Io Sono...

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Caddi in un sonno profondo solo dopo qualche minuto essermi coricata e non vagai nei meandri della mia mente quella notte ma tra i ricordi di qualcun'altro.

Ero seduta su una poltrona morbida e comoda, di pelle rossa e le pareti erano in pietra. All'inizio credetti di trovarmi a Duniya, ma dalla finestra, notai di essere a  Mayu, più precisamente nel castello, una strana sensazione mi faceva pensare di conoscere ogni piccolo e grande corridoio in quell'enorme luogo.
Le mie gambe partirono da sole per andare a giardare fuori dalla finestra senza che io lo volessi, ma prima che potessi fare anche solo un passo una voce ferma mi fece arrestare e raggelare.
Non riuscivo a capire se le emozioni che provavo fossero le mie era come essere nel corpo di un altra persona.
Mi gguardai una mano e in effetti non era la mia.
La mano era piena di graffi, mentre quella destra era curata e illesa.
<<Si padre?>>
Parlai o meglio, parlò.
<<Cosa hai fatto durante la mia assenza?>>
Ancora la voce malferma e quasi isterica riempí la stanza.
<<Leggevo per ripassare, padre.>>
Le labbra del bambino si muovano incerte facendo risuonare anche la sua voce allo stesso modo.
<<Cosa leggevi?>>
L'uomo fece un passo avanti nella mia direzione, la  percepii come una minaccia.
<<Devi imparare a mentire meglio figliolo, o non potrai portare a termine la missione.>>
Il bambino alzò la mano sinistra, quella lesa e malandata, come se si fosse rotta più volte.
<<Quale libro devi leggere?>>
Di nuovo con voce incerta il bambino mentí, il padre alzò una bacchetta sbattendola sul dorso della mano.
Dentro di me strinsi i denti trattenendo un grido di dolore, ma il bambino non sembrava neanche batter ciglio.
Un altra domanda un altra punizione, più andava avanti più io e il bambino cedevamo fino a quando un ultima domanda fuoriescí dalla bocca contorta e piegata del padre.
<<Chi sei tu?>>
Il bambino alzò il volto determinato.
<<Io sono...>>
Ma le ultime parole si confusero con le urla e presto mi svegliai.

Dopo il sogno, o visione o qualunque cosa fosse non dormii piú.
Guardai in basso verso la mia mano sinistra, ma nonostante il dolore appariva illesa.
Quando mi guardai accanto notai una massa di pelo.
Artú stava dormendo a ciambellato accanto alla mia testa, cosa che non pensavo facesse.
Gli accarezzai la testa portando indietro le orecchie.
Non volli disturbarlo così mi allungai di nuovo sul materasso e guardandai il soffitto fino al mattino.

*  *  *

<<Forza Tal!>>
Dorian mi tirò un gancio destro che schivai per un soffio.
La notte insonne si faceva sentire e l'addestramento sembrava più duro del solito.
<<Vacci piano Dorian.>>
La voce di Kay mi riempì i timpani.
Era piú profonda del solito.
Il suo ammonimento era chiaro come il ragazzo a cui era rivolto.
Tutti si erano accorti del mio stato.
<<Non fa niente, dobbiamo allenarci e non possiamo andarci leggeri.>>
Dissi creando una parete di roccia davanti alla mano di Dorian prima che potesse colpirmi.
<<Argh!>>
Provò di nuovo a colpirmi, ma venne fermato allo stesso modo.
<<Sembri arrabbiato. Cosa è successo?>>
Ma il mio avversario ignorò le parole del Maestro continuando ad attaccare e dopo una finta ben riuscita mi fece cadere a terra.
<<Forza la volontà va esercitata anche senza mani. Non le avrai sempre libere.>>
La voce del Maestro iniziava ad irritarmi, ma non perdetti la pazienza e continuai a cercare un incantesimo per togliermi Dorian da sopra la schiena.
Mossi la mano cercando di alzare il masso poco lontano da me ma senza riuscirci.
Dorian pesava e peggio ancora faceva sul serio. Il mio braccio si sarebbe spezzato presto sotto il suo peso e la forza esercitata.
Kay si alzò pronto ad intervenire, ma venne fermato dalla mano di FelceNera che continuava a guardare.
Il dolore iniziava ad annebbiarmi la vista.
<<Dorian che cosa stai facendo? Lasciala!>>
Ma il ragazzo non era l'unico arrabbiato a volersi sfogare.
Se lui faceva sul serio anche io lo avrei fatto.
La terra ci circondava, ricoperta di pietre e vegetzione, ma non furono quelli che utilizzai per liberarmi.
Avevo da poco iniziato a guarire ma avevo intuito che ciò che la magia ti dava la magia poteva anche riprendersela.
Sul collo Dorian aveva una vecchia cicatrice e con tutte le mie forze mi concentrai su quella.
La penetrai con la mente e la riaprii, il dolore che irradiava era moltiplicato dalla mia volontà e il sangue inziò a macchiarmi il volto.
Si portò una mano sulla ferita e fu allora che colpii.
Dal terreno fuoriuscirono delle colonne di roccia che lo sbalzarono via dal mio corpo.
La terra intorno a lui lo stava imprigionando al suo interno senza che io glielo comandassi.
Mi avvicinai, sentendo gli occhi trasformati bruciare del lampo viola che li attraversava.
Sentii una resistenza, un altro potere frapporsi al mio e allora mi fermai.
Non mi ero resa conto del danno che stavo causando.
Nonostante fosse solo una piccola cicatrice quella di Dorian, da questa usciva molto sangue, forse troppo per la sua sottigliezza.
<<Per oggi abbiamo finito!>>
Mi allontanarono da Dorian che piano usciva dalla fossa.
Il sangue si era fermato.
<<Come diavolo hai fatto!? Noi possiamo guarire non riaprire ferite!>>
Il Maestro mi scosse per la spalle per niente calmo.
Gli occhi erano sgranati e passavano da me a Dorian a Storm.
Il ragazzo capì e mi portò via nelle mie stanze.
<<Sarà una giornata lunga quella di domani. Tutti vorranno sapere come hai fatto.>>
Sospirai sentendomi profondamente in colpa. Avrei voluto vedere come stava Dorian ma Storm mi impediva di uscire.
<<La verità è che spesso sono guidata dall'istinto. Quella fossa non era opera mia, sembrava che la terra fosse viva e mi servisse, non la comandavo direttamente.>>
Non parlammo più e lui si mise di guardia alla porta.
Il mio ultimo pensiero prima di andare a dormire fu se avrei sognato di nuovo un ricordo.
Un ricordo di uno sconosciuto.

Myeki: I Segreti Della MagiaOù les histoires vivent. Découvrez maintenant