Capitolo 1

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Essere tutto fuorché mattiniera non semplifica le cose. Così come la luce proveniente dalla finestra non sembra arrestarsi davanti alle tende, fino a raggiungere il mio cuscino, augurandomi l'esatto contrario di un dolce risveglio. Una smorfia mi si dipinge in volto, il corpo che sembra completamente abbandonato sul materasso, incapace di muoversi solo per un semplice istante.
Mi metto seduta sul comodo, e ancora caldo, letto dopo essermi stropicciata gli occhi. Le palpebre sembrano ancora così pesanti da sembrare delle finestre che, scosse da un vento fortissimo, si chiudono contro la loro volontà.
Fisso il muro dinnanzi a me e scommetterei che se mi guardassero in questo momento, mi prenderebbero per un'ebete. Be', sfido chiunque ad essere perfetto di prima mattina. Faccio un lungo respiro riflettendo sul fatto che siamo ancora a settembre e che la scuola è cominciata da poco. Ciò significa che non ha senso lamentarsi se dovrò farlo per altri mesi.

Lancio un'occhiata in direzione dell'orario della farmacia sul marciapiede di fronte a dove mi trovo. Tra pochi minuti passa il piccolo autobus che si dirige verso il liceo, risparmiandomi le camminate e la metropolitana. Tendo ad arrivare in anticipo e, nei minuti d'attesa, mi guardo attorno rapita da quanta gente sia assorta nei propri pensieri, quanti camminino sulla strada con lo sguardo basso e pensieroso, la ventiquattr'ore nella mano. Ognuno per conto proprio diretto in ufficio o in chissà quale altro posto, una storia che si portano dietro e che si può soltanto immaginare.
Noto come New York si animi, si muova quasi fosse l'ingranaggio di un orologio messo in funzione, i veicoli che si intersecano nelle molteplici strade e tanta gente che riempie il vuoto attorno.
Abito qui da sempre, eppure, non mi sono mai abituata all'idea che tutto vada così veloce, così freneticamente, alla ricerca della puntualità, dello scoccare dei minuti che scandiscono la giornata di chiunque.
Siamo diversi ragazzi ad aspettare, in piedi, con gli zaini pesanti e il viso stanco, l'arrivo del bus. Poco più in là scorgo anche la figura di quel odioso biondino quarterback della squadra della scuola. Più lo guardo e più mi chiedo cosa ci trovi Chris in lui, visto che frequenta la sua compagnia preferendola alla mia. Essendo la mia migliore amica fin dall'infanzia mi sarei aspettata qualche spiegazione, o che almeno mi dicesse chiaro e tondo che si è stancata di me. Il fatto è che rende le cose come se fossero normali, ma non posso far altro che contraddirla visto che nemmeno l'ho più vista a mensa.
Trovando posto in fondo al veicolo riesco a ritagliare un po' di tempo per ripassare la lezione di matematica visto che potrebbe interrogare. Sono abbastanza in ansia, dato che non sono per niente ferrata in una materia così schematica e altamente oggettiva. Senza nulla toglierle.
Alterno, per qualche istante, lo sguardo dal quaderno degli appunti al finestrino dal quale posso scorgere ciò che c'è oltre un vetro, i semafori che quasi ipnotizzano con qui colori accessi, i clacson che sembrano sveglie e lo smog che ti appesantisce insieme all'imponenza dei palazzi.

«Ehi Hazel!» sennto chiamarmi alle mie spalle. Mi volto, prima di continuare verso l'ingresso della scuola.
Chris mi raggiunge con i suoi capelli blu e gli occhi ambrati che nascondono tanta sofferenza. Mi piace vederla sorridere, ma non in compagnia di gente che non fa per lei. La vedo cambiata, e odio ammetterlo.
«Ehi» mormoro stringendo il quaderno al petto, costringendomi a rimanere zitta senza cominciare a farle domande per come si sta comportando nei confronti di un'amicizia del valore di circa dieci anni.
«Tutto okay?» mi sorride, ma non è lei.
Mi limito ad annuire.
«Immagino anche te...» scorgo le sue nuove amicizie poco più in là che sembrano aspettarla e non voglio essere scambiata per l'amica gelosa. Soltanto ci tengo a lei e ancora cerco di realizzare che in questa estate ha voltato pagina, senza che ne fossi al corrente. Quasi mi sento in imbarazzo a parlarle e mi verrebbe da ridere solo a pensarlo, se la situazione fosse diversa.
«Sì, tutto come sempre!» esclama, ma vorrei dirle che quel tutto di cui parla è totalmente cambiato.
«Ora devo andare,» indica distrattamente i ragazzi alle sue spalle «ci sentiamo!» mi saluta con la mano, allontanandosi quasi volesse scappare da me.
«Poi ci sentiamo» sussurro a me stessa, percependo i brividi sulla pelle per la falsità di queste parole.
La campanella suona e, dopo essermi sistemata lo zaino su una spalla, mi dirigo verso l'ingresso per cominciare un altro identico giorno.

Capitolo revisionato

//spazio autrice//
Ehi gente!❤️
Come va?
Vi piace il capitolo?
Scusate se è un po noioso,ma il bello deve ancora venire e non di certo ora.
Scusate ma i primi capitolo sono un po introduttivi😝
Non vi dico che sono monotoni come questo tranquilli!
Vi premetto che la piega che prenderà la storia non è definitiva...non vorrei andare nello specifico perché non voglio dirvi niente su come andrà avanti la storia.
Continuate a leggerla! Più andiamo avanti e meglio diventerà con sempre qualche colpo di scena😘
Come vi sembra il personaggio di Hazel?
Qualche consiglio ? Non esitate e commentare...magari le vostre idee le utilizzerò e poi ovviamente nello spazio autrice vi ringrazierò😻
Ciao!💞

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