Capitolo 19

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Con la manina di Benny stretta nella mia, ci dirigiamo verso Madison Square Park Playground nascosta dietro giganteschi alberi. Adora recarsi qui per incontrare le sue amiche e passare del tempo all'aperto prima di tornare a casa per pranzo. Passo dopo passo noto il suo sorriso allargarsi sul visino contento, i saltelli che fanno capire quanto sia impaziente di arrivare.
«Guarda c'è Kaycee!» Esclama raggiante, raggiungendo la compagna che l'attende sullo scivolo.
«Piano Benny!» Mi avvicino, seguendola per evitare che cada o che inciampi come a suo solito.
«... Salve!» Sorrido verso la mamma della bambina con la quale ora sta giocando mia sorella.
«Ciao! Tutto bene?» Sospira, una donna con la coda di cavallo ben tirata e un maglioncino color panna decorato da un motivo nastriforme che si attorciglia su se stesso, sviluppandosi in verticale.
«Bene, grazie. Anche voi qui?» Mi stringo nelle spalle timidamente, abbozzando un sorrisetto. Guardo, alle spalle della signora, Benny che parla animatamente con Kaycee per poi ridacchiare e risalire le scalette colorate dello scivolo.
«Diciamo che me ne parla da ieri sera e, nonostante sia stanca per il lavoro, l'ho portata comunque. Siamo agli inizi, ma lo stress non manca mai» Ridacchia per smorzare un po'. Seguo la sua breve risata per poi continuare in una chiacchierata con argomenti più che superflui e poco interessanti.

«Pensavo... non è che potrebbe Benny venire a casa di mia figlia? Dovremo andare, ma mi dispiace moltissimo interromperle visto che si divertono così tanto» Dice, osservandole, per poi riportare lo sguardo sul mio.
«Uhm, ecco... per me andrebbe bene, faccio una chiamata a mia mamma per avvisarla di non preparare per lei... solo un secondo» Mi allontano di poco e velocemente la metto al corrente dei cambiamenti del programma.

«Allora grazie dell'invito... ringrazia» Incito mia sorella che distrattamente segue, con occhi curiosi, una farfalla che le passa davanti.
«Ma figurati!... Se si può fare perché no?»
Guardo Benny allontanarsi per poi decidere di sedermi su una delle panchine. Ne approfitto per respirare l'aria autunnale, percepire il clima mite sulla pelle che piano piano sfuma dando spazio ad un venticello che sembra voler far sentire la sua presenza, il suo arrivo. Socchiudo gli occhi, i capelli che si riversano disordinati davanti al viso, il profumo di cupcakes che arriva da qualche pasticceria vicina. Le voci dei bambini sembrano impercettibili, quasi diventano un sussurro. Creo una bolla attorno a me o almeno qualcosa di simile ad un involucro trasparente e sottile che mi conferisce la possibilità di sentire i rumori attutiti. Probabilmente l'aria porta con sé una scia di fumo che penetra attraverso le narici e che mi fa aprire gli occhi dal fastidio. Mi guardo attorno con l'intento di capire da dove provenga e non posso non sbagliami quando una figura scura e incappucciata fa capolino al centro della mia visuale. E' voltato di schiena, ma non ho bisogno di ulteriori conferme perché l'ho viste troppe volte quelle spalle larghe, la schiena fasciata intorno a una felpa scura. E' appoggiato ad una ringhiera e guarda chissà dove, perso probabilmente nei pensieri.
A volte vorrei davvero capire che cavolo dicono quegli occhi verdi come uno smeraldo, quelle iridi che non lasciano trasparire nulla, ma proprio nulla.

Mi alzo decisa, prendendo il coraggio da non so quale parte di me. Più che altro quando sono con lui la timidezza lascia spazio ad un'imminente e forte curiosità. Trasporta dietro di sé quella scia di mistero, di segretezza.
«Ciao.» Gli dico semplicemente, imitando la sua stessa posizione. Appoggio le braccia sul ferro freddo.
«Mi stai seguendo?» Si limita a chiedere con un sorrisetto sghembo, senza neanche voltarsi per guardarmi. Come se sapesse già ogni mia mossa, come se si fosse già aspettato che mi sarei avvicinata.
«Se la vogliamo mettere così... sei tu quello che mi segue» Scuoto la testa divertita dal suo spirito deciso, l'espressione sfacciata di chi si diverte a prenderti in giro.
La sigaretta sembra incastonarsi perfettamente tra le sue labbra, gli occhi semi chiusi, il profilo rigido e impassibile, solcato solamente da un ghigno.
«Cosa te lo fa pensare?» Dritto al punto, gelido. Devo dire che sa con precisione come mettermi in difficoltà, imbarazzarmi. Parla con una naturalezza tale che dà l'impressione di avere un copione scritto su misura per me. Come se mi conoscesse da molto più del tempo che è in realtà trascorso dal nostro primo incontro. Aspira il fumo per poi svuotarsi dopo, creando una nuvoletta grigia che piano piano sfuma, sbiadendosi.
Non so cosa dirgli.
«Be', ecco... è come se dovunque andassi tu fossi sempre presente»
So che non ha il minimo significato ciò che ho appena detto, magari mi sono messa in ridicolo, però è quello che penso di lui, di come tutto sia cominciato nel più strano e bizzarro dei modi.
«Chi te lo dice che sia io a seguirti e non tu? Magari il destino si è fumato qualcosa e ha deciso di divertirsi, spostandoci come pedine casualmente nello stesso posto»
Non credo molto nel destino e dalla sua faccia suppongo neppure lui. Ho sempre preso come filosofia che le cose accadono perché devono accadere, succedono senza una ragione puramente logica. Però sembra quasi ridicolo che ci ritroviamo, che i nostri occhi si incontrino per puro caso, senza che dietro ci sia qualcuno a deciderlo.
«Strana come teoria, ma plausibile...» Forse è il mio tono divertito che gli fa voltare lo sguardo. Butta per terra quello che ormai è un mozzicone e lo spegne sotto la suola dei suoi Dottor Martens rigorosamente neri. Molta fantasia, insomma.

I miei occhi attenti si posano sulle mani tatuate, mille disegni in bianco e nero che arrivano fino alle nocche. Chissà quanto dev'esserci sotto tutto quel meccanismo d'inchiostro, chissà il motivo di ognuno di essi, chissà se ciascuno caratterizzi ogni tassello della sua vita, del suo passato, delle vicende che ha attraversato fino ad ora.
Accorgendosi della mia -palese- curiosità per quei simboli che sembrano incomprensibili se non indecifrabili, ritira le mani nelle tasche, schivo. Il suo atteggiamento trasmette quasi diffidenza, come se facesse fatica a fidarsi.
«Ora devo andare... ci vediamo, Hazel» Ammicca, quasi impercettibilmente. Vorrei sapere cosa abbia da fare, vorrei poter scoprire più di lui, ma sembra non me lo voglia permettere.
«Ci vediamo... Kyle» Sussurro l'ultima parola, indecisa se pronunciarla o no.
«Sorprendente» Fa un sorrisetto, proprio all'angolo sinistro della bocca. Si scompiglia i capelli, come gli è solito fare, stando attento a non far cadere il cappuccio. Distoglie lo sguardo, puntandolo altrove. Appare divertito, come se avessi appena detto qualcosa di buffo... eppure, l'ho semplicemente salutato come ha fatto lui poco fa.
«Cosa? C-cosa è sorprendente?» Gli chiedo, piuttosto confusa.
«Non tutti si ricordano il mio nome» Parla con amarezza, con una sorta di disprezzo nella voce. Si tocca il piercing al labbro inferiore, scuotendo la testa.
«Cosa intendi?» Riesco a domandargli nel mentre che si volta.
«Troppo complicato» Soffia via le parole come a volersene sbarazzare. Si gira e una volta fatto il primo passo non torna indietro, neanche per chiarirmi le idee. Ora sto fantasticando, il suo forte è confondere le persone, si mette proprio d'impegno a sconvolgere le tue aspettative o le idee che ti sei fatto sul suo carattere, sulla sua strana personalità.

Lascio che se ne vada portando con sé le domande che mi pongo dal primo istante in cui ho affondati i miei occhi nei suoi, nell'attimo in cui ho percepito sulla pelle che non sarebbe stato per niente facile conoscerlo. Difficilmente mi arrendo e con altrettanta perseveranza non smetto finché non arrivo al dunque.
Esco, dirigendomi a passo lento verso casa, probabilmente più intenta a cercare di decifrare le sue parole. Forse è tutto un suo gioco malato quello di confondermi, oppure è proprio fatto così. Mi importa poco di questo, visto che è solo un futile dettaglio che posso facilmente tralasciare.
Se veramente il destino si è bevuto qualcosa -come dice lui- allora voglio che continui a sbagliare, che permetta a due pedine come noi di rivedersi più e più volte, perché sento sempre di non averne abbastanza. Non mi sento mai sazia di risposte e diciamo che non fa altro che alimentare le domande che si ripetono incessanti nella mia testa.

Voglio avere non una, ma diverse possibilità per conoscerlo davvero, poter dire che non è "troppo complicato".

Capitolo revisionato.

// spazio autrice //
Hei😍
Come state?!❤️
Cosa vorrà dire Kyle? C'entra il suo passato?
Grazie per le letture in aumento e spero che questo capitolo vi sia piaciuto!😍
Un bacione grande a tutte(i)!!!
Al prossimo capitolo!💕

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