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-Buon Natale a tutti. – esclamammo in coro, sorridendoci a vicenda. Era la sera di natale e dopo la cena ci eravamo radunati tutti sotto l'albero, accanto al caminetto, pronti a scartare i nostri regali, la maggior parte del quali eravamo andati a comprarli il giorno prima. Si respirava un aria serena, nonostante i vari litigi che c'erano stati in quei primi due giorni. Un po' perché la rabbia era sbollita, un po' perché insomma, era Natale, a Natale si è tutti più buoni, quindi avevamo messo da parte l'ostilità e avevamo intrapreso una tacita tregua. Presi il primo regalo, quello per Christina, e glielo porsi, accennando anche ad un piccolo sorriso. Lei, con aria sorpresa per il mio gesto, lo afferrò e dopo un gentile grazie si affrettò a scartarlo, distruggendo in mille pezzi la carta da pacchi color rosa cipria. Sorrise al contenuto del pacchetto e me ne porse uno a sua volta, lasciandomi un po' sorpresa dal gesto. Non mi aspettavo una gentilezza di quel tipo da parte sua, nemmeno a Natale. Scartai il regalo. Conteneva un braccialetto di pelle, fino, con delle applicazioni in metallo, davvero molto carino. Lo infilai subito, alzando poi lo sguardo sulla ragazza, che stava indossando gli orecchi ni che le avevo regalato io. –Grazie. – le sorrisi, ricevendo un sorriso anche da parte sua, cosa che se non ricordo male non era mai successa. Avrei dovuto segnare quel giorno sul calendario, sotto il nome "primo ed ultimo giorno di gentilezza da parte di Christina". –Tieni. – dissi sorridente, porgendo a Tom il suo regalo. Sotto consiglio di Eva, che nello scegliere i regali mi era stata davvero preziosa, avevo comprato a Tom una cover per il cellulare, che, a detta della ragazza, desiderava da mesi. Il ragazzo afferrò il pacchetto rettangolare e se lo girò fra le mani per qualche secondo, prima di iniziare a rompere la carta da regalo color avorio e aprirlo. Non appena vide il contenuto scattò come una molla. –Grazie! Grazie! Grazie! – strillò in falsetto e mi si buttò addosso, abbracciandomi con slancio, rischiando quasi di farci cadere indietro, sul pavimento. Ridacchiai e battei il palmo della mano sulla sua schiena, come per incitarlo a staccarsi, visto che Eva ci stava guardando male. –Non ringraziare me, ringrazia Eva, lei mi ha dato l'idea. – dissi. Il ragazzo si staccò e avvolse la sua ragazza in un abbraccio, sussurrandole un grazie all'orecchio. Subito sul viso di Eva si aprì un sorriso ebete, mentre si stringeva al suo ragazzo, con quella luce negli occhi che solo una ragazza innamorata aveva. Sorrisi, pensando a quanto fossero stati fortunati a trovarsi, e distolsi lo sguardo, rivolgendolo ad uno degli ultimi regali che avevo acquistato, quello di Luca. Lo presi da sotto i rami impolverati dell'albero, improvvisato giusto quella mattina, e con un ampio sorriso glielo porsi. Lo afferrò, e con aria concentrata lo scartò, gettando l'incarto da una parte. Appena lo aprì gli si illuminarono gli occhi. –Mio dio Chiara. Come lo sapevi? – chiese sbalordito. Appoggiò a terra il regalo e si sporse verso di me per abbracciarmi, stringendomi così forte da togliermi il fiato. Ricambiai la stretta e infilai la testa nell'incavo del suo collo. –Ho visto il "One Million" che tieni sul comodino e ho notato che è quasi finito, così ho pensato di regalartene uno nuovo. – La mia voce era attutita dal tessuto della sua maglietta, mentre il ragazzo sembrava non avere nessuna intenzione di lasciarmi andare. –Grazie. – sussurrò, sciogliendo finalmente l'abbraccio, spruzzandosi subito dopo una goccia di profumo, inondando la stanza di quel forte aroma. Era arrivato il momento di dare il regalo a Sebastian. Nonostante il giorno prima fossi ancora abbastanza arrabbiata con lui, non appena vidi quella felpa, appesa nella vetrina di un negozio in centro, pensai subito che fosse perfetta per lui, oltre che per me, nelle innumerevoli volte in cui gliel'avrei chiesta in prestito. Sorridente, e anche leggermente agitata, gli porsi la scatola ben incartata che avevo fatto preparare alla commessa, dopo averla pregata per più di dieci minuti di mettere la felpa in una scatola e non in un sacchetto. Il ragazzo mi sorrise riconoscente e allungò le mani per afferrarlo. In quell'istante le nostre mani vennero a contatto e fu come se una scarica elettrica mi avesse attraversato il corpo per intero, facendo aumentare l'intensità del battito del mio cuore, che mi martellava nel petto. Alzai gli occhi su di lui, che trovai già a fissarmi, immergendomi nell'azzurro ghiaccio delle sue iridi. Quel contatto visivo così intenso mi portò a capire che, nel momento in cui le nostre mani si erano toccate, non fossi stata l'unica ad aver sentito qualcosa, e ne fui immensamente felice. Sbatté le palpebre un paio di volte e fece un impercettibile movimento della testa, come se si fosse incantato a guardarmi in quegli istanti. Distolse lo sguardo, portandolo alla carta da regalo, in cui era avvolta la scatola, e la scartò con calma, strappandola in mille pezzi, che si sparsero sul pavimento intorno a lui. Ognuno chiacchierava con qualcuno, quindi nessuno faceva caso a noi, conferendo al momento un po' più di intimità. Una volta tolta tutta la carta da regalo restò a fissare la superfice lucida della scatola, indugiando ad ancora un po' ad aprirla. Iniziai a torturarmi le mani, tesa, mentre attendevo con ansia che l'aprisse e mi dicesse se il regalo era di suo gradimento o non gli andasse a genio, in tal caso, se proprio non l'avesse voluta, l'avrei tenuta volentieri io. –Andiamo vuoi aprirla? – sbottai, ansiosa di ricevere un suo giudizio. In quel momento rialzò lo sguardo su di me e si cucì un ghigno compiaciuto sulle labbra. –Con calma Bambolina. – ammiccò, riportando gli occhi sulla scatola. La sistemò meglio sulle gambe e finalmente si decise ad aprirla, sollevando la felpa dalle spalle. Rimase a guardarla per qualche istante, mentre io mi mordevo il labbro, cercando nella sua espressione qualcosa che mi dicesse se gli piacesse o no, ma il suo viso era una maschera d'indifferenza, una volta perso anche quel ghigno compiaciuto di poco prima. –Ti piace? – chiesi allora, iniziando a massacrarmi le dita, non ricevendo segnali da parte sua. Passarono diversi secondo prima che rispondesse. –È bellissima. – Alzò gli occhi su di me e sorrise, mostrando quelle sue bellissime fossette ai lati della bocca. In quel momento gliele avrei baciate fino a restare senza fiato. Ripresi a respirare e sorrisi, molto più tranquilla rispetto a pochi minuti prima. –Ti ho preso qualcosa anche io. – disse, con un sorriso sghembo stampato sulle labbra, sollevando le sopracciglia. Si voltò verso l'albero e da sotto ad esso prese un sacchetto rosso, porgendomelo poi. In quel momento sperai con tutta me stessa che non fosse biancheria intima o altra roba sconcia, che erano decisamente un'alternativa, conoscendolo. Afferrai il sacchetto e sorrisi al ragazzo, che non sembrò per nulla agitato, a differenza mia poco prima. Lo aprii e al suo interno trovai una felpa nera, con la scritta in bianco "Bambolina" sul petto. Nonostante fosse un regalo di un'estrema semplicità era comunque meraviglioso, soprattutto il fatto che l'avesse fatta personalizzare con il nomignolo che mi affibbiava da qualche mese, il che lo rendeva ancora più speciale. Lo guardai grata, con il cuore colmo di gioia, e con uno slancio azzerai la distanza che ci separava e mi buttai su di lui, stringendogli le braccia al collo. –Grazie, è un regalo bellissimo. – esclamai sorridente, mentre lo stringevo, infilando la testa nell'incavo del suo collo. Dopo un primo momento di sorpresa, per il mio improvviso attacco d'affetto, mi cinse la vita con le braccia e mi strinse a se ancora più forte, mentre io mi sedevo a cavalcioni su di lui, circondandogli il bacino con le gambe. –Sono felice che ti piaccia. – sussurrò fra i miei capelli. Il suo fiato caldo sul collo mi fece correre un brivido lungo la schiena, motivo per cui, non appena appoggiò le labbra su esso riuscii a sentire chiaramente il sorriso che vi era spuntato. –So che ami le felpe, visto che non indossi altro, e ho pensato che farci stampare sopra la parola bambolina fosse un idea carina. – aggiunse. Mi staccai appena, rimanendo a qualche centimetro dal suo viso, e gli sorrisi. –È un regalo perfetto. – sussurrai e intenzionalmente gli lasciai un piccolo bacio al lato delle labbra, giocando con le corte ciocche di capelli sulla sua nuca. Il ragazzo si morse il labbro inferiore, come se si stesse trattenendo, e sentivo che in quel momento, come volevo farlo io, anche lui voleva baciarmi. Volevo sentire le sue labbra sulle mie e tutte quelle meravigliose sensazioni che solo la sua bocca riusciva a farmi provare, ma non sapevo se fosse la cosa giusta, e lui sembrava pensarlo al mio stesso modo, visto che stava tentando di trattenersi in tutti i modi. Per facilitargli il lavoro, mi alzai dalle sue gambe, lasciandogli una carezza sul viso, mentre facevo scorrere le mani via dalla sua nuca, e mi allontanai, diretta in camera da letto. Prima di andare nella mia stanza raccolsi da terra la felpa che, buttandomi addosso a Sebastian, avevo fatto cadere e la indossai. Era sicuramente di due taglie più grande, come piaceva a me, ed era anche molto calda e soffice. Frugai nella valigia, disseminando quei pochi abiti che erano rimasti in essa per il pavimento, e ne tirai fuori una scatola bianca, con un fiocco color oro sopra. Tornai in salone, dove tutti stavano chiacchierando allegramente, tranne Luca che parlava al telefono, seduto sul divano, e mi sedetti a gambe incrociate vicino a Eva, in un angolino un po' isolato dagli altri del salotto, in modo da poter stare tranquille. Le porsi la scatola, che lei non tardò ad afferrare, appoggiandola poi sulle ginocchia. Si sfregò le mani fra loro e mi sorrise, emozionata. –Aprilo. – dissi, ricambiando il suo sorriso. Il regalo di Eva era un po' più speciale degli altri e lo tenevo da parte già da un po'. Appena aprì la scatola le si illuminò il volto. –Il vestito vecchio di nonna. – sussurrò, estasiata, mentre sollevava dai lembi delle spalline l'abito, guardandolo in ogni suo dettaglio. –Sapevo quanto adoravi questo vestito, così l'ho portato da una sarta e l'ho fatto aggiustare, con qualche piccola modifica. – dissi, soddisfatta della sua reazione. Era un abito color azzurro chiaro, con una gonna a ruota che arrivava appena sopra il ginocchio e uno scollo a cuore tempestato di pizzi e merletti. –Grazie Chiara, io... non ho parole. – disse, con le lacrime agli occhi, coprendosi la bocca con una mano, mentre le prime lacrime le scendevano sulle guance, rigandole. Quel vestito apparteneva a sua nonna. Lo indossò il giorno in cui conobbe il nonno di Eva. Ricordavo perfettamente il giorno in cui ci raccontò quella storia, gli occhi sognanti di Eva, mentre immaginava la sua nonna, giovane e bella, mentre incontrava l'amore della sua vita, senza sapere ancora che lo era. Lei era sempre stata innamorata di quell'abito, ricordo le volte in cui lo indossava e fingeva di essere sua nonna, ma quando lei venne a mancare, e glielo donò in suo ricordo, non ebbe più il coraggio di indossarlo o vederlo, per questo lo aveva sepolto fra altri vestiti vecchi nell'armadio in soffitta. Così, perché non le ricordasse troppo sua nonna, ma in modo che la facesse sentire ancora la magia d quell'abito, lo avevo fatto modificare. –Ehi, non piangere. – dissi, asciugandole una lacrima con il pollice. Avevo tenuto conto della possibilità di un bel pianto, quindi poco prima di uscire dalla mia stanza avevo infilato nella tasca della felpa un pacchetto di fazzoletti di carta. L'aprii e ne tirai fuori uno, porgendoglielo. Lei mi sorrise e l'afferrò. –Grazie. – disse. Si asciugò le lacrime, tamponando gli occhi, e con un gran sorriso stampato in volto mi porse una busta da lettere bianca, che prese da sotto l'albero. La guardai, curiosa e confusa, e lei mi fece un cenno con la testa, come per dirmi "muoviti aprila!". La aprii, strappandola, visto che aprirla come una persona normale a me risultava impossibile, e ne estrassi due pezzi di carta. Aggrottai le sopracciglia, ancora più confusa di prima, li girai e vidi che erano due biglietti aerei per Barcellona. Sgranai gli occhi e spalancai la bocca. –Sono sempre validi, non ho fissato una data entro cui usarli. Quando avrai voglia di fare un viaggetto con qualcuno e cambiare aria potrai prendere l'aereo e scappare a Barcellona. – Alzai gli occhi su di lei, incredula, ancora a bocca aperta per lo shock. Non immaginavo nemmeno quanti soldi avesse speso per quello, ma immaginavo non fossero pochi. –Grazie. – sbottai, estasiata, tenendo fra le mani i biglietti aerei. Mi fu inevitabile chiedermi se Sebastian avrebbe accettato di venire a Barcellona con me. Anche se non ne comprendevo il motivo, avendo due biglietti aerei, la prima persona con cui pensai di partire fu lui. Subito, senza alternative, il che mi turbò non poco. –Vi va di uscire stasera? – sbottò Luca, attirando l'attenzione di tutti su di lui, staccatosi dal telefono per la prima volta in mezz'ora. Chiuse la chiamata e infilò il cellulare in tasca. –Ma è la sera di natale. – esordì Eva, confusa. –In centro c'è una festa a tema natalizio, al bar di un mio amico, e siamo stati invitati. Le ragazze devono vestirsi da elfi, mentre i ragazzi si dovrebbero vestire da babbo natale. Ma... non sono esattamente costumi normali. – disse, grattandosi nervosamente il collo, imbarazzato.

"Come aeroplanini di carta"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora