Fuggire Via

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<<Cosa stavate facendo in
piazza?>>
Kay provava a restare calmo sotto il mio sguardo colpevole e quello duro di Genna.
Ci trovavamo in una nuova stanza, nel mezzo di una torretta con vetri a specchio a renderla più scura di molte altre.
Mi sentivo oppressa ma non mi pentivo di essere intervenuta.
<<Facevamo un giro.>>
Genna mi precedette. La lasciai fare sapendo che avrebbe tenuto testa al professore meglio di me.
<<E tu dove eri?>>
Alzò un sopracciglio in direzione di Storm. Sembrava più confuso di Kay, rimase con le parole incastrate tra le labbra.
<<Io non pensavo uscisse. Pensavo che con Genna sarebbe stata al sicuro.>>
<<L'hanno aggredita!>>
Sbottò Kay, sibilando.
Gli misi una mano sulla spalla.
<<Ho deciso io di intervenire, non incolpare nessuno dei due.>>
Fece un respiro profondo.
Lanciò uno sguardo alla guardia che aveva sedato la folla e poi tornò a guardare Storm.
<<Devi sottostare ai miei ordini. Se non puoi svolgere il tuo compito allora non lo farai affatto.>>
Il mio ragazzo avanzò minaccioso di un passo nella sua direzione.
C'era solo il tavolo rotondo a repirmere uno scontro.
<<Che cosa stai insinuando?>>
Le spalle fremevano sotto la rabbia repressa.
Anche Genna srmbrava sinceramente sorpresa.
<<Che ti sospendo dall'incarico di guardia del corpo. Ti trasferirai nell'accampamento sotto Iska e marcerai con l'esercito.>>
Kay assottigliò gli occhi aspettando una risposta che però non arrivò.
Cosa avrei potuto dire per fargli cambiare idea?
Ma non ce ne fu bisogno.
Una risata gutturale squarciò il silenzio e la pazienza di tutti nella stanza.
Andò crescendo fino a far restare Storm senza fiato.
<<Sei geloso, Kay?>>
I guerrieri si fronteggiarono.
<<Tu farai come ti ho detto.>>
<<Chissà se Piuma lo sa, che sei innamorato di Tal.>>
Sobbalzai all'udire quelle parole.
Nonostante si fosse dichiarato, Kay non aveva mai detto la parola amore.
<<Sappi che lei è mia e lo sarà anche dopo questa guerra.>>
Non mi rivolse mai una sguardo, neanche mentre usciva dalla stanza e lo vidi dalla torre dirigersi verso le ceste per scendere.
Andai via santendomi sollevata di essere in qualche modo libera, ma anche affranta.
"Senza nessuno a controllarci sarà più semplice per noi."
Annuii accarezzando il palmo marchiato.
Era un'abitudine che ogni volta mi procurava degli arrossamenti.
La mia coscienza provava a cancellarlo in qualche modo impossibile, neanche la stessa magia poteva nasconderlo del tutto.
<<Kay non avrebbe dovuto mandarlo via, non dopo quello che ha fatto per noi.>>
"Punti di vista."
Un uccellino si poggiò sulla balaustra del piccolo balcone della mia stanza.
Si fece accarezzare.
Chissà come è il famiglio di mia madre.
<<I miei genitori non ci hanno mai fatti stare a contatto con i loro famigli.>>
Magari qualche mago mi starà guardando attraverso gli occhi del pennuto.
Lo scacciai via con un movimento della mano.
<<Non avrò mai un attimo per essere davvero sola con te. Neanche ora che Storm è dovuto andare via.>>
Eppure qualcosa non quadrava.
Bussarono alla porta ed entrarono senza che gli dessi il permesso.
Guardai esasperata Artú ma fui frlice di vedere Teresa.
<<Ho saputo di Storm.>>
Si mise accanto a me non prima di aver lanciato uno sguardo al gatto.
Trovavo strano che le apparisse ancora estraneo.
<<Non capisco perché ma non provo nulla. Sono dispiaciuta che sia andato via ma non altro.>>
Il cielo ero limpido quel giorno, e così i suoi occhi.
<<Vuoi dire che non provi l'amore?>>
La guardai stupita.
<<Forse all'inizio, ma è successa una cosa...>>
Le raccontai di Kay.
Non si stupì del bacio ma della sua dichiarazione sì.
Artú dormiva beato sul mio grembo quando finii.
<<Dovresti chiarire le cose prima di partire, sai nel caso...>>
<<Nel caso morissimo.>>
Finii io per lei.
<<Forse hai ragione...>>
La porta venne spalancata di colpo da John.
<<Come stai!?>>
Risi appena per la sua reazione.
<<Benissimo, Kay è troppo esagerato nei racconti.>>
Tirò un sospiro di sollievo poggiando il gomito sulla testa di Teresa seduta accanto a me.
<<Togliti se non vuoi che il mio famiglio ti morda.>>
Le parole erano velate di divertimento più che di minaccia e per questo io e John scoppiammo a ridere di gusto.
Artú si svegliò e infastidito andò ad acciambellarsi sul letto.
<<Vorrei proprio vederti combattere contro di me, ora che anche tu sei una dominatrice.>>
<<Saresti distratto tutto il tempo dal mio fascino. Non sarei leale.>>
Fece ondeggiare i capelli sugli occhi di John, quando li tolse il ragazzo lacrimava.
<<Se fai così anche con i nemici allora ne sono sicuro.>>
Passammo tutta la sera a ridere tra di noi come ai vecchi tempi.
Era il nostro ultimo giorno di spensieratezza prima della battaglia.
Il giorno successivo sarebbero arrivate le altre armate capitanate dai restanti Maestri e avrei dovuto trasferire i poteri a Teresa.

Quando andai a dormire era tardi, ero stremata ma nonostante tutto non riuscii a prendere sonno subito.
Sentii strisciare sul materasso ai miei piedi, la finestra era aperta e improvvisamente sentii freddo alle braccia.
Allungai una mano sotto il letto e sfoderai il pugnale.
Scattai con il busto all'insù e lo puntai allo stomaco dell'uomo sopra di me.
La piccola fiamma di una torcia illuminava in modo inquietante il volto di Storm.
Ricaddi con un sospiro all'indietro.
<<Cosa ci fai qui?>>
Sussurrai, eravamo soli ma lo feci comunque e fui imitata da lui.
<<Vieni con me. Sto andando a casa.>>
Trattenni il respiro.
Rimasi spiazzata dalla sua proposta.
<<Vuoi disertare?>>
Chiesi in un soffio.
Scosse la testa affranto e si abbandonò accanto a me.
Ci fissammo negli occhi, la sua mano prese la mia libera dal pugnale.
Non volevo lasciarlo andare.
<<Ti prego vieni con me. Quando questa storia sarà finita ci lasceranno in pace e io portò trattarti come ti spetta.>>
Sospirai affranta.
<<E come allora?>>
<<Come una regina.>>
Nei suoi occhi vidi la verità, gli credetti.
Ma non potevo andare via.
<<Questo è il mio posto, la mia missione.>>
Mi mise una mano sulla bocca, la torcia ormai deformava il suo volto perfetto.
<<Con me potresti essere chi sei senza dover rinunciare a nulla, ti prego vieni.>>
Aggrottai la fronte togliendo la sua mano dalla mia bocca.
<<Io ho già rinunciato ad essere quello che sono, ormai le cose non possono cambiare.>>
<<E se ti dicessi che c'é un
modo?>>
Mi mancò il respiro.
Come poteva sapere la verità?
"Devi mentirgli."
Artú mi guardava dalla sedia su cui ora sedeva in allerta, pronto a sfoderare gli artigli per me.
Strinsi l'elsa del pugnale e presi una decisione.
Sorrisi sfiorandogli una guancia, avevo le lacrime agli occhi ma non potevo piangere.
<<Se anche ci fosse non proverei mai. Voglio restare e potresti farlo anche tu.>>
Scosse la testa inorridito.
Si alzò a sedere, la schiena curva.
Per la prima volta lo vedevo in abiti semplici, una camicia e dei pantaloni di pelle pesanti e stivali da cavallo.
Era così affascinante sotto la luce fioca della torcia che avrei volentieri accettato.
Quell'amore che provai un tempo tornò ad emergere ma lo soffocai, ne era solo l'ombra.
Si alzò e si diresse alla finestra da dove era entrato.
Mi tese una mano.
<<Vieni con me...>>
Era una supplica, ma sembrava fermo sulla decisione di andare via.
Scossi la testa.
Mi diede le spalle guardando fuori.
Le spalle si alzavano e abbassavano a grande velocità, aveva il fiatone.
Non sapevo se fosse per la rabbia o perché stesse piangendo ma di nuovo quel giorno mi sorprese.
Stava ridendo sommessamente.
Quando mi guardò era sereno.
<<Ci rivedremo, è una promessa.>>
Poggiò un delicato bacio sulla mia fronte e si lanciò dalla finestra.
Quella notte non avrei dormito.

Myeki: I Segreti Della MagiaWo Geschichten leben. Entdecke jetzt