5.

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Sono passati dieci minuti abbondanti dal mio scontro con Neymar, ed io non riesco ancora a calmarmi.
Sono davanti il distributore delle bevande mentre cammino avanti ed indietro nervosamente.
Pensavo mi odiasse, o meglio pensavo di non piacergli. Però sabato mi ha dimostrato il contrario, forse?
O forse semplicemente, ha voluto solo farmi capire che di me può fare ciò che vuole. Eppure sembrava abbastanza travolto dalla situazione.
Non so interpretare i suoi comportamenti.
Impazzirò così.
Inserisco la mia chiavetta nel distributore e prendo una bottiglia d'acqua.
Forse l'ho frainteso? Forse il mio atteggiamento derisorio di poco fa lo ha ferito?
Dovrei essere io quella ferita, visto che mi tratta come un oggetto.
Però dovrei chiarire le cose. Abbiamo tanto da lavorare insieme, e non voglio che già da domani ci sia imbarazzo. Non voglio avere l'ansia che avevo sta mattina nel vederlo.
Faccio dietro front e mi dirigo di nuovo verso la sala massaggi.
Cerco di riordinare le idee. Non ho intenzione di scusarmi, e sopratutto non ho intenzione di farlo avvicinare più del dovuto. Quando è troppo vicino non riesco più a controllarmi. E questo è un grosso problema visto che dobbiamo lavorare a stretto contatto.
Adesso però devo cercare di calmarmi.. devo solo chiarire come stanno le cose. Tutto qui. Poi andrò via.
Sono a due passi dalla porta, quando dei rumori mi giungono all'orecchio.
Rallento il passo ma continuo a camminare.
Solo nel momento in cui apro la porta realizzo.
I suoni che ho sentito prima, non sono altro che gemiti. Davanti a me trovo Neymar ancora vestito, i pantaloni solo leggermente tirati giù, chino sulla massaggiatrice. Lei invece è seminuda.
Nel vedermi lei strilla e lo allontana. L'urlo mi spaventa, così la bottiglia d'acqua che avevo in mano cade a terra emettendo un tonfo.
Lui si affretta a rivestirsi. Mi guarda, e nei suoi occhi vedo impazzare emozioni diverse. Ma sembrerebbe intimorito, quasi.
"Victoria". Dice.
E solo ora realizzo di essere ancora qui, immobile, con gli occhi spalancati e probabilmente anche la bocca.
"Io.." balbetto, ma non esce altro.
"Scusate". Concludo.
Raccolgo la bottiglia da terra ed esco di fretta lasciando la porta semi aperta.
"Victoria". Sento lui chiamarmi ancora.
Mi appoggio con le spalle al muro, solo qualche metro più avanti.
Perché dovrei scappare? Sono loro a doversi vergognare.
Ho il cuore che batte all'impazzata, e solo adesso mi concedo di riconoscere quella punta di amarezza che sento aleggiarmi nel petto.
Cosa credevo che lui si stesse innamorando di me? Stupida.
Voleva solo scopare oggi; io o un'altra non fa differenza per lui. Direi che questo è chiaro e tondo. Lo avevo intuito sabato, ed oggi lui lo ha confermato scopandosi un'altra dopo averci quasi provato con me.
"Lei può licenziarmi lo sai?" Li sento parlare da dentro.
"Victoria non lo farà." La rassicura lui.
"Non hai sentito le voci in giro? È una vipera". Continua lei.
Bene. Ottimo. In parte me lo merito.
Potrei difendermi dicendo che mi sono comportata solo di conseguenza, però non sarebbe la verità assoluta. Ho un carattere di merda.
"Che voci?" Chiede lui.
Già, che voci?
"Beh le ragazze della spa dicono che è severa con voi, che vi fa sudare". Dice lei.
"Si è vero. Ma è il suo lavoro". Risponde Neymar.
Mi sta difendendo o sbaglio?
"Dicono anche che si stia parecchio divertendo con voi". Continua lei.
Divertendo? E come mi starei divertendo?
"Cosa intendi?" Chiede lui.
"Che si.. insomma, ve la portate anche a letto, no?" Dice lei un po' imbarazzata.
Tutto ciò che mi circonda sembra ovattarsi attorno a me.
Dopo una sola settimana di lavoro, già mi giudicano. I ragazzi fanno fatica ad accettarmi, mentre le ragazze dello staff addirittura inventano storie su di me.
Non è così che mi aspettavo andasse.
Sono affranta in questo momento.
Vorrei correre dalla dirigenza a dare le mie dimissioni. Potrei proprio farlo. Farò un concorso per un'altra società, non sono finita se vado via da qui.
Mi appoggio al muro, e con fatica trattengo le lacrime.
La voce di Neymar che sbraita mi riporta alla realtà.
"Siete solo invidiose porca puttana. Victoria non è come voi, non la da in giro a chiunque. E stammi bene a sentire Sara... non voglio che nessuna del tuo staff parli mai più di lei." Il suo tono è molto alterato.
"Mai più. O vi farò licenziare in un modo o nell'altro. Sono stato chiaro?" Continua.
Sono confusa. Neymar sta mettendo a tacere delle dicerie sul mio conto, che avrebbe tranquillante potuto alimentare.
Devo dire che sono sorpresa. Stranita. Confusa. Ma piacevolmente confusa.
Faccio giusto in tempo a tirarmi su, che Neymar si chiude la porta alle spalle ed esce in corridoio.
Mi vede subito, ovviamente.
Tiro su col naso, gli do le spalle e mi incammino.
Lui rimane in silenzio, ma posso sentire i suoi passi dietro di me.
Arrivata al mio spogliatoio, entro e mi chiudo la porta alle spalle.
Prendo la mia roba, la raccolgo e mi lancio verso l'uscita. Devo andare via da qui.
Faccio l'ultimo giro di chiave, quando vedo Neymar appoggiato alla parete di fronte.
È rimasto qui tutto il tempo?
"Hai sentito?" Mi chiede.
Ha le braccia conserte, e le spalle poggiate al muro.
"Non ha alcuna importanza.." rispondo.
Mi infilo la felpa velocemente.
"Quanto hai sentito?" Cerca di indagare lui.
"Tutto". Ammetto alla fine.
Che senso ha mentire?
"Per questo hai gli occhi lucidi?" Chiede.
Sembra preoccupato. Il suo tono è apprensivo.
"Ho gli occhi lucidi perché sono stanca. È stata una giornata pesante. Ora vado via". Dico incamminandomi.
Ma lui si lancia su di me, bloccandomi contro il muro.
Non ho le forze di oppormi, così rimango passiva ad osservarlo.
"Non darai peso alle parole di quella sgualdrina?" Mi chiede.
"Perché te la scopi se credi sia una sgualdrina?" Dico.
"Anzi sai che c'è? Non importa. Davvero. Meno cose so, meglio è". Faccio per allontanarmi ma lui mi blocca ancora.
"Victoria sono invidiose. Per questo inventano storielle sul tuo conto. Ma sappiamo benissimo che non sei tu quella che si scopa i giocatori sul lettino dei massaggi". Dice.
Sembra che stia cercando di consolarmi.
Intravedo un po' di umanità da parte sua nei miei confronti. Per la prima volta non mi punzecchia o stuzzica.
Sono costantemente sola, non ho il supporto di nessuno, quindi anche un minimo barlume di compassione mi destabilizza.
Non crollare Victoria.
Non crollare ora.
Ma sono così maledettamente stanca.
Appoggio la fronte sul suo petto, rimanendo incastrata tra il muro ed il suo corpo.
Le braccia lunghe, lasciate molli.
"Si." Rispondo brevemente.
"Non era così che lo immaginavo. Non era così che pensavo sarebbe stato lavorare qui.. io non so se mi adatterò mai. Se mi integrerò mai. Io.. forse non sono fatta per questo posto". Mi lascio andare a questo monologo senza pensarci due volte.
"Stai pensando di mollare?" Chiede.
Mi spinge di nuovo verso il muro e con le dita mi solleva il mento.
I suoi occhi sono vicinissimi ai miei, sembrano scrutarmi in apprensione. Sembrano cercare qualcosa.
Non rispondo; non ho ancora preso nessuna decisione. Si tratta solo di un pensiero che mi è balenato in testa.
"Sei la stessa persona che il primo giorno di lavoro ha giocato a piedi nudi e in tailleur sull'erbetta sintetica? Lei non mollerebbe mai". Dice.
Ha ragione. Lo so.
"Lo sapevo che sarebbe stato difficile. Lo sapevo benissimo.." dico più a me stessa che a lui.
"Guardami." Dice riportando il mio viso verso il suo.
I nostri occhi si incontrano ancora, ma poi io osservo il suo naso così perfetto, le sue labbra piene e delineate.. mi prendo ogni centimetro del suo viso e lo imprimo nella mia mente.
"Non abbatterti". Dice. Nelle sue parole c'è convinzione.
"Ma perché sei qui a consolarmi? Non sarebbe meglio anche per te se me ne andassi?" Lo sfido stringendo gli occhi.
Ripensando a come mi ha difeso non se lo merita. Ma se penso anche a come mi ha trattata prima .. allora si.
"Non mi piaci". Penso a quelle parole tutto il giorno.
"Non mi conosci. Quello che sarebbe meglio lascialo decidere a me." Risponde.
Dice che non lo conosco, che non gli piaccio, ma poi i suoi comportamenti dicono altro.
Come ora. È qui con me, quando potrebbe già essere a casa.
"Va bene." Rispondo. Cerco di liberarmi dalla sua presa, ma lui si protende di più e mi bacia.
È un bacio tenero, quasi appena accennato. È una coccola gentile in una giornata da dimenticare.
Ricambio il bacio, rilassando tutti i muscoli del collo e delle spalle.
Lui me ne da un altro. E poi un altro ancora.
Poggio le mani sul suo viso ed inspiro il suo profumo.
"Ma cosa vuoi da me allora Neymar?" Chiedo più al vuoto che non a lui.
Sorride sulle mie labbra, e sento il cuore perdere un battito.
"Ancora non lo so proprio". Risponde.
Mi da un altro bacio, dopo di che si allontana.
Guardo fuori e noto che è già buio.
"Dovremmo andare. Per lo meno io.. tu se devi trattenerti con qualcun'altra fai pure". Dico punzecchiandolo.
Recupero il mio borsone e mi libero dalla sua presa.
"Ti accompagno ai parcheggi." Dice seguendomi, senza dare peso alla mia frecciatina.
"Conosco la strada". Rispondo sempre camminando.
"Beh ma sto andando li anche io.. e poi da qui posso godermi lo spettacolo del tuo culo". Dice.
"Ma chi sei tu? Hai cento personalità, non ce la faccio a starti dietro. Poco fa eri tranquillo, gentile, ora sei di nuovo un pervertito". Rispondo senza fermarmi.
So che mi guarda, come so che lo fanno in tanti durante l'allenamento. Sono una potenziale fonte di distrazione per loro.
Ma non mi importa. Lavoro su questo corpo da quando ho memoria, che guardino pure.
"Anche tu vieni in auto? Pensavo in elicottero, visto il tuo ego e le tue manie di protagonismo". Lo prendo in giro.
"Le mie manie di protagonismo? Parla quella che si allena con i leggins e il perizoma". Dice.
Arrossisco e mi volto a guardarlo.
"Non porto il perizoma". Protesto.
"Non sembrerebbe vero". Continua lui.
"È così. Non lo porto. Fidati". Rispondo.
"E allora cosa porti sotto i leggings? Sono curioso." Chiede malizioso.
Quando dice questo genere di cose i suoi occhi si illuminano di una luce particolare.
Usciamo dall' ascensore.
"Magari nulla.." rispondo allusiva, lasciando la frase sospesa.
Lui si ferma, si blocca letteralmente, e mi guarda con gli occhi spalancati.
Raggiungo a grandi passi la mia auto, apro la portiera e lancio dentro le mie cose.
"Quella è la tua auto?" Chiede Neymar da lontano.
"Oh si. Immagino non sia ai tuoi livelli." Rispondo.
Si avvicina curioso.
La guarda sorridendo e gli gira attorno.
"Una Bmw x6 versione M competition è ai livelli di pochi, fidati." Dice continuando a guardare i dettagli.
Non credevo se ne intendesse di motori.
"Posso?" Mi chiede indicando l'interno.
"Fai pure." Rispondo spostandomi.
Curioso si guarda intorno, sfiora i comandi, i sedili, il pannello..
"Ma non hai a casa una schiera di Porche, Lamborghini, Maserati e Ferrari? Perché sei così esaltato?" Chiedo ridendo, senza volerlo offendere o attaccare. Sono solo curiosa.
"Non ne avevo mai vista una da vicino." Risponde.
Esce dall'auto e mi sorride.
"Ti facevo più una tipa da Tesla". Dice poi.
Sbuffo sorridendo.
"Si vede che non mi conosci affatto. Questa bambina non sarà un'Aston Martin, ma ha un carattere che in poche auto hanno sul mercato". Rispondo. Do una pacca alla mia bimba da 180mila euro, e monto su.
Chiudo la portiera e lui si avvicina attraverso il finestrino abbassato.
"Sei una continua sorpresa". Dice sorridendo.
Sorrido anche io.
Poi metto in moto e faccio manovra. Mi allontano dando un'occhiata allo specchietto retrovisore. Il suo sguardo mi accompagna fino a sparire quando svolto.
Oggi è stato diverso dal solito. Una persona piacevole. Mi ha calmata e mi ha fatta distrarre. Non ho più pensata all'accaduto fino ad ora. È stato gentile da parte sua. È stato gentile lui.
È se quella del pagliaccio sbruffone fosse solo una maschera?!

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