32. Cowardice and fear

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Megan

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Megan

«Sono venuto appena ho potuto». Travis si tolse il cappotto e lo lasciò sulla sedia della mia stanza. «Mi hanno riferito che ti hanno sparato». Mi studiò interamente con occhio critico e preoccupato.

Indicai il braccio ancora indolenzito. «Va tutto bene adesso, potevi anche non venire, Trav», gli dissi con un mezzo sorriso. «Non vorrei che finissi nei casini per me».

«Non preoccuparti davvero, mi dispiace solo che hai dovuto affrontare tutto questo». Venne verso di me e mi strinse tra le braccia.

Ricambiai l'abbraccio e mi immersi in quel profumo di ricchezza che tempo a dietro dovevo aver avuto anche io. Era tremendamente familiare e alcune volte gli agi mi mancavano davvero, ma lì ero molto più felice, nonostante tutti i casini.

Trascorsero svariati secondi e pensai che fosse sufficiente per un abbraccio, ma lui non si staccò. Anzi sembrò prendersela proprio comoda, inalando il mio profumo e sospirando soddisfatto il secondo dopo.

Alla fine feci un passo indietro e lo guardai negli occhi, mentre lui ricambiava lo sguardo con un sorriso.

Era davvero strano, tutto cambiava con una rapidità disarmate che non avevi neanche il tempo di renderti conto di ciò che stava avvenendo proprio sotto il naso. E lui era letteralmente la prova di tutto.

Ma quel cambiamento mi piaceva, avevo ritrovato un amico e mi fidavo di lui ciecamente. Aveva rischiato tutto per me e ormai stava diventando una persona davvero importante.

«Ti trovo bene», commentò il mio aspetto, lanciando un'occhiata a tutto il mio corpo. «Be', sei sempre bella, Meg».

Gli sorrisi. «Grazie, anche tu stai bene». Osservai il suo completo grigio come i suoi occhi, il modo in cui gli fasciava il corpo slanciato e tirava un po' sulle spalle larghe.

«Quindi adesso sei diventata una criminale». Mi lanciò un'occhiata strana, ma poi divenne maliziosa ed io ridacchiai.

Andammo a sederci al piccolo tavolino che avevo nella mia stanza, proprio vicino la finestra. Guardai per un momento fuori, osservando come la neve si fosse poggiata tutt'attorno e come ancora cadeva pigramente.

«Una fuorilegge», dissi con sarcasmo e alzando gli occhi al cielo. Mi lasciai andare sulla sedia con l'improvvisa voglia di cambiare argomento. «Come va l'università? Dimmi qualche scoop per favore. Come stanno le gemelle? Quelle capre di Caitlyn e Blue?»

Appena feci quelle domande mi ritrovai stranita dalle mie stesse parole. Pensare a tutto quello era come pensare ad un'altra vita. Era cambiato davvero tutto ed erano in momenti come quelli a renderlo tutto più vero e concreto.

«Come sai ho scelto Economia e più o meno anche il resto della nostra cerchia di amici. Alla fine era tutto prestabilito dai nostri genitori, visto che le loro attività un giorno passeranno a noi». Poi si strinse nelle spalle. «Va tutto bene, è tutto tranquillo. Forse fin troppo...»

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