32. Cowardice and fear

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Perse lo sguardo anche lui fuori la finestra e ricordai che anche lui si sentiva soffocato da tutto quello stile di vita. Se fossi stata meno cieca prima probabilmente avremmo potuto aiutarci a vicenda. Mi dispiaceva davvero aver perso quel tempo, ma ero offuscata solo dai miei problemi e avevo dimenticato che anche gli altri ne avessero.

«Le gemelle stanno bene, ormai sono entrambe fidanzate». Sorrise al mio sorriso. «Sono bravi ragazzi».

«Sono davvero contenta per loro». Ed ero sincera.

«Quelle altre due arpie invece sono rimaste arpie e non incrociano il mio cammino neanche per sbaglio. Per fortuna anche Amber e Harleen hanno capito che sono persone tossiche e adesso sono rimaste sole». Non c'era traccia di dispiacere nei suoi occhi, anzi sembrava davvero esser felice di quello. Compiaciuto più che altro.

Annuii e pensai che in fin dei conti il karma ne aveva un po' per tutti. Quella famosa ruota che girava sempre.

«E tu invece? Qualche ragazza?» Forse era un po' ingiusto da parte mia fargli quella domanda, ma del resto non pensavo di piacergli davvero.

Mi aveva detto che non si sarebbe arreso con me, ma in fin dei conti quello che voleva dire? Non era davvero possibile un futuro per noi due e anche se lo fosse, il mio cuore ormai non apparteneva più a me.

Quindi mi sembrava anche giusto farglielo capire in un modo abbastanza gentile. Io non ero interessata a lui sotto quel punto di vista.

«Nessuna che mi interessi davvero», mi rispose piantandomi gli occhi addosso ed io mi sentii a disagio per qualche momento.

Travis...

Oddio, che devo dire adesso?

Mi ritrovai agitata senza un motivo preciso, sotto il suo sguardo opprimente. «E quindi...» balbettai quasi, non trovando nessun argomento al quale aggrapparmi.

Lui per fortuna mi salvò da quella tortura. «Allora, raccontami come è successo». Fece un cenno al mio braccio.

«Ma niente di che... io, ehm...»

Alzò un sopracciglio.

Sbuffai. «L'ho preso al posto di Jackson», dissi in fretta, stappando il cerotto.

A quel punto le sue sopracciglia si inarcarono insieme, sorpreso e sgomentato da quella rivelazione. Sia per quello che era appena successo, che andava così in contrasto con la Megan che conosceva, sia perché l'avevo fatto per lui.

«Wow», commentò e sembrò per un momento a corto di parole. Poi divenne serio. «Quindi tra voi...» Lasciò la frase in sospeso ed io mi ritrovai un po' incerta.

Abbassai lo sguardo sulle mie mani e involontariamente una finì sulla mia pancia. «Non lo so». Li rialzai su di lui, che mi scrutava attentamente. «Posso confidarmi con te, Travis?»

«Certo. Sempre».

«Gli ho detto che lo amo e lui ci tiene davvero tantissimo a me. Ha fatto di tutto», dissi un po' angosciata. «Ma lui... è complicato». Mi strinsi nelle spalle.

Travis si accigliò. «Perché dovrebbe esser complicato amarti?»

Non mi soffermai molto a decifrare quella frase e risposi. «Non amare me, amare in generale. Ha avuto una vita difficile e penso abbia paura». 

Lui sospirò e poi abbassò lo sguardo. «Ti fa male la pancia?» Mi chiese ed io mi resi conto che ormai la coprivo con entrambe le mani per proteggerla da chissà che cosa.

«No». Gli lanciai un'occhiata significativa.

«E allora che cosa...» si bloccò quando capì. Raddrizzò le spalle e mi fissò senza riuscire ad emettere fiato. Poi imprecò. «Cazzo, Megan».

Beyond the surfaceWhere stories live. Discover now