Capitolo 30

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Sfioro con un dito le labbra, percorro lo stesso spazio che ho condiviso con le sue. Seguo il contorno, percepisco la pelle secca e umida in alcuni tratti, la morbidezza che è stata stravolta... dimenticata in un angolo, divenendo rude. Le bocche che si cercavano come avevano fatto, fino a quel momento, i nostri occhi. Bramosi di toccarsi, sentirsi, viversi. I denti che affondavano sul labbro inferiore carnoso, il suo respiro addosso al mio. La necessità di insinuarsi uno nel petto dell'altro, fondere le casse toraciche fino a far toccare quel muscolo che batteva all'impazzata.
La dolcezza con cui tutto è cominciato, per poi trasformarsi in qualcosa di bisognoso, troppo potente e desiderato che non c'era spazio per i nostri occhi. C'erano le stelle che ci guardavano chiedendosi cosa stessimo facendo, o meglio, cosa stessi combinando. Era ubriaco, aveva l'alcol nelle vene e un dolciastro gusto di vodka nei suoi baci. C'era il ponte su cui eravamo sdraiati, incapaci di alzarci ed affrontare il resto; c'era la sua mano che percorreva il mio corpo, posandosi sul fianco e facendomi rabbrividire sotto al tocco freddo delle sue dita. C'eravamo noi, o quasi. Lui viaggiava per conto suo, con la mente, la voglia di possedere ciò che non gli apparteneva, la passione che gli brillava in quelle pupille smeraldo, la dolcezza nei suoi occhi e l'assenza di esitazione nel posarmi le sue labbra sulle mie.

Non mi scrivi da due giorni e non ne comprendo il motivo. Ti sarai scordato tutto, avrai cancellato la sensazione di leggerezza che mi hai dato, la semplicità con cui mi hai guardata. Dopo ti ho lasciato andare per la tua strada perché non volevi ti seguissi, quei diciotto anni che ti porti sulle spalle come se ne avessi il doppio, la stanchezza e l'esasperazione che ho letto nei tuoi occhi appena ti ho incontrato in quella strada al buio.
Non mi hai più detto niente. Ci sto male, ma me lo aspettavo in un certo senso.

Lo sguardo perso nel vuoto e il vento che mi fa respirare, insinuandosi dentro, le risate dei bambini che giocano arrivano lontane, le mie mani che si aggrappano al ferro freddo della stessa panchina, dello stesso parco.
I pensieri che continuano a ritornare da lui come se la mia mente lo stesse seguendo, nonostante non sia qui vicino a me, con i suoi occhi magnetici incollati addosso e una nuvola di fumo che esce dalla sigaretta tra le dita tatuate.
Sospiro.
«Hazel...» Il tremolio nella voce che mi fa voltare di scatto, accorgendomi solo ora della presenza di lei proprio al mio fianco.
Gli occhi rossi e lucidi, il viso pallido, i capelli sciolti che ricadono lungo il viso malamente come se se li fosse spettinati ripetutamente. Il labbro tremante, il volto bagnato da lacrime cadute.
Non riesco neanche a battere ciglio che le sue braccia mi circondano all'improvviso, le mani che mi stringono a sé in modo protettivo, il calore che si irradia tra di noi facendomi dimenticare del clima fresco-umido attorno a noi. Le sue ciocche blu mi solleticano il collo, la spalla su cui si appoggia si bagna delle sue lacrime, i singhiozzi strozzati che vengono soffocati sulla mia giacca. Lentamente alzo le braccia, che erano rimaste lungo i fianchi, e le circondo la schiena intensificando un abbraccio che non arrivava da tanto, troppo tempo. L'avvicinarsi delle nostre anime che si sono perse senza un motivo valido.
Sei cambiata. Non dimentico il dolore che mi trafiggeva, ricordandomi che non eri più al mio fianco. Tu  non ci sei più.
«Chris...» Sussurro e sembra quasi una parola nuova sulle mie labbra, un suono che non pronunciavo da tantissimo. Mi stacco da lei, non riuscendo a stare troppo tempo così... non ce la faccio. Non posso perdonarti, non posso scordarmi di ciò che mi hai fatto, di come hai lasciato che i tuoi amici mi facessero del male, della tristezza che occupava quelle giornate monotone in cui dovrei essere stata con te a fare cavolate, come quando eravamo bambine. Te li ricordi quei tempi?
La raddrizzo tenendola per le spalle, lasciando che i miei occhi parlino ai suoi ambrati, a quelle iridi in perfetta sintonia con la tinta dei suoi capelli.
Il silenzio porta ad un'ansia crescente come se fossi in difficoltà a stare in sua compagnia per più di due minuti. Non riesco a riconoscerti. Continuo a gridarti che hai sbagliato, che non posso perdonarti, che non hai diritto ad abbracciarmi... ma mi manchi e mi sento terribilmente ipocrita.
«Cosa ci fai qui?» Le chiedo con fermezza, dimostrandole che sono riuscita a continuare nonostante abbia troncato di punto in bianco il rapporto di amicizia che avevamo. Un rapporto che era nato così per caso, ma che si era intensificato man mano perché sentivo il bisogno di aiutarla dopo tutto quello che mi aveva raccontato, dopo tutto quello che aveva dovuto subire senza ragione. Credevo di poter renderla la vera persona che era senza ciò che aveva affrontato... far si che crescesse e diventasse una ragazza senza cicatrici, ma so benissimo che è a dir poco impossibile, o meglio, era solamente il sogno di una bambina altruista. Forse troppo.
Mi guarda e riconosco quegli occhi, quella curvatura delle sopracciglia, quella smorfia di pentimento sulle labbra. Non posso, continuo a ripetermi nella testa. Non ho mai resistito a quegli occhi, non sono mai riuscita a dirle di no perché mi piaceva vedere il suo sorriso, ma non ora. Ti ho sempre aiutata, anche quando credevi di non farcela. Anche quando ti chiudevi nella tua bolla senza far entrare nessuno. Anche quando ti sei allontanata. Ho sperato che tornassi e mi raccontassi cosa fosse realmente successo per poter spiegare la tua scomparsa dalla mia vita... ma non dopo tutto quello che mi è successo. Ti ho perdonata per cose futili, ma ora stiamo parlando di un vero sbaglio, di un errore troppo grande che si porta dietro una carica di cose che non posso ignorare. Sai molto bene che non sono quel tipo di persona che dà poco valore alle parole, che magari pronuncia un 'perdonata' senza pensarlo veramente. Preferisco soffrire che darti l'illusione di essere quell'amica che non riconosco.
«Non posso...» Un sussurro che è quasi inesistente, troppo silenzioso per essere udito. Un gemito strozzato dalla tristezza, dalla delusione... di chi è stato ferito senza alcuna spiegazione. Almeno prova a dirmi cosa è successo, so che c'è dietro altro, ma non posso perdonarti su due piedi se non mi dai delle risposte. Mi rivelo calma davanti a lei, ma forse non ha idea della lotta che è cominciata dentro di me. Grida soffocate dai miei sussurri, sottovalutate dal mio silenzio.
«Io... io...» Prova a parlare, ma la voce è strozzata dal pianto di prima. Scuoto il capo, cercando di rimanere il più indifferente possibile. Ho imparato ad essere così dal momento che constati che la gente mente spudoratamente su tutto, che la gente è falsa, che c'è una maschera per tutto.
«Per favore...» Mi vengono i brividi, la pelle d'oca sulle braccia che mi riscuote. Gli angoli degli occhi cominciano a pizzicare, il volto che si contorce, il respiro che si mozza in gola come se avessi un nastro, che si stringe sempre più, al collo.
Allunga una mano, ma mi allontano, alzandomi.
«No. Ferma...» Cerco di dire senza far prevalere le lacrime che minacciano di uscire. Non ti meriti il mio perdono. Hai sbagliato veramente 'sta volta, Chris.
Lo stomaco si stringe, una morsa, un nastro che si avvolge su se stesso stritolandomi, togliendomi il respiro.
Faccio un passo indietro cercando di non inciampare. Continuo a guardarla finché tutto non diventa troppo. Abbasso lo sguardo e sento la sua voce rotta dal pianto che mi scongiura, ma non posso. Non sono cattiva, Chris. Questo è la metà del male che mi ha fatto, la delusione che mi ha assalita come un'onda anomala. Lo faccio per entrambe, non vorresti veramente che le mie parole siano dette senza nessun ragionamento dietro. Sei intelligente, l'ho sempre saputo. Ma tutti sbagliamo. Tu l'hai fatto e non posso perdonarti subito, non così.

Corro via, via da ciò che mi ha distrutta lentamente finché non mi sono resa conto di non averla più al mio fianco. Piango un po' per tutto, per Chris, per Kyle che, col suo silenzio, mi ha fatto più male di mille parole. Perché, a volte, è quasi peggio quando qualcuno sfuma via come una goccia di colore che cade nell'acqua. Si disperde in un acquarello, in una scia bianca e sconfinata. La paura di perdersi e non ritrovare il giusto modo per risolvere ciò a cui gli altri spesso non fanno attenzione: fiducia, tempo, affetto.

Capitolo revisionato.

// spazio autrice //
Ragazzi😍😍
Come state??😍
Tre aggiornamenti in pochi giorni! Mi sto superando ahahah😂
Allora...
Eh, Kyle che combina?! Voi come avreste reagito?
Siete d'accordo con Hazel, oppure voi, al suo posto, avreste perdonato Chris?
Lo so che questo capitolo fa schifo, ma abbiate pietà!
Ci vediamo al prossimo aggiornamento!💞

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