43.Caffè, crêpes e nutella

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Apro lentamente gli occhi a causa della luce che filtra dalla grande vetrata e osservo lo spettacolo che mi si presenta davanti: Seattle illuminata da una luce grigiastra, con i palazzi che si stagliano fieri nel cielo ed un sole che non ha molta voglia di uscire.
Poi la mia attenzione si concentra sulle braccia di Charlie che mi circondano e sulle sue mani che sono posate sul mio ventre.
《Non te ne andare.》mormora nel sonno nel momento in cui cerco di alzarmi dal letto.
《Non me ne vado.》sussurro accarezzandogli le mani.
L'orologio sulla parete segna le otto e dieci del mattino ed io mi prendo il tempo di osservare questa stanza alla luce del giorno. Non noto nulla di nuovo se non una fotografia sulla mensola sopra la scrivania, ma non riesco a distinguere i soggetti rappresentati perché troppo lontani dai miei occhi.
È tutto così strano per me...essere qui, nella sua torre d'avorio, con il suo respiro leggero che mi solletica il collo, tra le lenzuola calde, le sue mani sul mio corpo, il silenzio rilassante della casa.
Mi prendo qualche momento per ammirare il ragazzo che dorme al mio fianco: i capelli corvini completamente scompigliati, le labbra leggermente socchiuse, l'espressione rilassata e tranquilla, il petto che si muove in modo regolare, la sua pelle così morbida al contatto con le mie dita...
Allontano la mano dal suo volto per non svegliarlo e torno a guardare Seattle dall'enorme vetrata che ci illumina.
Nel momento in cui le braccia del mio ragazzo smettono di avvolgermi, decido di scendere dal letto e andare a preparare la colazione.
Entro in cucina e apro il frigo per cercare qualcosa che possa andare bene per la colazione. Ora che ci penso non so cosa gli piaccia mangiare la mattina, non gliel'ho mai chiesto. Molto male.
Chiudo il frigo e mi lego i capelli con l'elastico che tengo al polso.
Potrei preparare un po' di tutto, ma non vorrei sprecare cibo inutilmente. Torno in salotto dove mi siedo sul divano.
Ha ammesso che gli piacciono i dolci, ma io dolci non ne so cucinare. La sola cosa che so fare sono le crêpes, ma non so se ne ha voglia.
Torno in cucina e prendo tutti gli ingredienti necessari per preparare le crêpes e li mescolo in una ciotola.
Nel mentre aspetto che la padella si riscaldi, preparo anche il caffè.
In poco più di venti minuti la ciotola con l'impasto è vuota e le crêpes sono sistemate le une sulle altre. Verso il caffè nelle tazze, tiro fuori la Nutella e la marmellata e mi metto a pulire la cucina prima di andare a svegliare Charlie.
《Cos'è questo profumo?》una voce roca arriva dalla porta della cucina mentre mi asciugo le mani.
《Buongiorno!》mi giro nella sua direzione e gli sorrido《Ho pensato di preparare la colazione.》resto appoggiata al bordo del piano di marmo mentre mi si avvicina.
《La mia piccola casalinga.》mi bacia dolcemente, abbracciandomi 《Buongiorno anche a te comunque.》strofina il naso sul mio collo《Hai dormito bene?》
《Sì.》mi sento incredibilmente riposata《Tu hai dormito bene?》
《Una meraviglia, nonostante sia stato sveglio fino a tardi.》mi fa sedere sul bancone.
《Perché? Ti sei messo a guardare Lucifer senza di me?!》
《No!》ride《Ho guardato te.》
《Che noia.》sbuffo cercando di nascondere l'imbarazzo.
《Tu dici? Ti assicuro che lo spettacolo è stato bello.》fa sfiorare i nostri nasi con estrema dolcezza prima di baciarmi il collo.
《Charlie...》sospiro.
《Questo è un castigo.》sorride nascondendo il viso nel mio collo《Essere vicinissimi all'oggetto del proprio desiderio ma non poterlo avere.》mormora pianissimo prima di staccarsi da me.
《Che intendi?》domando mentre mi fa scendere con i piedi per terra.
《Non ci pensare. Facciamo colazione.》si siede a tavola e apre il barattolo di Nutella.
《Il discorso non finisce qui.》lo osservo mentre stende la crema alle nocciole sulla sua crêpe.
《Invece sì. Queste conversazioni non hanno senso di esistere.》tiene lo sguardo basso mentre mi passa la Nutella.
《E perché?》spalmo anch'io la crema.
《Perché? Perché qualsiasi cosa io faccia sbaglio. Perché tu hai bisogno di altro e io di altro ancora.》mi blocco.
Hai bisogno di altro e io di altro ancora.
Ciò che io non potrò mai dargli, ciò che io non potrò mai essere.
《È davvero questo che pensi?》i miei occhi si riempiono di lacrime《È per la diplegia, non è così?》mi alzo di colpo dalla sedia, la testa mi gira e io mi tengo in piedi solo grazie al tavolo a cui le mie mani sono appoggiate《Tutte quelle domande sulle attività che posso e non posso fare, su quello che mi è vietato e quello che mi è permesso, sul mio passato...a cosa cazzo ti servivano tutte quelle informazioni? Per capire se mi puoi scopare o no?!》esco dalla cucina.
《Cazzo, Jessy, non era quello che intendevo...》mi segue. E io che pensavo mi amasse per quello che sono.
《E io che pensavo che tu mi accettassi per quello che sono.》mi chiudo a chiave in camera per cambiarmi.
《Jessica, hai capito male!》prova ad aprire la porta《Se solo mi ascoltassi...》mi cambio velocemente mentre lo sento allontanarsi dalla stanza del suo amico.
《Hai bisogno di altro. Lo hai detto tu.》apro la porta e lo trovo lì davanti con solo jeans e maglietta.
《Ho bisogno di te al mio fianco.》i suoi occhi azzurri mi ispezionano attentamente《E sì, in parte è per la diplegia, ma solo perché voglio capire.》
《Sì, vuoi capire.》lo supero andando verso la porta di casa.
《Jess, no...》mi toglie le scarpe dalle mani e mi obbliga ad alzarmi《No piccola, no.》mi stringe tra le sue braccia.
《Charlie, smettila di illudermi che io possa essere alla tua altezza.》
《Non voglio che tu te te vada. Meriti di meglio, lo sappiamo tutti, ma sei così meravigliosa che...che voglio averti con me ancora per un po'. Voglio capire come poter rendere la tua vita migliore.》mi guarda negli occhi《Non mi lasciare.》
《Non voglio farlo.》lo stringo tra le mie braccia.
《Hai parlato nel sonno stanotte.》mormora.
《Oh.》sussurro. Cosa avrò detto? Spero di non avergli confessato qualche sentimento.
《Non hai mentito, vero?》mi stringe tra le braccia.
《Non so cosa ho detto.》dico con un nodo in gola.
《Sì che lo sai.》nei suoi occhi azzurri non riesco a leggere niente《Non mi lasci vero?》
《No.》sussurro pensando a quello che avrei potuto dire nel sonno. Gli avrò confessato il mio amore? Maledetto sonno!
《Vedi, mi hai mentito. Non sei convinta.》a quelle parole mi illumino. Gli ho detto che non me ne sarei mai andata.
《Non me ne andrò.》lo abbraccio《Non lo farò.》lascio un bacio sul suo collo《Resto qui con te.》un altro bacio《Starò con te fino a quando non ti stancherai di me.》un altro ancora《Fino a quando riuscirai a sopportarmi.》un altro《Non so di cosa credi che io abbia bisogno e meriti, ma io resterò.》
《Amore.》mormora《Hai bisogno di amore.》
《Tutti hanno bisogno di essere amati.》ci guardiamo. Non capisco dove vuole andare a parare.
《Io no.》torna in cucina lasciandomi sola all'entrata.
Torno a sedermi sulla sedia. Non vuole amore e non vuole amare. E io che pensavo...cosa pensavo? Che potesse essere innamorato di me? Stupida illusa che non sono altro!
Piango silenziosamente osservando il mio borsone.
Allora perché sono qui? Perché mi ha portata nella sua torre d'avorio?
Mi infilo le scarpe e la giacca.
Guardo verso il salotto: silenzio.
Prendo la borsa.
Guardo il mobile su cui sono appoggiate le chiavi dell'auto e dell'appartamento.
Cosa ci faccio ancora qui? Cosa sto aspettando?
Sospiro.
Voglio che venga qui e mi baci, voglio che venga qui e facciamo pace. Lo voglio abbracciare. Voglio essere abbracciata.
Faccio un passo verso il salotto, ma mi fermo. Perché dovrei correre come una disperata da lui? Perché sono disperata. Però non voglio che lo sappia.
Metto la mano sulla maniglia della porta d'entrata ma le sue braccia mi fermano.
《Ti riporto a casa.》sussurra. E io che speravo mi chiedesse di restare.
《Vado da sola.》apro la porta.
《Non era una domanda la mia.》la richiude.
《Cosa vuoi da me, Charlie?》domando rassegnata《Andava tutto bene, era tutto perfetto e poi...》lascio cadere la borsa a terra senza riuscire più a continuare la frase. Non so neanche cos'è successo esattamente《Se ho detto qualcosa nel sonno che non ti va bene...mi dispiace. Non posso controllarmi nel sonno e tu, come futuro medico, dovresti saperlo.》
《Non è per ciò che hai detto nel sonno. Sono io il problema.》
《Pensi di nuovo tanto.》lo guardo negli occhi.
《Se mi lasciassi guidare dal mio istinto, tu ora saresti caricata sulla mia spalla e io ti porterei sul divano o sul letto per baciarti come si deve.》i suoi occhi mostrano una tempesta interiore che infuria《Perciò apri quella maledetta porta e andiamo. Prima ti riporto a casa, meno guai avrò.》sospira.
《No, ora mi dici cosa c'è davvero.》mi appoggio con la schiena alla porta.
《Odio quello che sento qui,》batte una mano sul petto《ecco che c'è. Odio quello che provo, ma non riesco a fare nulla per fermarmi. Odio che tu non abbia il minimo bisogno di me e...》non lo lascio finire che sono già tra le sue braccia, con le labbra sulle sue.
Come può non essersi accorto del bisogno che ho di lui? Se se ne va io cadrò come cadeva quella bambina di tre o quattro anni che imparava a camminare correttamente.
Lo bacio con disperazione nel tentativo di dirgli tutto attraverso questo bacio, anche che lo amo con tutta me stessa.
Le lingue che ballano insieme, le mie mani tra i suoi capelli corvini, le sue sulla mia vita, i nostri petti incollati e i miei occhi che si lasciano sfuggire una lacrima. Charlie geme profondamente prima di staccarsi dalle mie labbra.
《Perché sei triste?》domanda cercando di riprendere a respirare normalmente.
《Perché tu non vedi mai...》respiro profondamente《Non vedi mai il bisogno che gli altri hanno di te.》avrei voluto dirgli che non vede mai l'amore degli altri per lui, ma so che la cosa sarebbe degenerata di nuovo《Ho bisogno di te Charlie.》
《Vieni a fare colazione.》abbassa la zip della giacca e me la toglie《Poi ti riporto a casa, ma prima mangiamo.》lascia un casto bacio sulla mia bocca prima di prendermi la mano e portarmi in cucina.

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Felice anno nuovo! 🎆🎇
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Vi voglio bene e vi auguro tutto il meglio per il 2020😘😘

Walk With MeWhere stories live. Discover now