38. L'unica cosa è l'amore

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Grazie a rebecchina08 per il fantastico titolo!

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Grazie a rebecchina08 per il fantastico titolo!

Megan

Mi risvegliai nel letto della mia stanza e trassi un profondo respiro di sollievo. Un'altra notte in quella sottospecie di camera ospedaliera e sarei morta.

Dopo neanche un secondo vidi due occhi azzurri e prima che potessi emettere un urlo di spavento, quella persona mi tappò la bocca con la sua mano. Ero ancora assonnata e ci misi un po' per mettere bene a fuoco il suo viso, credevo fosse Travis, ma in realtà era... Cody?! L'amico di Jackson?! Che diamine ci faceva là?

Mi dimenai sotto la sua presa e poi lui scomparve la mio campo visivo di scatto.

«Vuole farle prendere un infarto?» Sbottò una voce che invece conoscevo e mi misi a sedere velocemente. Che ci facevano quei due in camera mia?

La mia guardia del corpo preferita mi guardò, per poi lanciare un'occhiata di ammonimento al biondino che invece faceva di tutto per non scoppiare a ridere.

Mi guardai attorno per vedere se ci fosse qualcun altro a fare un party nelle mie stanze private senza un mio permesso, ma eravamo solo noi tre per fortuna. Era tutto come prima, niente più gioielli sparsi sul pavimento, cassetti aperti e mobili spostati. Un po' ero rassicurato dal fatto che fossi lì

«Che sta succedendo qui?» Chiesi avendo comunque paura della risposta.

Jackson si avvicinò al letto. «L'ho chiamato per farti dare un'occhiata. Insomma ieri hai fumato un'intera canna senza aver mai neanche toccato una sigaretta. Lui è più esperto di me in queste cose». Lo disse con una voce da chi volesse far intendere altro e il biondino sorrise compiaciuto, incrociando le braccia al petto.

Feci una diagnosi delle mie condizioni fisiche. La testa non faceva male, lo stomaco brontolava come sempre, non sembrava che avessi ferite o che provassi dolore da qualche parte del corpo e non sentivo niente di strano. Avevo il pigiama, forse mi aveva aiutato ad infilarlo Jackson, ma per il resto era tutto normale. Sembrava che non avessi assunto nessuna sostanza stupefacente, ma ricordavo come avevo quasi perso la testa. Appena tornata a casa avevo fatto in tempo solo a posare la testa sul cuscino che ero caduta in un sonno profondissimo.

«Sto bene», lo dissi quasi con sorpresa, prendendo la bottiglia d'acqua che trovai sul comodino e bevendo con avidità. La gola era secchissima e quasi ne scolai metà. «Era solo una canna. Insomma quelli ne fumano in quantità assurde e alla fine stanno sempre bene, che motivo c'era di far venire... chi sei tu?»

Sapevo decisamente chi fosse e quale fosse il suo nome, ma non avevo frenato la lingua e avevo lanciato quella provocazione. Stavo provando, incredibile ma vero, a scherzare.

Beyond the surfaceWhere stories live. Discover now