Appena esco, vedo subito la macchina nera di Kyle posteggiata lungo il marciapiede, i fari ancora accesi. Faccio una corsetta lungo il breve tratto per cercare di bagnarmi il meno possibile sotto l'acqua di questo cielo che sembra lamentarsi in modo furibondo. Con la stessa rapidità apro la portiera ed entro, accasciandomi sul sedile in pelle.
Una folata d'aria calda arriva improvvisa e mi accorgo che ha acceso il riscaldamento. Nascondo un piccolo sorriso all'angolo della bocca.
«Ciao...» Sussurro, posando la borsa ai miei piedi. Giro il capo e lo vedo appoggiato, in parte, al vetro del finestrino. Il rumore della pioggia arriva attutito, come se fossimo in una nostra bolla personale.
«Ciao» Mormora, senza alcuna durezza nella voce, il tono rauco. «Hai freddo?» Si appresta a chiedermi subito dopo. E' più intento a guardarmi che accorgersi dell'aria calda che ha acceso lui stesso, prima ancora che salissi.
«Poco. Mi sto scaldando» Faccio un sorriso timido, imbarazzato. Siamo io e lui, soli come due giorni fa. Il buio della sera appena calata e i nostri sguardi che si inseguono in cerca di risposte. La sensazione di leggerezza che mi pervade, la sua vicinanza che mi rende vulnerabile quanto felice. Lo guardo con la coda dell'occhio, le sue iridi che sono di un verde scuro, la mano dalle nocche tatuate che spettina i capelli corvini, gli stessi che ho potuto toccare in quell'attimo che è ancora fin troppo vivido nella mia mente. Il suo respiro lento, il mio che lo segue, per poi arrestarsi.
«Non sono mai stata con un ragazzo...» Prendo il coraggio di dirglielo, confidando nel rapporto che si è intensificato. Non ho mai avuto una relazione, niente di serio. E' sempre stato qualche bacio, uno sguardo, qualche messaggio carino e certe attenzioni che ho sempre declinato perché non me ne è mai interessato abbastanza. Ho spesso preferito dedicarmi a ciò che facevo, senza prendere impegni di alcun tipo che poi avrebbero causato problemi di cui non mi volevo occupare. Ho lasciato che la mia adolescenza si basasse sulle amicizie, sull'impegno scolastico e l'importanza di mantenere veri rapporti che non fossero essere fidanzati perché lo sono anche gli altri, o essere etichettati così per il gusto di avere qualcuno da presentare alle amichette. Solo che ora è diverso, totalmente diverso. Forse non ho mai dato molta importanza a ciò perché non mi sentivo realmente coinvolta e non badavo alle emozioni. Con Kyle sembra tutto nuovo, e questa cosa mi piace. Provo un miscuglio di sentimenti che non riesco a capire, ma mi attira il bisogno di scoprire cosa vogliano dire ognuno di essi. Quello che percepisco ogni volta che ci guardiamo è qualcosa che va ben oltre, come se ci leggessimo, come se ci parlassimo in silenzio. Sembro triplicemente ridicola, ma se voglio essere sincera con me stessa, questo è quello che penso davvero.
Anche il suo respiro si ferma per un attimo, aspira l'aria tra le labbra che sembrano fatte apposta per essere disegnate, con quel anellino metallico che richiama insistentemente l'attenzione dell'occhio.
«Okay...» Annuisce, sistemandosi meglio sul sedile, ritornando dritto. Posa le mani sul volante, stringendolo un poco. Le guardo ricordando la sensazione delle sue dita che premevano sui miei fianchi, i polpastrelli freddi che mi facevano rabbrividire, ma dentro di me era divampato un fuoco che faceva da contrasto.
«Non... non so perché te lo sto dicendo... io-» Non mi lascia finire, richiamandomi. Il mio nome che ha tutt'altro suono tra le sue labbra, tutt'altra vibrazione e bellezza. La voce graffiante che diviene quasi dolce nel pronunciare queste cinque lettere di vocali e consonanti.
«Hazel...» Socchiude gli occhi, sospirando. Mi volto, guardandolo di nuovo, finalmente. Ho fissato il vetro un po' appannato su cui ricadevano le gocce, per evitare il suo sguardo sentendomi già abbastanza in imbarazzo. Aspetto che dica qualcosa, ma resta in silenzio, fissandomi, scavando nel marrone dei miei occhi. Aspetto una sua reazione, ma c'è solo un'apparente silenzio. Ho quasi paura che senta il mio cuore battere all'impazzata.
«'Fanculo» Mormora sotto voce, tra sé e sé, per poi prendermi il viso tra la mano e avvicinarlo al suo, in pochi secondi. Non riesco a ragionare che mi ritrovo sulle sue gambe, la schiena che scontra il volante e le mie labbra sulle sue alla disperata ricerca di risposte. Perché sei scomparso per due giorni senza farti vivo? Perché te ne sei andato lasciandomi dentro una bomba inesplosa? Sei andato per la tua strada senza tornare, facendomi credere che ti fossi dimenticato tutto, stancato di me, stufo di continuare qualcosa che nessuno dei due riesce a descrivere. Siamo in un turbine, in un uragano che gira su se stesso ad una velocità incontrollabile. Perché ho sofferto per la tua mancanza durata solo due giorni? Che cosa mi hai fatto? Che cosa ci stiamo facendo?

Mi tiene stretta, quasi ad aver paura di lasciarmi. Una mano sulla coscia e l'altra che mi accarezza delicatamente la guancia. Ci fermiamo per riprendere fiato, i respiri irregolari che riempono lo spazio tra noi. Scariche elettriche che mi percorrono da capo a piedi.
Mi guarda negli occhi, segue il dito che si posa sulle mie labbra e poi risale sulle goti arrossate. Fa piccoli cerchi, traccia linee come se mi stesse disegnando, tatuando una parte per volta. Sento il peso del suo polpastrello, il calore sulla pelle e il tragitto che marca è più indelebile delle lacrime. Lo osservo in silenzio, sorridendo di tanto in tanto per la dolcezza del suo gesto, le mani piene d'inchiostro in netto contrasto con le lentiggini cosparse sul viso chiaro.
«Pensavo te ne fossi andato...» Non so nemmeno io quanto significato abbiano le parole che pronuncio. Andarsene ha un aspetto più drammatico di quello che intendo, ma per me è stato così. Non sentirlo, non scrivergli, non vederlo... mi ha fatto sentire stranamente sola, in compagnia di me stessa con mille dubbi, chiedendomi costantemente se avessi sbagliato qualcosa.
«Mi ricordo tutto quanto di quella sera.» Dice d'un tratto, ignorando ciò che ho detto. Ho capito che preferisce avere risposte che darle, e va bene così, ma non posso capirlo fino in fondo come vorrei.
In compenso, le parole che pronuncia mi si ficcano nel petto. Ne prendo una dopo l'altra, analizzando con calma ciò che effettivamente ha dichiarato.
«Tu eri... ubriaco» Azzardo a dire, chiedendomi come faccia a ricordare. Probabilmente cerco di auto convincermi che lo sta dicendo così per dire, perché se fosse vero... no, non può ricordasi.
Mi guarda come se volesse dirmi che è più imprevedibile di quello che immaginavo. Affonda le sue iridi nelle mie per farmi capire che quella sera è stato qualcosa di più di un semplice incontro e me l'ha appena dimostrato con un bacio che mi ha tolto il respiro di bocca. La mano si dirige verso un ciuffo e me lo porta dietro l'orecchio in un modo talmente spontaneo che resto incantata a guardarlo, senza mai stancarmi.
Perché hai questo effetto su di me? Mi guardi come se lo sapessi benissimo, come se ti piacesse vedermi arrossire, come se non ti annoiasse mai sorprendermi con le tue sfaccettature che piano piano sto conoscendo. Un pezzo di puzzle per volta.

«Amare è complicato...» Sussurra, osservandomi lentamente, silenziosamente.
Le mie parole pronunciate da lui appaiono ancora più vere e crude di quello che pensavo.

Capitolo revisionato.

// spazio autrice //
Bene ragazzi😍
Vi è piaciuto il capitolo?!
Eh si, Chris ha cercato di rimettere in sesto il loro rapporto, ma Hazel non si è sentita... voi cosa avreste fatto al suo posto?
Pensavate che Kyle si fosse scordato tutto, eh?!😏😂😂
Invece sì ricordata qualunque cosa... In particolare quelle parole😍
Al prossimo capitolo!💞

P.s grazie mille per le +5k letture😍 vi adoro😘

Resta come inchiostroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora