11.

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Lunedì mattina arrivo in campo leggermente in anticipo.
Ho già corso per 12km, quindi sono distrutta.
Dovevo schiarirmi le idee. Ci sono riuscita? No.
Mi sento sopraffatta da tutta questa situazione?Si
Questo lavoro è piombato nella mia vita all'improvviso. E con esso, tutto ciò che comporta.
Faccio qualche piegamento intanto che aspetto.
Uno, due.. arrivo a contarne venticinque prima che qualcuno mi copra il sole con la sua ombra.
Mi alzo e mi ritrovo Alex davanti.
"Ma cosa mangi a colazione Viky? Hai sempre tutta quest'energia". Dice salutandomi.
Tutti gli altri sono arrivati dopo di lui.
Anche Mike.
"La leggenda narra latte e cereali.." scherzo.
Lui si mette a ridere, e tutti insieme ci avviamo a fare allungamenti.
Sto cercando in tutti i modi possibili di non guardare Neymar. Lo evito, e so che a lui non passa inosservata la cosa probabilmente.
Siamo tutti in cerchio, quando un ragazzo con un gilet catarifrangente entra in campo.
Ha in mano un mazzo di rose rosse.
Ora stiamo tutti guardando lui, che viene verso di me dopo aver parlato con Mike.
"Victoria Thorne?" Mi chiede ed io scatto in piedi.
Annuisco.
"Ho una consegna per lei. Metta una firma qui". Dice porgendomi un foglietto di carta.
Siglo il mio nome e gli restituisco tutto.
"Credo ci sia un errore". Dico mentre lui mi passa le rose.
"Sarà un'omonima". Dico ancora al ragazzo.
"Impossibile." Risponde lui andando via di fretta.
Rimango impalata, con i fiori in mano.
Chi li avrà mandati?
Per un solo istante... un solo stupidissimo istante il mio cuore si illumina pensando a qualcuno tra i presenti. Ma realizzo subito l'impossibilità della cosa.
Intravedo un bigliettino e lo tiro fuori.
"Al nostro prossimo incontro. Luis" c'è scritto.
Il cuore inizia a battermi velocemente; ho un po' di paura. La vedo come una forte invadenza.
A passo svelto raggiungo la panchina e lascio i fiori li. Li poggio e mi pulisco le mani, quasi come se potessero infettarmi.
Ritorno al mio posto, e sono già l'argomento principale di discussione ovviamente.
"Chi era??" Chiede subito Alex.
"Nessuno." Rispondo.
"Dai Vic, rendici partecipi una volta tanto.." insiste Brad.
Sbuffo.
"Pensate a lavorare." Li ammonisco.
"Neymar, sei stato tu?" Chiede Brad all'amico ammiccando.
Lui si volta e gli scocca un'occhiataccia.
"Mai e poi mai." Risponde.
E come sempre, anche questa sua risposta così netta e glaciale, mi ferisce.
Abbasso lo sguardo, cerco di ricompormi, di ritrovare la mia determinazione.. invano.
Mi alzo e li avviso che il riscaldamento è finito.
Mike subentra subito al mio posto ed inizia ad allenarli.
Sono distratta. Preoccupata e distratta.
Cosa vuole ancora Luis?!
Dopo una mezz'ora di allenamento individuale con Brad, mi avvicino alla panchina per bere.
Guardo i fiori lateralmente mentre mando giù grandi sorsi d'acqua.
Ad un tratto, una palla che arriva scagliata come un missile, li colpisce in pieno, distruggendoli quasi del tutto.
Tossisco e mi giro.
Neymar da lontano alza la mano per scusarsi.
Ma il colpo era ben lontano dalla porta; lo ha fatto di proposito.
"Neymar.." lo rimprovero mentre si avvicina.
Lui recupera la palla.
"Scusa. Non volevo.. ma sei com'è.. non si portano fiori in campo". Dice.
"Questa regola l'hai inventata tu, sentiamo?!" Chiedo aggressiva.
Non mi importa del gesto di Luis, mi dispiace per le rose e basta.
Lui si gira e si avvicina velocemente.
"Sentiamo, cosa c'è?! Ho rovinato i fiori del tuo corteggiatore?! Scusa. Mi dispiace se ci tenevi, ma ormai è andata così.." dice, ed i suoi occhi sono fastidiosamente provocatori.
Mi innervosisco.
Tremo dalla rabbia davanti questo suo atteggiamento strafottente.
Vorrei picchiarlo, urlargli contro, baciarlo, stringerlo.. ma non posso dare spettacolo.
Quindi silenziosamente, senza dargli soddisfazione recupero un sacchetto dal mio borsone e mi metto a pulire il disastro di petali caduti.
Lui mi sta osservando confuso. Si aspettava una reazione diversa.
"Sta ferma. Faccio io". Dice lasciando cadere la palla e inginocchiandosi accanto a me.
Le sue mani sfiorano le mie varie volte mentre raccogliamo tutto, ed ogni volta è come prendere la scossa.
Quando abbiamo finito mi alzo e dandogli le spalle esco dal campo. Il mio lavoro qui è comunque finito.

Ho fatto una doccia bollente, ora ho asciugato i capelli e li ho raccolti in una coda alta.
Indosso la felpa e mi avvio a lasciare lo spogliatoio, ma come apro la porta vengo spinta di nuovo all'interno.
Neymar si intrufola dentro e se la chiude alle spalle.
"Ma quando la smetterai di arrivare così?" Chiedo urlando, spaventata.
"Victoria.. dimmi perche Luis ti sta minacciando." Dice sbattendo il bigliettino che c'era sulle rose, sul mio tavolino. La bottiglia d'acqua che c'è sopra rimbalza e cade per terra.
"Tu .. lo hai fatto apposta. Mi hai aiutata solo per rubare il biglietto e vedere chi.." non finisco la frase.
"Victoria, cosa cazzo vuole Luis da te?" Mi urla sopra. Nei suoi occhi la paura.
"Non lo so.." rispondo con voce flebile.
"Devi dirmi tutto quello che non so. Lo hai più rivisto dalla partita?" Mi chiede.
Scuoto la testa.
"Mi aveva minacciata, dicendo che ti avrebbe fatto del male in campo.. ma non so cosa voglia adesso." Ammetto.
Lui alza gli occhi preoccupato.
"Sei in pericolo adesso. Finché non capiamo cosa vuole da te devi camminare con gli occhi aperti". Dice puntandomi con il dito.
"Lo faccio già, tranquillo". Rispondo.
"No. Non lo fai. Non sei mai attenta. L'altra sera sei salita nella mia macchina convinta che fossi Mike. E se ci fosse stato Luis dentro?" Sbraita.
Perché mi sta attaccando ora?
"Perché te la prendi con me? Non solo finisco, non so come, coinvolta nei suoi problemi.. ma ti arrabbi pure?" Chiedo sinceramente.
"Non sai come? Te lo dico io come ci sei finita dentro." Dice sbattendo entrambe le mani sul tavolo.
"Perché io sono un coglione. Non avrei mai dovuto nemmeno guardarti da lontano. Invece sono talmente coglione che mi sono avvicinato a te". Dice.
Incasso il colpo.
"Avresti preferito non conoscermi affatto?" Chiedo con il cuore che batte veloce. Ho paura della risposta.
"Si, sarebbe stato molto meglio." Risponde.

Bene.
Stringo i pugni ed abbasso lo sguardo.
Raccolgo le mie cose e prima di mettermi a piangere davanti a lui esco fuori dallo spogliatoio.
Corro, corro, salto i gradini tre alla volta fino a giungere in macchina.
Poi metto in moto e schizzo via.

Dal primo sguardo Where stories live. Discover now