8.

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Io e Mike siamo in piedi davanti la nostra panchina.
Lui sta cercando di spiegarmi qualcosa riguardo la formazione che ha scelto, ma io non lo sto seguendo molto a dire il vero.
La mia mente è ancora allo scontro di poco fa con Neymar, e alle minacce di Luis.
Dovrei parlarne a Mike?
Non potrebbe fare comunque molto, credo.
Lo stadio è pieno; anzi strapieno. La gente urla e si agita non appena i ragazzi mettono piede in campo.
La nostra curva è gremita di persone che incitano la squadra.
Tra i tanti striscioni ne intravedo parecchi tutti per Neymar. Uomini e donne indistintamente sembrano idolatrare quest'uomo. Donne per la maggior parte.
Torno a guardare i ragazzi che ora si sono disposti in campo.
Cerco Luis, che non passa inosservato con la sua stazza fisica, infatti lo trovo subito.
Lui gioca in difesa.
Prendo un grosso respiro.
"Sta tranquilla Victoria, i ragazzi sono assolutamente in grado di vincere contro questi avversari". Cerca di tranquillizzarmi Mike.
Peccato che la mia ansia non abbia nulla a che fare con l'esito della partita.
Neymar si gira appena a guardare in questa direzione, quando il fischio d'inizio risuona nell'aria.
Lo stadio esplode tra urla e cori, ed il mio cuore va a mille.
Non riesco a sedermi nemmeno per un secondo, seguo attentamente tutte le azioni spostandomi nella direzione della palla.
Mike è anche in piedi, ma osserva immobile.
Il primo tempo trascorre tranquillamente, i ragazzi hanno praticamente il costante possesso palla, ma non riescono a mettere a segno nessun goal.
Luis non sembra puntare Neymar in alcun modo, anche se si sono incontrati più volte vicino la porta.
Quando ci ritiriamo negli spogliatoi, io sono in testa con Mike, e tutti i ragazzi dietro ci seguono.
Una volta chiusa la porta alle nostre spalle mi concentro ad osservarli uno ad uno.
Nonostante abbiano corso per quarantacinque minuti, non sembrano particolarmente stanchi.
La loro resistenza sembra essere ottima.
"Ragazzi dovete uscire, cazzo. Avete paura? Luis vi fa paura? Ditelo subito perché non voglio una squadra di codardi." Sbraita Mike.
Gli altri rimangono in silenzio. Hanno perso il loro solito umore.
"Non voglio una squadra che si chiude in difesa. Dovete osare. Voglio vedere belle azioni.. Neymar tu ci sei in campo con la testa?" Chiede ad un tratto.
Ora tutti stiamo guardando Neymar.
È poggiato con le spalle al muro, lo sguardo rivolto verso me e Mike, sembra essere spento.
"Hai perso due ottime occasioni prima. Non voglio sapere cosa ti sta frullando in testa. Ma ora devi fare tabula rasa, uscire in campo e dare del filo da torcere a quei coglioni". Cerca di incitarlo Mike.
Lui annuisce stringendo le sopracciglia, come se si stesse concentrando.
Mike continua a parlare di strategie, numeri, dribbling ed altre cose, ma io non sto più ascoltando perché Neymar mi sta guardando.
I suoi occhi sono quasi stretti in due fessure. Mi scruta in maniera evidente ed insistente.
"Non mi piace", "non è il mio tipo".
Non devo dargliela vinta. Ho detto che non avrei avuto più nessun rapporto con lui al di fuori del lavoro.
Gli do le spalle e scambio qualche parola con Said.
Adesso l'atmosfera è meno tesa, i ragazzi stanno scambiandosi consigli.
Cerco di muovere le spalle per sciogliere un po' i nervi, ma sono troppo rigida.
Il tempo passa velocemente, così ci avviamo di nuovo verso l'uscita.
Io e Mike andiamo già in panchina insieme alle riserve, i ragazzi aspettano ancora qualche minuto.
Si dispongono in campo e il fischio d'inizio da il via al secondo tempo.
I ragazzi ora giocano più aggressivi di prima, cercano non solo di difendere, ma sopratutto di attaccare.
Dopo solo dieci minuti dal primo tempo, Brad segna un goal.
Io e Mike esultiamo abbracciandoci mentre i ragazzi si scagliano tutti su Brad per esultare.
Gli avversarsi iniziano ad essere stanchi, e nervosi dopo lo svantaggio.
Vedo Luis guardare spesso nella mia direzione, e la cosa mi mette in soggezione.
Continua il gioco con gli avversari che cercano la rimonta, senza risultato. Il loro gioco diventa più pericoloso, ed io ho paura. Paura che possano infortunarsi.
Accade subito dopo che Luis entra in scivolata sulla corsa di Neymar, facendolo rovinare pesantemente a terra.
Sono con il fiato sospeso; l'arbitro fischia, e prima ancora di rendermene conto siamo tutti in piedi rivolti verso di loro.
Sto camminando verso il campo; tutto ciò che mi circonda sembra solo un ammasso di suoni ovattati.
Nononononono.
Qualcuno prova a dirmi qualcosa, a trattenermi, non so chi.. li supero e sono quasi vicino a lui. Sto per abbassarmi a capire l'entità del danno, quando lo vedo rimettersi in piedi.
A fatica, ma si tira su.
Gli altri attorno a lui lo sorreggono e gli danno pacche sulle spalle. Altri invece stanno litigando con Luis. L'arbitro sta ammonendo qualcuno. Ma io non capisco più niente.
Mi ritrovo a due passi da Neymar, e quando si volta verso di me vorrei solo percorrerli velocemente e annullare la distanza.
Ha qualche filo d'erba sul viso e la divisa macchiata, ma sembra stare bene.
Mi guarda sorpreso, confuso, e non so cos'altro.
Vorrei chiedergli qualcosa, ma mi chiudo nel solito silenzio che caratterizza il mio modo di fare e gli do le spalle per tornare al mio posto.
Non alzo il viso da terra nemmeno un attimo, non voglio incontrare gli sguardi indagatori di chi si chiede perché un preparatore atletico sia entrato in campo dopo un fallo. Sento dei passi veloci dietro di me.
"Sto bene. Non è nulla." Dice Neymar passandomi affianco.
Mi sorpassa e va a battere la punizione.
Lo vedo confabulare con Said e cerco di capire più che posso.
"Tutto bene?" Mi chiede Mike venendomi incontro.
Annuisco.
Ha detto che sta bene e che non è nulla.
"Cercherà di segnare senza passaggi". Continua Mike alle mie spalle.
La distanza dalla porta è notevole, ed anche l'angolazione non è la migliore. Dubito che segnerà.
Mi avvicino quanto più la nostra delimitazione mi permette, e seguo tutto attentamente.
L'arbitro fischia e Neymar fissa il pallone.
Uno, due, tre secondi e per un solo istante si gira a guardarmi.
Dura pochissimo, giusto il tempo di notarmi.
Poi si inclina, guarda verso la porta, prende la rincorsa e calcia.
La palla sorpassa la barriera, si curva notevolmente e finisce nell'angolo superiore della porta. È vano il tentativo del portiere avversario di fermarla.
È goal.
Tutti festeggiano ed esultano. Neymar è al centro dell'attenzione generale.
Lo stadio esplode di urla di gioia, ed anche Mike viene ad esultare con me.
La partita si conclude senza nessun recupero da parte della squadra avversaria e quando l'arbitro fischia la fine, tutti iniziano a rilassarsi.
I ragazzi vanno sotto la curva dei loro tifosi a festeggiare, Mike raggiunge subito i microfoni della stampa.
Io sono spaesata. Cosa ci si aspetta da un preparatore atletico?! Niente, sicuramente.
Mi avvio verso lo spogliatoio cercando di passare inosservata.
Mi volto solo per un attimo a guardare Neymar scattare foto con delle sue fan, fatte entrare in campo chissà da chi.
È circondato da belle donne costantemente.
Alzo le spalle. Cosa dovrebbe importarmene?
"Dove scappi?" Mi giunge all'orecchio.
Luis mi si para davanti, a pochi passi dallo spogliatoio.
Mi guardo intorno. Nella confusione generale nessuno sembra notarci.
Cerco di aggirarlo senza risultati.
"Senti cosa vuoi? Non ho intenzione di avere un ruolo nella tua vendetta personale. E non potrei nemmeno volendo. Come ha ribadito Neymar, non sono nessuno per lui." Dico.
Lui ride e si mette a braccia conserte poggiato contro il muro.
"E perché sembri infastidita da quello che ha detto? Ma chi volete prendere in giro?! Non sei nessuno per lui?! Vi ho studiati bene prima di avvicinarmi." Risponde.
Ho la conferma che quest'uomo è folle.
Folle come pochi.
"Senti, lasciami passare o mi costringerai a raccontarlo a Mike". Cerco di minacciarlo.
Si fa subito di lato.
"Oh passa pure. Non voglio trattenerti. Tanto ne riparleremo." Dice.
Ne approfitto subito.
Lo supero e corro nel mio spogliatoio.
Mi chiudo la porta alle spalle e faccio anche un giro di chiave dall'interno.
Ora mi sento più tranquilla.
Decido di prendermi qualche minuto per calmarmi ed analizzare la situazione.
Luis vuole vendicarsi di Neymar.
Il motivo è ignoto.
Neymar è preoccupato perché ritiene Luis pericoloso.
Ma perché sono finita in questa situazione?!
Ecco, perché Luis è convinto che tra me e Neymar ci sia del tenero. Anche se Neymar ha dichiarato apertamente davanti a lui tutto il contrario.
Sbuffo.
Mi spoglio velocemente. Sono nervosa.
Tiro fuori dal mio armadio un completo sportivo e lo indosso.
Devo allenarmi; devo assolutamente allentare la tensione.
Raccolgo i capelli in una coda alta, e vorrei anche struccarmi, ma non ho con me l'occorrente e solo con l'acqua so che farei un pasticcio.
Sbuffo.
Metto telefono e cuffie in un piccolo marsupio che mi lego ai fianchi e cerco le chiavi.
Sarà meglio portare anche una felpa, visto che mi allenerò per un po' e siamo già oltre l'orario di cena.
Mi infilo anche un cappellino, e chiudendomi la porta alle spalle, mi allontano verso la palestra al piano di sopra, cercando di passare inosservata.
Incredibilmente ci riesco.
Quando arrivo la palestra è ovviamente isolata.
I ragazzi staranno facendo la doccia per tornare a casa, e qui per oggi ormai non verrà più nessuno.
Mi chiudo la porta alle spalle ed inizio subito a riscaldarmi.
Alzo al massimo il volume nelle cuffie e cerco di non pensare.
Ma mi è impossibile.
"Non mi piace." "Non è il mio tipo."
Mi rimbombano in testa.
Fondamentalmente, se lo pensa é giusto che lo dica.
Perché ci rimango così male?! Forse perché potrebbe avere modi diversi. Io non vado in giro a dire che la gente non mi piace.
Trascorro le successive due ore a sfogare tutta la tensione accumulata oggi. Mi alleno con intensità, tanto da essere sfinita.
Finisco gli ultimi allungamenti e mi lascio crollare sul pavimento.
La musica continua a risuonarmi nelle orecchie.
Tolgo le cuffie e le ripongo nella loro custodia.
Guardo l'ora, sono le 23:55. Tardissimo.
Raccolgo le cose velocemente e mi affretto verso l'uscita.
Quando apro la porta sbatto contro qualcosa; qualcuno.
Vengo spinta di nuovo dentro la palestra, e quando sento il rumore metallico della maniglia, mi rendo conto di essere chiusa dentro.
Ma non sono sola.
Neymar indossa una tuta completamente blu e scarpe nere. Ha il cappuccio sollevato, ma quando lo abbassa posso notare che i suoi capelli sono ancora umidi. Dev'essere uscito da poco dalla doccia.
Mi guarda con intensità, ed io non ho il coraggio di fiatare.
All'improvviso poi si avvicina spingendomi contro il muro.
I suoi occhi mi stanno penetrando fino alle ossa e sento il cuore martellarmi nel petto.
Si avvicina tanto da essere quasi completamente poggiato su di me. Profuma. Profuma di buono. Di pulito. Di fresco.
Cerco di prendere di lui più che posso.
Mi poggia una mano alla base della schiena, attraendomi a se.
Subito cerco di frapporre le mie mani a noi due, ma in un attimo ha la capacità di stravolgere la situazione.
Mi afferra dalle cosce e mi tira su, incastrandomi contro il muro.
Le mie gambe si intrecciano alla sua vita in automatico.
"Cosa ci facevi in campo prima?" Chiede alludendo al fallo che ha subito.
"Niente." Dico e lo spingo un po'.
"Non respingermi.. ti prego." Dice posando un bacio gentile sul mio collo.
Mi vengono i brividi su tutta la pelle.
"Sei tu.. a respingermi.. sempre". Cerco di articolare mentre continua a baciarmi ogni centimetro di pelle con lentezza devastante.
Ride contro il mio collo, ed io lo sento subito.
"Victoria.. io non ti ho mai respinta" Dice alzando lo sguardo e fissandomi negli occhi.
Potrei rimanere così per sempre.
Nelle sue iridi, verde, miele, azzurro e grigio si fondono perfettamente creando un'arma letale.
Tra le mie gambe percepisco perfettamente la sua erezione premere verso di me.
Deglutisco a fatica, la mia bocca è arida.
All'improvviso si sporge e mi bacia sulle labbra.
Non riesco, e nemmeno voglio, fermarlo.
Lo bacio a mia volta, cercando di prendermi di lui più che posso.
Quest'uomo è un mistero per me. Mi vuole, ma non mi vuole. Mi bacia, ma non gli piaccio. Mi tocca, ma non sono il suo tipo.. mi confonde, mi destabilizza. Con lui so che non ho io il controllo.
Con le mani va a stringermi i glutei, sempre tenendomi sospesa. Ma non sono un peso piuma, quindi ben presto si stacca dal muro e mi poggia sul tavolo all'ingresso della palestra.
Lancia a terra tutto cio che c'è sopra e mi fa stendere, ma io mi rialzo subito con il busto.
Lo afferro dal colletto della felpa e lo attraggo a me facendolo salire con le ginocchia sulla scrivania.
"Bel goal.. comunque.." dico tra un bacio e l'altro.
Lui ride, ed il suono della sua risata è musica per me.
Lo bacio ancora, e ancora e ancora.. e non saprei dire quanto tempo passa, perché sono totalmente concentrata sulle sue labbra.
Con gentilezza e sicurezza porta una mano sul mio seno destro.
Lo stringe appena, e dalle labbra emette un gemito basso, gutturale, come se gli venisse dal profondo.
In questo frangente gli mordo appena il labbro inferiore, e lui risponde roteando gli occhi e socchiudendo le palpebre.
Sta cercando di essere gentile, ma so che vorrebbe fare diversamente. Lo vedo da come è rigido, da come cerca di controllarsi.
Credo che non sia al cento per cento se stesso ora.
Prendo il coraggio di allungare una mano verso il cavallo dei suoi pantaloni; sono intimorita. Voglio spingermi tanto oltre?! Una pomiciatina si può dimenticare, una scopata no.
Sfioro appena la sua erezione da fuori il pantalone, che lui subito freme sulle mie labbra.
Sorrido e capisco che il timone passa nelle mie mani. E siccome sono una maniaca del controllo, una a cui piace avere la situazione in pugno, infilo la mano all'interno del tessuto, ed esploro con gentilezza il suo membro.
È estremamente duro e lungo. Senza vederlo lo percepisco dal tatto.
Ansimo anche io al pensiero di poter andare oltre con lui. Al pensiero che possa farmi male.
Chiudo la mano sulla sua lunghezza ed inizio a muovermi su e giu, indugiando appena sulla punta.
Lui smette di baciarmi, e si alza mettendosi seduto a gambe aperte su di me.
Reclina la testa all'indietro e mi lascia fare.
È veramente una visione. Quest'uomo è stato concepito per il sesso; il suo corpo è quello di una divinità.
Chissà con quante donne...
Come arriva il pensiero la mia mano si blocca.
Non voglio essere un altro dei suoi trofei. Di questo sono sicura.
Mi sottraggo alla pressione del suo corpo e scendo dalla scrivania.
Lo specchio enorme in fondo mi restituisce un'immagine pessima di me.
Sono spettinata, arrossata e le mie labbra sono gonfie.
Non potrei essere peggio di così.
Neymar è ancora travolto dalla situazione, mi sta guardando perplesso e per niente felice.
"Che succede?" Mi chiede ricomponendosi.
Scende e si avvicina, ma io indietreggio.
"Stammi lontano." Dico.
"Non capisco.. cosa è successo?" Mi chiede confuso. I suoi occhi preoccupati.
"Non ti piaccio, non sono il tuo tipo, ma stai comunque cercando di andare a letto con me. Non voglio essere un altro dei tuoi trofei in vetrina. Non ti permetterò di giocare con me." Dico lanciandogli addosso la mia felpa.
Lui la prende al volo, e rimane di stucco. Gli occhi sgranati, a fissare il vuoto e non risponde.
Lo pianto li e scappo verso l'uscita con il cuore che mi sta esplodendo nel petto.
Come ho fatto a fermarmi? E cosa provo io per quest'uomo?

Dal primo sguardo Where stories live. Discover now