Capitolo 23

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Mi ritrovo ad essere seduta tra Helen e Scarlett che si sono presentate a vicenda con qualche saluto. E' appena iniziata la lezione e la mia curiosità non intende sfumare, bensì sembra crescere sempre più.
«Ragazzi, che bello avervi qui.» Sorride, battendo le mani allegramente «Sono il Professor Bennet e vi porterò nel mondo della letteratura con un viaggio un po' diverso dal solito. Sono una guida eccellente, non preoccupatevi!» Esclama e una risata si diffonde tra di noi. Cammina energicamente tra i banchi, qualche saltello sul posto non manca e nemmeno i suoi sorrisetti tra i baffi ingialliti dal tabacco e da qualche bevuta di troppo. L'odore di fumo è quasi impercettibile e non ci faccio nemmeno tanto caso visto che sono intenta ad osservarlo mentre si spettina e si liscia i pochi capelli bianchi lungo il viso paffuto.
«Sono molto curioso di conoscervi e spero sia lo stesso per voi anche se non sono così attraente come Brad Pitt... ci sto lavorando, diciamo così» Tossisce un po', per poi continuare il discorso che sembra andare in tutt'altra direzione, divagando per altre strade. E' buffo e scappa a tutti da ridere, e il primo a farlo è lui stesso. C'era tensione inizialmente, ma è normale quando si deve conoscere un nuovo professore. A dirla tutta, per qualche secondo, l'ho osservato chiedendomi se fosse veramente lui e non qualche supplente che, perso nei suoi pensieri, preferiva recarsi in un pub. Non sono il genere di persona che giudica qualcuno dall'aspetto, ma, questo signore sulla sessantina, non da subito l'idea di essere nel posto giusto al momento giusto.
«Ditemi i vostri nomi! Coraggio!» Indica la mia amica che si trova subito sulla sua sinistra.
«Mi chiamo Scarlett» E si succedono vari nomi tra cui quelli dell'altra scuola che -se non ricordo male- sono: Jennette, Alexis, Basil e Thomas.
«Grazie a tutti, però vorrei conoscervi meglio. I nomi sono semplici vocali e consonanti accostate tra loro che non soddisfano la curiosità di un amante della filosofia e di un divoratore di letteratura come me. Perciò, riunitevi qui dalla mia cattedra. Dispongo cinque libretti che dovrete condividere in coppia. Contengono aforismi, niente paura.» Sventola la mano in aria, come se stesse scacciando una mosca immaginaria. Successivamente tira fuori dei libretti rilegati e fasciati da diverse carte con varie fantasie. E' piuttosto strano, ma il suo essere così d'impatto e concreto mi mette a mio agio.

Ci alziamo e impiego qualche minuto a leggere i titoli finché non scorgo il nome di Oscar Wilde. E' incredibile come certe volte ti ritrovi davanti nomi che hanno fatto la storia della letteratura inglese, autori che hanno cambiato la tua mente, ti hanno rivoluzionato, ti hanno fatto sognare. Il ritratto di Dorian Gray è il componimento che più preferisco e quasi mi si accappona la pelle quando vedo quelle lettere stampate in copertina.
Afferro il libricino, contemporaneamente ad un'altra mano che sembra aver lo stesso scopo: sfogliarlo con l'intento di ritrovarsi nelle frasi di Wilde.
«E' un compito come un altro, non sottovalutatelo assolutamente» Ridacchia tra se e se il professore, gli occhi vispi che ci osservano.
Alzo lo sguardo e incontro un paio di occhi marroni che, dolcemente mi sorridono.
«Scusa...» Con fare timido ritraggo la mano.
«Non devi certo dire scusa ad uno che ha la tua stessa passione» Ride e lo seguo.
«Aspetta sei... T-» Indugio, ma mi precede.
«Thomas» «Hazel» Rispondo a mia volta e ci stringiamo la mano. Mi vado a sedere vicino a lui e, nel mentre che mi sistemo sulla sedia, vedo Helen e Scarlett che parlano. Sono contenta che questa lezione dia, a loro, la possibilità di conoscersi.
Cominciamo a sfogliarlo insieme e faccio attenzione a non far toccare le mie dita con le sue, per l'imbarazzo. D'un tratto gli chiedo di fermarsi perché ho adocchiato una parte interessante.

"L'amore scriveranno, lo so, che ho avuto una cattiva influenza sulla tua vita. Se ciò avverrà, tu scriverai, tu dirai a tua volta che non è vero. Il nostro amore è sempre stato bello e nobile, e se io sono stato il bersaglio di una terribile tragedia, è perché la natura di quell'amore non è stata compresa"

Rileggo le ultime righe quasi tre volte senza mai stancarmi, cerco di spogliarle dal loro significato, di comprendere il dolore che poteva provare in quel momento, il timore che un amore come il suo non potesse essere visto come gli altri, la tenacia e il coraggio di fregarsene degli altri e trovare il tempo e il modo per amare. Era omosessuale e credo che non esista alcun tipo di prototipo in amore se quella persona la sia ama incondizionatamente. Non devono esistere stereotipi perché amare è sinonimo di libertà senza condizioni.
«E' un grande» Sussurra Thomas che si è fermato a leggere queste righe contemporaneamente a me. Noto i suoi occhi lucidi, l'emozione che l'ha toccato dentro. E si capisce, da ciò, come delle parole possano avere il potere di sfiorarti e accarezzarti come una mano sul viso.
«Già...» Rispondo con un filo di voce, per poi proseguire.

«Ragazzi, tempo scaduto! Vedo che avete letteralmente divorato questi libretti... ve ne porterò altri! Però ora voglio ascoltarvi...» Ci sorride ed è così dolce in questo semplice gesto che mi sorprendo più volte ad alzare anch'io gli angoli della bocca.
«Allora... -passa lo sguardo su ognuno di noi-... cominciamo da lei, signorina? Il suo nome inizia con la H, non è vero?!» Tossicchia un po', incrociando le braccia davanti al petto, la pancia arrotondata. Si appoggia con disinvoltura su un banco libero e mi guarda mentre fa oscillare la gamba sinistra avanti e indietro.
«Uhm, si... Hazel.» Rispondo con un tono basso, lieve.
«Okay Hazel, qual è la frase che hai trovato e in cui ti rispecchi? Comunque, ragazza, alza la voce»
«Si, mi scusi... comunque...» Prendo il foglio, su cui ho scritto, con la mano destra che trema un pochino per l'agitazione mista ad imbarazzo.
«Il libro?» Alza il mento nella mia direzione e lo alzo così che possa capire di quale si tratta.
«Sono di Oscar Wilde, professore...»
«Ah, benissimo -sorride tra se e se- un capolavoro di uomo!» Socchiude le palpebre, l'espressione felice in volto, la sensazione di gioia che sembra trasparire. «Prego signorina!» Mi invita poi a parlare.
«"Esperienza è il nome che ciascuno dà ai propri errori"» Leggo parola per parola, attentamente, per poi fare un respiro.
«Ho impiegato un po' di tempo per sceglierla, perché, sinceramente, c'erano davvero tante frasi, una più bella dell'altra... però forse questa è il tipo di frase che dovremo attaccare sul comodino, nella nostra stanza, o nell'agenda per poterla leggere ogni giorno... perché, di errori, ne facciamo continuamente.» Faccio una pausa, forse perché sto sbagliando oppure ho parlato troppo, ma il professor Bennet sembra assorto nei suoi pensieri e, al contempo, mi osserva profondamente aspettandosi che continui.
«Si fanno costantemente errori, dai più banali ai più complessi, ma non credo sia questo il punto. Dovremmo ricordare che da questi errori impariamo a non commetterli di nuovo o, per lo meno, evitare di rifarli. Cadere e rialzarsi costituisce lo scopo della nostra vita, le nostre esperienze... così credo che interpreterei le parole di Wilde.» Rilascio un respiro profondo, il silenzio tombale che si è preso gioco della classe. Arrossisco per un attimo, gli occhi puntati su di me -fin troppi.
«Hazel, mi dica un po'...» Il professore si pettina la barba ispida, senza interrompere il campo visivo che si è instaurato tra noi. «Hai mai provato una sensazione del genere? Intendo, sbagliare per poi pentirtene... e imparare...»
Rifletto un attimo, lascio che i secondi si succedano fino a che non penso a poco tempo fa, a quell'incontro con Kyle nel parco che -tant'è- mi ritorna sempre in mente.
«Mi è capitato di aver mentito... mentito a me stessa, e forse continuo a farlo certe volte. Una persona mi ha fatto capire che non serve a niente se non a crearsi una corazza. Mento pensando di star bene dentro, ma a dire la verità mi allontano dagli altri, non mi aiuta ad essere sincera...» Abbasso lo sguardo cercando di ricordare quelle iridi verdi che mi scrutavano, mi spogliavano davanti a tutti, mi parlavano senza chiedermelo neanche, mi dicevano cose che nemmeno capivo. Rispondevo no, per evitare di dirgli che si, lui mi fa uno strano effetto. Non sa della pelle d'oca, della gola secca, delle mani che sudano dentro alle tasche. Non può saperlo perché glielo nascondo, gli mento... ma prova ad immaginarselo e so che, in fondo in fondo, sa più di ciò che voglio vedere io.
«E' un'esperienza questa, un esempio concreto di ciò che succede a tutti... ma sta' a sentire, Hazel... hai rimediato a questo tuo errore?» Mi guarda negli occhi, cerca una risposta che non so dargli.
«Ci sto lavorando, sto imparando...» Mi limito a dire, abbassando lo sguardo sul banco, persa tra pensieri insistenti. Lascio che la mia frase vaghi nell'aula alla ricerca di qualcuno che la completi che non sono io. Perché, a dire la verità, faccio fatica a dire le cose come stanno... specialmente se devo farlo davanti a un paio di occhi verdi che non hanno l'autorizzazione di scavare nei miei, ma lo fanno lo stesso.
«Continua, allora...» Mi sorride, poggiando una mano grassoccia sulla mia spalla, scuotendomi quel poco per farmi tornare sulla Terra con la mente –che si è presa troppa libertà per viaggiare.

Capitolo revisionato.

// spazio autrice //
Hei😍
Come state?!
Allora... 😏
Nuovo personaggio: Thomas. Cosa ne pensate? È un ragazzo molto timido e Hazel ha scambiato solo qualche parola.
Vedremo più avanti...😏
IERI HO GUARDATO "IO PRIMA DI TE" e ho pianto come una fontanaaa😭😭😭... Davvero è commovente. Troppo❤️. Credo sia uno dei miei film preferiti😍
Ci vediamo al prossimo capitolo!💕

Le mie storie le trovate su Instagram!!! Tante  frasi e molto altro! La page si chiama  @/toccandolestelle_

Un bacione❤️

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