Epilogo

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Marciare verso Villa Tanner fu un duro colpo

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Marciare verso Villa Tanner fu un duro colpo. Uno dei tanti. Vedere la casa nella quale eri cresciuta e non sentirla veramente più tua faceva male.

Ero in macchina, stavo rientrando nel parcheggio e avevo mille pensieri nella testa che non mi facevano neanche rendere conto che avevo guidato senza dare di matto.

Che avrei fatto con Rose? Come avrei gestito le cose con il mio finto padre? Cosa avrei fatto dopo? Ci sarebbe stato un dopo? La mia reputazione non sarebbe neanche più esistita, ma quella della mia dolce sorellina?

Lei non doveva patire tutti i casini che i nostri genitori avevano combinato. Neanche io in realtà, ma potevo sopportarlo. Rose invece non doveva neanche portare un tale peso. Era ancora una ragazzina, per me sarebbe stata sempre una bambina e avrei voluto proteggerla con tutte le mie forze.

L'unica cosa certa però era che avevo bisogno di parlare con Tanner. Quell'uomo ormai mi faceva venire il disgusto e non riuscivo neanche a chiamarlo per nome.

Avevo lasciato il luogo in cui Reed mi aveva portato con una benda sugli occhi. Ancora non si fidavano di me abbastanza per lasciarmi sapere dove vivesse lui o quale fosse il loro covo, la sede centrale.

Avevano un po' sospettato di me, anche perché dopo quello che avevo scoperto quel giorno secondo loro non sarei proprio dovuta ritornare a casa, ma non consideravano che lì c'era Rose e che avevo bisogno di altre risposte.

Così Reed aveva deciso di lasciarmi andare, mettendomi anche un po' alla prova. Sarei tornata? Sarei rimasta lì fingendo ancora una volta nella mia vita?

Dio mio, non sapevo proprio che fare!

Non appena entrai nel garage della villa, trovai ad aspettarmi Oscar e Luke, che non appena mi videro parlarono velocemente mettendo due dita contro l'orecchio, avvisando qualcuno del mio arrivo probabilmente. Del resto non mi facevo viva a casa da quella mattina e l'ultima volta che avevo avuto il cellulare in mano avevo mandato un messaggio non troppo rassicurante a Travis.

Il mio nuovo amico mi aveva tempestato di messaggi e avevo placato la sua disperazione solo nel momento in cui avevo risposto. Ero stata breve e gli avevo detto che in quel momento non potevo parlare, ma che gli avrei spiegato tutto appena potevo.

Fortunatamente avevo sistemato i capelli, mi ero ripulita dal sangue e mi avevano dato una maglietta che potesse approssimativamente rientrare nei miei canoni, altrimenti avrei destato sicuramente più che sospetti.

Le mie due guardie del corpo iniziarono a farmi domande su dove fossi stata ed io cercai di fare la finta tonta, sperando che gli anni di falsità e recitazione potessero servire a qualcosa.

«Ehm, ho fatto volontariato. Ero all'orfanotrofio e il giorno è volato con tutti i giochi che abbiamo fatto». Le bugie mi servivano fin quando non fossi arrivata a parlare con Rose e poi con Tanner.

Beyond the surfaceWhere stories live. Discover now