Dubbi e Insicurezze

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Corsi a perdifiato verso l'unica meta che mi si parò davanti, verso l'unico luogo più sicuro per me. La mia casa.
Vorrei tanto poter dire che non mi serviva essere al sicuro perché lo ero già ma non posso, non è la verità.

Le strade erano vuote, a causa della notte incombente che faceva rintanare tutti.
Come stava mio padre? Mia madre si era ripresa dalla morte di Chiara? Laila mi avrebbe odiata per via dei miei poteri?
Durante il tragitto la mia sicurezza e speranza di trovare tutto immutato svanì nell'udire quelle domande.
Avrei voluto essere tranquilla come in riva al lago poco tempo prima ma ormai la magia era svanita insieme a tutta la mia sicurezza.
Arrivai davanti la porta di casa con ancora più dubbi di prima.
Sarei dovuta entrare? Cosa sarebbe accaduto se avessi coinvolto anche la mia famiglia?
Tuttavia la guerra non risparmia niente e nessuno e presto o tardi colpisce tutti. In un gesto di egoismo e speranza bambinesca andai alla porta sul retro ed entrai.
Le pareti erano state ridipinte all'interno, dall'azzurro pallido all'arancio delle foglie.
Persino le semplici pareti mi annunciavano un cambiamento che forse non ero pronta ad accettare.
<<C'è qualcuno?>>
La boccia di vetro che di solito conteneva il famiglio di mio padre era vuota e così il ramo per quello di mia madre.
<<Laila! Sei in casa?>>
Il silenzio regnava.
Salii al piano di sopra e per il corridoio trovai la porta della camera di Laila aperta. Tutti i disegni appesi al muro insieme a lettere e piccoli dipinti erano svaniti.
Andai avanti fino ad aprire la porta della stanza che un tempo era di Chiara.
La stanza era completamente vuota.
Passai oltre.
Accanto alla sua camera la mia stanza era chiusa, aveva l'aria di non essere stata aperta più dalla mia partenza.
La stessa mano che l'aveva chiusa adesso la stava riaprendo.
Entrai dentro e un insolito ordine mi si parò davanti.
Spoglia di tutti i miei oggetti sembrva una stanza per gli ospiti.
Un improvvisa stanchezza si impossessò di me e così mi sdraiai pronta a dormire ma un rumore di passi non me ne diede il tempo.
Mi sentivo come una ladra sul punto di essere scoperta.
Il solito scricchiolio prodotto dalle scale quando  vengono calpestate, accompagnò attimi di agitazione e incertezza.
Fissai la porta finché non la vidi aprirsi.
<<Laila.>>
Affacciata alla porta della mia stanza si trovava mia sorella maggiore.
<<Cosa ci fai qui?>>
La osservai confusa più di lei.
Cosa ci facevo lí?
<<Sembri cambiata...>>
Di nuovo quelle parole e allora anche io notai il suo cambiamento. Capelli troppo cresciuti, dimagrita a tal punto da poter portare le sue vecchie maglie come grandi pigiami.
<<Sono successe delle cose a casa...>>
Disse non finendo. Sapevo che stava parlando di Chiara.
Guardai fuori dalla finestra non volendola guardare.
Come apparivo io ai suoi occhi? Se ero cambiata tanto quanto lei, allora avrei capito la sorpresa di tutti.
Mi avvicinai e l'abbracciai forte.
Non accadeva mai prima e così assaporai ogni secondo finché non
si staccò bruscamente guardandomi con occhi strabuzzati.
<<C'è qualcosa che non va?>>
Come aveva fatto a capirlo non lo sapevo. Forse come aveva fatto John a capire che mentivo. Il suo pensiero mi rattristò.
<<Il mio professore è qui per delle commissioni e aveva bisogno di qualche apprendista per aiutarlo.>>
La falsa verità sarebbe potuta essere vera per le troppe volte in cui veniva pronunciata.
Se Artù non fosse stato impegnato avrebbe inventato una scusa migliore.
Iniziai a tamburellare il piede a terra per la rabbia. Forse invece me la sarei dovuta cavare da sola.
<<Dove sono mamma e papà?>>
Non rispose, si limitò a scendere in cucina e a sedersi su una sedia.
Quando anche io lo feci notai lo strano disordine e aprendo gli scaffali anche la carenza di cibo sano.
<<Papà passa tutto il tempo al lago, è ancora distrutto per la morte di Chiara.>>
<<La mamma si sta uccidendo di lavoro, dice che l'aiuta a non pensare, non li vedo quasi più e tra l'altro adesso non solo devo lavorare ma anche portare avanti la casa e preoccuparmi della loro salute.>>
La sua espressione dura mi fa capire che non accetta tutto questo.
<<Si sono dimenticati di me. Come se io non soffrissi per lei.>>
La sua rabbia era palpabile nell'aria. Se avesse avuto dei poteri avrebbe fatto una strage di cocci e scehegge e della casa non sarebbe rimasto nulla.
<<Non parlano mai neanche di te. Li vedo solo la sera per mangiare ma non facciamo più neanche quello insieme.>>
Dopo non molto tempo passato a cucinare sentimmo la porta di casa sbattere.
<<Le abbiamo già detto che se Talitha fosse qui l'avremmo saputo. Adesso ci lasci in pace o sarò costretto a usare la forza.>>
La minaccia di mio padre mi fece scattare verso l'ingresso sorprendendo tutti con la mia presenza.
<<Dobbiamo andare subito via Tal.>>
La voce apparentemente calma di Kay mi fece battere il cuore di paura.
<<Talitha.>>
Sussurrò mia madre esterrefatta mentre mio padre mi abbracciava lentamente ancora più confuso.
<<Non puoi stare qui.>>
In quel momento mi dissi che li avrei coinvolti troppo ma ormai era fatta.
<<Perché sei qui? Non sapevamo niente.>>
<<Per quanto rimarrai?>>
La fredda voce di mia madre mi bloccò dal rispondere bruscamente a Kay.
<<Non molto.>>
Il braccio del ragazzo mi passò attorno alle spalle sospingendomi fuori dalla porta.
<<Abbiamo delle cose di cui discutere.>>
<<Che cosa sta succedendo qui?>>
Chiese mio padre.
Alla fine la forza bruta di Kay vinse su tutti.
<<Mi dispiace ma adesso dobbiamo andare.>>
Uscimmo fuori e ci allontanammo di corsa dalla casa finché non mi strattonò per mettermi davanti a lui.
<<Forse non hai capito bene. Questa è una faccenda seria e tu non ti impegni neanche un po'. Fallo per la tua famiglia ma non metterla in mezzo! Tu non sai che dono hai dentro di te e vai in giro rischiando la vita come se nulla fosse!>>
<<Io la prendo sul serio, ma se vivessi la vita che sto vivendo io adesso cercheresti anche tu persone di cui poterti fidare sul serio.>>
<<Quindi non ti fidi di me. Sto facendo del mio meglio per proteggerti, per aiutarti a superare tutto e tu non te ne rendi conto. Come puoi non capire di cosa stiamo parlando?!>>
<<E allora di cosa stiamo parlando? Nessuno vuole
dirmelo!>>
Lui si bloccò passandosi la mano sul viso.
<<Andiamo a casa. Niente più guardie, da adesso ci sarò sempre io a tenerti d'occhio. Non resterai sola per più di un secondo puoi esserne certa.>>

Arrivammo davanti casa dove ci aspettava Lorenzo furioso e all'apparenza impaurito ma non ci feci caso, la mia rabbia superava la sua.
Prima di entrare nella mia stanza Kay mi fermò di nuovo.
<<Di chi è che non ti fidi?>>
Lo guardai negli occhi ma come lui non rispose a me, io non risposi a lui.

Myeki: I Segreti Della MagiaWhere stories live. Discover now