29. M'ama... non m'ama

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Titolo proposto da -annyone e ilovebooksss22

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Titolo proposto da -annyone e ilovebooksss22

Ciao bella gente! Volevo fare un giochino con voi... come potete vedere questo capitolo non ha titolo e mi piacerebbe molto che foste voi a darlo! Leggetelo con attenzione ed esprimete qualche vostra idea, non deve essere per forza una sola. Quella che mi piacerà di più verrà inserita come titolo e creerò un banner adatto! Che ne pensate?
Potete farlo anche con i capitoli precedenti o con quelli futuri, mi piace l'idea di poter inserire qualcosa di vostro nella storia.

Buona lettura!

Lo vidi tra i bambini con un sorriso dolce a rendergli il viso più bello, impegnato in un gioco immaginario che prevedeva unicorni fatati e pirati cattivi. Avevo sentito abbastanza dalle loro conversazioni da sapere che i buoni erano in svantaggio e lui cercava in qualche modo di spronarli, reggendo più di un ragazzino con le forti braccia tatuate che si ritrovava.

Ma tutto quello venne in secondo piano, nella mia testa c'era solo spazio per la rabbia e anche un pizzico di panico. Dovevo parlargli, ero venuta in quel logo soprattutto per quello, dovevo togliermi quel pallino rosso che lampeggiava nella mia testa e che di certo non era per niente rassicurante.

«Megan!» La ragazzina dai capelli biondi mi venne incontro non appena mi vide, facendo svolazzare il suo vestitino bianco e sporco di tempera. Non potetti far a meno di sorridere, abbassandomi alla sua altezza. «Che mi hai portato?» Angeline era una delle bambine più dolci che avessi mai conosciuto e i suoi occhioni azzurri, curiosi e gentili mi riscaldavano sempre il cuore.

«Una spilla, ma è un segreto. Non farla vedere a nessuno!» Tolsi quella che avevo tra i miei capelli e lei se la nascose velocemente della tasca prima che qualcuna delle sue "sorelle" potesse vederla. Tra di loro, come giusto che fosse, si consideravano fratelli, una famiglia.

«Ciao Megan! Oggi niente panini?» Abigail mi sorrise timida, pettinandosi meglio la sua solita treccia scura.

Trattenni un sospiro, quasi mi dimenticai il perché fossi tanto arrabbiata. Tutto sembrava più superfluo quando guardavo quei ragazzini. Aveva ragione Jackson, la loro anima era pura e i loro occhi ne erano lo specchio, la prova.

«Oggi no, ma la prossima volta magari porto la pizza!» Le strizzai l'occhio e ricevetti in cambio visetti illuminati da altri bambini che a mano a mano si avvicinavano. Era così semplice farli contenti, bastava così poco che quasi mi veniva da piangere. Gioivano per una spilla o qualche gioco fantasioso, un semplice panino o parole di conforto. Dovevano avere di più dalla vita, io volevo dare loro di più.

«Noi la vogliamo adesso!» Quando vidi il ragazzino che aveva tentato di rubarmi il portafoglio il primo giorno che avevo messo lì piede per poco non digrignai i denti. Era appoggiato al muro con i suoi capelli rossicci ed ispidi, il viso paffuto e qualche bolla di troppo sul viso. Pretendeva anche che gli dessi la pizza subito... roba da non credere!

Beyond the surfaceOn viuen les histories. Descobreix ara