Beyond the surface

By Claire_Dee_

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La storia contiene due volumi: - BEYOND THE SURFACE (completo) - UNTIL THE END (completo) Megan Tanner è la c... More

Booktrailer e cast!
Prologo
1. Catering
2. Una foto di troppo
3. Incastrata
4. La bassa Wealthill
5. C'è del marcio anche in voi
6. Il badge
7. Sotto sono nuda
8. Hai firmato la tua condanna
9. Heavy dirty soul
10. Tradimento
11. Guerra e pace
12. Fantasie confuse
13. Cavallerizza provetta
14. Salice piangente
15. I Tanner ripagano sempre i debiti
16. Il fascino del proibito
17. Chiacchiere e punizioni
18. Il tatuaggio
19. Sacro e profano
20. Tizzoni ardenti
21. Senso del dovere
22. Automa
23. Le guardie del corpo
24. Giochi pericolosi
25. Per un vaso rotto
26. Perfezione
27. Il gioco continua
28. La collana
29. M'ama... non m'ama
30. Squarcio di cielo stellato
31. L'eccezione
32. Aiutami a respirare
33. Confessioni
34. Sorriso da angelo, sguardo da diavola
35. Soffocata dall'afa
36. Defiance
37. Il cavaliere oscuro
38. L'unica cosa è l'amore
39. Mostro di ghiaccio
40. Deep
41. Perdersi...
42. E ritrovarsi
43. Gli stivali da cavallerizza tienili
44. Il disegno
45. Bugie bianche
46. Gelosia
47. Un'altra dimensione
48. Cene e proposte
49. Macchie bianche
50. Sempre gli stessi
51. Niente è come sembra
52. L'orfanello
53. Mosse e contromosse
54. Cuore ghiacciato, anima rovente
55. Cocci rotti
56. Oltre i demoni
57. Incubi come realtà
58. Solo l'inizio
Epilogo
UNTIL THE END (secondo volume)
1. Tutto quello che mi uccide...
2. Mi fa sentire viva
3. Nessuno è senza peccato
4. Ti prenderò sempre
5. Il diavolo e l'acqua santa
6. Forze e debolezze
7. Scintille di guerra
8. Alea iacta est
9. Vittima o carnefice?
10. Sentirlo nel cuore
11. Momenti rubati
12. Un passo avanti
13. Rose e spine
14. Omnes feriunt...
15. Ultima necat
16. Uno dei tanti caduti
17. Diventare una famiglia
18. Hide and seek
19. Glimpse of us
20. Che la guerra abbia inizio
21. Worthless
22. No more excuses
23. Too much is not enough
24. Lossless
25. Two ghosts
26. Too much love will kill you
27. Rescue me
28. Mors tua, vita mea
29. New dawn
30. Sweetness
31. Così perfetto per me
33. Provando a darti tutto
34. La nostra strada
35. Il sapore dell'eternità
36. Il riconoscersi delle ombre
37. Visione
38. Vengeance
39. Bond
40. A qualsiasi costo
41. Quia pulvis es...
42. Et in pulverem reverteris
Vuoto
43. Until the end
44. Breathe
Epilogo
Fine?

32. Cowardice and fear

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By Claire_Dee_

Megan

«Sono venuto appena ho potuto». Travis si tolse il cappotto e lo lasciò sulla sedia della mia stanza. «Mi hanno riferito che ti hanno sparato». Mi studiò interamente con occhio critico e preoccupato.

Indicai il braccio ancora indolenzito. «Va tutto bene adesso, potevi anche non venire, Trav», gli dissi con un mezzo sorriso. «Non vorrei che finissi nei casini per me».

«Non preoccuparti davvero, mi dispiace solo che hai dovuto affrontare tutto questo». Venne verso di me e mi strinse tra le braccia.

Ricambiai l'abbraccio e mi immersi in quel profumo di ricchezza che tempo a dietro dovevo aver avuto anche io. Era tremendamente familiare e alcune volte gli agi mi mancavano davvero, ma lì ero molto più felice, nonostante tutti i casini.

Trascorsero svariati secondi e pensai che fosse sufficiente per un abbraccio, ma lui non si staccò. Anzi sembrò prendersela proprio comoda, inalando il mio profumo e sospirando soddisfatto il secondo dopo.

Alla fine feci un passo indietro e lo guardai negli occhi, mentre lui ricambiava lo sguardo con un sorriso.

Era davvero strano, tutto cambiava con una rapidità disarmate che non avevi neanche il tempo di renderti conto di ciò che stava avvenendo proprio sotto il naso. E lui era letteralmente la prova di tutto.

Ma quel cambiamento mi piaceva, avevo ritrovato un amico e mi fidavo di lui ciecamente. Aveva rischiato tutto per me e ormai stava diventando una persona davvero importante.

«Ti trovo bene», commentò il mio aspetto, lanciando un'occhiata a tutto il mio corpo. «Be', sei sempre bella, Meg».

Gli sorrisi. «Grazie, anche tu stai bene». Osservai il suo completo grigio come i suoi occhi, il modo in cui gli fasciava il corpo slanciato e tirava un po' sulle spalle larghe.

«Quindi adesso sei diventata una criminale». Mi lanciò un'occhiata strana, ma poi divenne maliziosa ed io ridacchiai.

Andammo a sederci al piccolo tavolino che avevo nella mia stanza, proprio vicino la finestra. Guardai per un momento fuori, osservando come la neve si fosse poggiata tutt'attorno e come ancora cadeva pigramente.

«Una fuorilegge», dissi con sarcasmo e alzando gli occhi al cielo. Mi lasciai andare sulla sedia con l'improvvisa voglia di cambiare argomento. «Come va l'università? Dimmi qualche scoop per favore. Come stanno le gemelle? Quelle capre di Caitlyn e Blue?»

Appena feci quelle domande mi ritrovai stranita dalle mie stesse parole. Pensare a tutto quello era come pensare ad un'altra vita. Era cambiato davvero tutto ed erano in momenti come quelli a renderlo tutto più vero e concreto.

«Come sai ho scelto Economia e più o meno anche il resto della nostra cerchia di amici. Alla fine era tutto prestabilito dai nostri genitori, visto che le loro attività un giorno passeranno a noi». Poi si strinse nelle spalle. «Va tutto bene, è tutto tranquillo. Forse fin troppo...»

Perse lo sguardo anche lui fuori la finestra e ricordai che anche lui si sentiva soffocato da tutto quello stile di vita. Se fossi stata meno cieca prima probabilmente avremmo potuto aiutarci a vicenda. Mi dispiaceva davvero aver perso quel tempo, ma ero offuscata solo dai miei problemi e avevo dimenticato che anche gli altri ne avessero.

«Le gemelle stanno bene, ormai sono entrambe fidanzate». Sorrise al mio sorriso. «Sono bravi ragazzi».

«Sono davvero contenta per loro». Ed ero sincera.

«Quelle altre due arpie invece sono rimaste arpie e non incrociano il mio cammino neanche per sbaglio. Per fortuna anche Amber e Harleen hanno capito che sono persone tossiche e adesso sono rimaste sole». Non c'era traccia di dispiacere nei suoi occhi, anzi sembrava davvero esser felice di quello. Compiaciuto più che altro.

Annuii e pensai che in fin dei conti il karma ne aveva un po' per tutti. Quella famosa ruota che girava sempre.

«E tu invece? Qualche ragazza?» Forse era un po' ingiusto da parte mia fargli quella domanda, ma del resto non pensavo di piacergli davvero.

Mi aveva detto che non si sarebbe arreso con me, ma in fin dei conti quello che voleva dire? Non era davvero possibile un futuro per noi due e anche se lo fosse, il mio cuore ormai non apparteneva più a me.

Quindi mi sembrava anche giusto farglielo capire in un modo abbastanza gentile. Io non ero interessata a lui sotto quel punto di vista.

«Nessuna che mi interessi davvero», mi rispose piantandomi gli occhi addosso ed io mi sentii a disagio per qualche momento.

Travis...

Oddio, che devo dire adesso?

Mi ritrovai agitata senza un motivo preciso, sotto il suo sguardo opprimente. «E quindi...» balbettai quasi, non trovando nessun argomento al quale aggrapparmi.

Lui per fortuna mi salvò da quella tortura. «Allora, raccontami come è successo». Fece un cenno al mio braccio.

«Ma niente di che... io, ehm...»

Alzò un sopracciglio.

Sbuffai. «L'ho preso al posto di Jackson», dissi in fretta, stappando il cerotto.

A quel punto le sue sopracciglia si inarcarono insieme, sorpreso e sgomentato da quella rivelazione. Sia per quello che era appena successo, che andava così in contrasto con la Megan che conosceva, sia perché l'avevo fatto per lui.

«Wow», commentò e sembrò per un momento a corto di parole. Poi divenne serio. «Quindi tra voi...» Lasciò la frase in sospeso ed io mi ritrovai un po' incerta.

Abbassai lo sguardo sulle mie mani e involontariamente una finì sulla mia pancia. «Non lo so». Li rialzai su di lui, che mi scrutava attentamente. «Posso confidarmi con te, Travis?»

«Certo. Sempre».

«Gli ho detto che lo amo e lui ci tiene davvero tantissimo a me. Ha fatto di tutto», dissi un po' angosciata. «Ma lui... è complicato». Mi strinsi nelle spalle.

Travis si accigliò. «Perché dovrebbe esser complicato amarti?»

Non mi soffermai molto a decifrare quella frase e risposi. «Non amare me, amare in generale. Ha avuto una vita difficile e penso abbia paura». 

Lui sospirò e poi abbassò lo sguardo. «Ti fa male la pancia?» Mi chiese ed io mi resi conto che ormai la coprivo con entrambe le mani per proteggerla da chissà che cosa.

«No». Gli lanciai un'occhiata significativa.

«E allora che cosa...» si bloccò quando capì. Raddrizzò le spalle e mi fissò senza riuscire ad emettere fiato. Poi imprecò. «Cazzo, Megan».

Si passò una mano tra i capelli biondi perfetti, spettinandoli un po'.

«Lui lo sa? Ti ha lasciato per questo?»

Scossi la testa. «Ancora non sa nulla, non ho il coraggio di dirglielo e ho bisogno di un po' di tempo per schiarirmi le idee».

«E tu come ti senti? Non capisco se devo gioire o se devo consolarti. Comune sei giovane, quindi nel caso tu non voglia...» Sentivo che non sapeva cosa fare, doveva essere uno shock anche per lui.

Ci conoscevamo da sempre alla fine e doveva fargli un certo effetto che io fossi incinta. Il mio futuro doveva essere con lui. Tutte quelle esperienze avrei dovuto farle con lui. Così era stato deciso da tempo dalle nostre famiglie, ma gli avvenimenti non l'avevano permesso.

Io non lo volevo.

«Non lo so. Sono così confusa che darei qualsiasi cosa per far decidere qualcun altro al posto mio. È difficile e in entrambi i casi potrei avere il cuore spezzato». Mi presi il viso tra le mani e lo strofinai un po'. «Se Jackson dovesse lasciarmi perché non lo vuole, sarei distrutta. E se dovessi interrompere questa gravidanza, probabilmente non mi perdonerei mai».

Mi alzai a quel punto, incapace di contenere tutta la mia agitazione e dovendomi sfogare in qualche modo. Così iniziai a camminare per la stanza, guardando le cose senza vederle davvero, con la testa stracolma di pensieri.

Lui mi seguì. «Fai quello che ti senti, dico sul serio». Si posizionò alle mie spalle e mise entrambe le mani su di esse. «Io ci sarò sempre. Te l'ho detto».

«Trav... io ti ringrazio, sei veramente l'amico che non credevo di volere e senza di te probabilmente non sarei qui». E lo intendevo in senso letterale. Mi girai verso di lui e continuò a mantenere le mani su di me. «Però vorrei che fosse chiaro che quello che c'è tra di noi sia solo amicizia».

Lo guardai negli occhi, sicura di quello che volevo.

Mi fissò per un po', probabilmente metabolizzando quella cosa. Forse mi ero fatta paranoie da sola e probabilmente neanche lui voleva andare oltre. Ma alcune volte si comportava come se non fosse così e quindi avevo bisogno di chiarire.

«Meg, tu hai qualcosa. Forse mi piacerai sempre». Mi sfiorò a guancia con la sua mano ancora un po' fredda. «Ma non sono qui per aggiungerti altri problemi, voglio solo aiutarti».

«Travis...»

«Non sentirti in colpa. Avrei dovuto trattarti meglio prima, avrei dovuto fare le cose in un altro modo e forse magari saresti potuta essere mia. Quindi dispiace a me, dico davvero». Mi strofinò lo zigomo con il suo pollice. «Però ci sarò sempre per te e non dovrai preoccuparti per me».

«Grazie, sei fantastico». Lo abbracciai di nuovo, avendo bisogno di conforto, e lui mi strinse senza esitazione.

L'emozione mi assalì tutta d'un colpo e gli occhi si riempirono di lacrime. Lottai con tutta me stessa per non farle uscire, non volevo rovinare tutto con i piagnistei.

«Ho paura», mi sfuggì. «Non voglio rimanere sola in tutto questo. Sento che non mi amerà mai e io non so se posso continuare in questo modo. Non gli do la colpa, se non riesce non può farci niente. Ma fa male, davvero tanto».

Lui non disse niente per un po' e si limitò a stringermi più forte. Posò la bocca sulla mia testa, annusò i miei capelli e mi lasciò un bacio rassicurante.

«Se non capisce che una persona come te non va persa, allora è un coglione». Riuscì a strapparmi una piccola risata perché lui non diceva davvero mai le parolacce. «Però quando dico che ci sarò sempre, lo dico sul serio. Non sei sola in tutto... questo». Provò a rassicurarmi e per un po' funzionò.

«Ti devo molto», sussurrai ancora contro il suo petto.

Poi ci fu lo scatto della maniglia e la porta della mia stanza di aprì, rivelando un Jackson impassibile e serio.

Jackson

Sapevo di non dover origliare, ma la tentazione fu troppa.

Poi avevo bisogno di sapere come stesse Megan e quali fossero i suoi veri pensieri, perché sapevo che con me non si sarebbe mai aperta al cento per cento. Odiavo che lei avesse paura di una mia reazione negativa, non era quello il tipo di rapporto che volevo con lei.

E poi... c'era qualcosa che mi nascondeva. Lo sapevo ormai.

Troppo assente alcune volte, come se avesse pensieri troppo pensanti da sopportare da sola. Ed io volevo aiutarla, fare qualcosa, ma sospettavo che c'entrassi anche io.

Odiavo vederla così. Spenta e preoccupata.

Avevo provato di tutto in quei giorni dopo l'incidente. Cucinato per lei, inventario giochi da fare tutti insieme con i bambini, farle passare più tempo con la sorella e Cody, che sembravano sempre rianimarla totalmente.

Ma lì le opportunità di divertimento erano veramente poche, soprattutto perché eravamo in uno stato di massima allerta. C'era troppa tensione nell'aria. Non sapevamo quando Tanner si sarebbe fatto vivo di nuovo e non dovevamo neanche permetterglielo.

Dovevamo agire e fare qualcosa, attaccare adesso che lui era più debole, ma c'erano troppe complicazioni e le possibilità che avevamo non ci assicuravano la vittoria.

La sua villa era una fortezza inespugnabile.

Mi avvicinai di più alla porta della sua stanza e la sentii parlare con quel coglione di Ward, che aveva una faccia che tentava ogni volta il mio pungo.

Lo sentii parlare e tutti i miei nervi si tesero. «Meg, tu hai qualcosa...»

Dio, che disadattato.

C'erto che aveva qualcosa. Anzi, aveva molto più di qualcosa. Lei aveva tutto, cazzo.

Mi irrigidii di più quando disse che lei gli sarebbe sempre piaciuta.

'Sti grandissimi cazzi!

Lo voleva capire o no che era impegnata?! Cristo santissimo.

Poi continuò con certe frasi banali, che probabilmente avrebbero fatto sciogliere la mia ragazza. Non che cercasse sempre la dolcezza e le smancerie, visto che per prima lei non era proprio il tipo, ma sapeva che io non ero il ragazzo più dolce dell'universo e forse quelle cose le mancavano davvero.

Stetti per vomitare quando Tarzan le disse che ci sarebbe sempre stato e che non avrebbe dovuto preoccuparsi dei suoi sentimenti per lei.

«Grazie, sei fantastico». Megan mi fece voltare bruscamente verso la porta.

Ma che cazzo ha detto?!

Fantastico? Quello?

L'unica cosa buona nella sua vita l'aveva fatta sei mesi prima, salvando Megan da morte certa. Per il resto era inutile.

Non sentii più niente provenire dalla stanza e fremetti dalla voglia di irrompere lì dentro e scacciare via quel principe azzurro dei miei stivali.

Che stavano facendo? Se l'avesse baciata, avrei fatto il pazzo.

«Ho paura», sentii Megan dire con voce rotta e il cuore mi si strinse forte. Mi avvicinai di più per non perdermi neanche una parola. «Non voglio rimanere sola in tutto questo. Sento che non mi amerà mai e io non so se posso continuare in questo modo. Non gli do la colpa, se non riesce non può farci niente. Ma fa male, davvero tanto».

Stava parlando di me.

Megan soffriva.

Per colpa mia.

Sospirai pesantemente. Lo sapevo che tutto quello che avevo passato avrebbe influito sempre nella mia vita. Sapevo di essere bloccato, sapevo di essere terrorizzato da un altro abbandono, ero solo troppo duro per ammetterlo.

Non accettavo nessun tipo di debolezza ormai, l'unica cosa che mi ero mai concesso era lei.

Appoggiai la fronte alla porta e un moto di rabbia mi colse totalmente. Volevo sfondare tutto, sfogarmi e farmi male. Distruggere, vedere il sangue uscire dalle mie nocche e sentirne il dolore più che meritato.

Avevo bisogno di sfogarmi davvero e affrontare nella carne della mia bellissima e intelligente ragazza, bastava fino ad un certo punto.

«Se non capisce che una persona come te non va persa, allora è un coglione».

Ispirai bruscamente quando lo sentii.

Mi aveva appena dato del coglione?! Lui... a me.

Gli avrei spaccato la faccia.

Megan rispose e sentii la sua voce un po' offuscata, ovattata, come fosse bloccata da qualcosa. O da qualcuno. Si stavano abbracciando quei due?

Non ce la feci più e aprii la porta di scatto, mettendo le emozioni da parte e lasciando che la parte razionale uscisse fuori.

Erano amici. Gli amici si abbracciavano. Ma potevano ancora farlo se uno dei due fosse morto? Probabilmente no.

Lanciai uno sguardo assassino a quel damerino biondo slavato e lui ebbe la decenza di lasciare andare una volta per tutte, allontanandosi di qualche passo. Sempre troppo vicino però. Poi guardai Megan e mi accorsi che gli occhi erano un po' rossi.

Aveva pianto per me. Di nuovo. Vaffanculo.

«Tutto ok, borghesotta?» Andai verso di lei e da perfetto cavernicolo possessivo quale fossi le lasciai un bacio secco e dolce sulle labbra.

«Mmh, sì». Le guance e il nasetto all'insù arrossirono, rendendo quelle lentiggini stupende leggermente più visibili. Fu così tenera che con un mezzo sorriso gliene lasciai un altro, non riuscendo a resistere.

E adoravo anche l'effetto che le avevo su di lei, avrei potuto vederla in quel modo per sempre. Era raro che arrossisse, ma in quei momenti mi aveva completamente ai suoi piedi.

«Allora, già vai via, Ward?» Lasciai una pacca un po' troppo forte sulla sua spalla, facendogli formare una smorfia.

«Sono appena arrivato in realtà», disse mantenendo il controllo, ma vedevo tale e quale che odiasse esser toccato da me o avermi nel suo campo visivo.

«Pensavo rimanessi per cena», disse la fatina dai lunghi capelli bianchi.

Megan, ma che diamine!? Sto provando a sbarazzarmi di lui così posso sfondarti di nuovo sul letto.

«Sì, volentieri». Era ovvio che avventasse.

«Spero che il cibo della mensa sia sufficiente per te. Anche se sarai abituato a cose più raffinate», sbottai e andai a sedermi al tavolino affianco la finestra, con tutta l'intenzione di non lasciarli più soli. «C'era il bollito questa sera, Meg?»

Megan rideva a quello che Ward diceva.

Che cazzo c'era da ridere, poi?

Eravamo seduti tutti ad un tavolo in mensa e sopportare sia la presenza di Aarton che di Tranz stava diventando impossibile. Volevo fargli fare testa contro testa ogni volta che aprivano bocca o che guardavano in direzione di Megan.

C'erano anche Rose e Cody, che a sua volta non sopportava che le attenzioni della sua ragazza fossero incentrate soprattutto sul biondo seduto affianco a lei.

Eva e Kirk erano un po' più in disparte, ma ormai avevo preso l'abitudine di sedersi sempre al nostro tavolo. Li conoscevo per fama, avevano rapinato molte banche ed erano senza pietà, ma per qualche ragione si erano tenuti sempre lontano da me. Non pensavo avessero paura, ma non si fidavano totalmente.

Però Eva aveva sviluppato una simpatia per Megan, forse più che altro rispetto, e per il resto sembravano andare d'accordo.

Io invece non sapevo che pensare di quella situazione. Eva e Kirk non erano persone molto affidabili, erano sempre dei criminali che pensavano solo a se stessi, ma in fin dei conti se avessero aiutato Megan in caso di pericolo... a me andava bene.

«Meg, è successo. Rassegnati», rise quel cretino. «Quando sei ubriaca diventi pazza».

Lei alzò gli occhi azzurri al cielo e ridacchiò. «Sì, be', potevi bloccarmi e non farmelo fare!»

Aveva raccontato un episodio in cui Megan era stata obbligata per uno stupido gioco adolescenziale a togliersi gli slip e a lanciarli addosso a lui, quando ancora non si erano fidanzati, visto che le amiche sapevano che a lei piaceva e volevano "aiutarla" ad attirare la sua attenzione.

Ovviamente quella storia era totalmente fuori luogo, visto che lì c'ero anche io, cazzo, ma lui aveva deciso di raccontarla lo stesso. Volevo vedere come avrebbe riso se gli avessi raccontato che io il fottuto intimo glielo avevo strappato per affondare dentro di lei con la lingua e il mio cazzo.

Già, volevo proprio vedere se avrebbe riso.

Megan mi mise una mano sulla coscia, percependo il mio umore nero.

«Io l'ho capito solo dopo...» Spezzò il pane e lo mangiò, mentre tutto il resto del tavolo parlava tra di loro.

Per fortuna Aarton era troppo impegnato a sbavare su Tami per interessarsi alla conversazione. Rose invece rideva come una pazza e Cody le lanciava piccoli sorrisi alternate ad occhiatacce verso il nuovo arrivato.

«Vi divertite davvero così là?! Che noia», commentò Eva, legandosi i capelli neri in una coda alta.

Era seduta affianco a Tranton e creava un netto distacco con tutta la sua figura. Oscura, piena di tatuaggi e con lo sguardo totalmente pericoloso. Lui invece era un deficiente biondo, in completo da sera e con la faccia ancora da lattante.

Ma io non ero assolutamente di parte.

Lui puntò gli occhi su di lei, visto che fino a quel momento non aveva fatto che ignorare tutti se non Megan e Rose. La studiò per un momento ma non rivelò se quello che vedeva gli piacesse o meno. «Scusami, tu sei?»

«Una che non vorresti ritrovarti in un vicolo buio di notte».

«E come ti chiami, ragazzaccia?»

Oh oh.

Vidi Kirk girare la testa lentamente verso di lui ed io mi appoggiai meglio allo schienale della sedia per assistere a quello spettacolo. Avrei voluto dei popcorn.

«Eva», lo scalfì con il suo sguardo blu di ghiaccio. «Tu Travis giusto, principino?»

«Sì». Si girò completamente verso di lei. «Preferisci una serata di spargimenti di sangue con i tuoi coltelli? Questo sì che è del sano divertimento».

«Attento, bimbo», disse Kirk.

«Scusami, non sto parlando con te», disse quello. «E tra l'altro avrai più o meno la mia stessa età».

Alzai le sopracciglia. Glielo concessi, il ragazzo aveva fegato. L'aveva capito benissimo che quella ragazza non era un tipo da far incazzare, ma del resto lui era davvero un uomo potente lì e di certo non si sarebbe fatto mettere i piedi in testa.

Mi ricordava qualcuno...

Mi girai verso Megan e lei mi rivolse un sorrisetto complice, come se anche lei stesse pensando alla stessa cosa, ricordando il nostro primo incontro.

«È chiaro che abbiamo idee diverse di divertimento», replicò lei, fulminandolo con lo sguardo.

«Secondo me no».

Stava flirtando?! Cazzo, Tragon, allora non sei completamente stupido.

«Ti taglierò le palle prima che tu possa fare un passo verso di me, principino». Anche Eva se n'era resa conto e gli ringhiò quasi ad un centimetro dal viso, avvicinandosi minacciosa.

Lui la fissò impassibile, appoggiandosi anche allo schienale della sedia con tutta la calma del mondo. «Almeno ricavane un buon prezzo, così non saranno completamente inutili».

Si guardarono negli occhi, rendendo l'aria carica di tensione.

Quasi tutto il tavolo era concentrato su di loro. Persino Cody ormai si era appassionato alla vicenda, spostando gli occhi dall'uno all'altro come fosse ad una partita di tennis. Megan aveva quasi gli occhi sbarrati, super attenta a non doversi perdere neanche una frazione di espressione.

Mi chiesi se quello le desse fastidio, il fatto che il suo ex ci provasse con un'altra. Mi chiesi se non si stesse pentendo della scelta che aveva fatto. Del resto le prospettive con me non erano delle più rosee e lei stessa aveva ammesso di aver paura.

Volsi lo sguardo sulla mora e lei a quel punto alzò per un millisecondo un angolo della bocca, segno che Tragis non fosse totalmente un idiota e che meritava di vivere per qualche giorno in più.

Poi finimmo di mangiare tranquillamente, senza il rischio di macchiare di sangue il nostro cibo. Ma io ormai avevo la mente altrove. Ero soprattutto ancora infastidito dal modo in cui Ward aveva toccato Megan e averli visti insieme mi aveva fatto pensare che in fin dei conti non le avrei mai potuto dare un bel futuro come avrebbe potuto fare lui.

Ero sempre sicuro su ogni dannata cosa, ma quando si trattava di lei iniziavo a dubitare. Sfaldava via tutte le mie certezze, mi rendeva insicuro su alcune cose. Mi sorprendeva ogni volta e io non riuscivo a stare al suo passo.

E tutto quello mi spaventava.

Quando Ward se ne andò la tensione che portavo sulle spalle non mi scivolò via come avevo sperato. C'era qualcosa che mi dava fastidio, che non mi permetteva di essere tranquillo e che mi faceva sentire inquieto.

Non capivo cosa fosse o forse lo sapevo, ma non riuscivo a dargli un nome.

Perciò ero di umore pessimo quando mi ritrovai nel corridoio sul quale affacciavano le nostre stanze.

«Allora...» spezzò il silenzio carico di tensione. «Secondo te Travis e...» Sentir pronunciare quel nome dalla sua bocca mi fece scattare come una molla.

Mi girai verso di lei. «Non c'è niente di cui vuoi parlarmi, Megan?»

Alzò una mano e se la portò alla pancia. Perché cazzo se la toccava sempre quando c'era un rumore improvviso o guardava nel vuoto soprappensiero? Non credevo fosse così sensibile da spaventarsi e toccarsi la pancia in segno di protezione.

Aveva iniziato a comportarsi in modo strano dopo che il proiettile le aveva squarciato la pelle. Dopo aver parlato con la dottoressa.

Che avesse qualche malattia? Che fosse...

«Che c'è?» Interruppe i miei pensieri di nuovo.

«Perché ti ha messo le mani addosso?» La guardai infuriato e un sorrisetto piegò le sue labbra.

Mmh. Sbatterla su quel muro e toglierle quell'espressione compiaciuta iniziava ad essere un'idea allettante.

«Siamo solo amici».

«Era il tuo ragazzo». Erano parole ripugnanti sulla mia lingua.

Alzò gli occhi al cielo. «Non siamo neanche mai andati oltre il bacio».

Quello non fece che farmi incazzare ancora di più. «Non ricordami che l'hai baciato, cazzo. Altrimenti torno indietro e quelle labbra gliele strappo a mani nude».

«Che esagerato che sei».

«Smettila», sibilai, non riuscendo a controllarmi.

Il suo sorriso si spense un po' ed io mi odiai. Mi odiai davvero, perché per lei volevo essere migliore. Ma non ci riuscivo, ero semplicemente quello che ero e non mi piacevo. Come potevo pensare di piacere a lei?

Come potevo pensare di piacere a qualcuno quando ero stato odiato appena nato?

Ispirai. Espirai.

I suoi occhi bellissimi si fecero confusi ed io mi maledissi perché avrei solo voluto vederla sorridere.

«Non sminuirlo».

«Non lo sto facendo. Sto solo cercando di tranquillizzarti».

«Non voglio esser tranquillizzato. Voglio...» Non riuscii ad esprimermi e quello mi fece infuriare ancora di più.

«Cosa?» Si accigliò. «Sei sicuro su di me per caso? Perché questa cosa mi fa diventare una bestia, Jackson. Ti ho detto che ti amo in tutte le forme possibili ed immaginabili». Mi puntò un dito contro. «Se c'è qualcuno che deve essere insicuro quella sono io, hai capito? Su cosa posso basarmi? Su niente».

Alzai un sopracciglio. «Niente? Davvero?»

Aprì la bocca, sapendo di aver fatto una gaffe, e sembrò innervosirsi ancora di più. «Ecco vedi?! È proprio questo il problema. Tu dimostri, ma non sai dare un nome a quello che fai e questo mi sa tanto di codardo, Jackson».

Mi strofinai il viso con una mano.

«Ti ho dato tutta me stessa e tu dubiti di me?» continuò ed io mi appuntai mentalmente di non fare più il cavernicolo possessivo quando sapevo di non poter vincere una discussione con lei.

Era tremenda.

«L'ho fatto anche io».

«No. Non l'hai fatto». Socchiuse gli occhi e poi mi gelò con lo sguardo. «E non voglio costringerti o metterti alle strette per questa cosa, ma... »

«Hai paura», conclusi al posto suo.

Mi guardò sorpresa per un po' e poi annuì. Poi scosse la testa e iniziò ad avviarsi verso la sua camera.

La seguii, ma voltò il viso verso di me quasi di scatto. «Ho bisogno di stare da sola. Devo... pensare».

E quello che cazzo significava?

Io innamorata di questa foto.
(Lui però è senza barba)

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