■La scritta sul muro (1)

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Verso sera e quando si era calmato, Harry tornò al castello per la cena. Evitò tutti, e anche gli sguardi dei genitori e quello del padre che sembrava triste. Silente, riprese la lettura.

《«Che cosa succede qua? Che cosa succede?»
Certamente attratto dal grido di Malfoy, Gazza arrivò facendosi largo a
spallate tra la folla. Poi vide Mrs Purr e cadde all'indietro, coprendosi il vi-
so per l'orrore.
«La mia gatta! La mia gatta! Cosa è successo a Mrs Purr?» gridava.
I suoi occhi sbarrati si posarono su Harry.
«Tu!» gridò, «Tu! Sei stato tu a uccidere la mia gatta. Sei stato tu a ucci-
derla! Io ti ammazzo! Io...»
«Gazza!» Silente era giunto sulla scena del delitto, seguito da molti altri insegnan-
ti. Superò velocemente Harry, Ron e Hermione e in un attimo staccò Mrs
Purr dal braccio della torcia dove era appesa.
«Seguimi, Gazza» disse al custode. «E anche voi, signor Potter, signor
Weasley e signorina Granger».
Allock si fece avanti baldanzoso.
«Il mio ufficio è il più vicino, signor Preside... qui al piano di sopra... la
prego di fare come se fosse a casa sua...»
«Grazie, Gilderoy» disse Silente.
La folla ammutolita indietreggiò per lasciarli passare. Allock, infervora-
to e dandosi arie di grande importanza, si affrettò dietro a Silente, seguito
dalla McGranitt e da Piton.》

《Sempre in mezzo oh》disse un ragazzo tassorosso.

《La folla ammutolita indietreggiò per lasciarli passare. Allock, infervora-
to e dandosi arie di grande importanza, si affrettò dietro a Silente, seguito
dalla McGranitt e da Piton.
Quando entrarono nel suo ufficio completamente buio si udì un grande
fermento su tutte le pareti: Harry vide scomparire dalle cornici appese al
muro molte fotografie di Allock con i bigodini in testa. Allock - quello in
carne e ossa - accese le candele sulla scrivania e si fece da parte. Silente
stese Mrs Purr sul piano lucido e cominciò a esaminarla. Harry, Ron e
Hermione si scambiarono un'occhiata nervosa, poi andarono a sedersi in
un angolo fuori dal cono di luce e rimasero a guardare.
La punta del lungo naso aquilino di Silente si trovava a poco più di un
centimetro dal pelo di Mrs Purr. La stava osservando da vicino, attraverso i
suoi occhiali a mezzaluna e le sue dita tastavano e premevano con garbo.
Anche la McGranitt era china sulla bestiola, quasi altrettanto vicina, e i
suoi occhi erano due fessure. Piton si teneva in disparte dietro di loro, per
metà in ombra, e sul volto aveva l'espressione più strana che si potesse
immaginare: era come se stesse facendo di tutto per non sorridere. Quanto
ad Allock, gironzolava di qua e di là avanzando ipotesi.
«È stata certamente una maledizione a ucciderla... probabilmente la Tor-
tura Transilvanica. L'ho vista fare molte volte. Peccato che non fossi pre-
sente: conosco il contro-incantesimo che l'avrebbe salvata...»
I commenti di Allock erano punteggiati dai singhiozzi secchi e rumorosi
di Gazza. Il custode si era lasciato cadere pesantemente su una sedia ac-
canto alla scrivania con il viso tra le mani, incapace di guardare Mrs Purr.
Per quanto lo detestasse, Harry non poté fare a meno di provare pena per
lui, ma non quanta ne provava per se stesso. Se Silente avesse creduto alla
versione di Gazza, lui sarebbe stato certamente espulso.》

《Ma no, Silente non potrebbe mai espellere il suo protetto》disse acida Pansy, facendo ridere molti di loro. Con l'umore che aveva Harry, un'altra parola e l'avrebbe attaccata.

《Intanto Silente mormorava strane parole, colpendo delicatamente Mrs
Purr con la bacchetta magica, ma non accadde nulla: la gatta continuava ad
avere l'aspetto di un animale appena impagliato.
«...Ricordo che a Ouagadougou è accaduto qualcosa di molto simile» di-
ceva intanto Allock. «Una serie di aggressioni: racconto tutto nella mia au-
tobiografia. Allora riuscii a dare agli abitanti alcuni amuleti che risolsero la
situazione una volta per tutte...»
Allock parlava, e le sue foto appese alle pareti annuivano in segno di ap-
provazione. Una di loro aveva dimenticato di togliersi la retina dai capelli.
Finalmente Silente si tirò su.
«Non è morta, Gazza» disse tranquillamente.
Allock interruppe di colpo la litania di tutti gli omicidi che era riuscito a
sventare.
«Non è morta?» disse Gazza con voce soffocata guardando Mrs Purr da
dietro le mani con cui si era coperto la faccia. «Ma allora perché è così...
rigida e congelata?»
«È stata pietrificata» disse Silente («Proprio quel che pensavo!» esclamò
Allock). «Ma non sono in grado di dire come...»
«Lo chieda a lui!» strillò Gazza volgendo verso Harry la faccia chiazzata
e rigata di lacrime.
«Nessun allievo del secondo anno può aver fatto questo» disse Silente
con fermezza. «È una cosa che richiede la più sofisticata Magia Nera...»
«Sì, sì, è stato lui!» continuava a gridare Gazza con il viso gonfio e pao-
nazzo. «Lei ha visto quel che ha scritto sul muro! Ha scoperto... nel mio
ufficio... lui sa che io sono... che io sono...» il viso gli si contorse in una
smorfia orribile. «Lui sa che io sono un Magonò!» concluse.
«Io non ho mai neanche sfiorato Mrs Purr» disse Harry a voce molto al-
ta, con la sgradevole certezza che tutti, comprese le foto di Allock appese
alle pareti, lo stessero guardando. «E non so neanche che cosa sia un Ma-
gonò!»
«Sciocchezze!» sbraitò Gazza. «Ha visto la lettera che mi è arrivata da
SpeedyMagic!»
«Preside, mi permette una parola?» La voce di Piton proveniva dall'an-
golo buio dove lui si trovava e i presentimenti di Harry si fecero ancor più
cupi. Era sicuro che qualsiasi cosa avesse detto Piton non avrebbe certo
giovato alla sua situazione.
«Può darsi semplicemente che a Potter e ai suoi amici sia capitato di tro-
varsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato» disse Piton con un sorriso
che gli incurvava le labbra in una smorfia, come se dubitasse delle sue
stesse parole. «Ma qui abbiamo una serie di circostanze sospette. Perché si
trovavano nel corridoio del terzo piano? E perché non erano alla festa di
Halloween?»
Harry, Ron e Hermione si lanciarono in una spiegazione circostanziata
della Festa di Complemorte: «...c'erano centinaia di fantasmi; loro potran-
no dirvi che eravamo là...»
«Ma perché, dopo, non siete andati alla festa?» chiese Piton con gli oc-
chi neri che brillavano alla luce delle candele. «Perché siete saliti fino a
quel corridoio?»
Ron e Hermione guardarono Harry.
«Perché... perché...» cominciò lui con il cuore che gli martellava in pet-
to; qualcosa gli diceva che se avesse raccontato che aveva seguito una vo-
ce disincarnata che soltanto lui aveva udito sarebbe parsa una spiegazione
molto stiracchiata. «Perché eravamo stanchi e volevamo andare a letto»
disse.
«Senza cena?» chiese Piton, e un sorriso trionfante gli guizzò sul volto
ossuto. «Non sapevo che, alle loro feste, i fantasmi offrissero cibo comme-
stibile per i vivi».
«Non avevamo fame» spiegò Ron, con lo stomaco che brontolava.
Sul volto di Piton il sorriso malevolo si fece ancora più largo.
«Preside, secondo me Potter non sta dicendo tutta la verità» disse. «Sa-
rebbe bene che egli venisse privato di certi privilegi fino a che non si deci-
de a vuotare il sacco. Personalmente, ritengo che fintanto che non si sente
disposto a essere sincero dovrebbe essere espulso dalla squadra di Quid-
ditch di Grifondoro»》

The story of Harry Potter -The boy who lived-Where stories live. Discover now