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-Eva. Sono così agitata. E se non dovessi piacere ai suoi genitori? E se mi prendessero per una sciacquetta da due soldi? Non voglio fare una brutta impressione. - iniziai a dire cose a vanvera, ansiosa come mai prima. Ma perché Sebastian mi aveva messo in questa situazione? Brutto stronzo. -Chiara, ti vuoi calmare!? - chiese esasperata -Conoscevi già i signori Stark, non vedo il motivo di preoccuparsi tanto. - scrollò le spalle dando poco peso alla cosa -Si, ma avevo sei anni ed ero in prima elementare l'ultima volta che li ho visti. Sono cambiate parecchie cose da allora. Tipo il fatto che mi sbatto loro figlio. - ribattei ovvia. La sentii sospirare e venne davanti a me prendendomi le spalle fra le mani -Chiara smettila. Ti adoreranno. Sii semplicemente te stessa e sorridi. - mi rassicurò scuotendomi appena. -Come hai fatto quando hai conosciuto i genitori di Tom? Non eri agitata? Insomma, hai avuto un crollo di nervi semplicemente perché hai saputo che io e Sebastian abbiamo fatto l'amore, non oso immaginare come tu abbia reagito ad un invito a casa loro. - affermai. Si sedette sul letto accanto a me e sbuffò esasperata -Mia madre ha dovuto bendarmi per farmi smettere di parlare. Ho passato i due giorni precedenti a urlare e lanciare cose per casa dall'ansia. Poi ho visto Tom, con un sorriso smagliante, orgoglioso di mostrarmi come la sua ragazza e mi sono calmata. La serata è passata bene e i suoi genitori sono stati piacevoli e gentili. Non c'è nulla di cui preoccuparsi. Loro non ti giudicheranno, gli basterà vedere quanto rendi felice loro figlio per adorarti. - disse con un sorriso dolce e sincero -Grazie Eva. - dissi sentendomi d'un tratto più rilassata. Se davvero si fossero basati su quanto io amassi loro figlio, beh, mi avrebbero fatto una statua. L'abbracciai e la ringraziai ancora stringendola forte a me -Allora, hai intenzione di presentarti là in pigiama o ti vuoi cambiare? - mi chiese sogghignando. Abbassai lo sguardo e mi resi conto di avere ancora addosso il pigiama. -E ora che cazzo mi metto? - sbraitai con una faccia degna degli emoticon su whatsapp, quelli nel panico. Dovevo assolutamente fare bella figura con i suoi genitori. Non potevo presentarmi con una delle mie felpe larghe e sformate, ma nemmeno con uno dei vestiti che indossavo per andare alle feste. O sarei sembrata una barbona, o una poco di buono. Fantastico. Eva sbuffò esasperata e si addentrò nel mio armadio nella speranza di trovare qualcosa. Era un caso perso in partenza, non avrebbe mai trovato nie... -Trovato! - esclamò venendone fuori un maglioncino azzurro chiaro e un paio di jeans scuri stretti. -Mh... non pensi sia un po' troppo casual? - chiesi scettica con le sopracciglia aggrottate -Io invece penso sia il giusto equilibrio tra troppo trasandata e troppo audace. Poi l'azzurro ti mette in risalto gli occhi e quei jeans ti stanno da favola. A Sebastian verrà un erezione solo guardandoti il culo strizzato qui dentro. - affermò ridacchiando. Avvampai e le lanciai un cuscino -Eva! - la rimproverai imbarazzata. -Che c'è!? Ho solo detto la verità. Sebastian prova una strana attrazione verso il tuo culo, perché non sfruttarlo a tuo favore e provocarlo un po' mettendolo in imbarazzo davanti ai suoi? Avresti la tua vendetta per averti trascinato a quella cena. - spiegò ovvia -E poi si chiede da dove viene tutta la mia perfidia nascosta. Ho una migliore amica subdola e calcolatrice. - affermai ridacchiando -Calcolatrice? - chiese con espressione confusa ridendo. -Proprio così. - affermai. Alla fine optai per l'indossare i vestiti che mi aveva consigliato Eva. Mi acconciò i capelli in una treccia disordinata e larga, lasciata ricadere fino a metà schiena, e mi mise un velo di trucco. Giusto per non sembrare un mostro. Visto che per l'ansia quella notte non avevo dormito e ora avevo le occhiaie che toccavano terra. Dopo avermi rassicurata un'altra volta Eva se ne andò lasciandomi nell'assordante silenzio della mia stanza. Scesi le scale intenta a uscire di casa e andare da Sebastian ma incontrai Jo che usciva dalla cucina e scontrandoci mi rovesciò un intero bicchiere di coca cola sul maglione. Sentii un brivido appena il liquido venne a contatto con la mia pelle e scivolò giù per il mio corpo -Oh, fantastico! Ora che mi metto!? - sbottai furiosa vedendo il disastro che era il mio maglione. Questa non ci voleva proprio. Sembrava che tutti fossero contro questa maledetta cena. -Mi dispiace. - disse mortificato e imbarazzato Jo, portando le mani davanti alla bocca -Tranquillo, non importa. - sbuffai infastidita girando i tacchi e tornando in camera intenta a cambiarmi -Dove stavi andando? - mi chiese il ragazzo seguendomi su per le scale ed entrando poi nella stanza con me. -Devo andare ad una fottuta cena a casa di Sebastian ma sembra che tutti ce l'abbiano con me oggi. Come se non volessero che io andassi. - dissi esasperata cercando qualcosa di decente da indossare. Lo sentii sogghignare ma lasciai perdere troppo indaffarata a frugare fra quella montagna di vestiti che ancora non mi ero decisa a buttare. Il mio sguardo si posò su una camicetta bordeaux che non avevo mai visto prima. Le maniche erano strette e lunghe, lo scollo tondo e ampio non mostrando in modo eccessivo il seno e il corpetto stretto terminava in delle balze all'altezza dei fianchi, il che la rendevano elegante e perfetta per l'occasione. Dio sembrava aver afferrato le mie richieste d'aiuto e aveva mandato qualche angelo dei sarti a portarmi quel dono del cielo. Tolsi in fretta il maglioncino fradicio, fregandomene di essere sotto lo sguardo vigile di Jo, e mi cambiai in fretta e furia. -Sei bellissima. - lo sentii sussurrare con un sorriso dolce stampato sulle labbra -Grazie. - dissi arrossendo timidamente. Dopo poco mi ripresi -Che ore sono? - chiesi raccattando un paio di ballerine nere da sotto il letto e facendo i salti mortali per infilarle senza cadere -7:30 - disse guardando lo schermo del suo telefono. Spalancai gli occhi e boccheggiai in cerca d'aria. Ero ufficialmente in ritardo. Afferrai la borsa e lasciai un bacio sulla guancia di Jo per poi infilare il giacchetto in pelle e sfrecciare di corsa verso casa del mio ragazzo. Non mi smentivo mai. Arrivai ansimante davanti alla sua porta e, dopo essermi ripresa e sistemata, suonai il campanello della grande villa bianca. Un prototipo di dio greco in camicia elegante e jeans aderenti mi si parò davanti ricordandomi il motivo per cui ero li. Per lui sarebbe valsa la pena di farmi odiare dai suoi genitori. -Bambolina, sei bellissima. - disse lasciandomi un casto bacio sulle labbra mentre mi faceva accomodare in casa. -Ti avverto Sebastian che te la farò pagare per avermi trascinato in questa storia. - dissi tagliente puntandogli un dito sul petto. Sogghignò divertito -Ei, è stata un'idea di mia madre. Vuole conoscerti. - disse. Aveva parato di me con i suoi genitori? Quanto poteva essere dolce. -Giusto, a proposito di questo. Se parlerà di matrimonio o di metter su famiglia non scandalizzarti troppo. - disse imbarazzato mentre si passava nervosamente le mani sui jeans. Matrimonio? Figli? Ma che cazzo... Non ebbi l'opportunità di chiedere spiegazioni che sua madre apparì alle sue spalle con un sorriso dolce stampato in volto -Chiara. - esclamò entusiasta stringendomi in un abbracciò che con un po' d'esitazione ricambiai. -Che piacere. Vieni, andiamo in salotto. - mi disse gentilmente conducendomi all'enorme stanza alla nostra sinistra. Ogni volta che entravo in questa casa mi sembrava sempre più grande. In salotto ad aspettarci c'era il padre di Sebastian, seduto sul divano mentre guardava la tv. Appena si accorse di noi si alzò venendoci in contro. -Oh, devi essere Chiara. Sei cresciuta parecchio cara. Non mi stupisce che tu piaccia a mio figlio. Noi Stark abbiamo sempre avuto gusto in fatto di donne. - affermò l'uomo circondando i fianchi della moglie e guardandola intensamente. Da un certo punto di vista mi ricordavano me e Sebastian. Guardava sua moglie come lui guardava me. Per un momento pensai che saremmo arrivati anche noi a quel punto, che ci saremmo potuti sposare e avere una famiglia nostra. Sarebbe stato bellissimo. Sentii la mano di Sebastian intrecciarsi alla mia e sentii una scossa risalirmi la spina dorsale al contatto con la sua pelle. Mi voltai verso di lui vedendolo fissarmi con un sorriso alquanto perso in volto e lo imitai assumendo un'espressione inebetita mentre con gli occhi mi gustavo ogni singolo particolare del suo viso. -Come siete carini. - esultò sua madre attirando la nostra attenzione. Avvampai arrossendo e abbassai lo sguardo sulle mie scarpe, con un sorriso imbarazzato sentendomi colta in flagrante. Ci sedemmo sul divano e iniziammo a conversare del più e del meno come se niente fosse. Vedere Sebastian così felice, scherzare con i suoi genitori, ridere, mi riempì il cuore di felicità. Sapevo quanto si sentisse solo senza di loro e vederlo così felice era talmente bello. I suoi genitori erano splendidi e si vedeva chiaramente quanto ci tenessero a lui e quanto fossero felici di poter stare con loro figlio in quel momento. Mi godei la scena con un sorriso orgoglioso sul viso, osservando l'entusiasmo con cui Sebastian parlava, la felicità che emanava, la spensieratezza. Non potevo descrivere quanto mi facesse sentire sollevata vederlo così. Era indescrivibilmente bello, tanto che quasi avevo le lacrime agli occhi. Sua madre era una donna fantastica. Piena di energia ed entusiasmo. Dolce ed elegante, esattamente come la ricordavo. Suo padre sembrava un uomo dal cuore d'oro. Era cordiale e gentile. Piuttosto simpatico e divertente. Sembrava sentirsi a suo agio in qualsiasi momento. Possedeva quel fascino disarmante che attraeva le donne e non potei non notare la somiglianza con Sebastian in alcuni aspetti del suo carattere. Avevano la stessa sicurezza, la stessa caparbietà, lo stesso fascino magnetico. Mentre la dolcezza e l'energia l'aveva presa tutta da sua madre. Una donna anziana venne ad avvisarci che la cena era pronta e tutti ci alzammo per andare in sala da pranzo. Feci avanzare i suoi genitori e trattenni Sebastian per un polso, facendo incontrare i nostri sguardi -Non puoi immaginare quanto ami vederti così felice. - dissi accarezzandogli una guancia -È bellissimo vedere come ti comporti con i tuoi genitori e mi piace che tu sia felice in questo momento. Mi si riempie il cuore sapendoti sollevato e vedendoti stare bene. - ammisi dolcemente sorridendogli, mentre con il pollice accarezzavo le sue gote lisce. Mi attirò fra le sue braccia e mi strinse in un abbraccio. -Grazie. Non puoi immaginare quanto invece io sia felice che tu sia qui. Non molte avrebbero reagito come te semplicemente vedendomi felice. Sei così diversa da tutte le altre ragazze e io ti amo talmente tanto. - sussurrò al mio orecchio. Lo strinsi più forte e assaporai l'inebriante profumo di pino. -E dimmi, è un sorriso quello che sto sentendo incresparsi sulle tue labbra? E magari è uno di quelli mozzafiato che mi fanno perdere un paio di battiti? - chiesi dando voce ai miei pensieri -Ti amo. - disse staccandosi per baciarmi. Un esagerato numero di farfalle iniziarono a svolazzare nel mio stomaco fin quando le sue soffici labbra non si staccarono dalle mie, lasciandomi come sempre intontita e con un sorriso ebete da un orecchio all'altro. Chiusi gli occhi per un secondo beandomi della piacevole sensazione che era baciarlo e sorrisi a labbra serrate. Probabilmente sembravo una psicopatica. Una psicopatica innamorata. Follemente innamorata. -Anche io. E ora andiamo, o tua madre penserà che stiamo tentando di farla diventare nonna prima del dovuto. - ridacchiò e mi circondo le spalle con una delle sue braccia forti. La cena passò senza troppi intoppi fino al dolce. Mi sembrava di scoppiare. Ma per educazione continuavo a mangiare ogni cosa mi presentassero sotto il naso. -Allora, che cosa hai intenzione di fare dopo le superiori? Andrai all'università? - mi chiese suo padre mentre prendeva un cucchiaio di tiramisù -Si. Vorrei studiare medicina. - dissi sorridendo. Era sempre stato il mio sogno diventare medico. -Un medico in famiglia. Fantastico. - disse sua madre entusiasta. -Sarebbe davvero bello avere una nuora che di professione è un medico. I vostri figli non correrebbero pericolo. - disse con occhi sognanti. Sbarrai gli occhi mentre Sebastian alzava gli occhi al cielo sbuffando -Mamma, ancora? - chiese il ragazzo esasperato mentre suo padre se la rideva sotto i baffi. -Papà dille qualcosa. - lo implorò -Tesoro, sono troppo giovani per pensare di avere figli. - disse l'uomo ricevendo uno sguardo di gratitudine dal figlio e uno seccato dalla moglie -Be, suppongo che non sarebbe male. - intervenni io guadagnandomi uno sguardo sbalordito da tutti, soprattutto da Sebastian che mi guardava incredulo. Posai una mano sulla sua, sopra il tavolo, e mi rivolsi ai suoi genitori con un sorriso stampato in volta -Mi piacerebbe avere dei figli un giorno. Se penso a dei piccoli Sebastian in giro per casa mi rallegro. Mi immagino di tornare da un pesante turno di lavoro e magari trovare Sebastian e il piccolo addormentati sul divano. Non so, mi fa sentire stranamente bene. Amo vostro figlio più di ogni altra cosa al mondo e penso ci potrebbe davvero essere un futuro con lui. Un futuro per noi. - dissi mentre quel sorriso sincero che avevo non aveva mai accennato a sparire. Sebastian mi rivolse uno splendido sorriso e riuscii a scorgere uno strano luccichio nei suoi occhi, fin troppo azzurri. -Figliuolo, tu ti rendi conto di quanto sia fantastica questa ragazza? - chiese il padre facendomi arrossire -Sebastian, come ti ho messo al mondi ti ci posso togliere. Vedi di tenertela stretta o non rivedrai più la luce del giorno. - lo minacciò sua madre facendomi ridere. Lui non staccò un secondo lo sguardo da me. Sempre con quel suo sorriso meraviglioso sulle labbra. Quasi commosso -Non ho intenzione di lasciarla andare. Per nulla al mondo. - disse fissandomi. Non potei non sorridere sentendomi il cuore schizzare fuori dal petto. Sarei potuta andare in autocombustione da un momento all'altro. -Si è fatto piuttosto tardi. Dovrei andare a casa. - dissi rivolgendo un sorriso cortese a entrambi. -Certo cara. Ci ha fatto piacere vederti e conoscerti meglio. Passa quando vuoi. - disse sua madre entusiasta alzandosi da tavola. Mi alzai anche io, salutandoli tutti con un caloroso abbraccio e una stretta di mano. -L'accompagno. - disse Sebastian prendendomi per mano -Arrivederci. - salutai e uscimmo di casa. In un secondo mi trovai fra la porta e il corpo caldo di Sebastian. Le sue labbra non indugiarono un secondo a posarsi sulle mie con brama e lussuria mentre le mie mani si incastonarono fra i suoi morbidi capelli neri. Il cuore prese a battere all'impazzata mentre le sue labbra accarezzavano vogliose le mie. Avevo letteralmente i fuochi d'artificio che mi esplodevano nel petto. Mi faceva sentire così dannatamente bene che quasi mi sembrava tutto un sogno. Si staccò da me per poi rivolgermi un sorriso ammaliante -Che ne pensi di Gabriel? - mi chiese strofinando il suo naso sul mio. Lo guardai confusa -Chi sarebbe Gabriel? - chiesi giocherellando con il colletto della sua camicia. -Il piccolo gnomo che troveresti addormentato sul mio petto tornando da un turno all'ospedale. - disse sorridendo. Lo presi per mano e sorrisi -Gabriel A. Stark. Mi piace. - dissi stringendo la sua mano e iniziando a camminare -E da dove spunta quella A? - chiese confuso aggrottando le sopracciglia. Esitai un secondo -Adam. Vorrei che avesse anche il suo nome. - mormorai a testa bassa mordendomi il labbro inferiore. Ci fu un secondo di silenzio -Mi sembra un nome stupendo. - disse poi, suscitandomi un sorriso sincero -Grazie. - dissi con il cuore colmo di gioia -Di cosa principessa? - chiese dolcemente stringendomi a lui e lasciandomi un bacio sulla tempia -Di esistere Sebastian. Semplicemente di esistere. -

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Lidia00x
Inchiostroalpostodelsangue//

"Come aeroplanini di carta"Where stories live. Discover now