Non c'è Modo

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La camera dell'ultimo sogno era molto più ordinata, il letto era sfatto e il comò era pieno di cianfrusaglie.
Il falco è sospeso in aria con un grosso volume tra gli artigli, ed io ero di nuovo nel corpo del ragazzo che adesso è un uomo.
<<Perché lo hai riportato?!>>
Chiese sibilando al suo famiglio.
"Era in pericolo, lo avevano quasi trovato!"
<<Chi?>>
"Sai bene chi."
Fatan prese il libro in mano, la stretta forte per via della rabbia.
"Dobbiamo nasconderlo in un posto più sicuro."
Lui scosse la testa.
<<No, dobbiamo distruggerlo.>>
"Non c'è modo, e tu lo sai."
<<Lo troverò, mio figlio è appena nato e non voglio che corra il pericolo di leggerlo da grande, quindi devo farlo adesso.>>
La stanza si sfumò finché un Fatan  più grande comparve riflesso nello specchio.
<<Non c'è modo... non c'è modo!>>
Disse urlando dalla rabbia.
<<Non c'è modo.>>
Piansk, ma prima che le lacrime potessero bagnare la copertina del libro di nuovo la vicenda cambiò.
Adesso non ero più nel corpo di Fatan e nella stanza non cera lui, ma solo un ragazzino di undici anni chino per terra.
La porta venne spalancata dall'uomo che sogno da quasi un mese, facendo alzare le spalle del bambino, ma non voltare.
<<Che cosa fai lì figliolo? Alzati è quasi ora di cena.>>
Disse Fatan.
<<Sai padre, mi sono sempre chiesto da che famiglia provenissimo e perché tu non volessi mai parlarmene.>>
L'uomo fece un passo in avanti notando che l'asse del pavimento era alzata.
<<Come hai fatto ad aggirare i miei incantesimi?>>
Chiese duro.
<<Nel tempo libero sai che
facevo?>>
Il padre non rispose.
<<Leggevo e cercavo un buon amico abbastanza potente da poter aggirare i tuoi incantesimi.>>
Prima che potesse anche solo alzare la mano, Fatan venne immobilizzato da qualcuno alle sue spalle.
<<Sarò io a portare a termine il compito. Tu sei stato troppo debole per farlo.>>
<<Tu non sai quello che fai. La magia deve scomparire dal nostro sangue, ti farà impazzire! Lasciami andare e troveremo un modo per distruggere il libro.>>
Disse speranzoso, ma il figlio con la stessa voce malsana del nonno condannò il padre.
<<Lo so che hai ucciso tu il nonno. E adesso pagherai.>>
Un ragazzo della stessa età del ragazzino colse Fatan di spalle tagliandogli la gola con il mio stesso pugnale.
Lo stesso pugnale sempre, a mietere vittime c'era semore lui, era un contenitore di ricordi di morte, come se le collezzionasse.
Prima che Fatan potesse morire il suo famiglio comparve e artigliò sul volto il ragazzo con il pugnale.
Grazie al suo spostamento potei vedere il titolo del libro che non era una scritta ma un sigillo.
Lo stesso che compariva sulla lettera lasciatami dal mio quasi assassino.

*  *  *

<<Non c'è modo. Non c'è modo.>>
Le labbra si muovevano da sole.
Strinsi la mano sinistra a pugno, ma non sentii la ruvidezza della carta.
La lettera era stata spostata.
Mi alzai di scatto spalancando gli occhi.
Cercai tra le coperte ma non trovai nulla.
<<Artù?!>>
Il gatto comparve davanti il mio naso.
"Tranquilla, l'ho presa io."
Sospirai, alzandomi dal letto, ma le mie gambe non volevano rispondere.
Mi venne il fiatone per il panico.
<<Le mie gambe...>>
Provai di nuovo ma nulla, così provai con il piede che però  sembrava muoversi.
"Devi riacquistare sensibilità. Sei quasi morta l'altro giorno."
<<L'altro giorno? Quanto ho dormito!?>>
"Due giorni circa."
<<Che cosa è successo poi?>>
Mi vergognavo di non aver potuto fare niente.
Ero fuggita per mettermi al sicuro senza aiutare nessuno.
Portai le mani a coprire il volto.
"Una volta arrivati i rinforzi, i cappucci neri si sono dispersi."
<<Come stanno gli altri?>>
Avevo paura di sapere.
"Oltre te l'unico grav è Dorian.
Storm è ferito ma si è ripreso quasi del tutto. Kay è un bravo combattente, è riuscito a cavarsela con qualche graffio."
Strinsi i pugni intorno alle lenzuola.
<<Lo guarirò io.>>
Dissi determinata.
Iniziai piano a muovere le caviglie  riacquistando sensibilità alle gambe.
<<Portami da lui.>>
Alla porta non si trovava nessuno e tutto intorno c'erano pace e silenzio.
Erano disseminate casette accanto ad ogni albero e dentro una di quelle trovai Dorian.
Aveva un enorme taglio che partiva dalla spalla sinistra e finiva sotto il braccio destro formando un sorriso.
Le bende erano zuppe di medicine ma anche di sangue fresco.
Sapevo cosa dovevo fare e il pensiero mi eccitava.
Feci combaciare il mio marchio con il suo ed espirai la magia della terra da ogni fibra del suo essere.
<<Dorian...?>>
Aveva gli occhi chiusi.
Non si era accorto di nulla.
<<È una sensazione magnifica.>>
Chiusi gli occhi godendomi la visuale del mondo naturale attraverso lenti magiche.
<<Mi sento quasi completa.>>
Dissi beandomi della sensazione.
"Devi sbrigarti. Se ti scoprissero adesso capirebbero quello che può fare."
Annuii e passai le mani sul corpo di Dorian iniziando a guarirlo.
Il taglio era profondo e mentre iniziava a richidersi continuava a stillare sangue dalla carne ancora aperta.
Anche questa volta l'istinto mi aiutò nel guarire la ferita, e funzionò anche su di me quando mi toccai nei punti lesi.
Appoggiai la schiena al piede del letto dispiaciuta di dover abbandonare la sensazione della magia così presto.
Guardai Artú che mi osservava in attesa e sospirai.
Le nostre mani combaciarono di nuovo e di nuovo un fascio di lice le attraversò.
"Andiamo via."

Myeki: I Segreti Della MagiaWhere stories live. Discover now