40. Deep

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Quando si annega il tempo sembra fermarsi

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Quando si annega il tempo sembra fermarsi. Ogni via respiratoria viene inondata, rimani lì ad agitarti come un pesce fuor d'acqua senza avere il minimo controllo. Cerchi di resistere fino alla fine, ma la voglia di respirare ti soffoca e poi ti lasci andare all'inevitabile.

O almeno così credevo, così lo immaginavo. Perché in quel momento mi sentivo proprio come un subacqueo nei meandri dell'oceano, con le bombole d'ossigeno scariche e senza neanche una maschera. Non capivo dove fossi, mentre la pressione della profondità mi schiacciava. Tra me e la libertà c'erano metri e metri di acqua, così immensa che sembrava troppo stretta. Asfissiante.

Ero lì che mi agitavo in cerca di aria, ma più inspiravo e più acqua entrava.

Avevo perso il controllo su ogni cosa. Le mie gambe tremavano, instabili e molli, il mio cuore era impazzito e spesso perdeva qualche battito, le mani sudavano e continuavano a stropicciarsi tra di loro. I miei occhi erano annebbiati, guardavo tutto senza vedere niente. Non riuscivo a parlare e l'unica cosa che sentivo nella mia testa, che urlava a squarcia gola, era... "codarda".

Le lacrime erano lì che volevano scendere, ma erano anni che non glielo permettevo e loro si dimenavano inquiete per uscir fuori.

Sentivo il mio petto più pesante, insieme alle braccia e desiderai che tutto si spegnesse. Solo per trovare un po' di pace.

Qualcuno mi chiamò e quasi vidi una mano da sotto la superficie dell'acqua, che mi richiamava verso l'alto, verso l'aria, verso la vita. Eppure ero in bilico, come se quell'oblio ormai mi piacesse, visto che con gli anni quella sensazione era diventata ormai familiare. Mi reclamava con carezze persuasive, ma dolorose, come per ricordarmi che in un modo o nell'altro avrei scontato la mia pena.

«Meg?»

Chi mi stava chiamando? Chi mi voleva ancora? Nessuno, sembrava la mia coscienza rispondere. Sentivo delle voci pungenti nella mia testa. Nessuno vuole uno scarto di fabbrica. Nessuno accetterà mai la tua facciata o la vera te, perché se dovessero vedere oltre quella maschera, scapperebbero senza guardarsi indietro. Nessuno ti vuole perché non sei abbastanza.

Sentii che qualcuno mi trascinò via e quelle mani enormi mi fecero rabbrividire. Erano così simili a...

Ricordi curdi e diversi si mischiarono l'un l'altro, facendo totalmente impazzire la mia testa, mentre scendevo sempre più giù e sempre più lontano dalla luce. C'era solo sangue nei miei pensieri. Colava come lava da ferite troppo profonde per esser rimarginate e ognuna di esse sembrava ancora scolpita nel mio cuore. Erano cicatrici di altre persone che avrei sempre portato io. Era la mia punizione per esser stata una codarda da tutta la vita.

Volevo piangere e volevo urlare. Sfogarmi mi avrebbe fatto bene. Me l'avevano sempre detto, ma non ci riuscivo mai. Sembravo un involucro di plastica senza vie di fuga, che si allargava sempre di più ad ogni trauma subito, ogni dolore patito. Prima o poi sarei scoppiata lo sapevo.

Beyond the surfaceWhere stories live. Discover now