26.

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Finiti gli allentamenti sono nel mio spogliatoio che attendo Neymar.
"Dammi cinque minuti e sono da te". Mi ha scritto.
Dobbiamo tornare a casa insieme anche oggi, e ammetto che la cosa inizia a piacermi. Non trascorrere più le giornate da sola, non essere costantemente in compagnia di nessun altro che me stessa.. mi piace.
Sorrido.
Sento bussare alla porta così di slancio mi alzo e la raggiungo.
Purtroppo non appena apro, il sorriso mi muore sulle labbra.
"Randy". Dico con tono duro.
Come sempre indossa un completo immacolato, che profuma ancora di lavanderia.
Dietro di lui i soliti due omaccioni giganti.
Randy sorride facendomi gelare le ossa, mentre si sporge appena a guardare dentro il mio spogliatoio.
Prontamente mi chiudo la porta alle spalle.
Non c'è niente di strano all'interno se non vestiti, ma non voglio che lui si metta a ficcanasare nella mia vita.
Cosa vuole ancora qua quest'uomo?
"Sono passato da casa tua ieri. E non c'eri. È nemmeno oggi". Dice con un tono che mi infastidisce. Vuole controllare la mia vita?
"Allora?" Dico stuzzicandolo.
"Allora non ci ho messo molto a trovarti." Risponde ridendo.
Io rimango congelata sul posto. Sa che sto da Neymar. Questa cosa mi preoccupa molto.
"Se annuncio al mondo che mia figlia si sposerà, è perché ho trovato un uomo per te, non credi?! Se dovesse scoprire che esci con quel... giocatore da strapazzo, manderesti tutto all'aria." Le sue parole, ancora una volta, mi feriscono profondamente.
Dimostra per l'ennesima volta di non avere minimamente a cuore la mia vita.
Ma Neymar no. Neymar non deve nemmeno nominarlo.
"Lui non c'entra niente. Lascialo stare. Sono stata chiara?" Dico a denti stretti, ringhiando.
"Si diciamo.. potrei anche farlo. Ma devi andare via da casa sua. Devi tagliare tutti i rapporti con lui Victoria. E devi accettare di sposare chi dico io." Il suo ghigno è terrificante.
Quest'uomo mi fa schifo.
Mi vengono dei conati di vomito.
"... altrimenti diciamo che potrei fare qualche chiamata e far comprare Neymar dal club più sperduto del Giappone."
Lo sto guardando con occhi sbarrati. Le mani strette in pugni.
"Gli rovineresti la vita". Ribatto con le lacrime agli occhi.
"Oh no principessa, saresti tu a farlo. L'alternativa per permettergli di continuare la scalata al successo ti ho già detto qual'è ". Dice.
O faccio come dice lui, o tutto si ripercuoterà su Neymar. Sono sicura che sarebbe capace di mandarlo a giocare su un'isola sperduta pur di punirmi.
Io lo seguirei anche in capo al mondo.. ma non posso rovinargli la vita. Non posso essere io a distruggere tutto quello per cui ha faticosamente lavorato.
"Va bene Randy. Hai vinto tu." Rispondo abbassando lo sguardo.
Quando torno a rivolgerlo a lui, il suo ghigno mi terrorizza. È disumano.
"Non voglio vederti parlare con lui mai più. E torni a casa sta sera stesso." Dice frugandosi nelle tasche.
Mi porge delle chiavi di un'auto. Sopra il logo della Lamborghini.
"Ti ho comprato un'auto nuova. Liberati di quel giocattolo che hai." Mi dice dandomi le spalle e andando via.
Stringo le chiavi forte nella mia mano. Vorrei ridurle in briciole.
Mi asciugo le lacrime che mi stanno rigando il volto e mi guardo intorno.
"Non voglio vederti parlare con lui mai più." La minaccia di Randy mi ritorna in mente.
Prendo solo il mio cellulare e corro verso il parcheggio prima che Neymar possa raggiungermi in spogliatoio.
Quando sono sotto premo il tasto di sblocco delle portiere e ci metto poco ad individuare il nuovo regalo di mio padre.
È una Lamborghini Aventador. La odio.
Rappresenta tutto ciò che nella mia vita ha fallito. Un padre assente che sta facendo di tutto per manipolarmi al fine di raggiungere i propri obiettivi, minacciando l'uomo con cui vorrei stare. Una vita vuota, triste, sola.
Chiamo la dog sitter e la avviso di riportare Olimpia a casa.
Non posso lasciarla da Neymar.
Già.. Neymar. Come farò con lui? Come gli spiegherò che devo allontanarmi da lui per il suo bene?
Sono a pezzi. Per la prima volta nella mia vita iniziavo ad essere felice, e Randy ha distrutto tutto.
Mi fiondo in macchina ed esco dal parcheggio.
Il mio telefono squilla, ma mi costringo ad ignorarlo. Randy potrebbe controllare anche quello.
Mi asciugo le lacrime con la manica della maglia e cerco di non pensare a quanto mi faccia male il cuore.
Tra me e Neymar è finita. Deve finire. Per il suo bene.

Un'ora dopo esser tornata a casa qualcuno bussa alla mia porta.
"Victoria". Mi chiama Neymar.
Bussa ancora.
Olimpia raggiunge la porta.
"Victoria che significa tutto questo?"
La sua voce è stanca. Disperata.
"Victoria so che ci sei. Aprimi e parliamone. Ho fatto di nuovo qualcosa di male? Ti chiedo scusa Victoria. Ma parliamone insieme. Apri." Mi supplica.
Sento un piccolo tonfo, come se avesse poggiato la fronte al portone.
Ogni cellula del mio corpo vorrebbe aprirgli e perdersi tra le sue braccia. Stringerlo per sempre.
Mi salgono le lacrime agli occhi. E singhiozzo.
"Vattene." Riesco a dire a fatica.
"Se non mi spieghi non andrò da nessuna parte". Ribatte.
"Devi sparire dalla mia vita". Urlo da dietro la porta.
Non apro perché so che non reggerei.
Non ce la farei.
"Victoria ti prego. Ti chiedo scusa. Non so cos'è successo, spiegami almeno. Cosa ho fatto?" Chiede.
Crede che la colpa sia sua. Il mio cuore non potrebbe essere più devastato di così.
"Niente. Solo non vai bene per me. Torna alla tua vita e fai finta di non avermi mai conosciuta". Dico con voce rotta.
"Impossibile. Non succederà mai." Dice.
Batte ancora i pugni sulla porta.
"Apri Victoria." Mi supplica.
"Vai via." Urlo.
"Perché non vado bene per te? Spiegami. Me lo merito". Chiede, ed anche la sua voce è incrinata.
Solo il pensiero di renderlo così triste mi sta uccidendo.
"Perché la tua vita è incompatibile con la mia. Sei un playboy e lo rimarrai per sempre. Voglio un uomo migliore al mio fianco." Mi costringo a dire.
L'unico modo per salvaguardarlo e mentirgli.
Ma fa male.
In un mondo in cui Neymar lotta contro i pregiudizi degli altri, ferirlo così dopo avermi concesso di sbirciare dentro la sua corazza, è un atto terribile.
Non risponde.
Sento i suoi passi allontanarsi.
È andato via.
L'ho ferito.
Mi lascio cadere a terra con la schiena poggiata alla porta.
Olimpia corre a leccarmi il viso rigato dalle lacrime. Come se potesse rimediare al mio cuore in pezzi.
Come se potesse rimediare al male che gli ho fatto.

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