16. Il fascino del proibito

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Non seppi come riuscii a convincere Jackson nell'accettare il "regalo", ma quando lo vidi di nuovo controllare nella busta, adocchiare il completo piegato con cura, capii che l'avrebbe preso

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Non seppi come riuscii a convincere Jackson nell'accettare il "regalo", ma quando lo vidi di nuovo controllare nella busta, adocchiare il completo piegato con cura, capii che l'avrebbe preso.

«Come facevi a sapere la mia taglia?», chiese sinceramente curioso, continuando a mantenere il viso rivolto verso l'interno della busta e alzando solo gli occhi verso di me. Il suo cipiglio sembrava esser sparito, lasciando spazio alla serenità. Non mi sorrise né mi ringraziò, ma del resto non me lo aspettavo.

«Il tuo fisico è simile a quello del mio ragazzo, sei solo più alto, forse le spalle più grosse, il tuo bacino più stretto, magari un po' più muscoloso, ma il problema è stato capire il...» Mi fermai appena in tempo prima di fare una figuraccia davanti a lui. Arrossii sfacciatamente e l'occhio mi cadde all'altezza del suo cavallo. Mi si seccò la bocca quando feci passare di nuovo il mio sguardo su di lui per niente casto e per niente adatto ad una come me. Sembravo mangiarmelo con gli occhi.

Megan, datti una calmata! Da quando arrossisci per Jackson...? Jackson come? Neanche sai il cognome!

Lui lo notò. Eccome se lo notò. «Be', vedo che mi hai osservato per bene». Mi studiò con uno sguardo diverso, più profondo delle altre volte e decisamente meno sprezzante. Non seppi come interpretarlo, ma mi restò difficile distogliere gli occhi da lui.

Arrossii di più, per quanto fosse possibile. Mi ritrovai imbarazzata per quel discorso e per la sua attenzione indirizzata verso di me. «È difficile...»

Ma cosa volevi dire? È difficile non guardarti? Sei impazzita?!

«Sì!?» Lui trovò invece incredibilmente interessante la mia risposta, a suo agio in quella situazione e probabilmente godendo per l'imbarazzo che mi provocava.

Diedi aria alla bocca, ma ormai non sapevo cosa dire. «Ci ho fatto caso proprio per prendere le misure». Scusa più banale non potevo dire, ma ormai il danno era fatto.

Alzò un sopracciglio e si raddrizzò completamente, ritornando ad essere più alto di me di venti centimetri buoni. «Ti è concesso sbavare per quelli come me?» Abbassò il tono di voce, circondandomi con il suo suono caldo e roco. Mi sentii strana.

Ma quanto era presuntuoso! «Le ragazza perbene non lo fanno di certo!», dissi quasi indignata.

«Sei sicura di esser una ragazza perbene?» Mi scrutò più a fondo con i suoi occhi verdi, che con la luce proiettata sul viso sembravano più limpidi e chiari. Utilizzò di nuovo quella voce e... Dio santo quanto era sexy!

Ma cosa diavolo mi stava succedendo?

«Lo sono per eccellenza». Incrociai le braccia al petto, cercando di ignorare i miei pensieri strani.

«Mmh, secondo me no». Si avvicinò un po', assumendo la mia stessa posizione, ed io mi agitai. «Le ragazze perbene non direbbero mai di essere nude sotto l'impermeabile». Mi rinfacciò quel che gli avevo detto più di una settimana prima.

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