Dall'alto delle mura

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<<Guardateli! Non hanno neanche cercato di coprire le prove! Dormono come se nulla fosse!>>
Una vocetta stridula mi fece da sveglia riportandomi nel mondo reale.
Aprii lentamente un occhio e poi l'altro notando che una strana cerchia di persone mi guardava dall'alto.
Le cuoche della mensa. Perché erano in camera mia?
Uno strano calore mi scaldava più di una coperta e una pelliccia color della notte era il mio cuscino. Solo allora ricordai della notte precedente.
Con uno scatto mi tirai a sedere svegliando anche il lupo.
<<Che cosa avete da dire a vostra discolpa?>>
Mi guardarono intensamente come se potessero incenerirmi.
Deglutii visibilmente e ancora stordita dal sonno dissi l'unica cosa che non dovevo.
<<Che avevamo... fame?>>
Il volto della cuoca in fiamme e le guance gonfie per la rabbia, sembrava che stesse per esplodere ed io mi stavo preparando solo a quello.
<<Fuori dalla mia cucina!>>
Più veloce di una gazzella fui trascinata di peso fuori dalla cucina dal lupo nero.
Non ero mai stata tanto eccitata da quando ero arrivata a Mayu. Un sorriso folle mi aleggiava sul volto e il lupo ululò in risposta alla mia risata incontrollata.
I corridoi semi deserti della scuola erano la pista perfetta per correre, almeno fino a quando non scivolammo ad una curva rotolandoci l'uno sull'altro, pelle contro pelliccia.
<<Ti stavo cercando.>>
Una voce che conoscevo fin troppo bene arrivò dritta alle mie orecchie fungendo da calmante per il mio spirito ribelle.
<<Mi stava cercando?>>
Chiesi agitata rialzandmi.
Non ero una delle figure meglio presentabili visto che ero in pigiama ma almeno il lupo era messo peggio di me con il muso sporco di marmellata appiccicosa che rendeva il suo pelo intrattabile.
<<In verità stavo cercando il mio famiglio. Più ti dico di non fare queste cose più tu le fai.>>
Il suo sguardo severo almeno per una volta non era indirizzato a me, tuttavia ero dispiaciuta per il lupo che non solo doveva essere il suo famiglio ma doveva fare anche quello che diceva lui.
<<Non è colpa sua, aveva solo fame.>>
Dissi presa da un po' di coraggio. Dovevano essere gli zuccheri residui della marmellata perché senza non avrei mai contradetto Kay Foster.
<<Lui ha sempre fame, non sa controllarsi...>>
Uno strano gioco di sguardi tra i suoi occhi di ghiaccio e quelli caldi del lupo mi fecero capire che stavano comunicando tra loro.
<<Quindi è stata Kramer a tentarti con la marmellata?>>
<<Questo non è vero!>>
Dissi guardando storto il lupo.
<<Allora la coscia di pollo?>>
Di nuovo quello sguardo presente-assente di chi sta parlando mentalmente.
<<Molto bene ma se torni di nuovo dentro la cucina senza il mio permesso ti lascio senza cibo per... una settimana!>>
La sua espressione non poteva essere più buffa. Si vedeva lontano un miglio che stava perdendo l'incontro verbale contro il lupo e questo mi piaceva.
<<E riguardo e te Kramer...>>
Una spinta di muso da parte del famiglio me lo fece accarezzare e a quanto pare fece bloccare le parole del professore perché non disse nulla.
<<Andiamo. Noi due ci vediamo in classe.>>
Con un cenno del capo e una carezza salutai mago e famiglio.

Mi diressi nella mia stanza ed iniziai a prepararmi per il mio giorno libero che avrei passato per le strade di Mayu, la città gemmata.
Passai la prima parte della mattinata a passeggiare per il mercato che si svolgeva sulle strade della città, bloccando parecchie vie al passaggio di carri e carrozze.
Acquistai una Stella Morta, un frutto giallo a forma di stella dal sapore più fresco che si potesse mangiare in tutta Myeki, il suo interno era un succo saporito che può essere bevuto da una delle punte più deboli da rompere.
Mi divertii a vedere i passanti di altre città che divertivano le persone e i bambini con trucchi di magia e giochi di equilibrio.
La città splendeva alla luce del sole, colorado ogni persona e ogni cosa.
Dopo una lunga passeggiata mi ritrovai ai pressi del cancello del castello.
Un colosso coperto dei più preziosi metalli fini e delle più preziose e colorate pietre di tutta Myeki.
Un tripudio di ricchezza e bellezza che con la sua luce riflessa sembrava un altro piccolo sole caduto sulla terra.
Lo osservai dalle basi dei suoi mille metri di altezza, i doccioni, i maghi che eseguono le più delicate delle magie mi osservavano dall'alto del loro piedistallo. Le finestre occupano le pareti di un intero piano, che a differenza di tutto il castello, sono trasparenti, prive di colore.
Abbassai di nuovo la testa continuando a percorrerne il perimetro quando scalciai qualcosa di luccicante a terra.
Mi chinai per vedere cosa fosse e tra le mille pietre che si trovavano a terra una sola intrappolò il mio sguardo.
Una piccola pietra dal taglio romboidale dello stesso colore dei miei occhi viola, pareva essere caduta dall'alto delle mura del castello.
La raccolsi e la osservai fin nei minimi dettagli, era di una bellezza incredibile nonostante la piccolezza e la sua semplicità.
La misi nella tasca della borsa di pelle che portavo a tracolla e mi incamminai sulla via del ritorno.
Arrivai alle porte della scuola dopo l'ora di pranzo ma per fortuna comprai per il mercato qualcosa da sgranocchiare nella mia stanza.
Aprii la porta della stanza e con un gesto noncurante poggiai la borsa sul letto ed iniziai a mangiare, almeno finché qualcuno non mi interruppe bussando alla porta.
La aprii non sapendo chi potesse venire a trovarmi ma subito dopo aver visto chi fosse non fui più stupita ma felice.
<<Lina.>>
Con un sorriso la feci entrare e lei in risposta mi abbracciò.
<<Come stai? Dopo ieri...>>
<<Meglio di quanto pensassi. Tu invece? Come mai sei qui?>>
Fece per dondolarsi un po' con fare insicuro.
<<Bene. Sono qui perché mi chiedevo se volessi venire a scrivere una lettera con me visto che il mese è quasi finito.>>
I suoi occhi bassi tradivano la sicurezza della sua voce ma io accettai volentieri ed evitai di chiedere come mai Uma o Sara non volessero andare con lei.
Ci avviammo verso il centro informazioni e chiesta una busta ed una lettera la segretaria controllò il registro per assicurarsi che non ancora l'avessimo scritta.
<<Ecco a voi.>>
E con sguardo annoiato tornò a guardare il giornale.

<<La mia famiglia sarà felice di ricevere la mia lettera. Ho intenzione di raccontare di tutto.>>
La sua eccitazione contagiò anche me che ero ancora in subbuglio per la decisione da prendere.
Dovevo scrivere alla mia famiglia ma in questo modo avrei dovuto tralasciare Teresa.
<<Dove si trova la tua famiglia?>>
Chiesi a Lina per spezzare la tensione.
<<Sono di Iska, una città senza pari. Spero che un giorno tu la possa visitare, rimarresti incantata.>>
<<Mia madre era di Iska. Non ci ha mai raccontato molto è sempre stata riservata per queste cose. Pensa che ho visto il suo famiglio solo poche volte da quando sono nata ma non mi ha mai voluto dire il perché.>>
<<Davvero? Per me era come un fratello invece.>>
Sorrisi immaginando come sarebbe stato fare amicizia con il famiglio di mia madre ma il pensiero era talmente assurdo per me che non riuscì a materializzarsi nella mia mente.

Presi anche io la busta per la lettera e scoprii dispiaciuta che i fogli a disposizione erano solo due.
Decisi di scrivere su un foglio una lettera per la mia famiglia e sull'altro una lettera che loro avrebbero inviato a Teresa, in questo modo avrei potuto scrivere ad entrambe.
Le cose da dire erano talmente tante che un foglio ciascuno riduceva al minimo quello che in realtà volevo scrivere e così mi ritrovai costretta a dire solo il necessario e spiegare un po' di cose per il futuro.
Alla fine imbustai la lettera e con grande indecisione la misi nella casetta delle lettere da spedire, lettere tutte come la mia, breve e fredda, perché nessun foglio potrà mai racchiudere tutte le emozioni che si vogliono esprimere.
Io e Lina andammo via presto dal centro informazioni, più di quanto ci aspettassimo.

* * *

Passai il resto del pomeriggio a rimirare la pietra viola trovata ai piedi del castello stesa sull'erba del giardino della scuola.
"Potrei farne qualcosa, una collana forse."
Ma non riuscii a finire di formulare il pensiero che subito mi venne in mente di non avere abbastanza monete per realizzarla.
"Non importa, troverò il modo di farla da sola."

E così la giornata volse al termine, con i raggi del sole che attraversavano la pietra viola accecandomi dalla meraviglia.

Myeki: I Segreti Della MagiaWhere stories live. Discover now