35. Il sapore dell'eternità

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Megan

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Megan

Ero seduta sul mio letto. La testa ancora confusa e disorganizzata. Cercavo di raccapezzare gli ultimi avvenimenti, ma sembravano tutti troppo caotici per capirci qualcosa.

Mi ero fatta un tatuaggio. Era esplosa una granata, o quello che era, nel negozio di tatuaggi di Jackson, distruggendolo. L'onda d'urto mi aveva colta in pieno, scaraventandomi contro il muro e facendomi perdere coscienza.

Mi ero solo svegliata nell'ospedale, se così poteva chiamarsi, del quartiere generale dei criminali. La prima persona che avevo visto era Rose, il panico negli occhi e la dolcezza nelle mani, che avevano stretto e accarezzato la mia inerme fino a quel momento.

C'era stato un via vai di persone. Anche Kirk ed Eva erano passati per un saluto e per vedere come stessi. La voce della bomba era circolata in fretta e tutti erano furenti.

Incazzati neri con Tanner, l'unico che avesse mai potuto fare una cosa come quella. Ma non era solo ovviamente, qualcuno doveva avergli messo la pulce nell'orecchio e quel qualcuno avrebbe spezzato di nuovo il cuore a Jackson.

Sospirai e mi posizionai meglio nel letto, appoggiando la schiena alla testiera. Ero ancora tutta dolorante. Avevo due o tre tagli in faccia, il labbro spaccato e una quantità di lividi indicibili sul mio corpo. Ero ammaccata, ma stavo bene.

Stavamo bene.

Sia io che il piccolo esserino che stava crescendo dentro di me.

Avevo emanato un sospiro di sollievo quando Rose me l'aveva detto. Erano state le prime parole che mi aveva rivelato non appena avevo aperto gli occhi, leggendo il panico nei miei subito dopo aver realizzato cosa fosse successo.

Ma la dottoressa mi aveva raccomandato di stare in estremo riposo. Niente più uscite notturne, assolutamente niente allenamento e nullafacenza totale.

Così ero nel letto in quel momento, più che altro perché era l'una di notte e dovevo chiudere occhio. Ma l'adrenalina e il fatto che non avessi visto ancora Jackson mi rendeva inquieta e non riuscivo a rilassarmi neanche un po'.

L'ultima volta che l'avevo visto stava andando a spegnere tutte le luci del negozio.

Al solo pensiero il dolore al fianco si fece sentire di nuovo, bruciandomi per il nuovo tatuaggio che avevo.

Dove sei Jackson?

Come evocato da quel pensiero, vidi la porta della mia stanza aprirsi, poi i suoi capelli neri, il viso stanco e il resto dei vestiti spiegazzati.

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