23.

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Sia Mike che i ragazzi ci raggiungono in un attimo, allarmati dall'irruzione in campo di tre sconosciuti.
Mio padre li osserva con superiorità.
"Buongiorno. Posso aiutarla? Cercava qualcuno?" Chiede Mike a mio padre.
Il confronto fra loro due è immediato.
Randy sta dicendo addio ai suoi capelli, sulla sua testa rimane una mezzaluna. Il fisico alto ma con un po' di rotondità sulla pancia.
Mike ha i capelli folti e brizzolati, la barba molto curata, mentre il viso di Randy è spoglio, mettendone così in risalto la rotondità.
Mike l'ho quasi sempre visto con la tuta, Randy invece non indossa altro che completi su misura.
"Ma è Randy Thorne?" Chiede Brad.
Lo sguardo di Randy corre subito a lui, sorridendogli orgoglioso di essere stato riconosciuto.
Adesso tutti lo stanno guardando perplessi.
"Cercavo mia figlia". Risponde Randy, ignorando tutti e rispondendo alla domanda di Mike.
Mike lo guarda confuso.
"Victoria". Aggiunge Randy.
I ragazzi si girano tutti verso di me ed un vociare si alza come un coro.
Sono fortemente a disagio.
Vedo Neymar cercarmi con lo sguardo.
"Victoria, è tuo padre?" Mi chiede Mike.
"E lei chi sarebbe per metterlo in dubbio?" Chiede Randy con tono aspro.
"Il suo diretto superiore". Risponde Mike.
Randy ride aspramente e si passa una mano sul volto.
"Il tuo superiore?" Mi chiede, e ride ancora.
All'improvviso però diventa serio di nuovo.
"Ho creato un impero per te. E tu giochi a fare la cheerleader Victoria. Un superiore? Potresti essere a capo di una società multimiliardaria". Dice.
Tutti i ragazzi osservano la scena con occhi spalancati.
Mike ha un'espressione che va dal preoccupato al disgustato.
"Parliamo in privato." Continua Randy.
"Qualsiasi cosa hai da dire puoi dirla qui. Non ho segreti con loro". Dico incrociando le braccia al petto.
La caviglia mi fa male a stare in piedi, e Neymar deve notarlo perche fa un passo per avvicinarsi, ma io lo fulmino con lo sguardo.
Randy li guarda tutti, uno ad uno.
"Devo umiliarti davanti a venti persone?" Chiede.
Non rispondo nemmeno, rimango ferma a guardarlo.
"Va bene. Come desideri, Victoria. Buffo no? Ho scelto per te questo nome, come buon auspicio. Ma non ti si addice". Ride.
"Senza pass non può stare qui." Dice Mike.
Randy si gira a guardarlo come un elefante guarderebbe una formica.
"Ho chiesto di andare a parlare fuori. Ma mia figlia vuole farlo qui. Sia comprensivo signor diretto superiore". Lo canzona Randy.
Sto per mettermi a ringhiare come una bestia.
"Dici quello che hai da dire e sparisci". Gli dico contro.
"Hai quasi trent'anni. Ti ho lasciato abbastanza tempo per giocare a fare quello che più volevi. Ma ora è tempo che adempi al tuo destino. Sei una Thorne. Accettalo." Inizia.
Sto fremendo di rabbia.
"Sono.. avanti con l'età, diciamo. Ma visto che la mia società sta continuando a crescere, devo prepararmi un piano per il futuro. Un brillante futuro."
"Taglia corto". Lo ammonisco.
"Visto che tu hai sprecato la tua intelligenza e la mia genetica a giocare.. a palla..." dice allargando le braccia e guardandosi intorno.
"Voglio un erede. Tra vent'anni sarò pronto a lasciargli il comando".
Non riesco a credere alle mie orecchie.
Mi ha presa per una macchina sforna figli?
Rido nervosamente.
"Se mai in vita mia avrò un figlio, credimi Randy, non ti conoscerà nemmeno". Gli grido contro.
"Victoria.. non hai scelta." Dice con tranquillità.
"Mi farò sentire. Ora devo andare". Aggiunge dandoci le spalle e allontanandosi seguito dai suoi uomini.

Dieci minuti dopo siamo tutti nello spogliatoio. Mike ha interrotto l'allenamento.
Sono seduta con la testa poggiata tra le mani. Ognuno di loro è al suo posto, tranne Neymar che mi ha ceduto il suo, ed ora è in piedi vicino a Mike.
Entrambi mi guardano.
"Non sapevo fossi la figlia di Randy Thorne". Dice Brad.
"Non è un vanto". Rispondo.
"Sei l'unica ereditiera del suo impero?" Mi chiede Lucas.
"Non ha altri figli oltre me, se è quello che vuoi sapere". Rispondo.
"Ricapitolando.. tuo padre sta invecchiando, così vuole già piazzare le cose per andare in pensione.. e per farlo ha bisogno di qualcuno come successore. Tu ti rifiuti, quindi ti chiede un figlio. Non ha senso. Sembra una telenovela".  Ricapitola Alex.
"Tanto non succederà mai niente di tutto questo. Non avrò un figlio, ne tanto meno avrò a che fare con Randy in futuro". Dico.
Neymar mi guarda aggrottando le sopracciglia. I suoi occhi sono strani, non riesco a decifrare la sua espressione.
"Perché lo chiami Randy e non papà?" Chiede Brad.
Gli altri lo ammoniscono pensando che sia troppo personale come domanda.
"Perché non c'è mai stato nella mia vita. Sono cresciuta con le domestiche che avevamo a casa. Lui tornava una volta ogni sei mesi, stava qualche giorno a casa chiuso nel suo studio, e ripartiva. Non l'ho mai chiamato papà." Ammetto.
Il rapporto con mio padre è il tasto dolente della mia vita. Avrei solo voluto averlo vicino. Tutto qui.
"Tua madre?" Mi chiede Lucas.
"Victoria non devi parlarci della tua vita adesso.. Va a casa, e riposati". Dice Mike.
"Mia madre è morta dandomi alla luce". Rispondo a Lucas.
"Non l'ho mai conosciuta". Aggiungo.
Odio che mi stiano compatendo.
"Ma non è questo il problema. Ho paura che Randy vi prenda di mira. Vi prego se lo incontrate o se vi avvicina ignoratelo." Dico a tutti.
"Mike, mi dispiace per prima.. lui è un idiota". Dico riferendomi all'atteggiamento di mio padre in campo.
"Vic, non dirlo nemmeno. Stai tranquilla. Siamo una famiglia." Risponde.
Ed io ci credo. Io mi sento a casa quando sono con loro. Mi sento protetta.
"Vai a casa adesso. Neymar accompagnala, non può guidare con quel piede" aggiunge Mike.
"Chiamo un taxi." Dico prontamente.
Neymar non mi sta nemmeno ascoltando, si avvicina per aiutarmi ad alzarmi e insieme ci avviamo verso l'uscita.
Quando siamo nella mia auto, il silenzio inizia ad essere troppo pesante. Non ha detto una sola parola per tutto il tragitto.
"Che succede?" Gli chiedo.
"Tu.. non vuoi figli?" Domanda.
Mette in moto la mia auto intanto.
"Non ci ho mai pensato seriamente a dire il vero." Rispondo con sincerità.
"Sicuramente non è una priorità. Sopratutto se mio padre punta ad avere un erede". Dico in tono serio.
"Mh". Risponde soltanto.
"Che problema c'è?" Chiedo spronandolo.
"Io voglio una famiglia." Confessa.
Rimango colpita da quest'affermazione.
"Quindi?" Chiedo perdendomi il nesso logico del discorso.
"Quindi abbiamo visioni diverse del futuro". Continua.
"Non ho capito.. fino a sta mattina mi tenevi nascosta dal mondo intero, ed ora sei perplesso perché vuoi dei figli che io non desidero avere al momento?" Chiedo con aria confusa.
"Lascia stare Victoria". Dice cercando di chiudere il discorso.
"Voglio capire. Spiega". Insisto.
"Semplicemente se guardiamo davanti a noi vediamo due vite diverse in futuro."
"Cosa vedi tu?" Lo incalzo.
Sta guidando con calma, senza fretta.
"Vedo una famiglia come quella in cui sono cresciuto io. Grande. Felice". Dice.
"Io non riesco a vederla nel mio futuro. Anche sforzandomi". Rispondo.
"Forse perché sei cresciuta sola. Quando andrò a casa la prossima volta ti porterò con me". Dice.
Le farfalle nel mio stomaco svolazzano.
Vuole portarmi a casa della sua famiglia?!
Non so questa conversazione a cosa può portare, ma so che parlare con lui mi fa stare bene.
"Tua madre.. era molto giovane quando è andata via?" Mi chiede pesando le parole, come se potessero ferirmi.
"Si, più giovane di quanto lo sono io ora. Era l'unico amore di mio padre.. credo che quello è stato l'esatto momento in cui è iniziato il processo che l'ha portato a diventare l'uomo terribile che è adesso". Confesso.
"Hai mai provato a parlare con lui di questo?" Chiede.
"No. Con lui non ho parlato molto in questi anni. È quello che più avrei voluto fare, conoscerlo. Ma non ne ho avuto modo."
Non pensavo che mi sarei aperta così tanto con lui. Eppure inaspettatamente Neymar sa ascoltare, sa toccare i punti giusti.
"Sei ancora in tempo". Dice.
Rido nervosamente.
"In tempo per fargli un nipotino. È tutto quello che vuole da me." Rispondo.
"Beh se vuoi possiamo provarci.." dice ridendo.
Lo colpisco sulla spalla.
"Sei un idiota". Lo insulto.
Però l'idea.. il modo in cui l'ha detto con sguardo malizioso.. devo ammettere che leggermente solletica la mia mente.
Intano lui parcheggia sotto casa mia e mi aiuta a scendere.
"Mettiamo un po' di ghiaccio ora". Dice mentre zoppico sorreggendomi a lui verso l'ingresso.
Non appena entriamo, Olimpia si fionda a salutarci.
Neymar si prende la seconda razione di coccole della giornata, mentre io vado a stendermi sul divano tirando su la gamba.
Quando lui si alza va a prendere il ghiaccio istantaneo e torna da me.
Ancora una volta mi solleva gentilmente l'orlo del pantalone, e lo poggia nel punto più gonfio e dolorante.
Io mi appoggio con la schiena e mi lascio massaggiare il piede da lui.
Nel frattempo Neymar prende il telecomando ed accende la televisione.
Fa un po' di zapping, fino a trovare il notiziario.
Vediamo entrambi l'immagine di mio padre trasmessa in onda.
Si trova proprio fuori dal nostro stadio, esattamente dove quella massa di giornalisti ha importunato me e Neymar sta mattina.
Neymar alza il volume.
"Il multimiliardario Randy Thorne annuncia che è pronto ad allargare la famiglia. Si vocifera che la figlia, attualmente preparatore atletico, stia per sposarsi. La ragazza, che ha ventisei anni, ha vissuto sempre lontana dal padre ed ha deciso di non seguirne le orme. Oggi però, Randy ha annunciato che le cose stanno per cambiare". Dice la giornalista.
Sto guardando con la bocca aperta ed il cuore che galoppa.
Non riesco a dire nemmeno una parola di fronte questo circo.
Neymar è come me. Ha gli occhi fissi sbarrati sullo schermo, e la bocca semichiusa.
Le sue mani hanno fermato i movimenti circolari che stavano compiendo sulla mia pelle.
"Io starei per sposarmi?" Dico rivolta alla televisione.
"Sembrerebbe essere un possibile socio in affari del signor Thorne, il fortunato. Che sia solo un matrimonio di convenienza?"
Neymar spegne la tv. Non riesco a vedere altro.
I suoi occhi corrono preoccupati a me.
"Io.. non accadrà mai." Dico ingoiando un boccone amaro.
Mio padre mi ha venduta alla stampa; questo mi ferisce più di tutta la situazione in generale.
Neymar non parla ancora.
"Victoria, io non lo permetterò mai. Tu non sposerai proprio nessuno". Dice ad un tratto rompendo il silenzio.
I suoi occhi sono seri, fissi nei miei.
Io non so cosa rispondere.

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