Capitolo 12

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Sto a letto. Oggi niente scuola. Sto scrivendo le ultime novità a Sara che era rimasta indietro.
Le dico di ieri sera e del mio intento di farlo cedere e lei inizia a ridere come una pazza.
"Di giorno vi ammazza ma la sera eh!" Mi prende in giro.
"Ma sta bona! Ci divertiamo così"
"Ma ti piace un po'?!"
"No. Mi diverto!" Il che è vero. Mi diverto e basta.
"Ma io sto male giuro. Lui che entra a casa tua così, dalla finestra. E poi state alti! Ma la porta non si usa più??" Mi chiede.
"No solo la finestra. La porta la uso io!" Rido.
Nel portone si sente un bestemmione epico.
"Eccolo tiè, già bestemmia" dico.
"Strano, un tipo così religioso!" Ridacchia Sara.
"Si, non le dice mai" la assecondo.
"Fanculo ste chiavi del cazzo" sento sbraitare da Kostas.
Le spiego anche delle padelle e delle uova che ha lanciato di sotto. Non sa cucinare, si è innervosito ed ha lanciato tutto di sotto. Io ho paura, veramente.
Intanto il vicino bestemmioni a gogo.
"Oh apriti!" Urla e sento un botto.
"Ha appena dato un calcio alla porta.." Deglutisco.
"Fanculo sta casa, tutta Roma e i morti tua! Io manco ci volevo venire!" Sbrocca.
"Aspetta Sà, devo anda a litigà" attacco e mi alzo.
A me quando mi toccano la mia città, divento una bestia. Apro la porta e lo trovo seduto sulle scale.
"Allora?? Che c'hai contrp Roma, i romani e tutti?"
"Niente"
"Perchè se non ti piace potevi stare al paese tuo!" Dico.
"Se avessi potuto lo avrei fatto"
"Rescindi" dico.
"Non si puo"
"A gennaio te ne vai!"
"Me ne vado quando lo dico io, non mi comandi!" Incrocia le braccia.
Gli chiudo la porta in faccia. Ma chi si crede di essere oh. Mi metto a cucinare visto che è quasi ora di pranzo. Me la canto mentre penso a quel profugo seduto per le scale. Ma come si fa! Tutti a me??
Dio mandami uno normale!
Sento suonare al campanello, ma faccio finta di niente. E che palle. Continua.
Uffa! Apro la porta di scatto e lui cade dentro perchè si era appoggiato alla porta.
"Oh cazzo!" Dice e si tira su ormai è entrato. Mi trattengo dal ridere.
"Ma che fai, mi supplichi?" Dico.
"No, ho visto 500 euro" risponde.
"Che vuoi?" Chiedo.
"Sto a pranzo" mi dice.
"Dove?!"
"Qui" con mia sorpresa si siede a tavola. Oddio non me ne libero più.
"Oh no! Ma non ce l'hai una casa?!" Sbuffo.
"Non posso entrarci. Ho lasciato le chiavi dentro" dice.
"Che deficiente!" Attacco a ridere.
"Cosa ridi?!" Mi chiede.
Io davvero non ce la posso fare con questo. Ma come si fa?! Poi è serioooooo!! Co sta faccia imbruttita che ogni parola tre bestemmie. Stare seri è impossibile.
"E ride! A me rode tanto il culo, questa ride! Mi sono pure rotto un ginocchio prima!" Si massaggia.
"Dai che si mangia?!" Chiede.
"Niente. Va a casa tua, scavalchi e vai" dico ricomponendomi.
"Pranzo e vado"
"Noneee"
"Dai che c'è?"
"Insulti Roma e i romani. Vai a mangiare in Grecia!" Dico.
"Dai su"
Mi prendo una birretta la stappo e bevo.
"Me ne dai un goccio?!" Mi chiede e faccio no con la testa.
"Madonna oh tu vuoi ina punizione che porca miseria non cammini per un mese!" Mi dice e sputo la birra nel lavandino per ridere.
"E chi sei Kostas Grey?!"
"Peggio! Non fare la dura con me" mi dice e mi blocca contro il muro.
"Uh uh uh! Che fai tocchi?? Vuoi la guerra?" Lo guardo maliziosa.
"Sono sempre pronto alle guerre" si avvicina ma mi sfila la birra dalle mani e si sposta. Ci rimango un po' così e lo vedo bere, così gli do una botta per vendicarmi e la birra gli cade addosso.
"Oh a impazzita! Ora puzzo! Ma guarda che mi hai fatto! Ora me la lavi!" Sbotta.
"Si si contaci" continuo s cucinare.
Si toglie la felpa e la mette sul tavolo.
"Ovvio e ti sbrighi pure!"
"Sisi già te l'ho lavata calcola" faccio il piatto e mangio quando sento il suo stomaco brontolare. "Fame eh"
"Troppa" mi guarda il piatto con l'acquolina in bocca. Mi diverto troppo a fargli le cose apposta. In realtà ho cotto la pasta anche per lui e l'ho messa tutta in un piattone. Lo ignoro e mangio.
Poi peró ogni tanto mi fa tenerezza, alla fine non sa fare un cavolo, è da solo e quindi do un altro paio di forchettate e gli passo il piatto.
"Tie vaffanculo" dico.
Si stringe il piatto e mangia di corsa.
"Non ho mai patito la fame come adesso!" Commenta.
"Non mi pare, stai sempre qua a mangià!"
"Si ma per un piatto di pasta mi fai tribolà!" Dice.
"Eh beh?! Mica tutto semplice puoi avere" mi fumo una sigaretta e lui rimane in silenzio per tipo mezz'ora. Ogni tanto mi guarda.
"Che c'ho?" Chiedo.
"Che fai oggi?!" Mi spiazza.
"Niente"
"Usciamo?!"
"Chi io e te?!" Chiedo sorpresa.
"Vuoi pure i bodyguards?!" Non mi guarda e si tocca i capelli.
"Un appuntamento... Dove andiamo?!" Chiedo.
"Non conosco la città" mi dice.
"Faccio io, guido io"
"La tua macchina si.." Mi dice.
Eh no. Guido io. Passiamo un'altra mezz'ora a discutere su chi guida la macchina ma alla fine lui cede ed io mi metto al posto di guida. È terrorizzato che possa sbattare da qualche parte. Mi sottovaluta. So guidare benissimo.
Arriviamo al Colosseo. Devo iniziare a capirlo meglio. Parla a monosillabi. Non dice mai niente di sè.
"Perchè sei voluto uscire? Per compagnia?" Chiedo.
"No, non mi fai pensare ai problemi. Diciamo che mi diverto. Sei un po' folle"
"Ah io eh!" Camminiamo. Lui con le mani in tasca.
"Ma io lo so. Sei tosta tu. Su questo siamp un po' simili"
"Si.. Anche se posso farti quello che voglio.
"Solo se te lo permetto io"
"No perchè sei un uomo" passa un ragazzo bellissimo. Mi ricorda tanto Ashley. "Se vuoi ti faccio una foto davanti al Colosseo" dico e mi volto a guardare il ragazzo.
"Falla a quello, così dopo lo puoi rivedere" mi dice.
"È?!"
"Si, ciao" mi da una bottarells.
"Eh! La vuoi sta foto o no?!" Dico quando torno alla realtà e il mulatto figo è sparito.
Mi passa il telefono e si va a mettere davanti al Colosseo in posa imbruttito e con le braccia incrociate.
"Sorridi peró!" Dico. Si sforza di sorridere ma gli viene fuori una smorfia. Ma che problemi ha? Scatto la foto e mi viene la bella idea di curiosare nella sua galleria. So che è sbagliato ma lui non dice niente, in qualche modo devo pur stalkerare e sapere se è un maniaco, un assassino, un profugo davvero o uno dell'isis.
Apro la galleria e scorro le foto. Paesaggi della Grecia, foto di una donna, le sue e poi una bambina.
Lui si avvicina ed esco subito, ma la stessa bimba sta nello sfondo.
"Chi è questa bimba?! Tua nipote?!" Chiedo.
"No.." Si riprende il telefono.
"È... Tua figlia?" Chiedo. Annuisce ed io rimango shoccata. Lui padre??
"Quanto c'ha?"
"Quasi sette mesi" risponde.
Per la prima volta rimango senza parole. Come la figlia?!
"Non parli più?"
"Non ho niente da dire.."
Uno come lui padre...
"È per la bimba?" Chiede.
"Non me lo aspettavo.."
"Non parlo della mia vita privata, non lo sa quasi nessuno. Io preferisco ascoltare. Dimmi di te"
"Non ho figli" lo guardo. Poteva dirmelo ceh. Un figlio mica stupidagini.
Gli parlo un po' di me. Che vado a scuola, ho una sorella. Ste cose qua. Ma l'atmosfera è cambiata.
"Questi sono i fori imperiali" glieli indico.
"Belli"
"Vieni ti faccio vedere altro"
Gli faccio vedere l'Altare della Patria, piazza Venezia, gli indico via del Corso. Parliamo solo dei posti da vedere. Non altri argomenti, finchè non arriviamo alla Terrazza del Pincio. Ci prendiamo il gelato e ci sediamo fuori. Mi guarda mentre lecco il gelato. Sti uomini sono tutti uguali.
"Carina sta giornata" dice.
Uh si stupenda. Due palle!
"Potresti anche parlare.. Stai pensando alla bimba?" Mi chiede ed io annuisco.
"Ti turba?"
"Molto"
"Perchè?"
"Boh, tu qua, loro lì. Mi fa strano. Poi non me lo aspettavo" dico.
"Che centra mica sono malato"
"Apposta dicevi che non volevi venire qua! Potevi dirmelo peró" sta cosa non mi va giù.
"Non mi apro con la prima che incontro. Non volevo ma ho dovuto. È finita basta. La bimba la vedró sempre, spero.." Dice.
"Perchè è finita con la madre?" Chiedo. Forse si apre.
Fa un lungo respiro.
"Si vergognava di me. La bimba non era in programma. Io sono così come mi vedi. Non cambio per nessuna. La amavo peró. Ho chiuso gli occhi. Non facevamo mai le cose che fanno i fidanzati. Era più interessata alle cose materiali che a me.." Dice guardando davanti a lui.
"Capito.." Un po' mi dispiace. Lo so che vuol dire essere presi in giro. Ash..
Silenzio.
Ci mettiamo seduti sul muretto dove si vede tutta Roma.
"Wow" dice.
"La sera è più bello.. Tutto illuminato" dico.
"Già peró è più da coppiette"
"Si, sembra minuscola da qui"
"Si ma è enorme. Per girarla tutta mi ci vuole un anno" dice.
"Un anno no, oggi ne hai vista un bel po'.. Abbiamo smaltito il pranzo" dico.
"Si peró era buono. Sei una brava cuoca" mi dice.
"Grazie"
"Se vuoi andare dillo eh" si appoggia con i gomiti sul muretto.
"Starei qua tutto il giorno. Se vuoi andare tu.."
"Nono. Come mai non sei fidanzata?" Mi chiede.
"Perchè ho un caratteraccio. E non sono tipa da storia seria. Nel senso che mi stufo facile non che vado con tutti, sia chiaro!" Preciso.
"Perchè ti stufi?"
"Perchè tutte sognano il principe azzurro, io sogno un guerriero, un gladiatore. A me le cose sdolcinate non mi sono mai piaciute" dico.
"Capito. Uno con le palle!"
"Io con l'uomo mio ci devo parlare con gli occhi. Ci dobbiamo capire al volo"
"Vedrai lo troverai" mi dice.
"Non mi accontento di uno tra tanti"
"Magari è più vicino di quanto pensi" fa spallucce.
"Boh.. Andiamo va si è fatta una certa!" Scendiamo dal muretto e andiamo verso la macchina.
"Dovevo guidare io" dico.
"Dovevi"
Inizio a rompergli le palle e minacciarlo di andare in metro finche lui sbuffa e mi fa guidare. Potere alle donne!
Saliamo e partiamo.
"Dai non metterti a piangere ora" lo prendo in giro.
"Io non piango mai, piangere è da deboli" dice.
"Tu lo sei"
"No. Non lo sono. Si vede che non mi conosci per niente"
Torniamo a casa.
"No cazzo, le chiavi" da una botta alla porta.
"Chiamo i pompieri?" Propongo.
"No passo dal balcone, rompo la finestra" dice. Entriamo e gli do una vecchia coperta.
"Non te fa male, Fantó!" Dico.
"Grazie" si fa su il pugno con la coperta. Esce fuori, scavalca e da un primo cazzotto al vetro. Poi un secondo più forte. Esco fuori anche io.
"Cazzo"
"Allira?!" Chiedo.
"Fatto.." Vedo tutti i vetri per terra e il sangue che gli cola dalla mano.
"Ma che ti sei fatto????? Oddio!!! Vieni ti porto all'ospedale!!"
Panico.

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