1. Tutto quello che mi uccide...

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Si diceva che la morte quando arrivava aveva le vesti di un'amica

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Si diceva che la morte quando arrivava aveva le vesti di un'amica.

Ti consolava, ti accarezzava e ti diceva che saresti andato in un luogo più sicuro, più bello. Le pene erano finite. Qualsiasi guerra stessi combattendo ormai non era più affar tutto.

Be', almeno lo si pensava.

Io potevo smentire quella diceria.

La morte stava arrivando per me nelle vesti del mio peggior nemico, scombussolando tutto quello che da sempre avevo creduto. Gli uomini dai quali dovevo stare alla larga erano i miei salvatori e la persona che aveva sempre detto che mi avrebbe protetta, mi stava uccidendo con le sue stesse mani.

Sentivo tutta la violenza in quella presa ferrea, l'odio che scagionava contro di me, contro ciò che rappresentavo per lui.

Gli avevo portato via tutto. Ero stata quella verità scomoda che aveva rotto qualsiasi tipo di equilibrio sul quale si era basata la sua vita. I suoi sentimenti li capivo. Tra persone che avevano sofferto ci si capiva, ma la cosa finiva lì.

Ma in fondo lui era pazzo. Ci si aspettava cose folli dalle persone non sane di mente, il problema era che lui era stato troppo bravo a nasconderlo. Perciò tutto quello per me era uno shock, una secchiata d'acqua gelida.

E stavo morendo.

Sentivo che ormai non c'era più niente da fare per me.

Ero troppo debole per combattere e lui troppo legato al passato e al suo rancore per lasciarmi andare.

La vista si annebbiava, il collo faceva un male atroce, non sentivo più il sangue circolarmi nelle vene e la forza mi abbandonava piano piano, facendomi vibrare il corpo in brevi spasmi.

Non sapevo a quale ultimo pensiero aggrapparmi.

Ormai non c'era più speranza per dire le mie ultime parole, ma i pensieri potevo ancora controllarli. Dovevo ancorarmi a quelli, farne la mia pace e andare via senza ricordare per l'ultima volta l'odio che trasformava il viso di Christofer Tanner. Una scena raccapricciante.

Pensai a Rose. Alle sue trecce, al suo sorriso. Al modo in cui si era presa cura dei bambini all'orfanotrofio, come se fossero suoi fratelli. Alla sua dolcezza, alla testardaggine, alle sue prime esperienze che le facevano battere il cuore e le illuminavano il viso. Aveva tutta la vita davanti, una di quelle belle.

Pensai a Trevis. In lui avevo trovato inaspettatamente un amico e me l'ero goduta fino alla fine. Nel mio mondo era difficile trovare persone vere e lui mi era sembrato proprio una di quelle. Ricordai il modo in cui mi aveva difesa, mettendo tutta la sua vita a rischio per me.

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