Capitolo 35

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Al suono della campanella tutti si affrettano ad uscire, ma esito un attimo. Oggi non mi sono seduta vicino a Thomas perché è arrivato leggermente in ritardo e non me la sentivo a sedermi accanto ad una sedia vuota, la paura di affrontare l'argomento riguardante ciò che è successo ieri. Oggi non ho ascoltato praticamente niente della lezione del professor Bennet perché avevo la mente completamente occupata da un sacco di cose. Ritornavo indietro di un giorno, ricordando lo sguardo serio e impassibile di Kyle mentre guardava il mio amico in silenzio, come se volesse intimargli di andarsene. E anche velocemente. In quell'istante mi sono sentita inutile, mentre qualcosa di fastidioso, simile alla rabbia, cresceva dentro di me. Volevo nascondermi e far finta di non conoscerlo, oppure tornare indietro nel tempo e lasciar fuori dal bar Kyle. Non me l'aspettavo e, probabilmente, neppure lui da se stesso. Non è che fosse successo chissà che, ma l'idea di trovarmi fra due ragazzi, di cui uno sembrava piuttosto irritato, non mi allettava affatto. Forse ho sbagliato a baciarlo, perché non doveva meritarselo. Non si era comportato per niente bene e, trattare male un amico, è l'unica cosa che non posso vedere. Spiega il fatto che il tuo sguardo non lo incrocerò più, Chris.

La sensazione di essere fuori, al freddo, ma di sentire uno strano calore nel petto credo fosse la cosa più bella. Era tutto spoglio, infreddolito e grigio attorno a noi, ma mi sembrava di trovarmi nel posto più bello di tutti. Avevo l'impressione di non desiderare altro che i suoi occhi mi studiassero, mi percorressero tutta come se volesse disegnarmi. Le sue mani che mi hanno presa per i fianchi avvicinandoli troppo alla sua vita, la pressione che sentivo come se mi stesse bruciando, come se mi stesse tatuando attraverso le dita, l'inchiostro che scorreva tra noi.
Mi avvicino, lo zaino su una spalla e i ciuffi che continuo a girare dietro l'orecchio con fare imbarazzato.
«Ciao, Thom» Parlo quasi sottovoce, la timidezza che riaffiora anche se non ne vedo il bisogno visto che, aver condiviso un bel po' di cose con lui, mi fa sentire perfettamente a mio agio.
«Oh, ciao!» Il tono sorpreso, come se non se lo aspettasse. Il sorriso con tanto di denti bianchi sempre presente e quegli occhi che esprimono una dolcezza mai vista. Si sistema il ciuffo di lato, per poi prendere il quaderno tra le mani, stringendolo al petto.
«Io volevo... ecco, scusarmi con te per quello che è successo ieri.»
«Non credi che scusarti sia un po' eccessivo? Hazel, lo capisco. E' il tuo ragazzo, è normale che abbia pensato che io e te...» Indica lo spazio tra noi, un po' imbarazzato.
Il tuo ragazzo, certo.
«No, no... hai frainteso. Non è il mio ragazzo.» Mi metto sulla difensiva, il tono che risulta un po' gracchiante verso la fine.
«Ah, non si direbbe.» Fa un sorrisetto, come se lo prendessi in giro. Faccio una smorfia, non capendo chiaramente il suo commento. Abbasso lo sguardo, non avendo la minima idea di cosa dire.
«E' che... non so esattamente cosa sia succes-»
«Hazel, davvero, non c'è alcun bisogno di preoccuparsi.» Scuote la testa, poggiando una mano sulla mia schiena in maniera disinvolta. Mi irrigidisco, non aspettandomelo. Mi accompagna fuori dall'aula e ci incamminiamo per il corridoio.
«Comunque... sei libera nel week-end? Potremmo studiare insieme per il progetto del professor Bennet della prossima settimana.»
«Che progetto?»
«Ne ha parlato oggi, eri per caso distratta? Ha detto di mettersi a coppie e... pensavo che ti andasse di lavorare con me.» Fa spallucce, un gesto che, fatto da lui, mi ricorda la tenerezza di un bambino.
«Io... be' si, effettivamente ero un po' distratta. Allora facciamo questo week-end!» Esordisco con più enfasi, mascherando l'imbarazzo per la mia scarsa attenzione di oggi.
«Allora poi ti scrivo l'indirizzo di casa mia per messaggio.» Mi sorride, senza fare molto caso alla mia bellissima figura di poco prima.

Ripercorro la strada verso casa, lo sguardo basso che segue i piedi, pensieroso. Sistemo lo zaino su entrambe le spalle e sbuffo, chiudendomi, meglio che posso, la giacca.
Il telefono squilla e, prima che decida
di non rispondere, lo afferro.
«Pronto... ?» Non ho fatto in tempo a guardare chi fosse a chiamare.
«Hazel, sei libera?» Riconosco subito la parlantina spigliata di Scarlett.
«Sto tornando a casa ma... dovrei essere libera questa sera.»
«Io intendevo già ora... per una merenda assieme anche a Helen. E' già qui.»
«Ah, okay. Faccio inversione di marcia e sarò lì da te tra non molto.» Comincio a tornare sui miei passi, cercando di non far caso al freddo che si insinua nelle maniche. Devo comprarmi dei guanti, assolutamente, o le mie dita si staccheranno.
«Perfetto! Ti aspettiamo!» Esaltata dal cambio di programma, esulta. Ci salutiamo velocemente e, mentre fermo un taxi, comincio a ipotizzare cosa possa essere successo. Non ho mai visto Scarlett così felice ed entusiasta.

«Ma... ma è fantastico!» Esclamo, battendo le mani.
«Ragazze, non so neanche io cosa dirgli...» Si scompiglia i capelli rosso fuoco, per poi sbuffare.
«Che razza di domande ti fai? Devi dirgli semplicemente... SI!» Helen apre un'altra scatola di cookies, stravaccandosi sul puff di camera di Scar.
«Non lo conosco bene... Ci vediamo solo quelle ore durante il corso di letteratura. Insomma...» Incrocia le gambe, prendendosi un cuscino e stringendoselo al petto.
«Non conosco bene Mike, ma mi sembra un bravo ragazzo.» Non ho confidenza con lui, so solo che è biondo e porta gli occhiali. E' arrivato quest'anno, non ho avuto modo di parlargli abbastanza per poterlo conoscere.
«Mi sono trasferita a settembre, non sono la persona indicata per parlarti di lui, ma... credo sia un motivo in più per conoscerlo» Helen fa spallucce, addentando il secondo biscotto della confezione.
«Stavo uscendo dall'aula, mi ha preso da parte e mi ha chiesto se mi andasse di prendere con lui un caffè» Si volta verso la finestra, il volto dubbioso e in conflitto.
«Prova, al limite... Scar, è solo un caffè.» Concludo, prendendo uno dei biscotti di Helen.
«Prenditi questa delizia e smettila di farti domande. Ora gli rispondo io al posto tuo!» La bionda si alza per afferrare il cellulare di Scarlett, ma si precipita prima di lei e glielo impedisce. Ridacchio, chiedendomi perché non le abbia conosciute prima.
«Okay, okay... gli rispondo!» Dice, sbloccando il display.
«Bella mia, devi prendere l'iniziativa.» Interviene Helen, poggiando i biscotti a terra. «Cavolo, cerco di non guardare le calorie, ma ti riempono in un modo assurdo!»
«Sono troppo buoni pero'!» Esclamo, alzando le spalle.
«Già... troppo.» Si porta le mani sulla pancia e si sdraia sul cuscinone lilla.
«Domani alle quattro da Starbucks»
«Direi di sì» «Si sì» Esclamiamo in coro io ed Helen.
«Oh be'... mi servono dei vestiti, qualcosa da mettere che non sia eccessivo.»
«Helen in azione!» Si tira su con un'energia tale che mi chiedo dove siano tutti quei biscotti che si è divorata.
Mi appoggio al muro, guardando fuori dalla finestra. Ogni volta che vengo in questa casa una domanda si ripete come un loop incessante nella mia testa.
Cosa ci facevi qui, quel giorno, Kyle?

Capitolo revisionato.

// spazio autrice //
Hei😍
Come va?!❤️
Sappiamo tutti che questo capitolo fa pena, ma mi sono accorta di aver trascurato un po' le amiche di Hazel è così vi ho raccontato una loro vicenda.
Siete felici per Scarlett?! Ve lo aspettavate? Dite la verità! Ahahah😂
Cooooooomunque....
Aggiornerò molto prima per non lasciarvi con questa merdina di capitolo ahahaha
Spero che il prossimo sarà migliore!😍
Ci vediamo al prossimo aggiornamento!💞

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