■Mezzosangue e mezzevoci(1)

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L'indomani, a colazione tirava un aria strana, secondo Harry. Notò come il professor Piton continuava a mandare occhiate di gioco a lui e al padre. Notò come i suoi genitori evitavano di guardare il docente e notò che Silente era più serio del solito. Si avvicinò a Sirius. 《Cosa succede?》chiese a bassa voce. 《Ti diremo tutto dopo le lezioni. Ah, da ora fino alla fine dell'anno scolastico salterai le lezioni di pozioni, ti sarà messo un insegnate privato.》rispose la madre ed Harry annuì. Non chiese altro, la vedeva molto adirata e non voleva rischiare.

Poco dopo la lettura riprese, sta volta a leggere fu Daphne Greengrass, Serpeverde.

《Nei giorni successivi, Harry passò molto tempo a mimetizzarsi ogni vol-
ta che intravedeva Gilderoy Allock per un corridoio. Più difficile da evita-
re era Colin Canon, che sembrava avesse imparato a memoria i suoi orari.
Niente sembrava emozionarlo di più del chiedergli sei o sette volte al gior-
no: «Tutto bene, Harry?» e del sentirsi rispondere da lui un laconico ed e-
sasperato «Ciao, Colin».
Edvige ce l'aveva sempre con Harry per il disastroso viaggio in macchi-
na e la bacchetta magica di Ron era ancora in avaria: aveva superato se
stessa il venerdì mattina, quando era sfuggita dalle mani di Ron durante la
lezione di Incantesimi e aveva colpito il piccolo professor Vitious dritto in
mezzo agli occhi, procurandogli un grosso e doloroso foruncolo verde.
Perciò, fra una cosa e l'altra, Harry fu molto contento che fosse arrivato il week-end. Lui, Ron e Hermione volevano andare a trovare Hagrid il sa-
bato mattina. Ma proprio quel sabato Harry fu svegliato da Oliver Baston,
il capitano della squadra di Quidditch del Grifondoro, diverse ore prima di
quanto avrebbe voluto.
«Che succede?» chiese mezzo intontito.
«Allenamento di Quidditch!» disse Baston. «Giù dalle brande!»
Harry sbirciò fuori della finestra. Sospesa tra il rosa e l'oro del cielo c'era
una nebbiolina sottile. Ora che si era svegliato non riusciva a capire come
avesse potuto dormire con tutto il baccano degli uccelli.
«Ma Oliver» gracchiò, «è appena l'alba!»
«Appunto» disse Baston. Era un ragazzo del sesto anno, alto e tarchiato,
e in quel momento lo sguardo gli brillava di un folle entusiasmo. «Fa parte
del nostro nuovo programma di allenamento. Muoviti, prendi il tuo manico
di scopa e andiamo» disse concitato. «Nessuna delle altre squadre ha co-
minciato gli allenamenti, noi saremo i primi in classifica quest'anno...»
Tra brividi e sbadigli Harry scese dal letto e cominciò a cercare la tuta
da Quidditch.
«Molto bene, vecchio mio» disse Baston. «Ci vediamo sul campo tra un
quarto d'ora».
Trovata la tuta scarlatta e buttatosi sulle spalle il mantello per scaldarsi
un po', Harry scarabocchiò un biglietto per Ron spiegandogli dove era an-
dato e, Nimbus Duemila in spalla, scese la scala a chiocciola che portava
alla sala comune. Aveva quasi raggiunto il varco coperto dal ritratto quan-
do udì un rumore alle sue spalle: era Colin Canon che scendeva come un
razzo giù per la scala a chiocciola, con la macchina fotografica appesa al
collo che oscillava furiosamente e qualcosa stretto in mano.
«Ho sentito qualcuno fare il tuo nome per le scale, Harry! Guarda che
cosa ho qui! L'ho fatta sviluppare, volevo mostrartela...》

Però è tenero come ragazzo》disse Molly e il ragazzo, seduto poco distante sorrise.

《Harry guardò sbalordito la foto che Colin gli stava sventolando sotto il
naso.
Un Allock in bianco e nero strattonava un braccio che Harry riconobbe
come suo. Fu con piacere che vide la propria immagine fotografica lottare
niente male e rifiutarsi di essere inquadrata. Poi vide Allock rinunciare e
cadere, ansimando, contro il bordo bianco della foto.
«Me la firmi?» chiese Colin ansioso.
«No» rispose Harry in tono deciso, guardandosi intorno per controllare
che nella stanza non ci fosse nessuno. «Scusami, Colin, ma ho fretta... al-
lenamento di Quidditch». Si arrampicò su per il varco lasciato libero dal quadro.
«Oh, che bello! Aspettami! Non ho mai visto una partita di Quidditch!»
E Colin si arrampicò dietro di lui.
«Sarà una cosa molto noiosa» si affrettò a dire Harry, ma Colin, che
scoppiava di entusiasmo, lo ignorò.
«Tu sei il giocatore più giovane del Grifondoro negli ultimi cento anni,
non è vero, Harry? Di', non è vero?» insistette Colin trotterellandogli a
fianco. «Devi essere molto bravo. Io non ho mai volato. È facile? E quella
scopa è proprio tua? È la migliore che esiste?»
Harry non sapeva come liberarsi di lui. Era come avere un'ombra estre-
mamente chiacchierona.
«Non ho capito bene come si gioca a Quidditch» proseguì Colin col fiato
corto. «È vero che si gioca con quattro palle? E che due palle svolazzano
qua e là cercando di buttare giù i giocatori?»
«Sì» disse infine Harry rassegnandosi a spiegare le complicate regole del
Quidditch. «Si chiamano Bolidi. Ogni squadra ha due Battitori muniti di
mazze per allontanare i Bolidi. I Battitori del Grifondoro sono Fred e Ge-
orge Weasley».
«E le altre palle a che cosa servono?» chiese Colin incespicando e roto-
lando due gradini perché continuava a guardare Harry a bocca aperta.
«Be', la Pluffa - una palla rossa, piuttosto grossa - serve per fare goal.
Tre Cacciatori per ogni squadra si lanciano la Pluffa e cercano di farla pas-
sare attraverso i pali all'estremità del campo: sono tre lunghi pali con in
cima degli anelli».
«E la quarta palla...»
«...è il Boccino d'Oro» disse Harry, «che è molto piccolo, molto veloce e
difficilissimo da prendere. Ma quello è compito dei Cercatori, perché la
partita non finisce fino a che non viene preso il Boccino d'Oro. E il Cerca-
tore che ci riesce guadagna altri centocinquanta punti per la sua squadra».
«E tu sei il Cercatore del Grifondoro, non è vero?» chiese Colin con re-
verente ammirazione.
«Sì» rispose Harry; intanto erano usciti dal castello e si avviavano giù
per il pendio bagnato di rugiada. «E c'è anche il Portiere. A difesa delle
porte. Tutto qua, davvero».
Ma non ci fu verso che Colin smettesse di tempestarlo di domande men-
tre attraversavano i prati che degradavano verso il campo da gioco e Harry
riuscì a levarselo di torno soltanto quando arrivò agli spogliatoi. Colin gli
gridò dietro con la sua vocetta stridula: «Vado a scegliermi un posto in prima fila, Harry!» e spiccò una corsa verso le tribune.》

The story of Harry Potter -The boy who lived-Where stories live. Discover now