■L'avvertimento di Dobby(2)

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《Ma si interruppe di nuovo. Anche il pensiero di Ron gli faceva male.
Dobby si chinò verso Harry, gli occhi spalancati come fari.
«Dobby ha sentito dire» disse con voce rauca, «che Harry Potter ha in-
contrato l'Oscuro Signore una seconda volta, appena poche settimane fa...
che Harry Potter è riuscito a sfuggirgli di nuovo!»
Harry annui e subito gli occhi di Dobby si riempirono di lacrime.
«Ah, signore!» ansimò asciugandosi la faccia con l'angolo della federa lercia che aveva addosso. «Harry Potter è valente e audace! Ha già affron-
tato coraggiosamente così tanti pericoli! Ma Dobby è venuto per protegge-
re Harry Potter, per avvertirlo, anche se poi gli toccherà chiudersi le orec-
chie nello sportello del forno... Harry Potter non deve tornare a Hog-
warts».
Ci fu un silenzio rotto solo dal tintinnio delle posate proveniente dalla
sala da pranzo e dal ronzio lontano della voce di zio Vernon.
«Co-cosa?» balbettò Harry. «Ma io devo tornarci... L'anno scolastico i-
nizia il primo di settembre. E l'unica cosa che mi aiuta ad andare avanti. Tu
non sai com'è qui. Io non appartengo a questo posto. Appartengo al vostro
mondo... a Hogwarts».》

《Perché non voleva che tornassi?》chiese Ted Tonks. 《Voleva proteggermi》rispose soltanto.

《«No, no, no!» squitti Dobby scuotendo la testa così forte da far sbatac-
chiare le orecchie di qua e di là. «Harry Potter deve rimanere qui, dove è al
sicuro. Lui è troppo grande, troppo buono per essere perduto. Se Harry
Potter torna a Hogwarts, correrà un pericolo mortale».
«Perché?» chiese Harry stupito.
«C'è un complotto, Harry Potter. Un complotto per far succedere le cose
più terribili, quest'anno, alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts»
sussurrò e prese a tremare all'improvviso. «Dobby lo sa da mesi, signore.
Harry Potter non deve mettersi in pericolo. Lui è troppo importante, signo-
re!»
«Quali cose terribili?» si affrettò a chiedere Harry. «E chi sta complot-
tando?»
Dobby emise un buffo singhiozzo e picchiò disperatamente la testa con-
tro il muro.
«Basta così!» gridò Harry afferrando l'elfo per un braccio. «Non puoi
dirlo, capisco. Ma perché stai avvertendo proprio me?» Un pensiero im-
provviso e spiacevole gli attraversò la mente. «Aspetta un po'... è qualcosa
che ha a che fare con Vol... scusa... con Tu-Sai-Chi, è vero? Basta che tu
faccia di sì o di no con la testa» aggiunse in fretta, perché la testa di Dobby
tornò a lanciarsi pericolosamente contro il muro.》

Hermione era sempre di più sconvolta. 《Poverino》commentò.

《Lentamente, Dobby scosse il capo.
«No, non Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, signore».
Gli occhi di Dobby erano spalancati e sembrava cercassero di suggerire
qualcosa. Ma Harry era completamente in alto mare.
«Non ha un fratello, per caso?»
Dobby scosse il capo, e i suoi occhi erano più spalancati che mai.
«Be', non riesco a pensare a nessun altro che possa far succedere cose orribili a Hogwarts» disse Harry. «Voglio dire, prima di tutto c'è Silente...
Lo sai chi è Silente, non è vero?»
Dobby annuì.
«Albus Silente è il più grande direttore che Hogwarts abbia mai avuto.
Dobby lo sa, signore. Dobby ha sentito dire che Silente è grande quanto
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato quando era al culmine della sua
forza. Ma, signore» e qui la voce di Dobby divenne un sussurro concitato,
«ci sono poteri che Silente non può... poteri che nessun mago per bene...»
E prima che Harry potesse fermarlo Dobby saltò giù dal letto, afferrò la
lampada dalla scrivania e cominciò a darsela in testa con guaiti assordanti.
Di sotto si fece un improvviso silenzio. Un attimo dopo Harry, con il
cuore che gli batteva furiosamente in petto, udi zio Vernon andare nell'in-
gresso dicendo: «Ancora una volta, Dudley deve aver lasciato la televisio-
ne accesa, quel monello!»
«Svelto! Nell'armadio!» sussurrò Harry spingendoci dentro Dobby, ri-
chiudendo lo sportello e infilandosi a letto proprio nel momento in cui la
maniglia della porta si abbassava.》

《Voleva aiutarmi, ma mi ha messo quasi in casini più gravi. Ma non era cattivo》disse in difesa dell'elfo con cui aveva stretto amicizia.

《«Che cosa... diavolo... stai... facendo?» disse zio Vernon digrignando i
denti e avvicinando orribilmente il viso a quello di Harry. «Mi hai appena
rovinato il finale della barzelletta sul golfista giapponese... Ancora un ru-
more e ti faccio pentire di essere nato!»
E uscì dalla stanza col passo pesante dei suoi piedi piatti.
Harry, tutto tremante, fece uscire Dobby dall'armadio.
«Lo vedi come si vive qui?» disse. «Lo capisci perché devo tornare a
Hogwarts? È l'unico posto dove ho... be', dove penso di avere degli amici».
«Amici che neanche scrivono a Harry Potter?» disse Dobby maliziosa-
mente.
«Suppongo che abbiano... aspetta un attimo» disse Harry aggrottando la
fronte. «Come fai a sapere, tu, che i miei amici non mi hanno scritto?»
Dobby si dondolò sui piedi.
«Harry Potter non deve arrabbiarsi con Dobby... Dobby lo ha fatto per il
suo bene...»
«Hai intercettato le mie lettere?»
«Dobby ce le ha qui, signore» disse l'elio. Allontanandosi agilmente dal-
la portata di Harry, tirò fuori dalla federa che aveva indosso un gran fascio
di buste. Harry riconobbe la scrittura nitida di Hermione, gli scarabocchi
disordinati di Ron e anche due righe buttate giù in fretta che sembravano
di Hagrid, il guardiacaccia di Hogwarts.》

《Ecco chi era.》disse James. 《Come ho detto era buono, ma non sapeva come aiutarmi nel modo migliore.》disse il corvino.

《Dobby sbirciò Harry con ansia.
«Harry Potter non deve arrabbiarsi... Dobby sperava... se Harry Potter
pensava di essere stato dimenticato dagli amici... forse Harry Potter non
avrebbe più voluto tornare a scuola, signore...»
Ma Harry non lo ascoltava. Cercò di afferrare le lettere, ma con un salto
Dobby si portò fuori tiro.
«Harry Potter le avrà, signore, se darà a Dobby la sua parola d'onore che
non tornerà a Hogwarts. Ah, signore, è un rischio che non deve affrontare!
Dica che non ci tornerà, signore!»
«No!» disse Harry infuriato. «Dammi le lettere dei miei amici!»
«Allora Harry Potter non lascia a Dobby altra scelta» disse l'elfo triste-
mente.
Prima che Harry potesse fare un gesto, Dobby era volato verso la porta
della camera, l'aveva spalancata e si era fiondato giù per le scale.
Con la bocca secca, lo stomaco stretto, Harry si precipitò dietro di lui,
cercando di non far rumore. Saltò a pie' pari gli ultimi sei gradini, atterrò
come un gatto sul tappeto dell'ingresso e si guardò intorno in cerca dell'el-
fo. Dal salotto, udiva la voce di zio Vernon che diceva: «...signor Mason,
racconti a Petunia quella buffissima storiella degli idraulici americani... lei
muore dalla voglia di sentirla...»
Harry corse in cucina e il cuore gli si fermò.》

《Non mi dire che ti metterà nei casini con mia sorella》disse Lily e Harry annuì. Lily sospirò sconsolata. Quel gesto ad Harry parve turbarlo. Non aveva chiesto lui di finire nei guai e quasi si sentì ferito dalla madre e dalla sua espressione. Attese che finì la lettura e andò via dalla sala con la scusa di doversi allenare.

Andò sul campo di Quiddic e salì in sella alla sua scopa. Per distrarsi gli bastava fare un giro con la scopa e si rilassava. I due amici lo seguirono, e si sedetterò sugli spalti. 《È strano non pensi?》chiese Hermione al fidanzato che annuì.

The story of Harry Potter -The boy who lived-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora