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SEBASTIAN POV'

Chiara. Mi sforzavo di non pensare a lei, ma era più forte di me, non ci riuscivo. Ci provavo davvero, avevo anche più o meno ripreso ad "uscire" con le ragazze, per tenermi occupato il più possibile, ma era come se lei avesse monopolizzato la mia mente. E come se non bastasse averla costantemente in testa, la vedevo anche ovunque. Cosa potevo fare, visto che mi aveva lasciato? Provare a buttarmela alle spalle, ovvio. Ma come, se continuavo a trovarmela davanti dappertutto? Io stavo davvero cercando di dimenticarla, perché non mi sembrava di avere alternative, considerando la piega che aveva preso la situazione, ma non mi rendeva affatto le cose semplici. Tutta quella situazione mi stressava tantissimo, ero perennemente in ansia, intrattabile ed arrabbiato con tutti, soprattutto con lei. Non so in che modo, ma era riuscita a rovinarmi anche il piacere di fare sesso. In che senso? Nel senso che ogni volta che andavo a letto con una ragazza mi sentivo terribilmente in colpa nei suoi confronti, perché anche se ci eravamo lasciati, io sentivo di starla tradendo, sentivo come se provare piacere con un'altra persona fosse scorretto, ed era una sensazione orribile. Forse ce l'avevo un po' con lei, per avermi lasciato, per il bacio con Jo e un po' anche per come mi faceva sentire, ma mi veniva difficile restarlo per più di qualche ora. Magari poteva sembrare che facessi apposta a trovarmi davanti a lei mentre ero con un'altra ragazza, per fargliela pagare o qualcosa di simile, però non era così. Erano semplici coincidenze. Anzi, in realtà, proprio per non farla restare troppo male, tentavo di appartarmi il più possibile o comunque di non dare troppo nell'occhio; anche perché le sue reazioni, quando mi "beccava" con un'altra, nonostante i miei tentativi di nasconderlo, erano devastanti. Io l'amavo ancora, nonostante tutto, e forse non mi ero ancora davvero reso conto di quanto fosse entrata in profondità nel mio cuore. Poteva sembrare che fossi in qualche modo riuscito ad andare avanti, perché in effetti era quello che davo a vedere, ma non riuscivo ancora a baciare una ragazza senza immaginare che fosse Chiara. La porta della mia camera si spalancò e si richiuse con un tonfo, mentre luca avanzava nella stanza, portandosi fino ai piedi del letto, in piedi davanti a me. Io, da steso com'ero, mi alzai sulle braccia di scatto, piegando anche le ginocchia. –Come diavolo sei entrato? – sbottai, aggrottando le sopracciglia confuso, iniziando ad immaginarmi diversi scenari in cui il mio amico distruggeva le varie finestre di casa mia pur di riuscire ad entrare. Ovviamente suonare il campanello era un optional. –Ti conosco da anni, Sebastian. Pensi che non sappia intrufolarmi in casa tua in qualche modo? – chiese, alzando gli occhi al cielo e incrociando le braccia al petto, come se in qualche assurdo modo con quella domanda l'avessi sottovalutato. E lì iniziai subito a preoccuparmi, insensatamente a quanto pare. –In realtà... mi ha aperto Debby. – confessò poi, grattandosi la nuca imbarazzato, abbassando gli occhi sui suoi piedi. Immediatamente mi rilassai e mi stesi di nuovo, portando le mani sul viso, con un sospiro di sollievo. Grazie a Dio. Pensai. –Che ci fai qui, Luca? – cambiai discorso, dopo vari secondi di silenzio, dando voce al pensiero che avevo formulato già da quando era piombato nella mia stanza. Quelle entrate inaspettate non erano decisamente nel suo stile, visto che solitamente amava annunciare in anticipo il suo arrivo. –Sono venuto a chiederti delle spiegazioni. – annunciò, non facendosi alcuno scrupolo a sedersi alla fine del letto, accanto alle mie gambe. Per la prima volta in molti anni, la sua presenza mi infastidì, per il semplice fatto che sapevo già il motivo per cui si era presentato così a casa mia, sapevo dove voleva andare a parare con i suoi discorsi e perché di lei non volevo assolutamente parlare. Eppure –Chiedi pure. – fu la mia risposta, che mi uscì in automatico senza neanche doverci pensare. Il mio amico prese un respiro profondo, rilasciandolo poi lentamente, mentre si passava una mano fra i capelli perfettamente messi in piega, e si voltò verso di me, incatenando il mio sguardo al suo. –Cosa ti sta succedendo? – chiese, aggrottando le sopracciglia confuso. Mi ero reso conto anche io del cambiamento drastico del mio comportamento in quelle due settimane, quindi non mi stupiva che fosse confuso. Dopo tutto il casino che era successo con Chiara si alternavano momenti in cui avrei preso a calci chiunque, a momenti in cui ero rilassatissimo. Avevo sbalzi d'umore spaventosi e il problema è che erano totalmente incontrollabili. Ero talmente sotto stress a causa di quella situazione, che agli occhi di qualcun altro poteva sembrare irrilevante, da essere diventato volubile come il tempo in montagna, ma il fatto era che senza Chiara non ci sapevo proprio stare e la sua mancanza mi stava dando alla testa. –Niente. – dissi. Ormai rispondevo a monosillabi a tutti. –Beh a me non sembra affatto che non ti stia succedendo niente. – esclamò, con una voce più irritante del solito, stizzito. Alzai gli occhi al cielo e sbuffai, sentendo un attacco di rabbia in arrivo. –Non ti riconosco più Sebastian. – affermò, con tono affranto, fissandomi con insistenza. Non potei trattenere una risata che esprimeva tutta l'amarezza che provavo e quanto trovassi ridicola quell'affermazione, beccandomi una sua occhiata confusa. –Davvero Luca? Non mi riconosci più? – chiesi ridendo, nonostante non fossi per nulla divertito dalla situazione. –Eppure ero esattamente così cinque mesi fa. Uno stronzo che non sapeva far altro se non andare a letto con le ragazze. Cosa vedi di diverso? Dimmelo, perché io mi sento sempre lo stesso. – sbottai, sentendo la rabbia montarmi nel petto e l'adrenalina entrare in circolo, infiammandomi il sangue di coraggio e sfacciataggine. Senza accorgermene mi alzai seduto, trovandomi a poche decine di centimetri da lui, che mi guardava esterrefatto. –E me lo chiedi? Davvero ti senti lo stesso che eri prima? Mi prendi in giro? – Fu il suo turno di ridere, con scherno, e nemmeno lui sembrava affatto divertito. –Da quando hai ripreso a frequentare Chiara non sei più stato lo stesso, è inutile negare che lei ti abbia cambiato, lo ha fatto! Quindi piantala con questa buffonata, che non prendi in giro nessuno. – mi urlò contro, alzando un po' troppo i toni della conversazione. Si alzò in piedi e io sbarrai gli occhi per la piega che stava prendendo la discussione. Avevo preventivato che a me sarebbe venuto un attacco di ciclo improvviso e avrei spaccato qualcosa, lo avevo immaginato già da quando era piombato in camera mia, ma non avrei mai pensato che la situazione si sarebbe capovolta in questo modo, facendo sì che fosse lui ad urlare contro a me. –Ti stai solo rendendo ridicolo oltre modo, facendo soffrire te stesso e la ragazza che ami. – finì, gesticolando con enfasi. A quelle parole abbassai gli occhi sulle mie mani, mentre la rabbia scendeva e saliva un sentimento nuovo, la malinconia. –Lei non è più la ragazza che amo. Io non la amo. – dissi, con tono monocorde, sentendo un vuoto nel petto a pronunciare quelle parole. Ad alta voce suonavano ancora più false di quanto lo fossero nella mia testa. Sbuffò una risatina e incrociò le braccia al petto, iniziando a vagare per la stanza. –Balle. – borbottò, e io non potei che dargli ragione, sentendomi stupido anche solo per aver pensato che dire quelle parole ad alta voce le avrebbe rese più reali. L'amavo in un modo che non riuscivo a spiegarmi. L'amavo e basta. –Perché hai deciso di rinunciare a lei così in fretta? – mi chiese, tornando a sedersi accanto a me, con un tono decisamente più normale, e sentii tutta la rabbia di poco prima sparire anche dal mio corpo. Sospirai e feci un mezzo sorriso d'amarezza, abbassando la testa, al ricordo di quella scena, ancora ben fresca nella mia memoria. Non si sarebbe mai cancellata, purtroppo. –Perché l'ho vista sulle scale anti incendio, lei... loro si stavano baciando. – dissi, rialzando il capo per guardarlo negli occhi. Sentii un vuoto scavarsi nel petto e i polmoni restringersi, rendendomi difficile anche un'azione così semplice come respirare. –Ci eravamo lasciati da poco più di venti minuti, come ha potuto? – chiesi, sentendo formarsi un groppo in gola, mentre mi assaliva una tristezza indescrivibile. –Baciato chi? – chiese confuso, ignorando completamente il resto del discorso. Le sue sopracciglia presero la forma di due archi, lasciando intendere tutto lo sconcerto per la notizia. –Jo. – dissi semplicemente, riabbassando gli occhi. Come aveva potuto baciarlo? Mi aveva appena lasciato. E poi perché proprio lui? Perché il ragazzo con cui viveva? Che ci fosse già da tempo una storia fra di loro? Impossibile, lo conosceva solo da poche settimane, non potevano aver intrecciato una relazione in così poco tempo, quindi scartai l'idea. Rialzando gli occhi vidi Luca farsi per un secondo pensieroso, ma subito dopo, come se avesse avuto un colpo di genio, scoppiare a ridere sguaiatamente, tenendosi la pancia con le mani. Cosa ci fosse di tanto divertente in tutto quello non mi era noto, personalmente trovavo quella storia abbastanza angosciante. –Non lo stava baciando! – esclamò, lasciandomi perplesso. –Le stava togliendo una ciglia dall'occhio, se li hai visti di spalle probabilmente hai pensato che si stessero baciando. Sei proprio un cretino. – andò avanti, continuando a ridere. Sentii il fiato mozzarsi in gola e il cuore cessare improvvisamente di battere, mentre la mia bocca si schiudeva secondo dopo secondo sempre di più. Il ragazzo smise gradualmente di ridere, stampandosi un sorrisetto sfacciato sulle labbra, e mi fissò divertito. –Hai intenzione di andare a parlarle o preferisci restare a mangiare mosche per tutto il pomeriggio? – mi chiese, sollevando entrambe le sopracciglia. Scossi la testa rapidamente, per riprendermi, e chiusi la bocca, mettendomi velocemente in piedi. Iniziai a vagare per la stanza in cerca delle scarpe, rischiando anche di cadere mentre le infilavo, e senza aspettare un secondo, dopo aver ringraziato e salutato Luca con una pacca sulla spalla, corsi fuori casa e mi diressi verso quella della ragazza, mentre la pioggia mi batteva insistentemente sul viso. Arrivo Chiara.

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EVA POV'

Scesi dall'autobus che portava al centro commerciale e mi incamminai all'interno dell'immenso edificio per svolgere qualche commissione. Salii le grandi scale mobili e andai al secondo piano. Entrai in un negozio e iniziai a girare per il reparto donna cercando quelle maledette calze che mi aveva chiesto mia madre, fra le tante altre cose. Aveva delle gambe stupende, mi chiedevo da dove fosse nato questo suo bisogno di nasconderle con delle calze troppo coprenti. Quando stavo per rivolgermi ad una commessa, già stanca di girare fra scaffali senza trovare nulla, un volto familiare mi colpì fra le poche persone presenti, attirando il mio sguardo nella sua direzione. Tamara, mi sembrava si chiamasse così, stava guardando dei vestiti in saldo su un bacone dall'altra parte del negozio. Mi avvicinai cautamente a lei, tentando di non farmi vedere, e rimasi di stucco quando riuscii perfettamente a vedere che non aveva nessun pancione. La sua pancia era tutt'altro che gonfia e sporgente, al contrario era anche leggermente incavata, per quanto era magra. Strabuzzai gli occhi incredula, quasi non riuscendo a credere a ciò che avevo davanti. Bugiarda maledetta. Fu la prima cosa a cui pensai. Chiara e Sebastian si erano lasciati per colpa sua, per un bambino finto, un bambino che esisteva solo nelle loro teste, ed era una cosa inaccettabile. Cacciai in fretta il telefono dalla borsa e mi posizionai dietro ad una serie di abiti appesi, così che in ogni caso non sarebbe riuscita a vedermi. Le scattai una foto in cui si vedesse chiaramente il suo viso e la pancia, zoomando il più possibile sulla parte superiore del suo corpo, il tronco. Mi allontanai rapidamente, tornando nella zona delle calze, e inviai immediatamente la foto sia a Chiara che a Sebastian. Beccata stronza.

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Lidia00x
Inchiostroalpostodelsangue//

"Come aeroplanini di carta"Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon