6. Forze e debolezze

14.1K 666 324
                                    

Megan

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Megan

Alla seconda occhiata strana capii che il mio sorriso non si sarebbe spento a breve. Non riuscivo proprio a farne a meno.

Ero emozionata e felice e lì tutti se ne stavano rendendo conto.

Sì, esatto, tutti.

Spesso mi dimenticavo che dentro quelle mura non c'eravamo solo io e mio padre (e a quel punto anche Jackson).

Be', piccola precisazione. Casa Reed non era solo sua o mia, ma di tutti i suoi scagnozzi più fidati. Come una sorta di accademia per criminali, posta nei meandri della città e frequentata da gente decisamente losca.

Mi ci era voluto un po' per abituarmi a quella consapevolezza, anche perché sembrava davvero una scuola per malviventi, con tanto di lezioni di autodifesa, un dannato poligono per esercitarsi a sparare e anche una mensa. E tutto quello si trova più o meno sotto terra, visto che nei piani alti c'era un edificio che quasi cadeva in rovina a coprire un'abitazione di lusso.

Era stranissimo, ma almeno avevo la mia privacy. Le nostre camere erano divise dall'Istituto Xavier, come mi piaceva chiamarlo, pieno di giovani mutanti con la capacità di centrare sempre il bersaglio. E il professor X, ossia mio padre, spesso lo prendevo in giro con quel nome, controllava tutti con la sua mente senza neanche muovere un dito.

Ed io ero una di loro.

Mi sentivo per la prima volta parte integrante di qualcosa e sebbene inizialmente tutti non avevo fatto altro che ignorarmi o lanciarmi sguardi omicida, al momento le cose erano decisamente migliorate.

Mi conoscevano tutti, mi salutavano e mi trattavano come fossi da sempre una di loro. Si erano abituati presto a me ed io a tutto il loro stile di vita. Ma non era stato facile, anzi.

C'erano stati periodi in cui ero rimasta rinchiusa nella mia stanza e non ero uscita per giorni, non mangiavo e me la prendevo con Reed. Stare lontana da Rose e da tutta quella che era la mia quotidianità mi aveva fatto uscire fuori di testa. Ero rinchiusa, quella casa la vedevo come un'altra fortezza, non una via d'uscita.

Così avevo perso un po' il senno, lo riconoscevo. C'erano voluti mesi per farmi ambientare e grazie anche ad Aaron ero riuscita a trovarmi un posto in quel luogo così diverso da me.

Ed ero andata bene a tutti (be', quasi).

Potevo essere l'emblema di tutto quello che disprezzavano, ma mi avevano comunque accettato. O forse avevano troppa paura di Reed per trattare male sua figlia...

Beyond the surfaceWhere stories live. Discover now