41.La mia torre d'avorio

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Charlie è proprio un ragazzino! Se la prende per delle cavolate senza significato e se ne va sempre con il broncio come fanno i bambini quando non si dà loro ciò che vogliono.
Ci sto rimuginando da ore ormai, ma non riesco né a ignorare il tutto e passarci sopra né a cercare un compromesso con lui.
《Ciao Olivia.》rispondo al telefono.
《Ciao Jess. Scusa se ti rompo ma ho bisogno di un favore enorme.》parla talmente veloce che a stento la capisco.
《Hey, cos'è successo?》mi agito nel sentirla così.
《Jackson mi ha invitato da lui e i miei non mi ci fanno sicuramente andare, perciò posso dire che dormo da te? Tanto i miei non telefoneranno a casa e tu potrai uscire tranquillamente con Charlie.》spiega《Allora?》
《Posso farlo, tanto con Charlie non ci esco comunque.》osservo il soffitto della mia stanza.
《Lavora?》
《No, abbiamo discusso di nuovo.》
《Sempre per Rivera?》
《No, non questa volta. Mi ha invitato a casa sua, ma a me non va di mentire ai miei, perciò ho rifiutato.》le spiego brevemente.
《Tu sei pazza!》urla fino quasi a perforarmi il timpano《Accetta! Chiamalo e digli che hai cambiato idea. Vuole stare solo con te, non lo capisci? Abbracci, baci e coccole vuole il tuo principe.》
《È presto per una cosa del genere.》
《Lo hai detto tu che lui ti ha promesso di non andare mai troppo oltre. Il fatto che ti abbia invitata a casa sua non significa che infrangerà la promessa.》spiega paziente《Se il problema sono i tuoi puoi dire che dormi da me. Sai che non chiamano mai per controllare.》
《No, si è comportato da ragazzino.》
《Se cambi idea puoi sempre usarmi come scusa, lo sai.》
《Non lo farò.》
《Pensaci.》mormora《Grazie ancora Jess, mi stai salvando.》mi manda un bacio.
《È anche a questo che servono le amiche.》sorrido《Divertitevi piccioncini!》ridacchio prima di staccare la chiamata.
Poco più di mezz'ora dopo il telefono squilla di nuovo e mi immagino sia Olivia, ma quando guardo lo schermo noto che è Charlie.
《Ciao.》rispondo guardando fuori dalla finestra la pioggia che bagna la città di Seattle, ma non ricevo risposta《Charlie, tutto ok? Ti senti bene?》comincio a torturare le pellicine delle labbra.
《Sì, tutto ok.》risponde dopo essersi schiarito la voce《Mi dispiace per prima. Facciamo quello che vuoi tu. Se vuoi andare in pizzeria, ci andiamo. Se preferisci l'Havana o qualche altro locale, per me va bene.》sospiro. Ora che ci penso sta succedendo esattamente ciò che odio di più, cioè che qualcuno sacrifichi se stesso per me《Mi dispiace piccola.》mormora pentito, interpretando male il mio sospiro che ho rivolto più a me stessa che a lui.
《No, scusami tu.》chiudo le palpebre per vedere il suo cielo《Vale ancora l'invito?》riapro gli occhi.
《Sì, certo che vale.》parliamo talmente piano che le nostre voci si sentono appena《Vengo a prenderti?》
《Devo prima dirlo ai miei.》osservo le gocce d'acqua scivolare sul vetro della mia finestra.
《Dici loro la verità?》
《No.》il mio sguardo si perde nel vuoto mentre ripenso alle parole di Olivia《In realtà dovrei coprire Olivia che a sua volta potrebbe coprire me.》mormoro.
《Non sentirti obbligata a farlo.》si affretta a dire il mio ragazzo《Non voglio perderti così. Se proprio dovrò perderti, sarà per altre ragioni e non per una cazzata come questa.》
《Ho voglia di pizza e serie TV, te l'ho detto.》lo rassicuro《L'unico problema è che se uso Olivia come scusa ho bisogno di un posto dove dormire stanotte.》
《Samuel non torna a casa fino a domani a pranzo. Puoi dormire nella sua stanza.》
《Se per voi non è un problema...》
《No, niente affatto Jessy.》qualche secondo di silenzio《Vengo a prenderti tra una mezz'oretta?》
《Ok. Vado ad avvisare i miei.》
《A dopo piccola.》
《A dopo piccolo.》riattacca la chiamata ed io esco dalla mia stanza per dire ai miei che vado a dormire da Olivia.
Sia mamma che papà acconsentono senza troppe domande e mi invitano a preparare la mia borsa senza dimenticare qualche pezzo.
Dopo mezz'ora Charlie mi scrive, avvisandomi del suo arrivo ed io, dopo aver salutato i miei, lo raggiungo.
《Ciao Jess.》Charlie circonda la mia vita con un braccio e mi bacia con trasporto sulle labbra.
《Ciao piccolo.》gli accarezzo la guancia liscia.
《Dammi la borsa.》me la toglie dalle mani e la carica nel bagagliaio mentre io salgo in macchina.
L'auto si mette in moto poco dopo e per tutto il tragitto gli unici suoni che ci accompagnano sono la pioggia che batte sul veicolo e le ruote che corrono veloci sull'asfalto bagnato.
Siamo tesi entrambi e questo silenzio innaturale lo dimostra, ma ognuno ha delle ragioni diverse per provare questa angoscia: io non me la so spiegare fino in fondo e non so se Charlie sia nella mia stessa situazione.
《Sento i tuoi ingranaggi che girano Jessica.》Charlie mi riporta alla realtà《Se vuoi ti porto in pizzeria e la chiudiamo qui con questa storia. Mi rendo conto di aver corso troppo.》resto in silenzio《Parlami. Odio i tuoi silenzi.》mi implora, mettendo una mano sul mio ginocchio coperto dal jeans.
《No, non cambiare i piani per la serata.》metto la mia mano sulla sua.
《Hai le mani ghiacciate.》l'auto continua a procedere indisturbata.
《La mia circolazione periferica fa schifo.》
《Per colpa della diplegia?》
《Già. Tanto per non farsi mancare una gioia.》ironizzo cominciano a giocare con le sue dita.
《Almeno potrò sempre portare le tue mani alle labbra per scaldarle. Questa cosa mi piace.》sorride facendo rallentare il veicolo.
《Sai che potrebbe suonare male come cosa, vero?》lo prendo in giro.
《Non sono un feticista!》scoppia a ridere ed io rimango incantata da questo suono così puro《Mi piaci tutta, ogni parte di te mi attrae.》stringe leggermente il mio ginocchio ed io trattengo il fiato, sentendo dei leggeri brividi attraversarmi dalla testa ai piedi《Sei solo tu che non vedi quanto sei bella.》l'auto si ferma ed io mi accorgo che siamo in un parcheggio coperto《Io non so più come dirtelo, te lo giuro.》vorrei dirgli che mi sento attraente quando mi guarda, quando mi sfiora, quando mi bacia ma non lo faccio perché mi rendo conto che questo significherebbe dargli troppo controllo su di me《L'ho detto in centinai di modi solo a parole, in altre decine di modi nell'abbracciarti e nel baciarti. Sei perfetta.》mi accarezza la guancia guardandomi negli occhi con quella strana luce negli occhi《Ora andiamo.》scende dall'Audi seguito da me.
《Non mi piace il mio riflesso allo specchio e odio più di ogni altra cosa le fotografie.》ci avviamo verso l'ascensore《Può anche essere la donna più bella del mondo a dirmi che sono bellissima, ma io non le credo.》
《Va bene, per questa volta lascio correre.》Charlie alza gli occhi al cielo mentre entriamo in ascensore.
《Non si alzano gli occhi al cielo!》lo scimmiotto e lui mi guarda male.
《Stavi imitando me o tuo padre?》schiaccia il pulsante del ventottesimo piano.
《Te.》e prima che possa dire qualcosa gli chiedo se davvero vive al ventottesimo piano.
《Sì, vivo al ventottesimo di trenta piani.》mi guarda negli occhi《Considerala pure la mia torre d'avorio, perché in un certo senso lo è.》
《Sei una persona triste e sola che non può condividere tutto questo con nessuno?》ricordo le sue parole《A me non sembra così. Sei un ragazzo così carismatico, sicuro di te stesso, pieno di qualità che è praticamente impossibile che le persone non ti amino.》
《Te l'ho già detto come stanno le cose, Jess. Non farmele ripetere.》restiamo in silenzio a fissare le porte davanti a noi. Quando l'ascensore è al ventesimo piano, mi sorge spontanea una domanda: perché io sono qui?
《E perché ci stai portando me?》chiedo timorosa. Non voglio rovinare il suo umore, non voglio litigare ma desidero ardentemente delle risposte.
《Non lo so Jessica. Non lo farei con nessuno ma, come sempre, tu riesci a mettere in discussione tutto ciò che provo o penso.》mi prende per mano mentre l'ascensore si ferma per farci scendere《Darei qualsiasi cosa o per fermarti o per sapere come andrà a finire, ma so che nessuno di questi desideri verrà esaudito.》
《Puoi fermarmi.》gli ricordo mentre camminiamo assieme.
Può lasciarmi quando vuole, può spezzarmi come vuole e questo perché il 'di più' che metto in questa relazione con lui, per me, è amore. Sto lentamente cominciando a credere di amarlo, ma non come ho amato il mondo fino ad ora; ogni volta che discutiamo per delle cavolate, ci sto talmente male e ci penso talmente tanto che mi spavento.
《Non posso o forse non voglio. Non lo so.》ci fermiamo davanti alla porta di un appartamento, il 220, e Charlie inserisce la chiave nella serratura《Benvenuta nella mia umile dimora.》apre la porta e mentre la richiude io mi guardo attorno《Fai come se fossi a casa tua.》
All'entrata, sulla sinistra si trova un portaombrelli e subito accanto un scarpiera e una sedia mentre sulla parete destra è appeso un appendiabiti e qualche quadro moderno.
Ci togliamo le giacche e le scarpe.
《Le scarpe lasciale pure sotto la sedia.》Charlie mi guarda mentre sistemo le scarpe nel luogo indicato e mi alzo per seguirlo nell'appartamento. Mi mostra un grande salotto, con un grosso divano grigio chiaro in pelle ecologica, una tv al plasma appesa al muro sopra un caminetto a gas e un mobile pieno libri e trofei vari. Il pavimento scuro è in perfetto contrasto con le pareti chiare e l'arredo e si può sentire il calore che questo emana a causa del sistema di riscaldamento a pavimento《Da questa parte c'è la cucina,》mi indica una porta《mentre da quella parte si trovano le stanze e il bagno.》indica quello che sembra un piccolo corridoio in cui mi conduce《La porta in fondo è il bagno, mentre questa è la mia stanza, e quella è di Samuel.》apre la porta della sua camera, mostrandomi l'ambiente dalle pareti blu come le acque dell'oceano, una scrivania in legno, una grande libreria piena di libri sia universitari che non, un paio di mensole piene di fotografie e trofei, un letto matrimoniale dalle lenzuola azzurre e bianche con accanto due semplici comodini e ai piedi un tappetino chiaro. Ma la cosa che mi lascia senza fiato è l'enorme vetrata con veduta sulla città.
《Che spettacolo.》sussurro avvicinandomi ai vetri non coperti dalle tende《Hai letteralmente il mondo ai tuoi piedi.》osservo le luci della sera che rendono viva Seattle anche in una giornata buia e piovosa come questa.
《Ora anche tu hai il mondo ai tuoi piedi.》è rimasto appoggiato allo stipite della porta e non accenna ad avvicinarsi.
《Mi piace.》sorrido e mi giro a guardarlo《È come se volassi e vedessi tutto dall'alto. Mi piace.》mi avvicino a lui.
《Mi fa piacere.》mi bacia dolcemente sulle labbra ed io mi avvinghio a lui. Sento che è turbato, che è terribilmente a disagio e che nella sua testa sta cercando le parole migliori per darmi una spiegazione anche se io non gliel'ho chiesta.
《Ordiniamo queste pizze? E questa volta pago io.》lo guardo negli occhi.
《Ordiniamo, ma pago sempre io.》tenendomi per la vita mi accompagna in salotto mentre compone il numero di una pizzeria《Che pizza vuoi?》
《Salame piccante.》mi siedo sul divano che scopro essere incredibilmente comodo.
《Ok. In tanto accendi la televisione e vai a scegliere qualcosa da vedere su Netflix.》lascia un bacio sulla mia fronte mentre avvicina il cellulare all'orecchio.

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