[52-The End]

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L'anno scolastico era ormai terminato. Io e Sebastian eravamo stati promossi, grazie a dio. Se avesse dovuto ripetere un'altra volta l'anno non avrebbe potuto passare le vacanze estive con me. Lo stesso valeva per gli altri due zucconi di Tom e Luca. Si erano già fatti bocciare tutti e tre l'anno scorso per aver fatto un casino in mensa e grazie a dio quest'anno si erano mesi di buona voglia a studiare. A spronare Tom c'era anche Eva che lo aveva minacciato di picchiarlo se non avesse passato l'anno, la mia amica sapeva essere persuasiva e convincente quando voleva. -Amore, sta attenta. I soldi sono nella carta prepagata, dovrebbero bastarti per due settimane. Sta sempre vicina a Sebastian e occhio a non perderti. - mi intimò mia madre preoccupata puntandomi un dito contro -Già, non metterti nei guai. - continuò mio padre lasciandomi un bacio sulla fronte. -State tranquilli. Andrà tutto bene. - li rassicurai con un sorriso dolce in viso. -Ma che diavolo ci hai messo in questa valigia!? Pesa come un bue. Devi stare via solo due settimane, non sei mesi. - sbuffò Jo trascinando la mia valigia giù per le scale -Scusa non potevi farla portare giù da Marco? - chiesi ovvia afferrandola appena me la porse. Okay, forse avevo un po' esagerato con i vestiti, ma dopo tutto ero una donna e dovevo far colpo su Sebastian, anche se sicuramente lo avrei fatto più facilmente senza vestiti addosso. -Si, come se si scollasse anche solo per un secondo dalla sua ragazza. Stanno in camera a fare i piccioncini, a pomiciare e farsi le coccole. Sono stomachevoli. - disse con espressione disgustata. Già, il mio fratellone aveva trovato la ragazza. Ecco perché spariva per giorni interi senza dare sue notizie. Era da lei. Una ragazza molto simpatica e dolce, acqua e sapone, gentile, davvero bella. Era piaciuta subito a tutta la famiglia e mio fratello era perso di lei. Ero felice che fossero felici. -Sta zitto, tu non sei da meno. Devo ricordarti come ho trovato te e Christina sul divano? Eravate abbracciati mentre vi sbaciucchiavate e vi facevate le coccole. Proprio come loro. Ora come la mettiamo? - lo sfottei incrociando le braccia al petto inarcando un sopracciglio -Colpito e affondato. - disse mio padre alzando le mani davanti al petto. -Va bene. Hai ragione. - si lamentò sbuffando. Si, poteva sembrare assurdo ma Jo e Christina si erano messi insieme. Un giorno si erano incontrati al cinema. Avevano iniziato a parlare e avevano scoperto di avere molte cose in comune. Avevano iniziato ad uscire e dopo un mese si erano messi insieme. Non avrei mai immaginato che Christina potesse avere una relazione stabile, invece l'aveva ed era piuttosto felice. Amava davvero Jo e lui per un certo verso l'aveva cambiata. Era meno stronza. Penso che gliene saremmo stati tutti grati a vita. -Sta attenta va bene? - mi disse poi lasciandomi un bacio sulla fronte. -Va bene. - dissi sorridendogli e abbracciandolo -Chiara! Chiara! - urlarono i miei piccoli cuginetti scendendo frettolosamente dalle scale. Mi staccai da Jo. -Non partirai senza salutarci. - disse offesa Jenny imbronciandosi e incrociando le piccole braccine al petto. -Ovvio che no. - dissi abbassandomi per abbracciarli. Si piazzarono uno sulla mia spalla destra e l'altra su quella sinistra, appoggiandovi il mento e circondandomi il busto con le braccia. La mia testa era fra le piccole testoline bionde dei bambini e le mie braccia li stringevano forte. -Mi mancherete tanto. - dissi staccandomi -Anche tu. Mi raccomando torna presto. - mi disse Tobias un po' malinconico. -Fra due settimane sarò ancora qui a prepararvi la merenda. - dissi scompigliandogli i capelli. Mi fecero un dolce sorriso e corsero alla porta sentendo il campanello suonare. -Sebastian! - li sentii strillare e li vidi saltare in braccio al ragazzo contento e sorridente. A sentire il suo nome un sorriso da un orecchio all'altro mi si stampò in volto e mi venne la pelle d'oca. Scompigliò i capelli a Tobias e diede una dolce carezza a Jenny che sorrise imbarazzata. Sarebbe stato un papà fantastico, non c'era alcun dubbio. Era dolcissimo e si vedeva quanto amasse i bambini. Gli andai in contro con un sorriso ebete e gli diedi un casto bacio sulle labbra, per non dar spettacolo davanti ai miei genitori. Ci staccammo sorridendo e mi circondò i fianchi con un braccio, stringendomi a lui affettuosamente. -Sebastian. - salutò mio padre stringendogli la mano. -Salve. - disse sorridendo, ricambiando la stretta. Salutò mia madre con un abbraccio e Jo con un cenno della mano e un sorriso. Quei due si erano finalmente riappacificati e quando potevano scambiavano due chiacchiere. Diciamo che erano diventati amici. I piccoli andarono in salotto a guardare la tv e appena sparirono oltre la porta della stanza mio padre ne approfittò per parlarci. -Allora, mettiamo bene in chiaro un paio di cose. 1. Non ubriacatevi e non fate gesti sconsiderati per cui dovremmo venirvi a prendere in prigione. Tipo ballare nudi in mezzo ad una piazza o scatenare risse e 2 in valigia ho infilato un pacco di preservativi, giusto per non tornare a casa in tre. - affermò guardandoci serio -Papà! - lo rimproverai sconcertata. Il ragazzo che mi teneva fra le braccia si irrigidì e potei sentire gli sforzi che faceva per restare serio. Mia madre si coprì gli occhi con una mano, scuotendo la testa e sbuffo esasperata. Jo scoppiò a ridere. -E tu smettila di ridere e pensa a non ingravidare la tua di ragazza. - sbottai furiosa zittendolo. -Papà ti assicuro che non tornerò a casa incinta. - lo rassicurai sbuffando a denti stretti -Lo spero. - bofonchiò -Andiamo, lo so che muori dalla voglia di diventare nonno. - lo cantilenò mia madre dandogli una gomitata sul fianco. Mio padre borbottò qualcosa di incomprensibile e dopo aver salutato tutti un'ultima volta caricammo in auto le valige e partimmo verso l'aeroporto. -Mi sei mancata. - disse fermandosi ad un semaforo -Anche tu. - dissi avvicinandomi al suo viso. Erano solo due giorni che non ci vedevamo ma mi era mancato come l'ossigeno. Ci guardammo intensamente per qualche minuto avvicinandoci sempre di più. Le nostre fronti si sfiorarono così come i nostri nasi. Dopo poco anche le nostre labbra aderirono in un modo talmente perfetto da sembrare surreale. Il mio cuore perse qualche battito per poi iniziare a galoppare come un matto. Le sue mani si spostarono sulle mie braccia facendo bruciare la pelle sotto al suo tocco. Appoggiai le mie sul suo petto e strinsi fra le mani il tessuto della sua maglietta tirandolo più vicino. Mi era mancato così tanto baciarlo. Quasi quanto sentire il suo dolce sapore. Il bacio si fece sempre più intenso coinvolgendo anche le nostre lingue in quell'intruglio incasinato di sentimenti ed emozioni. Come poteva essere così bello baciarlo? Come poteva essere così bravo quel ragazzo? Un clacson ci fece sobbalzare e ci staccammo spaventati, rendendoci conto che il semaforo era diventato verde e stavamo bloccando il traffico. Iniziammo a ridere mentre metteva in moto e ripartivamo -Allora, gli altri vengono a salutarci o no? - chiesi guardando incantata il suo profilo. Era davvero bellissimo. La mascella sciolta, il naso dritto, lo sguardo concentrato puntato sulla strada, un accenno di barba sul mento lo rendeva più attraente e mascolino. Come se davvero potesse essere più attraente di adesso. La sua voce mi riportò alla realtà -Sono già all'aeroporto ad aspettarci. - disse con un sorriso sul volto. -Sei felice? - chiesi beandomi della bellissima sensazione di saperlo felice -Si. - rispose continuando a sorridere. -Non vedo l'ora di passare due settimane solo io e te a Barcellona. Grazie. - disse voltandosi per un istante verso di me. Eva mi aveva regalato due biglietti per Barcellona. Perché non "fuggire" con Sebastian? -Sono così eccitata di passare due settimane con te. Sarà un sogno. - esclamai alzando le braccia in aria -Tieni l'eccitazione da parte bambolina. Dobbiamo inaugurare il letto dell'hotel stanotte. Ringrazia il tuo adorato papino, ci ha praticamente incoraggiati a fare l'amore. - sogghignò divertito fissando la strada -Amore. - dissi estasiata sentendo quella parola -Cosa? - chiese guardandomi per un istante, aggrottando le sopracciglia confuso, prima di riposare gli occhi sulla strada. -Hai detto amore, non sesso. - spiegai senza fiato. Era così bello sentirlo dire da lui -Chiara, io e te non abbiamo mai fatto sesso. Noi non facciamo sesso, noi facciamo l'amore. È diverso. Ed è bellissimo. - spiegò guardandomi e sorridendo -Ti amo. - sorrisi anche io. Come poteva farmi sentire così bene? Come poteva farmi scoppiare il cuore in quel modo? -Anche io. - disse. Arrivammo all'aeroporto e fummo accolti dai ragazzi. -Piccola. - mi salutò Luca, accogliendomi fra le sue braccia -Puffo. - urlai allegra stringendolo -Ei, è successo solo una volta. - si imbronciò. Una volta si era presentato a scuola completamente blu. Dalla testa ai piedi. Buffissimo. -Vincere quella scommessa è stato appagante, ma mai quanto vederti girare per la scuola completamente dipinto di blu. - sghignazzò Sebastian dando una pacca sulla spalla all'amico -Colpa tua se ora morirò zitello. - si lamentò Luca -Oh andiamo, eri adorabile. Le ragazze ti assaliranno. - lo rassicurai -Tu pensi? - chiese con gli occhi che brillavano -Ne sono fermamente convinta. - affermai sorridendo. Sorrise grato e vidi Sebastian ghignare sapendo che quello che avevo detto era solo una stronzata. Probabilmente sarebbe morto zitello. Mi avvicinai al mio ragazzo che tentava in tutti i modi di trattenersi dallo scoppiare a ridere -Giuro che se ridi e gli annienti l'autostima ti puoi sognare di inaugurare il letto dell'hotel e che l'unica parte del mio corpo che vedrai nuda saranno i miei piedi mentre li massaggerai implorandomi di non dover continuare per tutta la durata del viaggio. - sussurrai al suo orecchio zittendolo. Si incupì e abbassò lo sguardo con il broncio -Scherzavo. - sussurrai e gli stampai un bacio sul naso. Fece un sorriso dolce che mi intenerì e mi abbracciò -Sei come un pinguino. Carino e coccoloso. - dissi stringendolo forte fra le mie braccia -Sei strana. - disse ridacchiando -Sarà perché ti amo. - alzai le spalle dopo essermi staccata. -Se è per questo io sono pazzo. - disse ridendo -Sarà perché mi ami. - ridacchiai alzando ancora le spalle. -Già, sarà perché ti amo. - annuì ridendo. -Mi farebbe molto piacere se mi salutaste e mi degnaste di uno sguardo invece di farvi tutte quelle moine. Ho capito che non vedete l'ora di strapparvi i vestiti di dosso, anche io lo farei volentieri a Tom, ma ne avrete tutto il tempo sta sera, in albergo. Quindi ora salutatemi come si deve. - sbuffò infastidita la ragazza -Eva! - la rimproverò il suo ragazzo -Amo questo lato di te, ma viene sempre fuori nei momenti meno indicati. Tipo ora. Siamo in un aeroporto, in mezzo a un mucchio di gente, e tu ti metti a parlare di sesso. - continuò il ragazzo. Eva sbuffò e incrociò le braccia al petto infastidita -Non mi sembra che ti dispiaccia questo lato di me quando siamo a letto. - borbottò la ragazza con voce neanche troppo bassa. Scoppiai a ridere mentre Tom arrossì violentemente -Comunque. - attirai la loro attenzione per spezzare un po' di tensione -Mi mancherete ragazzi. - dissi abbracciando entrambi. -Anche tu. E per favore. Per favore, per favore, per favore. Non tornate in tre, intesi? - sbottò Eva implorandomi -A quello ci ha già pensato suo padre, ha infilato una scatola di preservativi in valigia. - ridacchiò Sebastian circondandomi le spalle con un braccio -Cioè, ma vi sembra normale? - chiesi esasperata stringendomi al ragazzo -Tranquilla. A me li hanno regalati per la befana, in una calza, fra le caramelle. - sbuffò Eva come se quello che avessero fatto a me fosse niente in confronto. Scoppiammo tutti a ridere. Dopo fiumi di lacrime e affettuosi saluti il nostro volo venne chiamato. Ci affrettammo e dopo aver fatto il ceck-in e i controlli dei biglietti fummo imbarcati. Ci sedemmo ai nostri posti e aspettammo che l'aereo decollasse. Appoggiai la testa sulla spalla di Sebastian e mi accoccolai accanto a lui iniziando a tracciare il contorno dei suoi pettorali scolpiti. Lui mi attirò a se circondandomi le spalle con le braccia e iniziando a giocherellare con una ciocca dei miei capelli -Sai quanto ti amo? - sbottò a un certo punto mentre continuava a giocare con la ciocca bionda -Diciamo più o meno quanto ti amo io. - dissi appoggiando all'improvviso il palmo della mano sul suo petto caldo. Sussultò al contatto e lo sentii rabbrividire -Sai cosa mi piace? - chiesi dolcemente godendomi il tepore del suo corpo sul mio -Cosa? - chiese baciandomi fra i capelli -Che anche dopo tutti questi mesi anche solo un mio tocco ti possa far rabbrividire. Mi piace l'effetto che ti faccio e mi piace l'effetto che tutt'ora mi fai. - dissi baciandogli poi il petto. -Ti amo talmente tanto. - sussurrò sfregando il naso sui miei capelli mentre un meraviglioso sorriso veniva premuto sulla mia tempia -Anche io. - sorrisi inebetita per quel contatto -Smettila di sorridere come un'ebete. - mi rimproverò con tono divertito. Nonostante non mi vedesse in faccia ancora non mi capacitavo di come riuscisse a sapere sempre qual era la mia espressione. -Be, è questo l'effetto che mi fai. Mi fai diventare ebete. Sorridi e non capisco più niente. - dissi facendo una pausa -Mi guardi e mi sembra di sognare. - continuò lui per me -Mi baci e il mio cuore collassa. - continuai io alzando il viso verso di lui e fissando i miei occhi nei suoi -Facciamo l'amore e mi sembra di poter morire. - disse con un accenno di sorriso in volto -Mi dici che mi ami e non ho bisogno di nient'altro. - continuai sfregando il naso sul suo e sorridendo -Ti amo. - disse -Ti amo. - dissi e annullai la distanza che c'era fra di noi baciandolo con desiderio. E inevitabilmente il mio cuore collassò, incapace di reggere tutti quei sentimenti, incapace di reggere quel meraviglioso groviglio di emozioni, così pure e vere. Così perfette e bellissime da far invidia. Perché sì, mi potevano dare tutto, ma niente sarebbe valso più di avere lui accanto a me. Più di un suo bacio, di una sua carezza, di un suo "ti amo" detto con la bocca impastata la mattina appena svegli. Nulla, neanche tutto l'oro del mondo. Ormai Sebastian era tutto quello che avevo. Tutto ciò di più bello e importante che avessi nella vita. Lo era sempre stato. Ricordo ancora come ci conoscemmo all'età di 6 anni. Ero al parco giochi, aveva appena smesso di piovere e il cielo era grigio e cupo. Un bulletto della mia scuola, l'attuale Marco, mi aveva buttato nel fango e mi aveva rubato le caramelle che mi ero comprata con i soldini delle mance di natale. Poi era arrivato questo bambino nuovo, due occhi azzurrissimi e perforanti, capelli corvini e un sorriso smagliante. Poteva sembrare stupido ma anche allora portava un giubbetto in pelle nero e aveva una stupidissima bandana rossa a sorreggergli i capelli. Sembrava un motociclista appena uscito da una rissa, ma era il bambino più bello che avessi mai visto.

"Come aeroplanini di carta"Where stories live. Discover now