Capitolo 9

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"Ma non sta bene quella, veramente eh!" Dico.
"Vabbè ma evitala che ti frega!" Mi risponde Radja.
"Ma è lei che mi rompe le palle!" Sbuffo.
"E tu ignorala, puo darsi che smette" mi consiglia.
"Vabbè va, io vado che ora che arrivo a casa, più che altro che la trovo, è tardi" mi alzo.
"Okay a domani" mi risponde il ninja.
"Forse" dico ed esco.
Vado verso casa sgommando come un folle, tanto per strada non c'è nessuno. Salgo a casa e mi faccio la doccia. Per fortuna stasera c'è silenzio. Forse quella neanche c'è. Speriamo. Così posso rilassarmi. Mi metto il pigiama e mi butto sul letto.
Ho parlato troppo presto, perchè sento sbattere il portone. Sbuffo. Devo trovare un'altra casa al più presto.
"Quella sua maglietta fina, tanto stretta al punto che, immaginavo tutto!" La pazza canta nel portone.
"Madonna questa che irrequieta!"
"Che non glielo ho detto mai, ma io ci andavo matto!"
No vabbè sta proprio fuori la porta mia! Vado alla porta e apro di scatto.
"Ao e basta! Va a casa!" Gli urlo in faccia.
"Ti puzza l'alito" mi dice, mi sposta ed entra. Ma che cazzo fa?!
"Oh ma chi ti ha detto di entrare?!"
Lei gira per casa.
"Cosa fai a casa mia?! Va a casa tua!"
"Oh non mi cacci!" Mi dice.
"È casa mia posso!"
"No qui tu sei ospite. Ammazza che casino. È scoppiata la guerra qua?!" Si guarda intorno.
"Cazzi miei"
"Uffa eh! Quanto sei rompi palle! Che mi offri?!
"Niente, va a casa tua!" Dico. Voglio dormire cazzo.
Mi guarda e mi tira un vaffanculo epico, ma poi finalmente va di là e sbatte la porta. Mah, che gente strana che ci sta in questa città. Mi rimetto a letto e mi addormento.

••••

Una settimana dopo...

Sono appena uscito da casa di Torosidis. Gli è nato il figlio, sono il padrino e lo ha chiamato come me e quindi sono andato a trovarlo. Appena arrivato al portone incrocio la vicina che neanche si volta, anzi fa la prepotente e sale prima di me. La seguo e salgo dopo di lei. Infilo le chiavi nella serratura e intanto lei apre.
"Potresti anche salutare" dico.
"Pure tu eh" risponde.
"Ciao!"
"Ciao, mh!" Entra e chiude.
"Solo io posso dire mh!" Urlo.
Lei inizia ad urlare dall'altra casa infinite volte "mh"
"Basta un po'!" Sbraito.
Ho fame, ma non so cucinare. Cazzo che palle! Apro lo sportello e inizio a prendere padelle, casseruole e pentole, ma realizzo che non so fare un cazzo.
Apro il frigo. È quasi vuoto. Ci sono solo le uova, che non so cosa farmene, perció le lancio fuori dalla finestra. Mi sto innervosendo.
Butto un occhio di fuori. Ho preso uno in testa mentre passava. Vabbè cavoli suoi, poteva passare prima. Sbatto le pentole per farmi venire un'idea.
"Ma che stai a fa?!" Mi chiede la vicina.
"Niente!"
"Ho un ippopotamo, non un vicino!" Sbuffa.
"Vaffanculo!" Lancio la padella per terra.
"Vacci tu eh" mi risponde.
"E pure tu!" Dico saltando sulla pentola. Rompo tutto oggi! Porca merda ho fameeeeeee!!!!
Ma che urla questa poi?? Ma che ce l'ho con lei?! Ce l'ho con gli utensili da cucina e questa mette bocc. Che fastidiosa.
Lancio tutto di sotto. Mi sono rotto il cazzo.
"Aooo!! Piovono padelle!" Sento dire da fuori.
"Ma che cazz?!" Commenta la vicina.
"E prima le uova e mo le padelle!" Sbotta quello.
"Ma che è?!" Chiede la ragazza.
"Ma che ne so, da quella finestra stanno a tirà de tutto!" Urla.
Ah si?! Ancora no! Statti zitto idiota. Per tutta risposta, gli lancio anche la scatola della pasta.
"Tranquillo è pazzo!" Dice lei.
"Ma chiama la croce verde!" Risponde quello.
Mi affaccio e ringhio.
"Fatevi i cazzi vostri!"
La vicina si gira verso di me: "Ma non te lo prendi il panino?" Chiede.
"No"
"Non hai fame?!"
"Non mi va"
"Oddio mi si bruciano le vongole!!" Sbotta e rientra.
Che cosa?? Vongole?! Oh mio Dio, ho famissima!
"Eiiii, mi inviti a pranzo??" Chiedo.
"Cosa?" Mi risponde.
"Hai sentito!"
"Non ho ben capito!"
"Oh su, stai a fa la splendida" dico.
Io ho fame, non mi frega. I balconi sono letteralmente attaccati divisi soli da un muretto. Così mi viene la bella idea di scavalcare e andare di là. Entro ed in silenzio mi vado a sedere a tavola. Che buon profumo!
Mi guardo intorno. Ah peró, è uguale alla mia solo più ordinata.
"Su dai che ho fame" dico.
"Ma che cazzo fai?! Chi ti ha detto di venire?!"
"Su dai, tu cucini io mangio, che ti costa?" Chiedo.
"Ma chi ti conosce?? Prima mi tratti male e poi vuoi mangiate. Vai al ristorante!" Sbuffa.
"Un piatto di pasta non si nega a nessuno!" Rispondo. Madonna questa quante storie! Mi verso da bere e bevo "Su dai fai la seria!"
"Sono seria! Io mangio, tu guardi. E sta fermo!" Mi dice.
"No dai fammi mangiare, ho fame"
"Chi se ne frega!" Mi risponde.
"Guarda che vai all'inferno!"
"Eh vabbè" fa spallucce.
"Dai ti pago!" Quanto è testarda questa.
Si fa il piatto e si siede di fronte a me con un sorriso stupido sulla faccia.
"Oh dai" dico guardando il piatto con gli occhi a cuoricino. Ho fame...
"Non te la meriti e poi sono brutta! E l'altra sera mi hai cacciata!"
"E su non me lo aspettavo!" Mangia gustandosela "non sei brutta dai"
"Certi, mo devi mangià, me ami pure!"
"No quello no!"
Mangia e vedo che non molla. Non c'ho speranze. Pure oggi se pranza domani.
Mi alzo e vado verso il balcone per tornarmene a casa.
"Oh!" Mi dice.
"Che c'è?! Ho un nome!" Rispondo.
"Vieni qua, va rompi palle!"
"Che vuoi?!" Torno in cucina e trovo un piatto di pasta di fronte al suo. Mi catapulto sulla sedia e inizio a mangiare prima che me lo toglie e ci ripensa.
"Grazie eh" mi dice.
"Prego" rispondo.
"No tu mi devi ringraziare!"
"Grazie" rispondo a bocca piena.
Finisco tutto in gran velocità. Sa cucinare bene. Brava. Faccio pure la scarpetta col pane che chissà quando rimangeró. Si alza e torna di là con melone e prosciutto. Allungo una mano e mangio pure io. Lei alza lo sguardo al cielo, ma poco importa, tanto finisco di mangiare e me ne vado. Si alza e va verso il lavello.
"Mo si!" Dico.
"Portami il piatto va!" Mi dice.
"Non mi posso muovere ora" dico e mi allungo.
"Perchè?"
"Perchè sono pieno e mi sto rilassando, poi sono ospite!" Dico.
"Si okay, portamelo che lo devo lavare!" Insiste.
"Guarda è bianco!" Lo alzo per farglielo vedere. Ho fatto la scarpetta talmente bene che sembra uno specchio.
"E portame sto cazzo di piatto!" Ringhia.
"Rilassati donna, mh"
Glielo porto con estrema calma.
"Prima e ultima volta!" Me lo strappa dalle mani.
"Che te lo porto si"
"No che mangi qua!" Dice.
"E ringraziami che te l'ho portato!"
"Si contaci!" Lava i piatti e si accende una sigaretta.
Incrocio le braccia e la guardo.
"Sai che fumare fa male?!"
"Ma che sei un gatto nero?!" Mi fa le corna.
"Madonna, perchè mi odi così tanto?!" Chiedo.
"Mi stai sul cazzo" risponde.
Mi guardo intorno.
"Cerchi qualcosa?!" Mi chiede.
"No, guardo" mi fermo con lo sguardo all'ingresso.
"Te li stai a fa bene i cazzi miei che dopo ti interrogo!" Mi dice.
"Che acida oh, mi inviti a pranzo e poi mi tratti così!"
"Che cosa? Ti sei invitato da solo non ci provare!"
"È uguale stiamo lì" guardo le foto nella cornice. C'è lei e un ragazzo biondino occhi azzurri. Mai visto. Poi ce n'è un'altra col ragazzo. Che poi non sono sicuro sia il ragazzo, ceh non si vedono quasi mai. Mah.
"Ma se pó sape che guardi?? E poi che stai a fa ancora s casa mia?! Vai su!" Mi dice.
"Non mi comandi, mh! Vado quando lo dico io" dico.
"È casa mia vai quando lo dico io" precisa.
"Un'ultima cosa" dico.
"Che altro vuoi?! Un rene?!" Sbuffa.
"No. Dove sta la spiaggia?" Chiedo.
"Al mare"
Oddio che pazienza. Calmo Kostas, calmo.
"La strada dicevo!"
"Trovatela"
"Che stupida mamma mia!" Esco sul balcone e faccio per uscire ma lei comincia la solita serie di insulti, tra cui i "vaffanculo" e i vari "coglione". Ovviamente rispondo ad ogni provicazione. Se qualcuno vuole litigare, io ci sono.
Scavalco e passo di là. Mi preparo fischiando. A una certa mi ha rotto le palle! Mi metto l'asciugamano sulla spalla, borsello a tracolla e via verso l'ignoto.

Improvvisamente, tu.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora