9.

2.1K 60 4
                                    

Il party per festeggiare la prima vittoria, della prima partita del campionato si tiene il giorno dopo. Ho declinato cordialmente l'invito dei ragazzi, ma con Mike non è stato così semplice.
Mi ha detto che faccio parte del team e devo festeggiare le vittorie con tutti loro.
Mi ha detto che è anche una mia vittoria, perché la forma atletica dei ragazzi è opera mia.
Ma mi ha convinta solo quando mi ha proposto un permesso per andare via due ore prima il prossimo sabato.
Ho accettato, ed ho già programmato un sacco di attività da fare con Olimpia.
Mi ha anche spinta ad accettare il fatto che ha insistito per passarmi a prendere a casa, in modo da permettermi di bere senza aver la preoccupazione di guidare al ritorno.
Ora che sono qui, però me ne sono pentita. Avrei dovuto rifiutare.
Indosso un vestitino rosso strettissimo. Sinceramente mi pento anche di questa scelta.
Che mi è passato per la testa quando ho indossato un abito così aderente e scollato?
Si attacca ad ogni parte del mio corpo, mostrando le mie curve generose. Sul seno poi due coppe rigide a definirlo, ed un piccolo scollo a V in mezzo.
Ho esagerato. Perché mi sono vestita così?
Dio, che ansia. Chi volevo impressionare?
Mi tolgo il rossetto dalle labbra con un tovagliolo di carta, e mando giù uno shots di tequila velocemente.
Ne arriva subito un altro.
Mi sistemo i capelli, lunghi e lisci, e mando giù anche il secondo.
Se non mi sciolgo un po' sarà una serata terribile.
"Viky" mi sento chiamare.
"Sei da paura!!!" Dice Brad.
Mi prende da una mano e mi fa fare un giro su me stessa per poi applaudire.
Lo ringrazio facendo un piccolo inchino.
"Bevi qualcosa?" Gli chiedo.
"Certo." Dice ordinando due drink.
"Tutto d'un fiato?" Mi propone, e nei suoi occhi una scintilla maliziosa si accende.
Sorrido ed alzo il bicchiere.
Li facciamo suonare, e beviamo velocemente.
Quando li mettiamo giù ormai vuoti lo vedo guardare alle mie spalle.
Il suo sguardo è strano, così mi giro.
Neymar è appena arrivato, ed è in compagnia.
Una meravigliosa ragazza bionda e formosa lo accompagna. O meglio, gli pende dal braccio.
Indossa una gonna inguinale, ed un top che lascia intravedere la parte bassa del seno.
"Vik.." dice Brad con tono triste, ma senza concludere la frase.
Deglutisco.
Sono ridicola. Mi sono agghindata come una deficiente solo per essere notata da lui, e lo sto realizzando solo ora. Solo ora che ho capito che non sarò mai alla sua altezza.
Deglutisco e torno a guardare Brad.
Sorrido amaramente.
Cosa volevo infondo? Devo ancora capire perché mi comporto così.
"Un altro?" Mi propone Brad.
Annuisco grata di non avermi fatta sentire in imbarazzo.
Sto dando le spalle a tutti, quindi non dovrebbero notare la mia espressione delusa.
Beviamo ancora.
"Lui è così.. " dice Brad dal nulla.
Capisco di chi sta parlando.
Annuisco e basta.
"Non è cattivo Vic.. purtroppo ci mette un po' di tempo prima di capire che questo non è il modo giusto di fare le cose". Dice indicando alle mie spalle.
"Non so di cosa stai parlando". Lo ammonisco e bevo ancora.
Deglutisco.
Lui alza le bracciao e torna a bere.
Dopo qualche minuto mi porge una mano, e a questo punto sono già abbastanza stordita dall'alcol da non essere completamente padrona di me stessa.
Prendo la mano di Brad e mi faccio trascinare in pista.
Balliamo insieme e ci divertiamo tantissimo.
Ci raggiunge anche Alex e man mano quasi tutti gli altri.
Ormai sono completamente senza inibizioni con l'alcol che corre veloce nel sangue.
Danzo senza preoccuparmi di nulla, di Neymar, del lavoro, di piacere agli altri.. di niente.
Alex mi prende dai fianchi e mi fa roteare in aria.
Quando mi poggia di nuovo a terra, tra la giravolta e l'alcol sbando appena.
Ne approfitto per prendermi un secondo ed andare alla toilette.
Avviso i ragazzi e mi allontano.
La festa è più o meno privata, quindi il bagno non è affollato. Riesco a chiudermi dentro qualche minuto. Mi rinfresco le mani e me le passo sul collo, cercando di riprendermi un po'.
Sento la porta sbattere nonostante la forte musica che proviene da fuori.
Per poco non cado sui tacchi quando Neymar mi guarda dall'ingresso.
Deglutisco e decido di ignorarlo. Mi asciugo le mani e mi sistemo i capelli.
Estraggo un piccolo rossetto dalla mia borsa e lo picchietto con il mignolo sulle labbra.
Sto ordinando ad ogni cellula del mio corpo di resistere, di non voltarmi, di non parlargli. Ma lui si avvicina.
Indossa un pantalone nero ed una maglietta a maniche corte del medesimo colore.
Non credo esista un colore che non gli doni.
"Hai detto di non voler essere uno dei miei trofei.. però ti va bene essere un trofeo degli altri. Guardati". Dice indicandomi.
Avvampo. Ha notato il mio vestito.
Non devo dargliela vinta.
"Diciamo che i tuoi trofei si vestono in tutt'altra maniera.." rispondo sorridendo, mentre alludo alla ragazza con cui è arrivato questa sera.
Lui sposta lo sguardo di lato e ride passandosi una mano sul mento.
Poi fa ancora un passo verso di me.
Ed un altro. Fin quando non è alle mie spalle.
Mi fa voltare verso lo specchio ed i nostri occhi si incontrano.
Sento lo stomaco contorcersi.
"Sai Victoria, a me non piace la roba che toccano tutti.." dice con voce bassa al mio orecchio, e mentre lo fa poggia le sue mani sul punto in cui prima le ha poggiate Alex per tirarmi su.
Il suo tocco però, brucia. Sento la pelle bramare un contatto diretto con quelle mani, che ora sta stringendo su di me.
"Nemmeno a me." Ribatto.
I nostri occhi sono fissi sullo specchio.
Senza interrompere lo sguardo, Neymar inclina la testa di lato e mi sfiora appena il lobo dell'orecchio con le labbra.
La mia pelle si puntina subito di pelle d'oca; lui lo nota e sorride.
"Non sembrerebbe proprio.." mi sussurra ancora.
Non sto più capendo la conversazione ormai, quindi non so cosa rispondere.
L'alcol che ho in corpo non aiuta.
Sento il peso del suo corpo spingermi ancora di più contro il lavello, e con le mani mi poggio in avanti.
"Se vuoi tornare là fuori non devi farti poggiare le mani addosso da nessuno". Dice.
Prendo un respiro veloce.
Il mio ballare con Alex e gli altri non è passato inosservato.
"Chi credi di essere per dirmi cosa fare?" Chiedo arrabbiata.
Lui inizia a passarmi un dito sul braccio. Lo muove lentamente, su e giù sulla mia pelle.
Continuo ad avere i brividi, e a lui questo piace. Sa di avere un certo potere su di me.
Ed io non posso permetterglielo.
Sta per rispondermi, quando lo blocco girandomi verso di lui.
"Dovresti pensare alla donna con cui sei venuto, sai Neymar? L'hai abbandonata di la in mezzo ad altri trenta uomini." Dico.
Ora che siamo faccia a faccia mi rendo conto di quanto sia improbabile che quest'uomo abbia ricevuto dei rifiuti nella sua vita.
Vorrei accarezzargli il viso, dirgli di smetterla di fare duro.. ma non posso cadere nella sua trappola.
Lui ride, e si avvicina ancora di più, se possibile.
"Non mi interessa quella donna lo sai.. è servita solo ad uno scopo..." dice. Ed io sono schifata dalle sue parole.
Lo spingo via bruscamente.
"Ma tu ti chiedi mai se le persone hanno dei sentimenti?" Dico allontanandomi.
"Mi fai repulsione. Usi la gente a tuo piacimento." Continuo, prima di lasciarlo lì, solo e confuso mentre mi sbatto la porta alle spalle.
Tornata dentro mi avvio al bancone direttamente, superando tutti.
Ordino ancora da bere, non potrei superare la serata altrimenti.
Cerco di guardare l'orologio appeso alla parete ma non lo vedo più nemmeno tanto bene.
Forse indica le 2:00.
Qualcuno si siede vicino a me. È Mike, tiro un sospiro di sollievo.
Non sono pronta per un altro scontro con Neymar.
"Vedo che ci stai dando dentro.." mi dice ridendo.
Ricambio il sorriso.
"Vik si sta facendo tardi. Pensavo tra mezz'oretta di andare via, ok?" Mi chiede.
"Si, anche subito se vuoi". Rispondo.
Si mette a ridere.
"Dammi ancora un attimo, devo salutare qualcuno. Ci vediamo al parcheggio? Ce la fai ad arrivare lì da sola?" Mi chiede premuroso.
Mike mi fa sentire protetta, è come se facesse un po' le veci di mio padre.
"Ma certo." Rispondo. Anche se non ne sono molto sicura.
"Ti aspetto li". Dico lasciando il bancone ed avviandomi.
Perdo un po' di tempo a salutare i ragazzi. Dal mio incontro con Mike passa un po' più di mezz'ora. Recupero il capotto e dando un'ultima occhiata alle mie spalle lascio la saletta privata del locale.
Mi avvio verso il parcheggio con passo incerto e quando lo raggiungo, fatico a ricordarmi dove abbia parcheggiato Mike.
Cerco di concentrarmi chiudendo gli occhi.
Ad un tratto un auto mi arriva davanti.
È una sportiva, ma non riesco a distinguerne il modello.
Da dentro qualcuno mi apre la portiera.
Perfetto, sarà Mike.
Salgo su e mi siedo.
Quando sono dentro un forte odore mi investe. È pulito, fresco.. mischiato ad un pungente profumo da donna.
Cerco di familiarizzare con il veicolo, ma non ci riesco. Quando mi volto verso il lato guida capisco il perché. Alla guida c'è Neymar, non Mike.
Faccio subito per uscire dall'auto ma lui prontamente inserisce le sicure.
"Fammi scendere". Dico guardandolo in cagnesco. Lui adesso indossa anche un cappellino con la visiera, quindi non riesco ad intravedere la sua espressione.
Sento della gente accalcarsi attorno all'auto, e vedo il riflesso di qualche flash, ma Neymar spinge subito sull' acceleratore e schizziamo fuori dal parcheggio.
Nonononono. Devo uscire di qui.
Sono nel panico. E l'alcol che ho bevuto non aiuta.
"Dove mi stai portando?" Dico girandomi a guardarlo.
Il suo profilo illuminato dalle luci della notte è perfetto.
Naso dritto, labbra piene.. Dio cosa gli farei.
Victoria calmati.
"A casa mia." Risponde.
"No, voglio andare a casa mia." Controbatto.
Cosa devo fare a casa sua?
"Non verrò a letto con te se è quello che progetti". Aggiungo.
Ride.
"Ma tu credi che io abbia bisogno di te per scopare?" Mi chiede deridendomi. Ed è vero. Sicuramente non ha bisogno di me per una notte di fuoco.
Allora cosa vuole da me?
"Bene, allora sei pregato di lasciarmi a casa". Dico.
"Va bene." Risponde semplicemente.
Troppo semplicemente.
Gli indico la strada e quando arriviamo di fronte casa mia spegne il motore ed apre la portiera.
"Dove vai?" Gli urlo da dentro.
Non riesco ad aprire dall'interno, così lui fa il giro ed apre lo sportello per me.
"Hai detto che volevi andare a casa. E ti ci ho portata. Ma non hai mai detto che volevi andarci da sola". Sorride.
Sono stordita, confusa.
Non riesco a rispondere.
Scendo dall'auto a fatica, ma Neymar non mi permette di prendere confidenza con il suolo perché mi carica in spalla.
Sono piegata su di lui, con il sedere esposto quasi del tutto. Menomale che a quest'ora non c'è nessuno in giro.
Non mi dimeno, ne urlo, per paura di svegliare il vicinato e farmi vedere così.
Dopo le mie indicazioni, raggiungiamo casa mia finalmente.
Neymar prende le mie chiavi dalla borsa, le inserisce nella porta ed apre.
"Non ti ho mai invitato a casa mia. Mettimi giù e vattene." Inizio a dire dimenandomi.
Batto i pugni sulle sua schiena, ma lui non sembra essere scosso.
Olimpia ci raggiunge subito scodinzolando. Non abbaia, ne ringhia. Del resto conosce già Neymar.
"Mi hai sentita?" Dico, ancora.
Lui è disorientato nel mio appartamento, non sa come muoversi.
Ne approfitto, mi agito dandogli una ginocchiata sulla spalla e riesco a cadere giù.
Atterro male però, finendo per rovinare su Neymar. Lui cerca di trattenermi, ma ormai abbiamo perso l'equilibrio.
Cadiamo a terra, ed io sono completamente distesa su di lui.
Mi allontano subito, e lui non batte ciglio.
"Vattene da casa mia." Sbraito mettendomi in piedi.
Lui mi imita.
"Prima spiegami cosa volevi dimostrare questa sera". Dice finalmente, sbloccando la parola.
Grazie all'alcol non ho tanti filtri al momento.
"In che senso? Sei tu quello che voleva dimostrare qualcosa sta sera venendo accompagnato. E cosa? Ah si, che puoi avere qualsiasi donna ti piaccia." Rispondo agitandomi.
Stronzo.
Si avvicina pericolosamente, facendomi arretrare verso il divano.
"Spiegami cosa volevi dimostrare vestendoti così e ballando con gli altri in quel modo?" Chiede ancora.
Lo affronto.
"Non hai sentito? Niente. Non voglio dimostrare niente di niente Neymar." Rispondo fredda.
"A me non sembra.. sappiamo entrambi che l'attenzione di tutti gli uomini era calamitata da te sta sera. Ma perché farlo? Sei così disperata?" Dice.
Mi confonde, con lui le conversazioni finiscono sempre in direzioni strane.
Disperata?! Ma per chi mi ha presa.
"Qua l'unico disperato sei tu, che abbordi donne tanto per il gusto di farlo.. ah no, per i tuoi scopi". Mi correggo ricordando la nostra conversazione in bagno.
"A differenza tua sono sincero". Ribatte.
"Anche io lo sono." Dico.
"No."
"Invece sì."
"Dimostralo." Insiste.
"Cosa?" Chiedo confusa.
"Sii sincera." Dice.
"Va bene."
"Ti sei vestita così per me sta sera?"
"Si." La risposta mi sfugge dalle labbra prima ancora di connettersi al cervello.
È come se ad averla elaborata sia stata la mia irrazionalità.
Nei suoi occhi si accende una scintilla.
"Volevi che ti notassi?" Chiede ancora.
"Si." Rispondo.
Ormai ho poco da perdere.
Avanza ancora verso di me.
"Volevi che ti guardassi?"
"Si." Ancora e ancora si.
"Hai ottenuto quello che volevi?"
"No." Dico con tono amaro.
"Invece sì.. " mi risponde.
"Non ho guardato altri che te per tutta la sera. E non ho fatto altro che pensare a come avvicinarmi a te.." confessa.
Traggo un respiro, mente il cuore prende ad impazzarmi nel petto.
".. e a come toglierti questo vestito di dosso..." aggiunge mentre i suoi occhi si fanno un giro panoramico sul mio corpo.
Arrossisco violentemente.
Lui si avvicina e tira giù la zip che ho sulla schiena con un movimento lento. Deve avermi veramente osservata tanto per sapere gia come togliere il vestito.
Io sto tremando.
Rimango in biancheria intima davanti a lui quando lascia cadere il mio vestito per terra.
Non ho paura, non sono in imbarazzo.
Fortunatamente indosso biancheria coordinata, dello stesso colore del vestito: rosso.
Non so cosa o chi mi ha dato l'audacia quando mi sono vestita.
Lui inspira pesantemente. I suoi occhi non si fermano un secondo. La sua gola è secca, lo sento da come cerca di deglutire.
"Dimmi dov'è la camera da letto". Dice con tono che non ammette repliche, senza guardarmi negli occhi.
Adesso sto tremando. So di volerlo fare con lui. So di desiderarlo. A frenarmi sono le mie paure, le mie ansie, le mie paranoie. Alla fine dei conti una notte di sesso con Neymar non potrà ridurre in poltiglia la mia credibilità. Sarà solo sesso. Per entrambi. Domani mattina lo manderò via per chiarire la cosa.
"In fondo a destra". Rispondo.
Lui mi carica di nuovo in spalla, e cammina percorrendo il corridoio di casa mia.
"Guarda che so camminare". Dico, ma lui non risponde.
Quando arriviamo davanti al letto mi lascia cadere con gentilezza dopo aver aperto le coperte per me.
Si allontana un po' e si sfila la maglia. Poi i pantaloni.
Rimane in intimo davanti a me. Ed io inizio a sudare. Il suo corpo è statuario. È un capolavoro. Addominali scolpiti che terminano in una V perfetta che si nasconde sotto il tessuto dei suoi boxer. Il tutto ricoperto di tatuaggi che vorticano ovunque sulla sua pelle d'ebano.
E gli occhi.. i suoi occhi.. nel buio della mia stanza sembrano luccicare ancora di più. Lui mi guarda, rimanendo fermo davanti a me. Mi godo tutta la perfezione del suo corpo senza vergognarmene. Lo guardo ovunque, senza pudore. Mi soffermo sui suoi boxer, e noto subito la protuberanza che spicca nonostante il nero del tessuto cerchi di nasconderla.
Ripenso a quando ho infilato la mano li dentro e.. distolgo lo sguardo ed arrossisco.
Gira attorno al letto e si infila anche lui sotto le coperte, in quella metà che è sempre stata vuota nella mia vita.
"Cosa fai?" Chiedo incuriosita. Mi aspettavo un approccio diverso.
Lui mi fa stendere e mi abbraccia da dietro.
"Dormi adesso.." dice al mio orecchio.
"Cosa?! Io .. " farfuglio senza sapere nemmeno cosa voglio dire. Cerco di opporgli resistenza per girarmi verso di lui, ma non ci riesco.
"Quando scoperò con te Victoria, dovrai essere totalmente lucida e cosciente, perché voglio che ti rimanga impresso nella mente. Ora dormi." Risponde secco.
Non ho intenzione di ribattere. Mi stendo tra le sue braccia e crollo in un sonno profondo.

Dal primo sguardo Where stories live. Discover now