Dolore e Determinazione

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Un caldo tepore fu la prima sensazione che mi avvolse al risveglio.
Sbattei leggermente gli occhi per riabituarli e staccarli ma si rivelò un'azione ardua.
Quando riacquistai un po' della vista perduta potei ammirare la lingua di un gatto che mi leccava la mano e così mi spiegai il caldo tepore.
Spalancai definitivamente gli occhi solo quando mi accorsi che nella stanza non eravamo soli.
<<Finalmente ti sei svegliata. Sei sotto sorveglianza da un giorno intero.>>
Una delle infermiere della scuola era seduta sulla sedia della mia scrivania con le braccia conserte e lo sguardo più diffidente del mondo.
<<Che cosa è successo?>>
Chiesi non essendo sicura di voler sapere la risposta.
<<Questo lo devi chiedere a chi ti ha riportata a scuola, non a me. Tra poco dovrebbe arrivare qualcuno.>>
Annuii ributtandomi sul cuscino ancora sfinita.
"Finalmente sei sveglia."
Ci misi un attimo per capire chi stesse parlando ma comunque mi sembrò strano parlare con un animale nella mia testa.
<<Si, non sei stato molto chiaro così ho dovuto fare da sola.>>
Gli dissi con un tono leggermente accusatorio.
"Come posso aiutarti se non so come aiutarti? Da questa parte sono stato molto più utile, non trovi?"
<<Come dici tu...>>
Ma lasciai perdere.
Lo guardai meglio solo qualche istante dopo. Un gatto nero, grande e dal pelo corto e lucido, la coda più lunga che avessi mai visto appartenere ad un gatto.
I suoi occhi intelligenti mi fissavano pieni di aspettative.
<<Allora qual è il tuo nome.>>
"Io sono Artù. Mentre tu, mia maga?"
Lo guardai interdetta ma non dissi nulla riguardo il suo linguaggio di altri tempi.
<<Talitha Kramer.>>
Mi fece un cenno e poi si sdraiò di nuovo al mio fianco.
Pensai di accarezzarlo ma non sapevo se i famigli lo trovavano strano e fastidioso così stetti ferma.
"Se vuoi puoi accarezzarmi, mi piace tanto quanto piace a qualsiasi altro animale."
Un po' insicura avvicinai la mano alla sua testa ma una volta iniziato non potei smettere. Il pelo così morbido ipnotizzava e le fusa costanti intorpidivano il corpo.
Sembrava quasi un incantesimo da cui mi liberai solo quando qualcuno entrò nella stanza senza bussare, e quel qualcuno era Kay Foster con al seguito il responsabile della scuola.
<<Oh... sei sveglia.>>
Il tono sorpreso del responsabile mi disorientò un attimo rendendomi insicura.
Davanti a loro mi sentivo vulnerabile, nel letto con solo un pigiama indosso e poche forze soltanto.
<<Credevamo che per la quantità di energia sprigionata ieri sera ti ci sarebbe voluto più tempo per riprenderti.>>
<<La ragazza non ricorda bene cosa è accaduto ieri.>>
L'infermiera mi tolse le parole di bocca, parole che non sarebbero mai uscite per via della gola improvvisamente secca dalla sete.
<<Dopo che sei scappata e ti abbiamo accerchiata, tu hai preso tutte le tue energie, e non so come ma anche un po' delle energie degli altri professori, e l'hai lanciata addosso a Kay che è stato abbastanza forte da fermare il colpo e trattenerlo. Tu sei svenuta subito dopo priva di forze.>>
Rimasi in silenzio, pensando a tutte le informazioni ricevute e ai ricordi che si impadronivano della mia testa. Ricordi folli, sfocati e pieni di dolore.
<<Adesso mi sento meglio. Non ho intenzione di andare via quindi potete non tenermi sotto sorveglianza grazie.>>
Non volevo risultare così sgarbata ma non riuscii a controllare il tono e la voce alterati dalla sete.
Un suono raschiante che trasudava indignazione e fastidio mal celato.
<<Se una cosa del genere accadrà di nuovo sarai sorvegliata costantemente per un periodo di tempo indeterminato. Da domani potrai riniziare le lezioni.>>
Con un cenno del capo scomparve dietro la porta con professore e infermiera al seguito ma prima di chiudere la porta si fermò a guardarmi. Uno sguardo lussurioso e ammiccante.
<<Complimenti per il suo famiglio.>>
E finalmente fui da sola.

Arrivai davanti allo specchio con passo pesante e spalle incurvate ma mi raddrizzai subito dopo essermi specchiata.
Un volto pallido e con occhi incavati, violacei e gonfi.
Non ci pensai due volte a buttarmi nella vasca calda.
La sporcizia della sera prima andò via trasportando con se le righe lasciate dal pianto e il fango sulle  mani per la caduta.

Finalmente pulita mi vestii andando nel giardino della scuola sotto un albero, il mio famiglio al seguito.

L'erba era illuminata dal sole e come sempre sembrava più verde del normale, vivace e con delle punte affilate che impediva alle persone di strappare loro la vita.
"Non dovremmo farci vedere insieme."
La voce preoccupata del gatto riempì per un attimo la mia mente serena, che subito tornò ad essere piena di pensieri negativi.
Lo guardai stranita non capendo e temendo un rifiuto da parte di Artù.
<<Qualcosa non va? Ti vergogni di me?>>
La mia voce preoccupata strappò una risata sommessa al gatto.
"Non è da tutti i giorni vedere una maga che ha come famiglio un gatto. Se lo sventolassimo ai quattro venti saresti oggetto di attenzione."
Annuii.
<<Hai ragione. Al momento siamo al sicuro, adesso sono tutti a lezione. Quando il sole tramonterà rientreremo.>>
"Come tu vuoi."
Un cenno del capo da parte del gatto e subito tornò a giocare nell'erba.
A vederlo in quel modo mi sembrò un normale gatto, non uno che potesse parlare e scomparire.
Risi ai suoi tentativi di prendere una farfalla. Quando tentò di prendersi la coda rotolando non potei trattenermi dal ridere. Una risata che mi mise di buon umore dopo gli eventi trascorsi e per una volta non mi importò se qualcuno mi avesse sentita.
Risi come non avevo mai fatto prima e tutto grazie ad Artù.

* * *

Il tramonto per sfortuna quel giorno arrivò presto e così Artù andò nella mia camera ed io andai alla mensa, dove mi aspettavano una cuoca ancora arrabbiata e degli amici preoccupati pieni di domande.
<<Talitha!>>
Non appena Carlos mi vide mi corse incontro rischiando di far cadere il suo cibo a terra.
<<Ma che cosa ti è successo? Vieni al nostro tavolo così mangi.>>
Non mi diede il tempo di rispondere e lui non si diede il tempo di respirare tra una parola ed un'altra che subito mi trascinò al tavolo di Lina, Uma e Sara.
<<Per fortuna stai bene. Cosa è successo? I professori non dicono nulla.>>
Deglutii a fatica l'acqua e iniziai a raccontare loro dell'incidente e della mia tentata fuga, omettendo la parte del gatto.
<<Mi dispiace così tanto.>>
Mi disse Uma con le lacrime agli occhi.
<<Se ce lo avessi detto subito ti avremmo aiutata. A scappare intendo.>>
Una risata di cuore sfuggì a tutti, perfino a Sara.
<<Sai, anche io persi un parente tempo fa. Ti capisco.>>
Lo disse senza guardarmi ma non mi importò perché fu un gesto molto bello da parte sua e la ringraziai con gli occhi.
<<Comunque sia domani tornerò a lezione. Sapete che non mi piace saltarle.>>
La loro espressione contrariata parlò chiara e forte ma non dissero niente perché sapevano che sarebbe stato inutile.

Passai il resto della serata a ridere e scherzare ma l'ombra scura del dolore che si nascondeva dietro di me non mi lasciò mai, stette zitta ad osservare la mia vita che piano andava in pezzi senza che io potessi saperlo.

* * *

Il mattino seguente il risveglio fu un trauma. Non mi sarei certo aspettata un topo morto ai piedi del letto con Artù tutto pimpante a farmi le fusa.
"Un dono per te."
Lo chiamò lui, ma io declinai l'offerta dicendogli che poteva mangiarselo e così lui fece soddisfatto.
<<Eppure pensavo che il tonno di ieri sera ti sarebbe bastato per la notte.>>
"Non posso decidere quando avere fame, mia maga."
Alzai gli occhi al cielo e lo portai di nascosto nella mensa a scegliere la pietanza che preferisse.
Prese del latte e un pesce intero che, a detta sua, avrebbe mangiato più tardi. Io non gli credetti ma lo portai comunque nella camera in una ciotola.
Inutile dire che al mio ritorno il pesce sarebbe stato ancora lì ad inquinare l'aria.
<<Vieni da me solo quando sono io a chiamarti oppure se c'é un emergenza.>>
Lo raccomandai prima di abbandonare la stanza definitivamente e avviarmi, con la tuta da allenamento, nella palestra del nostro anno.
Ogni palestra era abilitata a contenere solo gli incantesimi insegnati in un anno scolastico specifico, la nostra palestra non era in grado di contenere incantesimi potenti di secondo, terzo e quarto grado. Solo di primo.

Arrivata il professor Foster non perse tempo a farmi il primo rimprovero del pomeriggio.
<<Signorina Talitha, lei dovrebbe essere nella sua stanza a riposare.>>
Disse con sguardo severo ma non mi importava di quello che pensava, ero abbastanza forte da poter partecipare alle lezioni come tutti gli altri.
<<Sono in perfetta salute fisica per poter partecipare alle lezioni di vario genere, professore.>>
Lui rispose alla mia obiezione con uno sguardo duro ma per un attimo mi sembrò di scorgere anche dubbio e incertezza, di questo però non fui mai sicura e perciò lo ignorai.
<<Bene, ma pretendo da lei la stessa attenzione che mi rivolgono i suoi compagni.>>
<<Come sempre professore.>>
"Sono curioso di vedere cosa sei in grado di fare, maga."
Ma quel giorno non feci più del solito.

Myeki: I Segreti Della MagiaWhere stories live. Discover now