36.

1.4K 45 4
                                    

Il tessuto freddo del lettino mi fa rabbrividire, così mi muovo cercando di farci aderire la mia pelle nuda il meno possibile.
"La tua densità muscolare è ad un livello altissimo. Stai benissimo Victoria. Complimenti." Dice Mike osservando il piccolo schermo di dati biometrici di fronte a lui.
Poi si avvicina e mi stacca di dosso dei piccoli cavetti che con dell'adesivo mi aveva messo su polsi e caviglie.
Mi alzo e mi infilo subito di nuovo pantaloni e maglione. Fuori fa davvero freddo.
"Quel tatuagg.." inizia a dire indicando un punto esatto del mio corpo,ma lo interrompo guardandolo bruscamente. In segno di resa alza le braccia.
"Per il resto? Come stai?" Mi chiede.
Metto il piede destro nello stivale e poi il sinistro. Infine mi sollevo e sistemo l'orlo dei jeans.
"Bene." Rispondo sorridendo.
"Già.. come tutti i giorni degli ultimi sei mesi." Dice lui con tono amaro.
Non rispondo alla sua provocazione. Sono stati mesi duri, ma ho fatto di tutto per non darlo a vedere agli altri. Invano credo a questo punto.
"Oggi vieni?" Mi chiede.
Raccolgo il mio cappotto dall'appendi abiti.
"Non so. Sono impegnata". Dico sistemandomi i capelli che ora sono corti fin sopra la spalla.
"Mhh." Fa lui.
Prendo la borsa da una sedia in fondo alla sala e lo raggiungo.
"Grazie Mike." Dico.
"Spero di vederti più tardi." Risponde con tono amaro.
Non dico nulla, gli do le spalle ed esco dall' infermeria.
Prendo un bel respiro e impongo al mio cuore di calmarsi.
Devo distrarmi assolutamente.
Prendo il cellulare e chiamo Alex.
"Ehi, Vic." Mi risponde al secondo squillo.
"Che fai? Sei impegnato?" Chiedo.
Raggiungo velocemente il parcheggio.
"Sono a casa di Brad.. noi stiamo preparando per sta sera.." dice con tono incerto.
"Ci raggiungi?" Aggiunge subito.
"Non so.." dico incerta.
"Siamo solo noi. Vieni. Ti aspettiamo." E chiude la chiamata.
Alex negli ultimi sei mesi è stato la mia ancora di salvezza. Ha cercato di riempire l'ennesimo vuoto che si è creato nella mia vita. Mi è stato affianco costantemente, e gliene sarò grata per sempre.

Quando arrivo a casa di Brad i ricordi mi assalgono.
Rivedo lui ovunque. Lui in piscina; lui sulla chaise lounge dove ha assalito Olsen.. impongo al gelo che c'è fuori di ghiacciare di nuovo anche la mia anima e mi affretto all'ingresso.
Mi chiudo subito la porta alle spalle e sfrego le mani l'una contro l'altra per riscaldami.
L'ambiente è addobbato già per Natale, nonostante manchi comunque ancora un bel po.
Tipico di Brad.
Sento i loro schiamazzi provenire dalla sala da pranzo, così mi avvio e li raggiungo.
Quando mi vedono mi salutano in coro, sorridendo.
Alla parete un festone appeso recita "ben tornato a casa". Deglutisco.
La mia gola è diventata secca improvvisamente.
Mi schiarisco la voce e poggio borsa e cappotto sul divano.
"Come è andato il controllo con Mike?" Mi chiede Alex con in mano dei festoni. A lui non sfugge niente. Si ricorda di chiedermi anche quanta acqua ho bevuto durante la giornata. È diventato estremamente apprensivo da quando lui è andato via.
Gli faccio il cenno dell'ok con il pollice in su, mentre mi metto a sedere mollemente vicino il camino acceso.
"Ti stanno crescendo i capelli Vic". Mi dice Joel arrivando dalla cucina con in mano delle patatine.
Li ho tagliati tre mesi fa, liberandomi della mia folta chioma.
Ad oggi sono già un po' ricresciuti, ma rimangono comunque sopra la spalla.
"Sei troppo dimagrita però, sai?" Aggiunge osservandomi dal collo in giù.
Sbuffo.
"Mike ha detto che sto benone. State sereni. C'è qualcosa da bere?" Chiedo alzandomi.
Joel mi porge un bicchiere di aranciata.
Lo guardo e poi guardo il bicchiere.
Lui solleva gli occhi al cielo.
"Ok, in cucina c'è il vino." Dice.
Sorrido e vado a versamene un calice, poi torno da loro.
"Come posso aiutarvi?" Chiedo. Voglio rendermi utile, non mi piace stare a guardare.
I ragazzi si scambiano occhiate preoccupate.
"Ci sarebbe da preparare la tavola sei hai voglia.." dice Brad titubante.
"Perfetto. Ci penso io." Rispondo.
"Mi piace questa festicciola da liceali che state organizzando. Patatine e birra, una partita in tv, videogiochi.. mi ricorda le serate che facevamo prima". Dico mentre sistemo la tovaglia sul tavolo.
Tutti i ricordi delle serate trascorse a giocare alla play e a mangiare pizza a casa sua riaffiorano spontaneamente.
"Da liceali?" Mi riprende Alex in piedi su una sedia intento ad attaccare la lettera B al muro.
Rido.
"Vieni, vero?" Mi chide Brad con occhio indagatore.
Scuoto la testa.
Io e Neymar non ci sentiamo da sei mesi.
Lui mi ha cercata i primi giorni, dopo di che ha comprensibilmente mollato la presa.
Seppure non sia uscita neanche una briciola di notizia scandalosa su di lui, non so cosa abbia realmente combinato in Inghilterra.
"Lo hai sentito?" Mi chiede Alex, come ogni giorno negli ultimi sei mesi.
Sbuffo, lanciando un'occhiata al mio telefono poggiato vicino al camino, istintivamente.
"No." Rispondo come sempre.
Ormai la domanda è un rito.
So che loro si sono sentiti e videochiamati di continuo, e la cosa mi fa piacere.
Vado in cucina a cercare gli snack ed anche a respirare.
Poggio le mani sul piano del lavello e inspiro.
"Smettila di fare la dura ok? Come stai?" Mi chiede Alex a bassa voce arrivando dietro di me.
"Di merda." Ammetto con le lacrime che arrivano copiose agli occhi.
"Non riesco a rivederlo Alex. Non ce la faccio. Solo il pensiero.." dico.
"Ehi ehi, calmati. Ci sono io. Oggi o domani all'allenamento devi rassegnarti a vederlo prima o poi. Meglio qui che mal che vada puoi andare via quando vuoi." Dice.
Mi fiondo tra le sue braccia. Lui mi stringe tranquillizzandomi.
"Ci penserò." Dico.

Pensarci però non ha portato nulla di buono; sono una codarda. Alle 18:00 sono andata via da casa di Brad. Troppo spaventata per restare li. Spaventata da cosa? Già.
Neymar in questi sei mesi potrebbe essersi fidanzato. Potrebbe aver fatto di tutto.. potrebbe avermi dimenticata.
È questo che mi terrorizza.
Essere stata dimenticata. Come mio padre. Anche lui.
Cerco il cellulare mentre sono ferma al semaforo. Ho intenzione di ordinare cena d'asporto e consumarla insieme ad una bella bottiglia di vino, così crollerò sul divano senza restare sveglia a pensare.
Il semaforo diventa verde, ma io metto la freccia e accosto. Non lo trovo.
Cazzo. L'ultima volta che l'ho visto era sul camino a casa di Brad.
Mi guardo bene dallo specchietto, faccio un'inversione a U e torno indietro.
Devo correre se non voglio rischiare di incontrarlo.
Premo il piede sull' acceleratore e sorpasso le auto che mi trovo davanti. Qualcuno mi suona con il clacson.
Diavolo, Victoria sei così spaventata?
Arrivo davanti casa di Brad in cinque minuti, e fortunatamente non c'è nessuna auto nuova parcheggiata fuori, salvo quella di Mike che li avrà raggiunti.
Correndo arrivo all'ingresso, devo fare veloce. I tacchi dei miei stivali battono ritmicamente sul vialetto in pietra.
Non posso incontrarlo. Non ora che non sono psicologicamente pronta.
Apro la porta e vado nuovamente verso il salotto.
"Brad". Chiamo. Improvvisamente gli schiamazzi che giungono dalla stanza si interrompono.
"Ho lasciato il mio fottuto cellulare qui." Mi lamento dal corridoio.
Non appena metto piede nella stanza, l'intero equilibrio che ho costruito a fatica in sei mesi, implode.
E con lui anche il mio cuore.
Neymar è al centro della stanza, indossa ancora il giubbotto ed ha con se una grossa valigia nera. È arrivato da qualche minuto suppongo.
I suoi occhi incontrano i miei, mentre anche lui spiazzato rimane immobile. In quel preciso istante sento una scintilla scattare dentro di me.
Panico.

Dal primo sguardo Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang