Capitolo 31

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Il solito tintinnio, quel breve e acuto suono che rimbomba nella piccola biblioteca. L'odore di libri, quell'essenza così familiare, ma al contempo sconosciuta. Il profumo di carta, l'esplosione dei colori delle copertine che fasciano i libri riposti con cura sugli scaffali; il tepore, il calore al centro del petto che si dirama, come le radici di un albero, su tutto il petto facendomi sorridere nonostante una lacrima mi abbia solcato il viso, indisturbata.
La signora Clifford alza gli occhi dalla cassa, rivolgendomi uno sguardo fugace, tutto fuorché distratto. Ha capito che c'è qualcosa che non va e, nonostante ciò, sorride alla cliente, restituendole un sacchetto bello pieno e un bel 'Buona giornata!' rimanendo la solita donnina cordiale ed estremamente gentile. Le rughe che le contornano gli occhi a zampa di gallina, tre piccoli solchetti agli angoli della bocca tinta di rosso.

Appena siamo sole, mi raggiunge. Mi prende per le spalle e mi guarda con quell'espressione di compassione, una compassione che non voglio. Non sono venuta qua per farmi consolare, o almeno, non per vedere dipinto sul suo volto la tristezza di cui sono già troppo colma. Sono venuta per non tornare a casa e dover dare spiegazioni a qualcuno, per stare bene in un luogo in cui posso sentirmi me stessa, circondata da ciò che amo.
«Oh cara...» Sussurra, abbracciandomi. Il suo corpo sembra molto più esile, fragile, attorno al mio. Le braccia magre che mi circondano la schiena e i ciuffi grigi che mi solleticano il mento. Socchiudo gli occhi per un istante.
Mi raddrizzo, asciugandomi le guance bagnate. La signora Clifford si dirige verso l'entrata, chiude la porta e volta il cartellino con su scritto chiuso.
«Andiamo su di sopra che ti faccio un tè caldo, non stai bene, hai il viso pallido e gli occhi arrossati...» Mi accarezza la schiena, guidandomi per le scale a chiocciola.
«Non ce n'è bisogno signora Clifford...» Scuoto la testa, appena arriviamo in questa specie di soffitta riadattata per poter accogliere una piccola cucinetta con dei fornelli, un divanetto e un tavolino rotondo su cui si trova un vaso con alcuni fiori ancora freschi.
«Ci mancherebbe! Credo sia il minimo, voglio dire... non ringraziarmi se ho chiuso il negozio, sono anche molto stanca perciò... comunque, per favore, chiamami Hanna. Mi fai sentire più vecchia di quello che sono!» Esordisce col suo splendido ed energico sorriso. Mi fa cenno con la mano di accomodarmi sul divanetto, mentre scalda l'acqua nella teiera. Nel mentre che aspettiamo si accoccola su una sedia in legno a dondolo. Oscilla lentamente, le gambe sottili che danno qualche spinta. Le mani chiuse in grembo e gli occhiali portati sul capo che le donano un aspetto giovanile.

La tazza fumante tra le mani e le gambe rannicchiate al petto. Bevo un sorso della bevanda che continua a rilasciare vapore che, di tanto in tanto, finisce sulle dita che percepisco umide. Mi godo il momento: il calore sui palmi delle mani, il sorrisetto della signora di fronte a me, la luce fioca che arriva da una piccola finestrella circolare che mi ricorda molto uno di quegli oculi delle chiese gotiche.
«Se hai bisogno di raccontarmi che è successo... sono qui» Dice, per poi avvicinare la porcellana alla bocca.
«Qualcosa, in effetti, ci sarebbe da raccontare...» Sussurro, abbassando lo sguardo, incantandomi sulla moquette color caffellatte. Ora che ci ripenso, effettivamente, non so perché abbia pianto, perché mi sia lasciata andare così ad uno sfogo momentaneo. Probabilmente è tutto l'insieme, le piccole difficoltà che ho da affrontare quotidianamente. Mi riferisco agli sguardi fugaci e prepotenti di quelle due vipere, il ricordo che mi fora la mente, la vicinanza improvvisa di Chris e l'assenza ingiustificata e misteriosa di Kyle. Perché forse mi sono illusa su di lui, pensavo fosse fatto in un certo modo, ma ora che ci penso posso constatare che in realtà non lo conosco. Lo credevo, dato che  quelle occhiate penetranti e colme di tante cose mi sembravano raccontare troppo di noi. Forse è per il fatto che con nessuno mi sono sentita così, così... leggera. Forse è perché ancora non ho capito chi sono, cosa voglio e cosa sento. Credo di non conoscere neanche me stessa perché non ho idea di  cosa significhino quei brividi, le mani sudate, la voglia di rivedere i suoi occhi nonostante mi faccia male. Non è tenuto a vedermi ogni giorno, ma la sua assenza non riesco a tollerarla.
«Hanna, perdoneresti una tua cara amica nonostante ti abbia fatto male, nonostante il dolore che ti ha perseguitato ogni volta che pensavi ai momenti belli passati con lei?» Le chiedo, riferendomi a Chris, ripercorrendo con la mente solo ad un'ora fa in cui ho sentito, dopo troppo tempo, le sue braccia attorno a me e le lacrime che le rigavano il viso e che cadevano sulla mia spalla. Ricordo la mia esitazione nell'abbracciarla, come se fosse stata una sconosciuta trovata lì per caso.
«Dipende da molte cose, dalle circostanze...» Sospira, scuotendo un po' la testa come se capisse perfettamente ciò che intendo.
«Sono troppo complicate, le circostanze» Appena pronuncio la frase mi chiedo se mi stia riferendo a Chris o al problema che si chiama solamente Kyle.
«Le cose sono complicate finché non le affrontiamo. E' come dire: "quello è un problema" ancor prima di analizzarlo...» Inclina il volto, scrutandomi nella speranza che capisca il suo ragionamento contorto.
«Cosa faresti se... se una certa persona che ti fa sentire, come dire, felice... non ti contattasse più di punto in bianco? Come se ciò che hai vissuto con quella persona venisse spazzato via.» Ingoio un groppo di saliva, sperando che non rispecchi poi la realtà. L'ultimo goccio di tè al limone è rimasto sul fondo, ormai raffreddato e solo. Mi sento piccola, sola e raffreddata.
«Non è detto che lo faccia con l'intenzione di scordare i bei momenti.» Fa spallucce, presentandomi un'ulteriore opzione. Ne ho pensate tante, diverse, per poter spiegare l'assenza di Kyle, ma credo che questa non valga molto per un tipo come lui. Credo di non aver mai incontrato qualcuno che non elaborasse le sue frasi e le sue azioni prima di compierle. Fa tutto per uno scopo, dettata da una decisione che può essere ragionevole come no. Non rappresenta proprio il tipo di ragazzo che non abbia delle intenzioni o non pensi abbastanza prima di fare qualcosa.
«Potrebbe benissimo farlo, invece» Commento, un sorriso triste all'angolo della bocca.
«E' importante per te?» Mi domanda, non facendo caso al mio ultimo intervento.
Sei importante per me, Kyle? Certo che sì, sennò non sarei qui a crogiolarmi in compagnia di una signora alla quale, probabilmente, non frega molto dei problemi di un'adolescente. Forse lo sei diventato fin troppo -importante. Occupi la grande maggioranza dei miei pensieri in modo automatico, senza che io ci rifletta molto sopra. Mi ritrovo a guardarmi attorno alla ricerca di un paio d'occhi verdi come i tuoi, invano, perché nessuno ti assomiglia. E mi sento una stupida a dire così, ma non posso farci nulla se ti sei insinuato sotto pelle, oltre la parte razionale di me stessa.
«Le persone più importanti, spesso, ti deludono.» Il tono amaro nella voce.
Mi aspettavo troppo da te, Chris? Mi aspettavo l'impossibile? Questo mai. Ho sempre pensato che avessi bisogno di tempo per ogni cosa, visto il passato turbolento che hai avuto. Ti ho perdonato anche le cose più insensate, ma questa volta no. E lo sai molto bene pure tu.
«Non hai torto e quindi non posso non biasimarti...» Sussurra, annuendo. E' forte quello che ho detto, ma spesso è così, purtroppo.
«La vita è un continuo sali-scendi, ci si aspetta il massimo quando stiamo precipitando dalla montagna russa a discesa libera... e poi il bello arriva quando non te lo aspetti proprio, non si sa né quando, né perché: succede e basta. Ora è un momento di dubbi e incomprensioni, non ti lasciar sopraffare...» Mi sorride in modo caloroso.

Lascio che le parole di Hanna rimbombino nella testa alla ricerca di risposte che, ora, non posso concedermi. Un trillo si fa largo nel nostro silenzio, facendo scoppiare la bolla che mi sono creata.
«Scusa, è il mio cellulare...» Sospiro, alzandomi, sperando che non sia mio padre o, addirittura, Chris che mi implora di perdonarla. Lo prelevo lentamente dalla tasca, sbloccando lo schermo.
Appena leggo il nome di Kyle, il respiro si ferma in gola, le gambe che le sento tremare. Mi appoggio al muro, facendo attenzione a non dare un colpo contro il tetto a spioventi. Metto a fuoco le poche e semplici parole.

Ti vengo a prendere tra dieci minuti. Dimmi dove sei, sta piovendo.

Porto una mano alla bocca per nascondere il sorriso nato spontaneo, nonostante tutto.

Capitolo revisionato.

// spazio autrice //
Hei bellezze😍
Ma come va la vita?
Scusate sto aggiornando alla cavolo, ma la scuola mi ha fatto perdere il controllo del tempo e tra un po' non ricordo neanche in che giorni sto aggiornando... Quindi, chiedo perdono😅
Spero che comunque nonostante tutto vi sia piaciuto e spero di non avervi annoiati!
Cosa succederà ora?!?!
Al prossimo aggiornamento!💞

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