhi sono tutti per Thomas.
"Ciao." Risponde sorridendo.
"Non vedevo l'ora di tornare a casa." Dice avvicinandosi.
Gli occhi di Thomas subito roteano verso di lui. Si stacca dal mio seno e sorride mostrando le piccole gengive rosee.
"Papà è tornato." Gli dice Neymar.
Thomas sorride ancora, muovendo le mani e i piedini; poi si riattacca al seno.
"Perché così di fretta?" Chiedo indicandolo.
Lui si sporge e senza rispondere mi bacia. Ricambio il bacio morbido, delicato, con gentilezza.
"Volevo fare il prima possibile. Vado a farmi una doccia e arrivo." Dice alzandosi.
L'amore che Neymar ha nei nostri confronti straripa da ogni piccolo gesto.
Da come ci guarda. Da come ci tocca. Da tutto ciò che fa per noi.
Non potrei essere più felice di così.
Thomas finisce la poppata nello stesso momento in cui Maya fa il suo ingresso.
"Amorcito, c'è tuo papà". Dice.
"Fallo entrare". Rispondo risistemandomi il reggiseno.
Tiro su Thomas e me lo poggio sulla spalla in posizione verticale per farlo digerire.
Nello stesso momento Randy entra dalla porta d'ingresso.
Ha una scatola enorme in mano che poggia vicino il tavolo. Sorridente si avvicina con le braccia aperte.
"Dov'è il mio nipotino?" Chiede con espressione felice.
Da quando è nato Thomas mio padre sembra ringiovanito. Sembra aver ritrovato una felicità ormai perduta.
Giro Thomas verso di lui, che non appena lo vede agita le manine.
"Ciao piccolo." Lo saluta porgendogli un dito. Thomas lo stringe tutto.
"Guarda cosa ti ha portato il nonno!!" Dice poi tornando sui suoi passi.
Apre la scatola e ne estrae un girello dall'aria molto costosa.
"Randy..." lo rimprovero.
"Shh è di mio nipote. Faglielo vedere." Dice.
Mi chino per terra, girando Thomas verso l'oggetto colorato.
"Sai che è troppo piccolo per usarlo vero?" Chiedo.
"Non importa lo teniamo per quando sarà più grande". Dice sorridendo.
"Grazie." Rispondo sinceramente.
I suoi occhi si poggiano su di me, e si ammorbidiscono subito.
Mio padre mi sta dando la vita che non ho mai avuto prima; una vita con lui.
"Ehi guarda chi c'è". Sentiamo dire dalle scale che arrivano dal piano superiore.
Neymar scende con ancora i capelli bagnati; si è lavato di fretta.
Randy si tira su e va a dargli una pacca sulla spalla.
"È più grande ogni giorno che passa". Dice.
Neymar ride.
"Gia." Risponde.
Randy viene a trovarci ogni giorno. Rimane poco perché è molto impegnato, pero non salta un appuntamento con Thomas.
"Ragazzi scappo via allora. Vi lascio riposare. Ciao piccolino. Nonno torna domani." Dice rivolgendosi al bambino.
Saluta Neymar e infine me.
Io non ci penso molto, mi esce tutto spontaneo.
"Ciao papà". Mi sfugge dalle labbra.
Neymar si blocca. Randy si blocca.
Io mi blocco. Solo Thomas continua a muoversi come se niente fosse.
"Io.. " farfuglio.
Randy mi sorride, ed è un sorriso sincero.
"Ciao Vic." dice prima di avviarsi verso l'uscita.
Neymar mi guarda e viene ad abbracciarmi.
Mi poggia un bacio in fronte e mi sottrae Thomas dalle braccia. Io rimango intontita.
L'ho chiamato papà.
"Era ora". Dice Neymar.

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