■La scritta sul muro (2)

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《«Perché ti serve?» chiese Harry.
«Per lo stesso motivo per cui lo cercano tutti» rispose Hermione, «per
leggere la storia della Camera dei Segreti».
«E sarebbe?» chiese subito Harry.
«Non lo so. Non mi ricordo» disse Hermione mordicchiandosi le labbra.
«E non riesco a trovare la leggenda da nessun'altra parte...»
«Hermione, fammi leggere il tuo tema» chiese Ron disperato, control-
lando l'ora.
«Non se ne parla neanche!» lo redarguì lei, divenuta d'un tratto severa.
«Hai avuto dieci giorni per finirlo».
«Ti prego, mi mancano soltanto sei centìmetri...»
La campanella suonò. Battibeccando, Ron e Hermione si avviarono alla
lezione di Storia della Magia.
Storia della Magia era la materia più noiosa del programma. La teneva il
professor Rüf, l'unico insegnante fantasma, e la cosa più eccitante mai ac-
caduta durante le sue lezioni era il suo ingresso in aula attraverso la lava-
gna. Decrepito e avvizzito, molti dicevano che non si era accorto di essere
morto. Era accaduto semplicemente che un giorno, alzatosi per andare a
lezione, aveva lasciato il proprio corpo su una poltrona davanti al camino,
nella stanza dei professori; ma anche così, le sue abitudini non erano minimamente cambiate.
Quel giorno, come al solito, la lezione era noiosa. Rüf aprì i suoi appunti
e cominciò a leggere: la sua voce era un ronzio monotono, come un vec-
chio aspirapolvere, tanto che tutta la classe cadde in un torpore profondo,
risvegliandosi di tanto in tanto per prendere nota di un nome o di una data,
e poi tornando a dormire. Rüf parlava da circa mezz'ora, quando accadde
qualcosa di assolutamente inedito: Hermione aveva alzato la mano.
Il professore, sollevando lo sguardo nel bel mezzo di una lezione mor-
talmente noiosa sulla Conferenza Internazionale dei Maghi del 1289, parve
stupito.
«Signorina... ehm...»
«Granger, professore. Mi chiedevo se lei poteva dirci qualcosa sulla
Camera dei Segreti» chiese la ragazza con voce limpida.
Dean Thomas, che fino a quel momento aveva guardato fuori dalla fine-
stra, uscì dalla trance con un sussulto; Lavanda Brown rialzò la testa che
aveva appoggiato sulle braccia e a Neville scivolò il gomito giù dal banco.
Il professor Rüf sbatté le palpebre.
«La mia materia è Storia della Magia» disse con la sua vocetta secca.
«Io mi occupo di fatti, signorina Granger, non di miti e leggende». Si
schiarì la gola con un piccolo schiocco, come di un gessetto che si spez-
zasse, e proseguì: «Nel settembre di quello stesso anno, un sotto-comitato
di stregoni sardi...»
Si interruppe un'altra volta. La mano di Hermione sventolava di nuovo
in aria.
«Signorina Grant?»
«Granger, signore... Mi scusi, ma le leggende non si basano sempre su
un fatto reale?»
Il professor Rüf la guardò talmente sbalordito che Harry ebbe la certezza
che mai studente, né vivo né morto, lo avesse interrotto prima di allora.
«Be'» rispose lentamente, «sì, suppongo che questa tesi sia sostenibile».
Scrutò Hermione come se fino a quel momento non avesse mai visto bene
in faccia uno studente. «Ma la leggenda di cui lei parla è un racconto tal-
mente fantastico, addirittura ridicolo...»
Ora però, tutta la classe pendeva dalle sue labbra. Lui li fissò con il suo
sguardo un po' perso; tutti gli occhi erano puntati su di lui. Harry avrebbe
giurato che il professore era completamente sconvolto da quella insolita
manifestazione di interesse.
«Oh, molto bene» disse lentamente. «Vediamo un po'... la Camera dSegreti...
«Naturalmente, sapete tutti che Hogwarts è stata fondata più di mille an-
ni fa - si ignora la data precisa - dai due maghi e dalle due streghe più fa-
mosi dell'epoca. Le quattro Case prendono nome da loro: Godric Grifon-
doro, Tosca Tassorosso, Priscilla Corvonero e Salazar Serpeverde. Insie-
me, essi costruirono questo castello, lontano dagli occhi curiosi dei Babba-
ni, perché a quel tempo la magia era molto temuta dalla gente comune, e
maghi e streghe erano crudelmente perseguitati».
S'interruppe, volse intorno alla stanza uno sguardo opaco e proseguì:
«Per alcuni anni, i quattro fondatori lavorarono insieme in grande armonia,
andando in cerca di giovani che mostrassero doti magiche e portandoli al
castello per educarli. Ma un giorno tra loro nacquero dei dissapori. Fra
Serpeverde e gli altri cominciò a crearsi una spaccatura. Serpeverde voleva
essere più severo nella scelta degli studenti da ammettere a Hogwarts. Era
convinto che il sapere magico dovesse essere custodito nelle famiglie di
maghi. Non gli piaceva prendere studenti nati in famiglie di Babbani: li ri-
teneva inaffidabili. Dopo qualche tempo, tra Grifondoro e Serpeverde
scoppiò una gravissima lite al riguardo e Serpeverde lasciò la scuola».
Il professor Rüf si interruppe di nuovo e increspò le labbra: pareva proprio una vecchia tartaruga grinzosa.
«Tutto ciò proviene da fonti storiche sicure» proseguì, «ma questi fatti
chiari e inoppugnabili sono stati offuscati dalla fantasiosa leggenda della Camera dei Segreti. Si racconta che Serpeverde costruì nel castello una stanza segreta, di cui gli altri fondatori ignoravano l'esistenza.
«Stando alla leggenda, Serpeverde sigillò la Camera dei Segreti affinché
nessuno potesse aprirla fintanto che non fosse giunto il suo vero erede.
Soltanto lui sarebbe stato in grado di spezzare il sigillo apposto sulla Ca-
mera dei Segreti, sprigionare gli orrori che vi erano racchiusi e servirsene per epurare la scuola da tutti coloro che erano indegni di studiare la magia».》

The story of Harry Potter -The boy who lived-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora