24. Lossless

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Jackson

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Jackson

«Ti sei rammollita, borghesotta?»

Sapevo che il mio ghigno l'avrebbe fatta innervosire ancora di più e ormai avevo preso proprio gusto a stuzzicarla. Provocarla e darle fastidio mi aveva sempre divertito ed eccitato, visto che lei era veramente l'unica ragazza che avesse il coraggio di rispondermi a tono.

Ero sempre stato annoiato dalle donne che si struggevano per me, rendendomi quel gioco fin troppo semplice. Altre invece avevano paura, cosa assolutamente giusta, ma non ero conosciuto per fare del male alle ragazze, né averle con la forza.

Ma Megan... lei aveva veramente tutto, cazzo.

In quel momento ci stavamo allenando insieme nella palestra. Volevo insegnare qualche nuovo trucchetto che sicuramente quel disadattato di Aaron non le aveva fatto vedere. Del resto si doveva sempre imparare dal migliore ed io in quello lo ero davvero. Non ne andavo fiero, ma era una delle poche cose che sapevo fare bene e se serviva per aiutarla con la sua sicurezza, le avrei insegnato tutto.

Indossava un top bianco e un dannato leggings che mi distraeva ogni volta che abbassavo lo sguardo sulle sue gambe. Doveva smetterla di vestirsi così, perché non ero né un santo né una persona che si vergognava quando veniva beccato a fare sesso con qualcuno. Se mi contenevo era perché non volevo che nessuno guardasse lei.

«Sembra che tu ci stai andando piano invece». Mi scoccò un'occhiataccia, lanciandosi il coltellino da una mano all'altra velocemente come le avevo detto di fare per confondere l'avversario.

Ci stavamo allenando con quello e sebbene lei fosse brava a centrare il bersaglio quando li lanciava, ancora non sapeva difendersi con uno di quelli in mano.

«Non mi perdonerei mai se ti facessi di nuovo male come l'altra volta». Il ricordo del livido che le avevo provocato sul fianco ancora mi tormentava, ma la mia intenzione non era mai stata quella di farglielo. Ci stavamo allenando ed era capitato, poi mi ero mangiato le mani per averle provocato quel dolore. Mi ero odiato per giorni e non ero riuscito a guardarla per la vergogna.

«È successo per sbaglio, anche se ha alimentato tutto l'odio che provavo per te», ansimò per il duro allenamento al quale la stavo sottoponendo, allungandosi poi verso di me e provando a fare una finta, ma la bloccai e la costrinsi ad indietreggiare. «Sei stato veramente stronzo».

«Anche tu lo sei stata e non credevo di trovarti così tanto agguerrita e totalmente diversa da come mi ricordavo». Le tirai la coda bianca e lei digrignò i denti, sentendo che la stessi prendendo in giro e non capendo perché non riuscisse ad avere la meglio su di me.

«Già, be', non mi hai neanche detto cosa ne pensi», mi rimbeccò accigliata e sudata, riferendosi però al cambio di colore e non al resto del comportamento.

Dopo un po' per mutò strategia e affondò dritto per dritto la lama verso di me con un grugnito indispettito e avvilito. Mi strappò la maglia solo perché all'ultimo mi spostai di lato e dopo aver controllato i danni, alzai la testa di scatto e la fissai con un cipiglio.

Beyond the surfaceWhere stories live. Discover now